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È da poco uscito ed ho appena comprato l’agile libretto di Angela Lano sulla sua esperienza a bordo di una delle navi che hanno tentato di forzare il blocco di Gaza, dove un milione e mezzo di persone da anni vive in un assurdo lager a cielo aperto. Ne ho giusto ier sera iniziato la lettura e, prima di scriverne, dovrei averlo terminato di leggere, in modo sequenziale. Ma non voglio indugiare a dirne qualcosa, per le ragioni che ora spiego. Intanto, il contenuto mi è noto, avendo seguito le cronache di Angela Lano «in diretta dalla Freedom Flotilla», che ora vengono raccolte in volume e curate formalmente. Non si tratta di cose nuove, per chi nella scorsa estate ha seguito giorno per giorno le vicende dellla Flotilla I, ma di una migliore esposizione di quanto già comunicato in una forma di «giornalismo d’inchiesta», che oggi in pratica quasi più non esiste. Prima ancora di pronunciarmi sul contenuto del libro e magari su singole valutazioni espresse da Angela Lano vorrei fosse subito chiaro che ritengo di estrema importanza l’idea del giornalismo d’inchiesta: l’unico che può ancora dare un senso accettabile alla professione di giornalista. Di conseguenza la mia sensibilità caratteriale è fortemente messa alla prova da un serie di attacchi, anche qualificati, che in questi giorni vengono mossi alla stessa Lano e in maggior misura contro il presidente Iacopino, reo di avere egli stesso compreso e voluto sostenere coraggiosamente un siffatto esempio di giornalismo. Di velinari o di agit-prop non sappiamo più cosa farcene, potendo ognuno di noi, grazie a internet, facilmente e meglio supplire alla bassa qualità della loro informazione. Quando si parla di libertà di stampa vorrei che si intendesse la libertà di poter fare giornalismo d’inchiesta. Il che significa essere presenti sui luoghi reali dell’evento e non soggiornare negli alberghi ad aspettare le veline del governo ospite.
Non voglio poi assistere inerte a un attacco ingiusto alla giornalista Lano e al presidente Iacopino. È uno spregevole attacco che per adesso vede in azione solo note figure sioniste ovvero filo-israeliane o ascari di supporto, con i loro beceri argomenti, stantii e privi di novità argomentative: son sempre le stesse cose che dicono e si passano di bocca l’un l’altro. Evito di fare nomi, non per timori di sorta, ma per richiamare meglio l’attenzione sull’importanza di una libertà che debba essere riconosciuta a tutti, anche a sostegno di punti di vista diametralmente opposti, purché filosoficamente argomentati e non mera espressione di venale propaganda. Non è difficile riconoscere e distinguere la propaganda dall’informazione: l’una non argomenta, ma ripete slogans confidando forse troppo nell’efficacia tutta meccanica della reiterazione; l’altra sa offrire sempre nuovi spunti alla riflessione di chi segue gli eventi del mondo. Finché è un agit-prop che considera «oltraggiosa» la libera e legittima decisione del presidente Iacopino di promuovere il giornalismo di Angela Lano, il fatto rientra nella comune lotta politica. Ma che un noto giornalista televisivo, pagato dal contribuente, pretenda proprio lui di dettare le norme della libertà altrui, è cosa che incita ad una energica reazione che qui ci porterebbe lontani dal campo che vogliamo coltivare, quello dove cioè esiste libertà di pensiero per tutti, non solo per la Lano e il presidente Iacopino, ma anche per gli inguaribili o interessati sostenitori di cause indifendibili. Per quanto ci riguarda, le loro enormità sono di sprone ad uno studio ed un rigore critico sempre maggiore. Si badi: il libro della Lano è frutto di un’inchiesta per la quale la sua autrice ha corso serissimi pericoli per la sua vita! Leggendo talune affermazioni, del tutto gratuite, di un noto giornalista televisivo che indirizza “Lettere aperte”, ne riceviamo piuttosto l’impressione di un vero e proprio «oltraggio» alla comune intelligenza. Sempre a ciurlare nel manico con gli stessi stereotipi, già denunciati da un Robert Fisk, per sottrarsi alle ovvie conclusioni davanti ad uno Stato sorto dall’immigrazione violenta di coloni razzisti e dall’espulsione, premeditata e deliberata, dei suoi abitanti autoctoni: questa è storia che nessuna melassa giornalistica potrà cancellare, far dimenticare i fatti nudi e crudi o farli cambiare di segno!
Perché tiro fuori queste argomentazioni che sembrano volte ad alimentare nuova polemica? Perché perdere tempo prezioso a battere e ribattere con persone che fanno altro mestiere diverso dal mio? Perché proprio nelle ultime settimane è uscito fuori una cablo non dovuto a Wikileaks, ma scoperto dal Guardian e riportato da una testata italiana. Spesso notizie importanti scorrono come l’acqua senza che noi ne traiamo le dovute conseguenze e senza produrre i necessari cambiamenti. Gli stessi personaggi calcano la scena senza che altri e loro stessi prendano atto delle perdita irrimediabile di credibilità. La sostanza dell’attacco di cui ci occupiamo consiste nella stizza, nel disappunto perché un luogo avente carattere di ufficialità, come la sede nazionale della stampa, ospita un evento legato alla vicenda, tragica e planetaria, della Flotilla e del Mavi Marmara, che si vorrebbe confinato nel dimenticatoio quasi fosse un banale incidente automobilistico. Non è la prima volta che ciò succede e potrei fare un elenco di casi, a me personalmente noti, ma sarebbe troppo lunga la digressione. In sintesi, è quella occupazione della legalità/istituzionalità che il sionismo ha sempre attuato come sua strategia, ma immancabilmente la legittimità, il diritto naturale irrompe dalle viscere della terra e del mare. Alla Lano e alla Flotilla da lei documentata andrebbe negata sede ufficiale in cui poter parlare e comunicare. Tutti costoro, infatti, presumono un incontestato possesso di tutti i luoghi ufficiali ed istituzionali: possono esservi ammessi solo loro e nessun altro. Se si dà spazio alla campana diversa dalla loro, eccoli gridare allo “scandalo”! È una logica distorta che fa cascare le braccia e induce a credere che con costoro non vi sia possibilità alcuna di umana comunicazione sulla base di un linguaggio umano: nessuno crede di poter parlare con un muro, con un albero, con un autobus e neppure con il proprio cane, la cui sensibilità spesso ci stupisce e commuove.
Un esempio concreto di chi sia questa gente? È di pochi giorni la notizia data non da Wikileaks, ma dal Guardian e riportato sulla stampa italiana dal Manifesto, quindi regolarmente ripreso da un’agenzia ultrasionista con un incredibile commento. Cosa si apprende? da Tel Aviv è partito l’ordine alle principali ambasciate d’Europa di “reclutare” in ogni paese almeno 1000 “amici di Israele” «tra giornalisti, accademici, studenti e attivisti sia ebrei che cristiani». Si legga il resto direttamente sull’articolo citati nel link: vi è di che far accaponare la pelle. Ma come ragiona un testa sionista? Ognuno di noi penserebbe che questi “1000 amici”, che si aggiungono agli altri che già c’erano, abbiano il compito (a pagamento o gratis?) di fare “propaganda”, ma non “informazione” libera e indipendente. Ed invece, se si va a leggere l’incredibile e “inaudito” commento degli ultrasionisti, si apprende che sarebbe “propaganda” non l’informazione promossa da Israele, ma il giornalismo di inchiesta di una Lano, mentre invece sarebbe «informazione» quella che è chiaramente una propaganda, per essere diretta, promossa, istruita direttamente dalle Ambasciate israeliane. Sempre il «Manifesto» aveva dato notizia mesi o qualche anno or sono di un ambasciatore che teneva “seminari” presso la redazione di un primario quotidiano. È umanamente possibile comunicare con gente che ha una così distorta visione della realtà? Sarebbe più facile parlare con un muro, una pietra, un mulo. Non esiste un comune linguaggio. Possiamo legittimamente sospettare che gli attacchi mossi in questi giorni alla Lano e a Iacopino non rientrino nell’ultimo programma di Hasbara trasmesso da Tel Aviv alle ambasciate europee? Possiamo e dobbiamo attardarci in un dibattito per il quale mancano i necessari presupposti di libertà e onestà intellettuale? Ma possiamo evitare una sia pur minima denuncia?
Ho dato soltanto un esempio e potrei continuare con un lunghissimo e quotidiano florilegio di enormità. E chiedo scusa al lettore per essermi soffermato su ciò su cui è buona regola passare oltre. Ma è ancora da qui che parte l’attacco ad Angela Lango e a Enzo Iacopino. Si grida perfino a un presunto «scandalo», che sarebbe costituito dalla presentazione del libro di inchiesta giornalistica sul campo, redatto da Angela Lano e presentato dal Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, per giunta non in un sottoscala, ma nella sede Nazionale della Stampa. Lo “scandalo”, in effetti, esiste ed è grande, ma è un altro. La legge elettorale, se ancora ve n’era bisogno, dimostra qui tutti i guasti che poteva produrre ed io mi auguro caldamente: o che si vada al più presto a nuove elezioni con legge elettorale modificata o che si vada a elezioni con legge invariata, ma con una democratizzazione e massima trasparenza nella formazione delle liste. Con questo sistema, per ricordare Caligola, anche un cavallo potrebbe venire eletto al Senato. L’attuale parlamento è popolato da persone che ignorano i fondamenti della costituzione che dovrebbe difendere. Nella loro arroganza del potere pretendono di avere loro il diritto di criticare l’universo mondo e di dirne peste e corna, ma a loro volta respingono qualsiasi legittima critica si creda di poter fare a loro: è questa la loro concezione della democrazia, appunto una concezione “sionista”., che in Israele vorrebbe la negazione perfino del nome “Palestina” e “palestinese”. Ma Gaza esiste e la Flotilla Iª o ora IIª stanno a ricordarcelo. Ed Angela Lano questo ha fatto: niente di più e niente di meno.
Nella giornata di ieri, mentre i manifestanti sfilavano in direzione di piazza San Giovanni, ha avuto luogo un incontro di presentazione della prossima Flotilla II, la cui partenza è prevista per la primavera. Questa volta vi sarà anche una nave italiana, che forse partirà da un porto italiano, secondo quanto è stato auspicato: che ogni nave parte dai paesi degli stessi partecipanti. Ma da dove provengono i prossimi attivisti, ovvero spregiativamente detti dalla propaganda sionista “pacifinti”? Da oltre 100 paesi del mondo! Rispetto alla Flotilla I – è parso di capire – vi sarà un progresso quantitativo e qualitativo. Non so se domani, alla presentazione del libro-inchiesta della Lano, si parlerà anche di questa seconda Flotilla. Ma mi pare altamente probabile e sarebbe anche la sede indicati se giornalisti, deontologicamente animati, dovessero avere una sede dove rivolgere domande ad un evento di assoluta importanza giornalistica. Di altro vogliono parlare i nostri giornalisti? Di bunga bunga? Di escort? Di gossip uno più becero dell’altro? Non vi è da stupirsi che l’informazione proveniente dai blogs che ognuno può aprire appaia una valida alternativa alla stampa di regime.
A questa stampa che si ostina a chiamare aggressore l’aggredito e aggredito l’aggressore – leggi Mavi Marmara – quale credito si può dare? Essa è una cappa di piombo, anzi una colata di piombo fuso nel nostro cervello. Abbiamo il diritto di liberarcene e di cercare di meglio. È quello che mi pare abbia compreso Enzo Iacopino, riconoscendo nel libro di Angela Lano un ormai raro esempio di giornalismo d’inchiesta. Volevano dire senz’altro qualcosa sul libro della Lano, prima della presentanzione ufficiale prevista per domani. Ci riserviamo però di ritornare su questa scheda per tutte le rielaborazioni e integrazioni, che ci parrano e dopo aver riletto il libro e seguendo gli sviluppi del caso. Pur avendo scritto già molto, più di quanto non sia possibile in un articolo di giornale stampato, non ho detto nulla in merito ad un certo documentario di Manolo Luppichini, che mi sembra di aver conosciuto, apprendendo da lui che la versione trasmessa dalla Rai non era integrale. Vi sarà anche una presentazione alla stampa del prossimo viaggio della Flotilla, da parte sei suoi organizzatori, che però nella giornata di ieri hanno già tenuto un ampio dibattito organizzativo al quale ho potuto assistere. Alla prossima: dopo la conferenza stampa!
Non voglio poi assistere inerte a un attacco ingiusto alla giornalista Lano e al presidente Iacopino. È uno spregevole attacco che per adesso vede in azione solo note figure sioniste ovvero filo-israeliane o ascari di supporto, con i loro beceri argomenti, stantii e privi di novità argomentative: son sempre le stesse cose che dicono e si passano di bocca l’un l’altro. Evito di fare nomi, non per timori di sorta, ma per richiamare meglio l’attenzione sull’importanza di una libertà che debba essere riconosciuta a tutti, anche a sostegno di punti di vista diametralmente opposti, purché filosoficamente argomentati e non mera espressione di venale propaganda. Non è difficile riconoscere e distinguere la propaganda dall’informazione: l’una non argomenta, ma ripete slogans confidando forse troppo nell’efficacia tutta meccanica della reiterazione; l’altra sa offrire sempre nuovi spunti alla riflessione di chi segue gli eventi del mondo. Finché è un agit-prop che considera «oltraggiosa» la libera e legittima decisione del presidente Iacopino di promuovere il giornalismo di Angela Lano, il fatto rientra nella comune lotta politica. Ma che un noto giornalista televisivo, pagato dal contribuente, pretenda proprio lui di dettare le norme della libertà altrui, è cosa che incita ad una energica reazione che qui ci porterebbe lontani dal campo che vogliamo coltivare, quello dove cioè esiste libertà di pensiero per tutti, non solo per la Lano e il presidente Iacopino, ma anche per gli inguaribili o interessati sostenitori di cause indifendibili. Per quanto ci riguarda, le loro enormità sono di sprone ad uno studio ed un rigore critico sempre maggiore. Si badi: il libro della Lano è frutto di un’inchiesta per la quale la sua autrice ha corso serissimi pericoli per la sua vita! Leggendo talune affermazioni, del tutto gratuite, di un noto giornalista televisivo che indirizza “Lettere aperte”, ne riceviamo piuttosto l’impressione di un vero e proprio «oltraggio» alla comune intelligenza. Sempre a ciurlare nel manico con gli stessi stereotipi, già denunciati da un Robert Fisk, per sottrarsi alle ovvie conclusioni davanti ad uno Stato sorto dall’immigrazione violenta di coloni razzisti e dall’espulsione, premeditata e deliberata, dei suoi abitanti autoctoni: questa è storia che nessuna melassa giornalistica potrà cancellare, far dimenticare i fatti nudi e crudi o farli cambiare di segno!
Perché tiro fuori queste argomentazioni che sembrano volte ad alimentare nuova polemica? Perché perdere tempo prezioso a battere e ribattere con persone che fanno altro mestiere diverso dal mio? Perché proprio nelle ultime settimane è uscito fuori una cablo non dovuto a Wikileaks, ma scoperto dal Guardian e riportato da una testata italiana. Spesso notizie importanti scorrono come l’acqua senza che noi ne traiamo le dovute conseguenze e senza produrre i necessari cambiamenti. Gli stessi personaggi calcano la scena senza che altri e loro stessi prendano atto delle perdita irrimediabile di credibilità. La sostanza dell’attacco di cui ci occupiamo consiste nella stizza, nel disappunto perché un luogo avente carattere di ufficialità, come la sede nazionale della stampa, ospita un evento legato alla vicenda, tragica e planetaria, della Flotilla e del Mavi Marmara, che si vorrebbe confinato nel dimenticatoio quasi fosse un banale incidente automobilistico. Non è la prima volta che ciò succede e potrei fare un elenco di casi, a me personalmente noti, ma sarebbe troppo lunga la digressione. In sintesi, è quella occupazione della legalità/istituzionalità che il sionismo ha sempre attuato come sua strategia, ma immancabilmente la legittimità, il diritto naturale irrompe dalle viscere della terra e del mare. Alla Lano e alla Flotilla da lei documentata andrebbe negata sede ufficiale in cui poter parlare e comunicare. Tutti costoro, infatti, presumono un incontestato possesso di tutti i luoghi ufficiali ed istituzionali: possono esservi ammessi solo loro e nessun altro. Se si dà spazio alla campana diversa dalla loro, eccoli gridare allo “scandalo”! È una logica distorta che fa cascare le braccia e induce a credere che con costoro non vi sia possibilità alcuna di umana comunicazione sulla base di un linguaggio umano: nessuno crede di poter parlare con un muro, con un albero, con un autobus e neppure con il proprio cane, la cui sensibilità spesso ci stupisce e commuove.
Un esempio concreto di chi sia questa gente? È di pochi giorni la notizia data non da Wikileaks, ma dal Guardian e riportato sulla stampa italiana dal Manifesto, quindi regolarmente ripreso da un’agenzia ultrasionista con un incredibile commento. Cosa si apprende? da Tel Aviv è partito l’ordine alle principali ambasciate d’Europa di “reclutare” in ogni paese almeno 1000 “amici di Israele” «tra giornalisti, accademici, studenti e attivisti sia ebrei che cristiani». Si legga il resto direttamente sull’articolo citati nel link: vi è di che far accaponare la pelle. Ma come ragiona un testa sionista? Ognuno di noi penserebbe che questi “1000 amici”, che si aggiungono agli altri che già c’erano, abbiano il compito (a pagamento o gratis?) di fare “propaganda”, ma non “informazione” libera e indipendente. Ed invece, se si va a leggere l’incredibile e “inaudito” commento degli ultrasionisti, si apprende che sarebbe “propaganda” non l’informazione promossa da Israele, ma il giornalismo di inchiesta di una Lano, mentre invece sarebbe «informazione» quella che è chiaramente una propaganda, per essere diretta, promossa, istruita direttamente dalle Ambasciate israeliane. Sempre il «Manifesto» aveva dato notizia mesi o qualche anno or sono di un ambasciatore che teneva “seminari” presso la redazione di un primario quotidiano. È umanamente possibile comunicare con gente che ha una così distorta visione della realtà? Sarebbe più facile parlare con un muro, una pietra, un mulo. Non esiste un comune linguaggio. Possiamo legittimamente sospettare che gli attacchi mossi in questi giorni alla Lano e a Iacopino non rientrino nell’ultimo programma di Hasbara trasmesso da Tel Aviv alle ambasciate europee? Possiamo e dobbiamo attardarci in un dibattito per il quale mancano i necessari presupposti di libertà e onestà intellettuale? Ma possiamo evitare una sia pur minima denuncia?
Ho dato soltanto un esempio e potrei continuare con un lunghissimo e quotidiano florilegio di enormità. E chiedo scusa al lettore per essermi soffermato su ciò su cui è buona regola passare oltre. Ma è ancora da qui che parte l’attacco ad Angela Lango e a Enzo Iacopino. Si grida perfino a un presunto «scandalo», che sarebbe costituito dalla presentazione del libro di inchiesta giornalistica sul campo, redatto da Angela Lano e presentato dal Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, per giunta non in un sottoscala, ma nella sede Nazionale della Stampa. Lo “scandalo”, in effetti, esiste ed è grande, ma è un altro. La legge elettorale, se ancora ve n’era bisogno, dimostra qui tutti i guasti che poteva produrre ed io mi auguro caldamente: o che si vada al più presto a nuove elezioni con legge elettorale modificata o che si vada a elezioni con legge invariata, ma con una democratizzazione e massima trasparenza nella formazione delle liste. Con questo sistema, per ricordare Caligola, anche un cavallo potrebbe venire eletto al Senato. L’attuale parlamento è popolato da persone che ignorano i fondamenti della costituzione che dovrebbe difendere. Nella loro arroganza del potere pretendono di avere loro il diritto di criticare l’universo mondo e di dirne peste e corna, ma a loro volta respingono qualsiasi legittima critica si creda di poter fare a loro: è questa la loro concezione della democrazia, appunto una concezione “sionista”., che in Israele vorrebbe la negazione perfino del nome “Palestina” e “palestinese”. Ma Gaza esiste e la Flotilla Iª o ora IIª stanno a ricordarcelo. Ed Angela Lano questo ha fatto: niente di più e niente di meno.
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Nella giornata di ieri, mentre i manifestanti sfilavano in direzione di piazza San Giovanni, ha avuto luogo un incontro di presentazione della prossima Flotilla II, la cui partenza è prevista per la primavera. Questa volta vi sarà anche una nave italiana, che forse partirà da un porto italiano, secondo quanto è stato auspicato: che ogni nave parte dai paesi degli stessi partecipanti. Ma da dove provengono i prossimi attivisti, ovvero spregiativamente detti dalla propaganda sionista “pacifinti”? Da oltre 100 paesi del mondo! Rispetto alla Flotilla I – è parso di capire – vi sarà un progresso quantitativo e qualitativo. Non so se domani, alla presentazione del libro-inchiesta della Lano, si parlerà anche di questa seconda Flotilla. Ma mi pare altamente probabile e sarebbe anche la sede indicati se giornalisti, deontologicamente animati, dovessero avere una sede dove rivolgere domande ad un evento di assoluta importanza giornalistica. Di altro vogliono parlare i nostri giornalisti? Di bunga bunga? Di escort? Di gossip uno più becero dell’altro? Non vi è da stupirsi che l’informazione proveniente dai blogs che ognuno può aprire appaia una valida alternativa alla stampa di regime.
A questa stampa che si ostina a chiamare aggressore l’aggredito e aggredito l’aggressore – leggi Mavi Marmara – quale credito si può dare? Essa è una cappa di piombo, anzi una colata di piombo fuso nel nostro cervello. Abbiamo il diritto di liberarcene e di cercare di meglio. È quello che mi pare abbia compreso Enzo Iacopino, riconoscendo nel libro di Angela Lano un ormai raro esempio di giornalismo d’inchiesta. Volevano dire senz’altro qualcosa sul libro della Lano, prima della presentanzione ufficiale prevista per domani. Ci riserviamo però di ritornare su questa scheda per tutte le rielaborazioni e integrazioni, che ci parrano e dopo aver riletto il libro e seguendo gli sviluppi del caso. Pur avendo scritto già molto, più di quanto non sia possibile in un articolo di giornale stampato, non ho detto nulla in merito ad un certo documentario di Manolo Luppichini, che mi sembra di aver conosciuto, apprendendo da lui che la versione trasmessa dalla Rai non era integrale. Vi sarà anche una presentazione alla stampa del prossimo viaggio della Flotilla, da parte sei suoi organizzatori, che però nella giornata di ieri hanno già tenuto un ampio dibattito organizzativo al quale ho potuto assistere. Alla prossima: dopo la conferenza stampa!
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