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Per dare seguito alla serie iniziata con Gilad Atzmon il primo nome che ci viene in mente è quello di Ilan Pappe, di cui vengono spesso tradotti articoli su “Come don Chisciotte”. Pappe è venuto più volte in Italia per presentare il suo libro sulla “Pulizia etnica della Palestina”. In particolare, è stato a Roma, quando si è tenuto un affollatissimo Seminario sulla guerra “israelo-palestinese”, i cui atti sono stati pubblicati da questo blog. Fu allora che nel dibattito con il pubblico, durante il quale Pappe rispose ad una domanda circa l’equiparazione, in voga, fra antisionismo e antisemitismo, disse che “si deve essere antisionisti se non si vuol essere antisemiti”. Per il suo coraggio e la sua onestà intellettuale, Pappe è stato oggetto di minacce i Israele, dove lavorava e viveva, tanto da costringerlo ad emigrare in Inghilterra, inseguito da una campagna di discredito, il cui punto più alto è stato forse toccato in Germania, dove la locale comunità ebraica gli impedì di parlare, allo stesso modo di come i nazisti, negli anni trenta i nazisti fecero contro suo padre, come ebbe a dire lo stesso Ilan Pappe in una Lettera aperta da noi tradotta e pubblicata.
Sommario: 1. L’ennesima legge apartheid israeliana. – 2. “Questo è pericoloso per gli ebrei: molto pericoloso”. –
1. L’ennesima legge apartheid israeliana. – È costante l’accusa rivolta ad Israele di praticare l’apartheid. Naturalmente questa accusa è sempre respinta dalla propaganda israeliane, che nega vi sia in Israele l’apartheid per il quale si rese tristemente celebre il Sudafrica. Paradossalmente possiamo essere d’accordo, ma solo nel senso che in Israele vige qualcosa di assai più grave di ciò che è stato l’apartheid sudafricano. Ne abbiamo argomentato altrove ed avremo occasione di ritornare sul tema. Qui rinviamo alle puntualizzazione che Ilan Pappe offre con piena cognizione di ciò che ancora di recente accade in Israele sul piano del “diritto”, di un ben strano diritto, che fa ben capire come la legislazione positiva possa assumere connotati in netto contrasto con quel diritto naturale che nel secondo dopoguerra è tornato in auge per essere consacrato nelle dichiarazioni universali dei diritti dell’uomo, fatte apposta tuttavia per essere disattese, con un incremento dell’ipocrisia mai toccato prima. Già il giovane Marx, del resto, criticando le carte costituzionali francesi, osservava come il secondo comma di un articolo finiva per limitare e negare ciò che nel primo era solennemente sancito. Il recente tentativo del ministro Alfano di aggirare il chiaro contenuto degli articoli 21 e 33 della nostra costituzione si colloca in questo ambito, ubbidendo a pressanti sollecitazioni della “Israel lobby”, che teme più della morte la libertà di pensiero e di espressione.
2. “Questo è pericoloso per gli ebrei: molto pericoloso”. – L’articolo di Pappe analizza la visione che Israele può avere di ciò che sta succedendo e non è ancora concluso nel Nord Africa e nel Medio Oriente: per Israele «se hanno davvero successo, ler rivolte tunisine ed egiziane, sono pericolose, molto pericolose». L’articolo tradotto in italiano è stato postato su “Come don Chisciotte” il 18 febbraio scorso. Sono da allora passati oltre due mesi, rispetto all’articolo originale, ed il quadro si va annebbiando. Il titolo virgolettato corrisponde ad una frase pronunciata dal Zvi Mazael il 28 gennaio e commentata da Ilan Pappe. Sta venendo fuori che Israele – che pretende di essere «l’unica democrazia del Medio Oriente», un leit motiv della propaganda – ha in effetti bisogno di essere circondato da regimi dittatoriali da poter corrompere e con i quali concludere “trattati di pace”: «I trattati di pace con Israele sono i sintomi di una corruzione morale non della malattia stessa - questo è il motivo per cui il Presidente Syriano Bashar Asad, indubbiamente un leader anti-Israeliano, non è immune da quest'onda di cambiamento. No, ciò che è in ballo qui è la pretesa che Israele sia un stabile, civilizzata, occidentale isola in un brutale mare di barbarismo Islamico e fanatismo Arabo. Il "pericolo" per Israele è che la cartografia sarebbe la stessa ma la geografia cambierebbe. Sarebbe ancora un'isola ma di barbarismo e fanatismo in un mare di stati democratici ed egualitari formati recentemente».
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