Pagina in costruzione.
Quando lessi il libro di Mearheimer e Walt, nell’edizione italiana uscita presso Mondadori con titolo «La Israel lobby e la politica estera americana», non solo fui in assoluto il primo lettore, avendo comprato il testo nel giorno in cui usciva in libreria, ma mi proposi subito di realizzare su internet l’equivalente per l’Italia e l’Europa. Mi dicevo: ma da noi le cose stanno diversamente? Non esiste lo stesso fenomeno che in due politogi hanno descritto per l’america in modo ineccepibile? E guai se il metodo non fosse stato rigorosamente scientifico! Ma neppure questo è bastato per mettere loro al riparo dalla terribile accusa di «antisemitismo». È inutile poi andare a cercare una definizione “oggettiva” di «antisemitismo»: non ne esiste una. Si possono trovare solo definizioni “soggettive” e quanto mai “elastiche”. “Soggettive” nel senso che è concesso una serie di soggetti il potere di indicare con il dito chi secondo loro sarebbe un «antisemita», definizione che una volta appiottata espone a conseguenze penali che viene così indicato. Ed è penoso assistere alle discolpe degli accusati: «chi io?», «Ma se ho degni amici ebrei...», «Se a sedici anni sono stato ad Auschwitz...», «Io ti querelo…», etc. “Elastiche” nel senso che possono essere applicate praticamente a chiunque non riesca di gradimento a color che sentono di avere in mano loro il potere, come mai per il passato.
Quando lessi il libro di Mearheimer e Walt, nell’edizione italiana uscita presso Mondadori con titolo «La Israel lobby e la politica estera americana», non solo fui in assoluto il primo lettore, avendo comprato il testo nel giorno in cui usciva in libreria, ma mi proposi subito di realizzare su internet l’equivalente per l’Italia e l’Europa. Mi dicevo: ma da noi le cose stanno diversamente? Non esiste lo stesso fenomeno che in due politogi hanno descritto per l’america in modo ineccepibile? E guai se il metodo non fosse stato rigorosamente scientifico! Ma neppure questo è bastato per mettere loro al riparo dalla terribile accusa di «antisemitismo». È inutile poi andare a cercare una definizione “oggettiva” di «antisemitismo»: non ne esiste una. Si possono trovare solo definizioni “soggettive” e quanto mai “elastiche”. “Soggettive” nel senso che è concesso una serie di soggetti il potere di indicare con il dito chi secondo loro sarebbe un «antisemita», definizione che una volta appiottata espone a conseguenze penali che viene così indicato. Ed è penoso assistere alle discolpe degli accusati: «chi io?», «Ma se ho degni amici ebrei...», «Se a sedici anni sono stato ad Auschwitz...», «Io ti querelo…», etc. “Elastiche” nel senso che possono essere applicate praticamente a chiunque non riesca di gradimento a color che sentono di avere in mano loro il potere, come mai per il passato.
Nessun commento:
Posta un commento