Mentre di getto scrivevo il mio post precedente (vedi), sul riconoscimento annunciato dal ministro Frattini della banda di rivoltosi libici, ricevo da Alberto B. Mariantoni un suo articolo sull’8 settembre che a moltissimi italiani diede l’esperienza cocente del tradimento. Capita ad ognuno di noi di essere scosso da qualche evento eccezionale che in modo naturale, anche se drammatico, stimola la nostra capacità di riflettere. Ed è in questo momento che l’attitudine alla riflessione – ahimé la nostra povera scuola! – fa la differenza fra la disperazione senza ritorno e la volontà di scendere in piazza, di combattere, di opporsi. Naturalmente, ci si può sempre sbagliare. Ed a volte un forte senso di indignazione che in noi nasce spontaneo è di ostacolo a quella lucidità e capacità di giudizio che proprio nei momenti critici non bisogna affatto perdere. L’eccesso di prudenza può condurre all’ignavia, dal nostro sommo Poeta giustamente collocato nell’Inferno. In questo momento, è con particolare interesse che pubblico in «Civium Libertas» di seguito questo saggio non recente di Alberto B. Mariantoni, riservandomi di sviluppare in seguito le riflessioni che ne sorgono.
Antonio Caracciolo
8 Settembre…
Liberiamoci dal tradimento!
di
Alberto B. Mariantoni ©
Liberiamoci dal tradimento!
di
Alberto B. Mariantoni ©
Sono passati moltissimi anni da quel nefasto 8 Settembre del 1943: giorno dell’accettazione ufficiale, da parte della Monarchia sabauda, della resa militare senza condizioni (1) (ingannevolmente fatta passare, agli occhi dei nostri compatrioti, per “armistizio” (2)…) della nostra Nazione, di fronte agli eserciti anglo-americani invasori. Accettazione, per altro, già segretamente avvenuta il 3 Settembre 1943, a Cassibile (Siracusa, Sicilia), sotto una tenda militare, con la firma accreditata, per l’Italia, del Generale Giuseppe Castellano, e quella del Generale americano Walter Bedell Smith, per la coalizione USA-GB; spavaldamente rivelata al mondo, in anteprima, alle 17:30 (18:30 ora italiana) dell’8 Settembre 1943, dal Generale Dwight David “Ike” Eisenhower (Comandante in capo delle Forze Alleate in Europa), dai microfoni di Radio Algeri (3); ed in fine – alle 19:42 dello stesso giorno – parimenti confermata dal Maresciallo Pietro Badoglio (Capo del Governo italiano, dopo l’arresto di Mussolini, il 25 Luglio 1943), a partire dalle antenne dell’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) di Roma.
Sono passati tanti anni da allora… Ma il destino dell’Italia continua ancora oggi ad essere legato e cristallizzato a quell’infausto e catastrofico avvenimento.
Inutile nascondercelo. Quella resa – nei termini e nelle condizioni in cui avvenne – non fu soltanto un’ignobile e vergognosa capitolazione militare. Fu soprattutto il peggiore dei flagelli che gli allora responsabili dello Stato e del Governo del nostro Paese potessero infliggere alla Storia della nostra Nazione ed all’avvenire del nostro Popolo.
Quel giorno, infatti, non si accettò soltanto di venir meno alla parola data e di tradire con viltà (to badogliate) (4) tutti coloro che fino a quel momento avevano caparbiamente lottato fianco a fianco, nella medesima trincea, per cercare di liberare i Popoli “numerosi di braccia” dagli “affamatori che (ieri, come oggi) continuano ferocemente a detenere il monopolio di tutte le ricchezze della Terra”. Non si accettò unicamente di deporre momentaneamente le armi, per poi immediatamente ed illogicamente riprenderle in sottordine agli ex nemici del giorno prima, nella fallace ed ipocrita illusione di potersi trasformare in co-belligeranti (5) e, quindi, “co-vincitori” di quella guerra. Non si accettò esclusivamente di cancellare, con un banale tratto di penna, l’appena ritrovata dignità di un popolo che – grazie al Governo Mussolini (1922-1943) – era miracolosamente risorto dalle sue ceneri, dopo essere stato ininterrottamente assoggettato, calpestato e deriso dall’insieme delle Nazioni d’Europa e del Mediterraneo, per ben 16 secoli.
(1) Completamente estranea a qualsiasi tradizione legata alla guerra, la formula della “resa militare senza condizioni” era stata furbescamente ideata ed arbitrariamente imposta all’insieme degli alleati della Germania, dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Delano Roosevelt, e dal Premier britannico Winston Churchill, nel corso della Conferenza di Casablanca (Marocco), avvenuta presso l’Hotel Anfa, dal 14 al 26 Gennaio 1943, ed alla quale aveva occasionalmente partecipato (senza esservi stato invitato) il Generale Charles de Gaulle, l’allora capo delle forze della cosiddetta Francia Libera. - Torna al testo.
(2) Proclama Badoglio: “Il Governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. - Torna al testo.
(3) Testo del messaggio di Radio Algeri: “Qui è il Generale Eisenhower. Il Governo italiano si è arreso incondizionatamente a queste forze armate. Le ostilità tra le forze armate delle Nazioni Unite e quelle dell’Italia cessano all’istante. Tutti gli italiani che ci aiuteranno a cacciare il tedesco aggressore dal suolo italiano avranno l’assistenza e l’appoggio delle Nazioni alleate”. - Torna al testo.
(4). Il verbo inglese che venne immediatamente coniato in Gran Bretagna, per indicare un tradimento con viltà. - Torna al testo.
(5) In proposito, vedere: http://www.funzioniobiettivo.it/medie_file/badoglio.htm#tre - Torna al testo.
Sono passati tanti anni da allora… Ma il destino dell’Italia continua ancora oggi ad essere legato e cristallizzato a quell’infausto e catastrofico avvenimento.
Inutile nascondercelo. Quella resa – nei termini e nelle condizioni in cui avvenne – non fu soltanto un’ignobile e vergognosa capitolazione militare. Fu soprattutto il peggiore dei flagelli che gli allora responsabili dello Stato e del Governo del nostro Paese potessero infliggere alla Storia della nostra Nazione ed all’avvenire del nostro Popolo.
Quel giorno, infatti, non si accettò soltanto di venir meno alla parola data e di tradire con viltà (to badogliate) (4) tutti coloro che fino a quel momento avevano caparbiamente lottato fianco a fianco, nella medesima trincea, per cercare di liberare i Popoli “numerosi di braccia” dagli “affamatori che (ieri, come oggi) continuano ferocemente a detenere il monopolio di tutte le ricchezze della Terra”. Non si accettò unicamente di deporre momentaneamente le armi, per poi immediatamente ed illogicamente riprenderle in sottordine agli ex nemici del giorno prima, nella fallace ed ipocrita illusione di potersi trasformare in co-belligeranti (5) e, quindi, “co-vincitori” di quella guerra. Non si accettò esclusivamente di cancellare, con un banale tratto di penna, l’appena ritrovata dignità di un popolo che – grazie al Governo Mussolini (1922-1943) – era miracolosamente risorto dalle sue ceneri, dopo essere stato ininterrottamente assoggettato, calpestato e deriso dall’insieme delle Nazioni d’Europa e del Mediterraneo, per ben 16 secoli.
(segue)
NOTE
(1) Completamente estranea a qualsiasi tradizione legata alla guerra, la formula della “resa militare senza condizioni” era stata furbescamente ideata ed arbitrariamente imposta all’insieme degli alleati della Germania, dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Delano Roosevelt, e dal Premier britannico Winston Churchill, nel corso della Conferenza di Casablanca (Marocco), avvenuta presso l’Hotel Anfa, dal 14 al 26 Gennaio 1943, ed alla quale aveva occasionalmente partecipato (senza esservi stato invitato) il Generale Charles de Gaulle, l’allora capo delle forze della cosiddetta Francia Libera. - Torna al testo.
(2) Proclama Badoglio: “Il Governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. - Torna al testo.
(3) Testo del messaggio di Radio Algeri: “Qui è il Generale Eisenhower. Il Governo italiano si è arreso incondizionatamente a queste forze armate. Le ostilità tra le forze armate delle Nazioni Unite e quelle dell’Italia cessano all’istante. Tutti gli italiani che ci aiuteranno a cacciare il tedesco aggressore dal suolo italiano avranno l’assistenza e l’appoggio delle Nazioni alleate”. - Torna al testo.
(4). Il verbo inglese che venne immediatamente coniato in Gran Bretagna, per indicare un tradimento con viltà. - Torna al testo.
(5) In proposito, vedere: http://www.funzioniobiettivo.it/medie_file/badoglio.htm#tre - Torna al testo.
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