sabato 30 aprile 2011

Una pagina per: III. Noam Chomsky, filosofo del linguaggio e analista politico

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Di Noam Chomsky compro e leggo tutti i libri che trovo in italiano, riuscendomi più agevole una traduzione che non l’originale, pur avendo studiato a scuola l’inglese. Concordo quasi sempre con i suoi giudizi ed accetto le critiche che a Chomsky muove Gilad Atzmon, cioè riguardo al giudizio sul sionismo. Se ricordo bene, la posizione di Chomsky è di rassegnazione. Così come ormai è acqua passata il genocidio e la scomparsa degli indiani d’America, dovremmo accettare come un fatto compiuto la sorte dei palestinesi. Io non ritengo che sia e debba essere così. Se il genocidio degli indiani d’America, anzi il «destino» come suona una certa terminologia, fu in qualche modo a nostra insaputa, essendo all’epoca inesistenti i mezzi di informazione e di comunicazione in tempo reale, oggi invece – a prescindere dalla disinformazione strategica della propaganda e della stampa di regime – ognuno di noi può gridare al mondo i suoi “concetti” e le sue “posizioni” in relazione agli eventi politici. Ho appena spiegato questa mattina, ad un “rappresentante politico” in parlamento, dal quale mi sento gabellato in un sistema che è di pseudo-democrazia, come lo Stato di Israele sia viziato da un deficit insanabile di legittimità. Questo giudizio comporta che si accetti come scientificamente valida la distinzione di “legalità” e “legittimità” in opposizione a quei giuristi positivisti, i quali ritengono che diritto e legge sia soltanto quello che fanno, producono in parlamento, un migliaio di signori che spesso brillano per la loro ignoranza e corruzione. Ma è un discorso che svilupperemo altrove, soprattutto soffermandoci sulla critica di Gilad Atzon, a cui abbiamo dedicato pure una pagina, a Noam Chomsky.

Sommario: 1. Il mondo è troppo grande per cadere? – 2. Una critica a Chomsky: da leggere. – 3. Altra critica a Chomsky: di David Mamet. – 4. L’Occidente è terrorizzato dalle democrazie arabe. – 5. In Israele si prevede uno tsunami. – 6. America in declino. –

1. Il mondo è troppo grande per cadere? – L’articolo di Chomsky si trova da ieri 29 aprile 2011 nell’aggregatore “Come don Chisciotte”, dal quale attingiamo ed il quale ogni tanto apprezza i nostri contenuti di “Civium Libertas”, riportandoli all’attenzione di un pubblico più vasto. Direi che è questa un’utile osmosi che io mi auguri acceleri il declino della carta stampata tradizionale, un elemento fondamentale dell’oppressione di regime. Speriamo che ci lascino ancora per parecchio il libero uso di internet e la possibilità di una libera espressione del pensiero sulla rete. Anche questo articolo di Chomsky, che non riassumo, è apprezzabile come sempre. Interviene sugli eventi ancora in corso. Fisso la mia attenzione in particolare sul seguente brano: «All’interno della Grande Area, gli Stati Uniti avrebbero mantenuto “una forza indiscutibile” e “una supremazia militare e economica”, assicurandosi la
“limitazione di ogni esercizio di sovranità” da parte di quegli stati che avrebbero interferito con le sue mire globali. I progetti caritatevoli d’intervento militare furono velocemente messi in pratica»
In pratica, siamo al nostro articolo 11 che fissa su una carta costituzionale un assurdo limite di sovranità.

2. Una critica a Chomsky: da leggere. – Mi sono dichiarato più volte lettore di Chomsky, di cui apprezzo i libri finora letti: e sono molti quelli da lui scritti. Con non minore interesse leggo le critiche a Chomsky, quando ne trovo. Questa di cui al link, mi sembra interessante e mi riservo di ritornarci. Per adesso, ne stabiliamo un solido ancoraggio. Direi che resta il problema generale di quanto gli “ebrei”, più o meno ligi e dichiarati, riescono a spingersi nella critica di Israele e del sionismo e quanto ne restino più o meno consapevolmente condizionati. Personalmente, è bene dirlo, non abbiamo mai distinto e mai distingueremo un autore in “ebreo” o “non ebreo”, ma solo in quanto “interessante” o “non interessante”.

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3. Altra critica a Chomsky: di David Mamet. – Se quella che giunge da Atzmon a Chomsky la si può definire una critica di sinistra, quella di Mamet è certamente di destra. Atzmon critica Chomsky perché non è abbastanza e fino in fondo antisionista, arrivando a negare la legittimità dello stato di Israele. Mamet invece critica Chomsky per le solite cose – se interpretiamo bene l’articolo linkato –, ma anche per aver considerato “criminale” lo Stato di Israele. Devo trovare i testi di Chomsky al riguardo, ma pensavo che il concetto di “stato criminale” lo si dovesse rintracciare in Karl Jaspers, che per la verità lo aveva coniato per lo stato nazista. Dunque, Chomsky avrebbe fatto lui quella trasposizione concettuale che a me sembra del tutto ovvia e naturale. Chiaramente, trovo assai debole la critica di Mamet, che non scalfisce in nulla Chomsky, ma meritoria se individua una connessione (Jaspers/Chomsky) che trovo molto interessante, ma che resta da verificare con una analisi testuale. Per adesso, la connessione sembra casuale.

4. L’Occidente è terrorizzato dalle democrazie arabe. – È una recente, breve intervista a Chomsky, che ha 82 anni. Non sembra particolarmente addentrata sull’attualità di questi ultimi mesi.

5. In Israele si prevede uno tsunami. – Questo articolo è estremamente attuale ed interessante. Sarà per noi una base di studio per un’altra serie di post: quelle che riguardano il probabile riconoscimento dello stato palestinese da parte dell’Assemblea dell’ONU. I timori che nutrono gli uomini d’affari israeliani è che al riconoscimento del nuovo stato faccia poi seguito una politica di sanzioni come quella che ha colpito il Sud Africa. Ma le incognite sono tante e l’evento da seguire, senza avere la presunzione di volerlo prevedere.

6. America in declino. – L’analisi di Chomsky concorda con il quadro che si può leggere nel libro di Naomi Klein, Shock Economy, che però è del 2007. La situazione è peggiorata e questa voltra riguarda direttamente la gente che negli Stati Uniti ci vive. Restano fuori naturalmente una fascia più stretta di profittatore delle disgrazie altrui. È un mondo radicalmente cattivo che diventa sempre più cattiva, ma è sorprendente la mancanza di reazioni, almeno fino a questo momento.

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