sabato 20 novembre 2010

Freschi di stampa: 50. Ghada Karmi, «Sposata a un altro uomo. Per uno Stato laico e democratico nella Palestina storica » (Derive Approdi, set. 2010).

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Ho appena incominciato a leggere il libro, ma posso già parlarne in quanto il suo contenuto è stato ieri esposto ampiamente dalla sua autrice, Ghada Karmi, una palestinese, medico di professione, scrittrice e docente universitaria presso l’Istituto di studi arabi e islamici di Exeter, seguito da un’approfondita discussione alla quale ha partecipato il pubblico ponendo domande e facendo osservazioni. La presentazione è avvenuta all’interno di un ciclo di Seminari dell’I.S.M., ieri in Roma, dove nella mattinata ha parlato Ghada sulla tesi dello Stato Unico, e nel pomeriggio Kevin Ovenden giunto in tempo da Londra ha svolto un resoconto-analisi della felice conclusione del convoglio VivaPalestina 5. Non ho preso appunti, sono intervenuto mattina e pomeriggio e le considerazioni che qui svolgo non seguono un ordine particolare. Sono una sorta di diario della giornata di ieri.

Intanto il titolo del libro mi aveva tratto in inganno: “Sposata a un altro uomo”. Avevo pensato ad un romanzo e ne avevo declinato l’acquisto, non essendo io un lettore abituale di romanzi e pur essendo i romanzi – come ha chiarito Ghada – assai importanti nel sistema di comunicazione con cui Israele e il sionismo hanno spacciato la loro immagine, per nascondere il più grande sopruso della nostra epoca. Se qualcuno ha mai sperimentato l’esperienza esistenziale dello sfratto, qui siamo allo sfratto di un intero popolo, quello palestinese, non sono dalle sue case e dai suoi villaggi, ma dalla sua vita, dalla sua dignità di essere umano, da ogni idea di diritto e di civiltà, pur essendo la nostra propaganda politica assai sensibile alla retorica dei “diritti umani”, spesso strumentale alla destabilizzazione dei governi che si vogliono abbattere e prodroma di guerre che di “umano” non hanno proprio nulla.

La “donna” di cui si parla è tratta da una citazione risalente al primo congresso sionista del 1897, dove si era dibattuta per la prima volta l’idea di costituire uno Stato in Palestina, e dove i due rappresentanti inviati dai rabbini di Vienna per verificare la fattibilità dell’impresa così sintetizzarono il risultato delle loro esplorazioni:
La sposa è bella, ma sposata a un altro uomo.
Intendevano dire che la Palestina non era affatto disabitata e che per poterne fare sede del progetto sionista, avrebbero dovuto sfrattare le popolazioni che già vi risiedevano ininterrorrottamente da millenni. Il titolo del libro è perà chiarito dall’opportuno sottotitolo: Per uno Stato laico e democratico nella Palestina storica. Il mio equivoco è però durato solo qualche minuto. Con grande lucidità Ghada Karmi ha illustrato le tesi contenute nel libro, che si presenta come complementare ad altri due libri espressamente citati da Ghada: quello di Ilan Pappe, sulla “Pulizia etnica della Palestina” e l”altro di Shomo Sand, sulla “Invenzione del popolo ebraico”, entrambi da noi recensiti e studiati oltre che nel loro contenuto anche nella loro recezione. I libri infatti devono essere anche “recepiti”. Non basta che siano scritti, se poi nessuno o pochissimi li leggono. E nel momento della “recezione” ossia della loro diffusione presso il pubblico per il quale sono scritti si giocano molte degli stratagemmi e delle astuzie del potere. Quando non si può impedire la pubblicazione di un libro scomodo, si tenta di soffocarne la diffusione. Di certo non possiamo aspettarci che Gad Lerner – come ha fatto per il romanzo di Eco – penserà mai di dedicare una serata da talk show al libro di Ghada e ai seminari dell’I.S.M.

(segue)

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