martedì 6 ottobre 2009

Vita e vicende del rapporto Goldstone ossia della contestazione di “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” mossa ad Israele & C.

Testo integrale rapporto Goldstone

È vano aspettarsi che la televisione di cui paghiamo il canone ed i suoi talks show (Santoro, Vespa, Lerner etc.) ci parli e ci faccia sapere cosa il rapporto è e cosa significa. La linea è non parlarne, non far sapere o se proprio si deve parlarne dirne tutto il male possibile, stando sempre dalla parte di Israele e delle lobbies dislocate nei nostri paesi per nostra maggiore felicità. Ma non si tratta di un rapporto condominiale. È il rapporto di un Commissario ONU, espressamente incaricato del compito di andare a vedere cosa è successo a Gaza – una prigione a cielo aperto dove è letteralmente rinchiuso un milione e mezzo di persone, una situazione allucinante che neppure Kafka avrebbe potuto immaginare e descrivere – nel periodo fra il 27 dicembre 2008 e 18 gennaio 2009, durante il quale il regime sionista di Israele ha voluto compiere la sua mattanza a porte chiuse, cioè a prigione chiusa, escludendo qualsiasi giornalista dall’osservazione di ciò che succedeva. Gli unici autorizzati a leggere i comunicati dell’esercito israeliano erano i Pagliara e simili. Non va mai dimenticato, non ci si deve mai stancare di ripetere che durante la mattanza buona parte della stampa e dei media partecipava alla stessa mattanza, dicendo che la mattanza era cosa buona e giusta e che la colpa di quelli che morivano ammazzati era di loro stessi: ben se lo meritavano. Un parlamentare della repubblica italiana ha perfino salutato Israele con un “Buona guerra!” A distanza di oltre sei mesi, ma in Gaza si continua a morire ogni giorno, un “ebreo” di nome Goldstone ha presentato il suo moderato rapporto, dove dà una parte di colpa anche ad Hamas, colpevole di essersi difeso con mezzi decisamente inferiori ed assai sproprozionati. Ma anche così il rapporto riesce a far vedere gli indifendibili crimini di Israele, che non sono cosa del periodo dicembre-gennaio 2009, ma risalgono a molto molto indietro nel tempo e collocabili su due diversi periodi: 1882-1948; 1948-2009. Nel pensiero e nella prassi dell’invasione coloniale ebraico-sionista è sempre stato presente l’intento genocidario del popolo palestinese, ovvero degli Indiani di Palestina, secondo il modello già collaudato dello sterminio ebraico-puritano nelle Americhe. Per uso personale, ma forse anche con utlità dei nostri lettori, raccogliamo in questo post, commentandoli se necessario, tutti i links che troviamo sugli sviluppi del rapporto Goldstone, che pubblicheremo nella sua interezza – non importa in quale lingua– appena ne avremo il testo in tutte le sue 600 pagine circa.

Vers. 1.6/23.11.09
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Sommario: 1. Veronique Gaymard: «le rapport inquiétant de la Haut commissaire des droits de l’Homme». – 2. Una spada di Damocle. – 3. Ancora su Abu Mazen e il rapporto Goldstone. – 4. La Palestina sarà libera: un video musicale. 5. Il Simon Wiesental Center all’opera contro il rapporto. – 6. Abbas cambia rotta? – 7. Attenzione alla faccia tosta degli Ari Shavit. – 8. Lettera a Susanna. – 9. Si danno da fare. – 10. Una più accurata ricostruzione dei fatti. – 11. Il giorno dopo l’approvazione del Rapporto Goldstone. – 12. «I crimini di guerra a Gaza: l’Onu conferma il racconto di Megachip». – 13. Il “rinnegato” Goldstone alla berlina dei suoi correligionari. – 14. È resuscitato Laurence d’Arabia! – 15. Intervista al colonnello Desmond Travers. – 16. La pretesa del tradimento. – 17. Non poteva mancare Derhowitz. – 18. Il Rapporto ha celato ancor più sinistri crimini a Gaza? – 19. La risposta di Goldstone al congresso americano. –

1. Veronique Gaymard: «Le rapport inquiétant de la Haut commissaire des droits de l’Homme». – Si deve qui ricordare tutto il lavorio che è stato fatto prima di denigrazione contro Louise Arbour, ossia la precedente Presidente della Commissione ONU per i diritti umani. Se avesse voluto Luisa avrebbe potuto ricandidarsi alla stessa carica, ma la campagna di denigrazione e diffamazione promossa da Israele e dalla Diaspora è stata tale evidentemente da indurla a non ripresentarsi. Le nostre sono chiaramente congetture, ma non possiamo farne a meno e non abbiamo un Mossad al nostro servizio. Non sembra però che il successore della Arbour, cioè Navanethem Pillay faccia cose diverse da quelle che si si può aspettare di fronte all’evidenza dei fatti. Il rapporto Goldstone è stato consegnato alla Commissione appena lo scorso 29 settembre. E Pillay ha raccomandato i 47 membri della Commissione per i diritti umani di seguire le indicazioni del rapporto Goldstone. La popolazione di Gaza soffre e muore per un blocco che dura da tre anni. È soltanto una presa per i fondelli la discussione su chi abbia violato una tregua già di per sé assurda. Che i sigari Kassam non abbiano nessun valore militare e che siano solo stati un pretesto – in mancanza del quale se ne sarebbe subito trovato un altro –, è cosa del tutto chiaro agli uomini di buona volontà e sensibili ai principi di giustizia e umanità. Con gli altri è tempo perso voler discutere. Anche se si tenta il classico un colpo alla botte ed uno al cerchio, per evitare accuse di parzialità, la situazione è assolutamente chiara agli occhi di quanti sentono la responsabilità di un giudizio e di una posizione politica. Le “prove” – rispondendo ad un commento appena rifiutato ad un Troll – ce li fornisce Richard Goldstone, “ebreo” e come lui stesso dice “amico di Israele”, dunque “sionista”, come giustamente scrive il giornalista Michelangelo Cocco. Che altro occorre?

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2. Una spada di Damocle. – Va detta una cosa abbastanza semplice e scontata: non ci si devono fare molte illusioni sulla cosiddetta Giustizia. Le varie Corti sono sostanzialmente procedura e possono venire manipolate. Un conto è il bisogno di giustizia che proviene dalla società e che muove ad indignazione costringendo gli organi preposti ad occuparsi dei profondi sentimenti del popolo, anzi dei popoli della terra, giacché viviamo in un mondo globalizzato, che oggi assiste in Palestina ad un genocidio nella sostanza identico a quello consumatosi nel XIX negli USA e con gli stessi soggetti odierni. A differenza di allora oggi possiamo seguire la morte in diretta, il genocidio in diretta. Il trucco è di farci credere che il genocidio non è genocidio, ma è autodifesa, il Muro di apartheid non è un muro dell’oppressione e dell‘esproprio, ma è una “barriera difensiva”, e così via. Per far passare simili menzogne occorrono agenti ideologici ed una propaganda capillare oltre alle necessarie complicità politiche e diplomatiche. Da questo lavorìo dietro le quinto è probabile aspettarsi che le logiche e naturali conseguenze politiche e giudiziare del rapporto Goldstone vengano affossate. Il pericolo esiste e se l’evento dovesse verificarsi dobbiamo essere preparati.

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3 Ancora su Abu Mazen e il rapporto Goldstone. – Riporto integralmente questo testo ripreso da Forum Palestina:

Ancora su Abu Mazen e il rapporto Goldstone


Arrivano nuovi particolari sugli argomenti impiegati da Israele per indurre l’Autorità Palestinese di Abu Mazen a ritirare il suo sostegno al rapporto Goldstone sui crimini di guerra a Gaza.
L’emittente Al Jazeera ha ripreso la nota dell’agenzia Shehab, secondo la quale militari israeliani avrebbero mostrato a funzionari dell’AP un video fortemente compromettente per il presidente Abu Mazen, ripreso mentre, durante l’operazione “Piombo Fuso”, insiste con il ministro della difesa israeliano Barak per il proseguimento dell’operazione militare, sostenendo la posizione in questo senso del premier Tzipi Livni, contrapposta ad un Barak piuttosto riluttante. Inoltre, gli Israeliani sarebbero in possesso della registrazione di una conversazione telefonica, sempre durante l’offensiva contro la Striscia di Gaza, in cui il segretario della presidenza dell’AP, Tayyeb Abdul Rahim, incita un interlocutore israeliano ad attaccare il campo profughi di Jabalya e quello di Shate, poiché la capitolazione di questi campi avrebbe provocato il collasso del potere di Hamas a Gaza.
Si apprende ora che quell’interlocutore era Dov Weisglass, potente collaboratore di Sharon e dei suoi successori. In quella conversazione, Weisglass avrebbe detto ad Abdul Rahim che un attacco del genere avrebbe provocato la morte di migliaia di civili, e che il dirigente dell’AP avrebbe risposto: “Quelli hanno votato tutti per Hamas, si sono scelti il loro destino”.
La vicenda è stata pubblicata anche dal quotidiano israeliano Maariv, il quale aggiunge che, oltre alla minaccia di rendere pubbliche le registrazioni video ed audio, il premier israeliano Netanyahu avrebbe avvertito Abu Mazen che il suo sostegno al rapporto Goldstone avrebbe gravemente danneggiato il processo politico.
A sua volta, il delegato del Qatar al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, Cheikh Khaled Ben Jassem, ha detto ad Al Jazeera che «la decisione di ritirare il rapporto è stata palestinese. L’accusa del capo del governo della Striscia di Gaza, Haniyeh, secondo la quale il presidente Abbas avrebbe personalmente pronunciato la decisione, è vera».

Che dire? La validità giuridica, morale e politica del rapporto Goldstone non diminuisce, ma si rafforza ed aumenta il carico di accuse contro Israele che non migliora la sua posizione anche se crede di aver fatto una furbata. Ai “crimini di guerra” ed ai “crimini contro l’umanità” si aggiunge anche la prova della corruzione di Abu Mazen e della inaffidabilità dei governanti israeliani, rotti ad ogni inganno e ad ogni menzogna. Incredibile, ma Netanhayu rivela al mondo che i “falsi” Protocolli in qualcosa c’azzeccavano, magari solo per caso, ma c’azzeccavano. L’immediata spendibilità politica del Rapporto non diminuisce per gli ostacoli meramente procedurali che sono stati ora posti all’iter ordinario previsto. Pare esista la possibilità che il Presidente dell’Assemblea avochi a sé il rapporto Goldstone e lo rimetta in carreggiata: è quel che chiede Amnesty International. In fondo, una Commissione non è che l’organo di un’Assemblea. Non ne sostituisce il potere e agisce su delega dell’Assemlea stessa. La delegittimazione di Israele e degli USA si accresce. Si legga questa notizia, raccolta in una rassegna stampa cristiano-sionista:
Israele, mille denunce dall’estero bloccano viaggi dei politici

ROMA, 5 ott - Il governo israeliano è “largamente preparato” ad affrontare il fenomeno, tuttavia la situazione dopo la pubblicazione del rapporto Goldstone delle Nazioni Unite “è intollerabile”. Lo scrive il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth
riportando le parole di “un alto funzionario del governo” a commento della recente decisione del vicepremier Moshe Ya’alon di non recarsi a Londra il prossimo mese per non rischiare di essere arrestato o di alimentare la propaganda anti-israeliana. Quello delle difficoltà che numerosi esponenti dell’establishment politico e militare israeliano hanno a recarsi all’estero è un problema sempre più diffuso. Ed è gestito, a livello di consulenza legale, ricorda il giornale, solo da tre uomini: «Il procuratore generale dello Stato Menachem Mazuz, il suo numero due Danny Taub e l’avvocato Adi Scheiman». Tre uomini chiamati a consigliare numerosi alti papaveri su non meno di mille denunce per crimini di guerra che pendono sul capo, tra gli altri, dell'ex premier Ehud Olmert, dei deputati Shaul Mofaz, Avi Dichter, del titolare della Difesa Ehud Barak del suo vice Matan Vilnai, del titolare dell'Industria Binyamin Ben Eliezer e dello stesso Ya'alon.

Dopo aver deciso di seguire il consiglio dei tre giuristi di non partecipare a una raccolta fondi, a Londra, il prossimo novembre, il vicepremier ha dichiarato: «Per rafforzare questo fronte, Israele ha bisogno di una forte e vigorosa azione interna così come sul piano diplomatico. E lo stiamo facendo». Secondo quanto scrive Ynet, gran parte delle denunce contro i politici e gli alti gradi militari sono partite dopo l’operazione militare “Piombo fuso” condotta da Israele su Gaza lo scorso gennaio. L’esito del rapporto Goldstone sulla stessa operazione - Israele e Hamas sono state accusate di aver commesso crimini di guerra - è destinato secondo a far crescere il numero di esposti di organizzazioni umanitarie contro i politici israeliani e contro il capo di Stato maggiore della Difesa Gaby Ashkenazy e i suoi più stretti collaboratori. I denunciati, conclude il giornale, hanno particolari difficoltà a spostarsi in Gran Bretagna, in Spagna e in Scandinavia, una terra questa definita “off-limits”.

(il Velino, 5 ottobre 2009)
La notizia sopra riportata è tratta all’origine dalla testata hasbarota il Velino, quindi ripresa dalle cristiano-sioniste “Notizie su Israele”, che di cristiano non hanno assolutamente nulla se non un nome usurpato. La stessa notizia con diversa redazione viene qui riportata per un istruttivo confronto linguistico da un sito francese:

Un criminel de guerre israélien renonce à se rendre à Londres, de crainte d’y être arrêté


Publié le 6-10-2009


Le vice-Premier ministre israélien Moshe Yaalon a dû renoncer à se rendre à Londres de crainte de poursuites pour "crime de guerre" lorsqu’il était chef-d’état major entre 2002 et 2005, a-t-on appris lundi.
Yaalon, chargé des Affaires stratégiques, devait participer à un dîner de collecte de fonds en faveur des soldats israéliens.
Le département juridique du ministère israélien des Affaires étrangères a déconseillé ce voyage à l’ex chef d’état-major étant donné le risque qu’un tribunal britannique ordonne son arrestation.
Moshe Yaalon était chef d’état-major lorsqu’un appareil F16 de l’armée de l’air a largué une bombe d’un tonne à Gaza, tuant outre Salah Chehadeh, chef de la branche armée du mouvement islamiste Hamas, quatorze civils dont sa femme et huit enfants, le 22 juillet 2002.
Il avait déjà été contraint de renoncer à un voyage en Grande-Bretagne en 2005 après qu’un mandat avait été délivré par un juge britannique à la demande d’un cabinet juridique de Londres, spécialisé dans la défense des droits de l’homme, contre un autre haut gradé en poste à l’époque, le général de réserve israélien Doron Almog.
CAPJPO-EuroPalestine

Israele diventa sempre più un peso per i suoi amici e sostenitori, che proseguendo per questo strada finiranno per aprire gli occhi ai loro popoli, alla cosiddetta opinione pubblica. Ancora in Italia non siamo organizzati come in Gran Bretagna, o in Spagna, ma vi sono già state manifestazioni contro Lieberman a Roma. Non è un caso che le ONG sui diritti umani hanno raggiunta una convergenza inusitata: il disgusto e l’indignazione rimbalza da una capo all’altro del mondo. La corruzione e la menzogna da parte di Israele è ora più evidente. Il “processo di pace” è in realtà uno scadenzario dello sterminio e della pulizia etnica. Lo “stato palestinese” con a capo un Abu Mazen è un inganno manifesto. Oggi nessuno può sostituirsi al popolo palestinese nell’esercizio del suo sacrosanto diritto alla resistenza, che è per noi un’insuperabile lezione di dignità ed eroismo. Ma anche noi da tutta questa vicenda dobbiamo trarre conclusioni per le nostre linee di politica interna e per una contestazione a tutto campo dei nostri politici che si sono resi di fatto corresponsabili dei crimini denunciati nel rapporto Goldstone, che non potrà esser messo nel cassetto.

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4. La Palestina sarà libera: un video musicale. – I giudizi da me sopra espressi non sono del tutto personali. Si basano anche sulle testimonianze e le analisi delle persone che sono appena ritornate dal Libano dove è stato commemorato il massacro di Sabra e Shatila. In particolare, una di queste testimonianze, o meglio analisi, ha sostenuto con argomentata convinzione il punto di vista della insostenibilità anche economica di Israele per i suoi alleati. È una nota di speranza, che non dobbiamo mai perdere, e che mi induce ad allegare il video che si può vedere e ascoltare cliccando qui o nel titolo del paragrafo. Le condizioni di vita nei campi profughi libanesi (un quadrato un chilometro per lato dove vivono migliaia e migliaia di persone ammassate) sono infraumane, ma tutte le testimonianze concordano nella grande dignità di cui sono capaci i profughi, irremovibili nel voler tornare nelle loro case, seconda la risoluzione ONU n. 194. Il diritto dei profughi al ritorno è un principio irrinunciabile. Con l’«Olocausto del piombo fuso» ha inizio la guerra della nostra generazione, una guerra che combatteremo con la forza del nostro pensiero e di una volontà di giustizia che ci accompagnerà per tutto il resto della nostra vita, certi che la generazione successiva alla nostra saprà prendere il testimone, così come in Palestina accade da più di cento anni, generazione dopo generazione.

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5. Il Simon Wiesental Center all’opera contro il rapporto. – La faziosità e la parzialità d giudizi delle mailing list sioniste è così scontata da non meritare la nostra attenzione. Allarmato il testo del 12 ottobre recita:
«Urgent action: us must veto ‘Goldstone report’: «Israel commetted war crimes…is guilty of crimes against humanity… Israel targeted civilians”. Ed ancora: «This week, at the urging of Libya, the United Nation security Council has moved up its next Middle East meeting at wich ‘Goldstone Report will be raised. This report, the latest outrage from the UN Human Rights Council, written by a UN investigative team headed by Judge Richard Goldstone, a South African Jew, alleges that Israel committed “war crimes” and “crimes against humanity” during Operation Cast Lead in Gaza last December and January. E ancora:

Worse, the report, in effect, compares Israelis to Nazis and other tyrants by accusing Israel of deliberately targeting civilians.
The Simon Wiesenthal Center has communicated our concerns to United States UN Ambassador Susan Rice urging the US to:
  1. Publicly and definitively denounce the so-called 'Goldstone Report'
  2. Veto any and all moves to bring the 'Goldstone Report' for consideration before the United Nations Security Council.
    Ci si rivolge quindi all’ambasciatrice Rice perché agisca di conseguenza e subito:

    Ambassador Rice needs to hear from you NOW - Together we need to challenge the 'Goldstone Report' because:

  3. it is a 600-page hatchet job that falsely accuses Israel of “war crimes” and “crimes against humanity”
  4. if its outrageous recommendations are accepted by the UN, Israeli soldiers and officials could be arrested and prosecuted by the International Criminal Court
  5. left unchallenged, in the future, all nations could also be subject to prosecution for the “crime” of defending their citizens against terrorists

Please act immediately – we need to get your message to Ambassador Rice in the next 48 hours.



Sono iscritto per meri fini di monitoraggio a questa e altre mailings list. Non mi stancherò mai di ribadire che esiste un controllo capillare di Israele, dei centri ebraici e sionisti, su tutto il sistema dei media occidentali nonché sul sistema educativo. Uomini loro sono insediati dappertutto. Riuscire a pensare in modo indipendente è davvero arduo. Ecco in questo momenti senti nell’altra stanza la voce di Gad Lerner. Non è dei loro? Vado a sentire un momento, ma probabilmente non arriverò alla fine della trasmissione. Preferisco ritornare qui a scrivere per i miei Cinque Lettori.

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6. Abbas cambia rotta? – Con toni diversi ritrovo su Infopal la notizia che ho già letto in due agenzie sioniste, una francese l‘altra tedesca. Nelle ultime ore, esattamente domenica sera, Abu Mazen ha dichiarato di aver dato disposizioni al suo ambasciatore a Ginevra per concordare una seduta straordinaria del Consiglio per discutere il rapporo Goldstone. Tocca aspettare per vedere gli sviluppi. Intanto, dopo la “marcia indietro” di Abbas, si direbbe che Bibi “ha rimasto solo” – come in una nota canzone di Celentano – ha lanciare invettive contro l’ONU e Goldstone. E si guarda bene dall’andare all’Aia. Ban Ki-moon dal canto suo risponde positivamente al ripensamento di Abu Mazen, assicurandogli il suo sostegno. Richard Falk si è pure pronunciato sulla condotta di Abbas.

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7. Attenzione alla faccia tosta degli Ari Shavit. – Si tratta per me solo di un nome che firma un articolo di Ha’aretz del 9 ottobre 2009. Questo sarebbe il quotidiano più progressista di Israele, la vera patria dei ladri pisani che litigano di giorno dopo aver rubato insieme la notte. Il ragionameno è di una follia criminale. Dice: si, abbiamo fatto quel che abbiamo fatto a Gaza con l’operazione “piombo fuso”. Ma tanta barbarie e ferocia aveva appunto lo scopo di creare una deterrenza. Se ora voi con il vostro Goldstone ci private dell’effetto deterrenza siete voi responsabili del prossimo “conflitto israelo-palestinese”, dove è già truffaldino il termine conflitto che fa pensare ad una dualità laddove dal 1882/1948 in poi esiste solo la singolarità del genocidio e della pulizia etnica. Ari Shalit sconfessa indirettamente tutti i politici nostrani che nel loro servile sostegno ad Israele si erano sbracciati per sostenere che non vi era stata “sproprozione” in piombo fuso. In Israele si sostiene appunto il contrario: vi era deliberata sproporzione al fine di ottenere una deterrenza, che ora Goldstone rischia di mandare in aria. La morale è che Israele è al di sopra di ogni principio morale e di ogni altro interesse e considerazione. L’articolo è condito con alcune astuzie hasbarotiche consistenti in piccole aperture per contrastare l’antipatia a prima vista. Si parla così di peccati veniali come una certa «arroganza» da parte di Israele, che però ha diritto di esistere, giacché la Shoah, etc. etc. L’articolo è semplicemente vomitevole. Mi dispiace usare termini forti, che rischiano di apparire poco credibili e quindi inefficaci, ma qui ci vogliono e sono forse ancora termini moderati di fronte ad un’arroganza che pretende per sè un diritto all’impunità da Goldstone esattamente individuato.

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8. Lettera a Susanna. – Ricevendo, per onere di monitoraggio, la newsletter di IC dove si esprime una certa iattura per la retromarcia di Abu Mazen, costrettovi da una ribellione generale di tutta la sua gente della West Bank. La sua già carente legittimità ha subito una pesante caduta, cui ha cercato di porre rimedio, chiedendo una seduta straordinaria del Consiglio. Timorosi gli hasbariani pensano di mobilitare le loro squadre. Su quali forze possono contare? Gli ebrei in Italia non sono più di 30 o 45 mila, di cui un terzo costituiti da profughi della Libia, cacciati da Geddafi. Si spiega il livore. Raccolgono firme da aggiungere alla petizione del SWC rivolto a Susanne Rice, perché si mobiliti all’ONU per bloccare il rapporto. Eccone il testo che riportiamo per mera documentazione e analisi:
«Dear Ambassador Rice:

I am joining the Simon Wiesenthal Center in urging the United States to publicly and definitively denounce the so-called “Goldstone Report

”[perché “so-called”? È un rapporto vero e proprio, fatto da una Commissione di quattro membri regolarmente costituta: vedi, §§ 1 e 2 del Rapporto, nonche seguenti, dove i crimini risultano inconfutabili.]
for its unfair and untruthful attacks against Israel’s defensive action in Gaza and to veto any and all moves to bring the “Goldstone Report” for consideration before the United Nations Security Council.

If the “Goldstone Report” – which falsely accuses Israel, in effect, of using “Nazi-like” tactics by deliberately targeting civilians,

[E cosa sono andati a fare a Gaza i militari sionisti armati di tutto punto? A portare caramelle? A difendersi con il fosforo bianco da popolazioni inermi? Evidentemente devono porre molta fiducia in Santa Susanna per mandarle una raccolta di firme. Cosa se ne farà mai?]
gains traction in the international community, Israeli soldiers and leaders could be arrested and brought to trial under international law.
[Come meriterebbero certamente, se cessasse il regime di impunità di cui hanno finora goduto, basandosi appunto sul sostegno USA, dove la Israel lobby pensa di farla in eterno da padrone.]
In addition, in the future any nation, including the US, could be subject to prosecution for the “crime” of defending their country against terrorists.
[Ma chi più terroristi degli stessi israliani? Ci vuole davvero tanta impudenza! Evidentemente, confidano di poterla ancora dare a bere a qualcuno. Anzi non confidano affatto in ciò, ma pensano di avere migliori sistemi di persuasione: la prepotenza.]
A US policy of vetoing any UN action based on this fatally flawed document will go a long way in repairing the serious damage to Middle East peace already done by the "Goldstone Report"».
[Questi la pace non l’hanno mai voluta. Nessuno più di loro è nemico della pace. Sulla guerra hanno fatto e fanno i loro affari]

Conoscendo la tradizionale posizione degli USA all’ONU, non vi sarebbe affatto bisogno di una simile lettera. Sarebbe stato più sensato, indirizzarla allo stesso Goldstone o al presidente dell’ONU, che potrebbe renderla così pubblica. Basterebbe il regime di spionaggio a cui Israele sottopone i palestinesi del 1948 e quelli del 1967 per chiedere all’ONU un nuovo rapporto.

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9. Si danno da fare. – Conoscendo i modi di operare della Lobby, non vi è da stupirsi se muovo tutte le loro pedine. È per noi qui interessante vederli in opera e segnarne i nomi. Compaiono quelli del ministro inglese Miliband, di quello francese Kouchmer, di quello spagnolo.. La consegna è bloccare il “rapporto”. La diffamazione del rapporto è quanto mai difficile ed in fondo pare proprio che neppure la stessa Lobby creda a quel che dice. Figuriamoci a riuscirlo a farlo credere agli altri. L’importante però è che il rapporto venga bloccato e non segua il suo iter naturale. È perciò importante che il Rapporto abbia la sua massima diffusione nell’opinione pubblica. Quanto più il rapporto diventa cultura condivisa tanto più sarà impossibile neutralizzarne gli effetti inevitabili. Si legga questa argomentazione talmudica dell’ineffabibile Ugo Volli la cui isteria viaggia su cartoline indirizzate a degni personaggi: «se si approverà il rapporto Goldstone e si incrimineranno i militari israeliani, bisogna sapere che i prossimi saranno gli americani, gli inglesi e i loro alleati». Come a dire, “amici” cari, non mi scaricate, perché se no ci andate pure voi di mezzo. Non occorrono commenti per spiegare la grande raffinatezza morale del ragionamente, appunto una raffinatezza talmudica. Il Velino che dà questa formulazione della decisone con cui è stato infine approvato il rapporto Goldstone era diretto fino a poco tempo fa dal sionistissimo Giulio Meotti. Adesso la direzione dovrebbe essere ancora di Capezzone: è una testata dell’Hasbara israeliana, non per modo di dire, ma proprio in modo concettualmente organico. Gli articoli che escono su questa testata vanno considerate per il loro profilo ideologico, non per il contenuto informativo.

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10. Una più accurata ricostruzione dei fatti.– Andando allink si trova una più dettagliata ricostruzione delle vicende che hanno portato Abu Mazen alla sua decisione e controdecisione in merito alla presentazione del rapporto Goldstone. In particolare si noti questo brano:«I membri della Commissione per i Diritti Umani dell’ONU erano pronti e ben disposti a votare a favore della presentazione del rapporto Goldstone al Consiglio di Sicurezza. Almeno 33 dei 45 membri del consiglio sembravano essere disposti a votare a favore. È altresì fuor di dubbio che, sebbene la delegazione palestinese abbia uno status di osservatore e non abbia diritto di voto, il suo chiaro sostegno del rinvio è stato determinante per la decisione dei delegati al voto. I leader arabi e musulmani che hanno subito anch’essi le pressioni degli Stati Uniti hanno detto in pubblico che non potevano essere “più palestinesi” della leadership palestinese.». Sul “Foglio” si leggono nel frattempo fandonie e corbellerie, che neppure meritano di essere confutate nella loro unilaterale idiozia, che non prevedono neppure lontamente una possibilità di contraddittorio: propaganda, cioè hasbara, allo stato puro.

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11. Il giorno dopo l’approvazione del Rapporto Goldstone. – Non voglio creare un nuovo post per confutare o commentare gli articoli cui si accede dal link degli Hasbaroti pezzaniani. Il più stupido è quello di Fiamma Nirenstein, di cui ho appena appresa si è fatta promotrice di un progetto di legge che equipara antisionismo e antisemitismo. Il che vorrebbe dire che è vietato per legge criticare Israele. Ripeto che sono del PdL, nonchè fedelissimo elettore di Berlusconi finché campa, ma costei nel PdL io nn l’ho mai voluta, non la digerisco in nessun modo, la contesto nelle forme cje mi sono consentite ogni volta che mi sarà possibile. Ma ne ho ormai un giudizio così basso che preferisco girare pagina o saltare, appena ne incotro la faccia o il nome. I suoi giudizi sono di una stupidità autoreferenziale davvero unica. Ogni persona di modesta intelligenza sa che se si vuole che appena l’altro a cui sono rivolti i propri discorsi presti ascolto, occorre avere un minimo di obiettività. Costei pensa di imporsi per legge. Forse mai il parlamento italiano è caduto così in basso. Credo che il padrino politico di madonna Fiammetta sia stato o Fini o Cicchitto. In un senso tutto ideale me ne renderanno conto e non lo perdonerò loro. Goldstone, in fin dei conti, non è il salumiere sotto casa, ma è un Commissario ONU che insieme ad altri tre commissari (vedi § 2 del Rapporto) ha fatto un lavoro di inchiesta, alla quale Israele non ha voluto collaborare e che ha fatto di tutto per boicottare. Segno che sapeva di avere la coscienza sporca e di aver fatto quello che pensava di poter fare in piena impunità: al parlamento italiano è infatti coperta da madonna Fiammetta e compagni. Ma forse hanno tirato troppo la corda. Ho appena mandato una lettera a Madonna Fiammetta sul suo sito, che non seguo per ragioni neurologiche. Non voglio dilungarmi. I commenti di stampa riflettono le inclinazioni politiche del loro autori. Da notare il “razzismo” del giurista israliano: contano i voti dell’Occidente! Mah! Al di là dell’iter procedurale del rapporto, resta il suo grande valore politico. Le cose non saranno più come prima e Israele non può più avere un’assoluta certezza della sua impunità, grazie ai governi occidentali, che qualche problema con i movimenti i piazza più che con le “opinione pubblicate” di editorialisti spesso faziosi possono incominciare ad avercelo.

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12. «I crimini di guerra a Gaza: l’Onu conferma il racconto di Megachip». – Il link riporta ad una collezione di articoli che era apparsa su Megachip - Democrazia dell’informazione: «Nei giorni dell'operazione Piombo Fuso il mondo percepiva che qualcosa di molto grave stava accadendo, ma i media mainstream facevano di tutto per non chiamare le cose con il loro nome. Crimini di guerra. Crimini contro l'umanità». L’informazione di oggi non è però diversa da quella di ieri ed in buona parte si lancia ora in una campagna di delegittimazione del rapporto Goldstone e della stessa ONU, copevole di non essere sempre manovrabile a piacimente da Usa e Israele».

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13. Il “rinnegato” Goldone alla berlina dei suoi correligionari. – Ci sembra che qui l’hasbarota Volli raggiunga il punto più basso del suo livello morale. In fondo, Goldstone fosse stato o no ebreo non poteva che giungere alle conclusioni alle quali è giunto. In quanto “ebreo” e “amico di Israele” avrebbero dovuto essere i palestinesi ad avanzare una legittima suspicione. Il rapporto Goldstone pur sufficiente a documentare i “crimini di guerra” e i “crimini contro l’umanità” commessi da Israele, è stato tutto sommato moderato. Sembra – stando alle notizie che ho letto da una traduzione del Jersulamem Post – che la Commissione che ha approvato il suo rapporto ha però tolto la parte cha accusava Hamas. E di questo molto si è dispaiciuto lo stesso Goldstone. Ma in effetti i sigari Kassam, forme estrema di resistenza, non possono essere comparati all’arsenale di guerra israeliano. Non vi è stato un “conflitto” ma un deliberato “massacro”. L’idea del “conflitto” rinvia ad una dualità, ma qui vi è solo l’azione unilaterale del massacratore.

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14. È resuscitato Laurence d’Arabia! – Sappiamo, perché lo hanno detto, che scateneranno tutta la loro potenza di fuoco mediatica per delegittimare il rapporto Goldstone. Non possiamo non giudicare che ridicola e penosa la tempo stesso la trovata di far scendere in campo un “colonnello” che in virtù della sua qualificazione militare è in grado di attestare e certificare che Israele ha fatto tutto il possibile per salvaguardare la vita dei civili. Se poi ci hanno lasciato la pelle un bel po’ di persone, ebbene! Non si non rompere qualcosa. Ma allora i morti non sono morti? È una fiction? Le case distrutte? Il povero Arrigoni che stava lì a vedersi i fuochi d”artificio? E che vuol dire che essendo lui “colonnello”, è in grado di capire quello che un civile come Goldstone non può capire? Ma erano in quattro! Ed uno di questi era un militare? Non c’era con Goldstone anche il «colonnello» Desmond Travers? Vedi qui al § 2 del rapporto Gooldstone. Mah! Penoso e disgustoso. Quanto a Laurence d’Arabia è da dire che è sufficiente il suo ricordo per togliere nei secoli dei secoli credibilità ad ogni militare inglese che ha ancora il pudore di aprir bocca. In fatto di menzogne non si ricorderà mai abbastana la menzogna uscita dalla bocca di Blair sui falsi armanenti di Saddam che ad oggi fanno contare più di un milione e trecentomila vittime e se ho ben letto tre mila miliardi di dollari di spese militari a fronte di un miliardi di persone che nel mondo soffre la fame. Israele ha in questo una non piccola responsabilità.

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15. Intervista al colonnello Desmond Travers.– Capita proprio a fagiolo poter affiancare all’intervista (sopra) di un colonnello il parere di un altro colonnello, che è stato uno dei quattro commissari Onu insieme con Goldstone. Ecco il testo integrale dell’intervista:
Il rapporto Goldstone sui presunti crimini di guerra commessi a Gaza ha suscitato dure polemiche in Israele e a livello internazionale, ma le discussioni sono scarsamente entrate nel merito dei risultati espressi da questa relazione. Nella seguente intervista, il giornalista americano Ken Silverstein pone alcune domande specifiche ad uno dei membri della missione ONU che ha prodotto il rapporto

***

Desmond Travers è stato uno dei quattro membri della missione investigativa delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza, che ha prodotto il controverso rapporto Goldstone. Travers è un ex colonnello dell’esercito irlandese. Il suo ultimo incarico è stato come comandante del suo collegio militare. Egli è stato anche al comando delle truppe delle Nazioni Unite in varie missioni di sostegno alla pace. Recentemente ho parlato telefonicamente con Travers in merito al rapporto Goldstone:

1. E ‘rimasto sorpreso dalle critiche al rapporto?

C’erano un sacco di critiche anche prima che il rapporto uscisse, soprattutto a livello individuale, ed in particolare contro il giudice Richard Goldstone. Così, non siamo stati troppo sorpresi dalla lamentele quando il rapporto è stato pubblicato, fatta eccezione per l’intensità e la cattiveria degli attacchi personali. Il giudice Goldstone ha pubblicamente invitato le voci critiche, soprattutto in seno al governo degli Stati Uniti, a farsi avanti con prove sostanziali riguardo a eventuali dichiarazioni inesatte o imprecise. Ma non vi è stata alcuna critica credibile del rapporto in sé, o delle informazioni in esso contenute.

2. Douglas Griffiths, il delegato americano al Consiglio dei diritti umani, ha detto: “Mentre il giudice Goldstone ha riconosciuto i crimini di Hamas, esaminando la reazione di Israele non è stato dato sufficiente peso alle difficoltà che si incontrano nel combattere contro questo tipo di nemico, in questo ambiente”. È una critica corretta?

Sono stato un soldato per 42 anni e rifiuto questa critica, che sembra intesa a scusare presunte violazioni israeliane delle leggi di guerra. Sono andato in pensione con il grado di colonnello dell’esercito irlandese nel 2001, dopo aver servito nelle zone di guerra a Cipro, in Libano, in Bosnia e in Croazia, e non avrei potuto sottovalutare le difficoltà del combattimento in aree urbane. Inoltre, mai gli eserciti hanno avuto le comodità tecnologiche di cui dispongono oggi, quando si tratta di colpire gli obiettivi senza infliggere danni collaterali.

3. Qual è il suo parere sulla reazione americana complessiva di fronte al rapporto?

L’amministrazione Obama ha detto che Israele dovrebbe svolgere un’indagine sulle proprie azioni, e questa è una dichiarazione di enorme importanza, se viene fatta dagli Stati Uniti. Dal punto di vista della missione investigativa, il messaggio principale del rapporto è che bisogna porre fine all’impunità nel commettere crimini di guerra.

4. Le voci critiche hanno anche detto che Hamas ha deliberatamente mischiato i suoi combattenti ai civili, e che così facendo ha aumentato il bilancio delle vittime civili. Ha trovato conferme su questo?

Non abbiamo trovato alcuna prova che Hamas abbia usato i civili come ostaggi. Mi aspettavo di trovare tali prove, ma non è stato così. Non abbiamo neanche trovato alcuna prova che le moschee siano state utilizzate per stoccare munizioni. Tali accuse riflettono la percezione occidentale, diffusa in alcuni ambienti, che l’Islam sia una religione violenta. Gaza è densamente popolata ed è un labirinto di baracche improvvisate, con un sistema di tunnel e di bunker. Se fossi un miliziano di Hamas, una moschea sarebbe l’ultimo posto in cui metterei delle munizioni. Non è sicura, è molto visibile, e probabilmente sarebbe colpita preventivamente dall’aviazione israeliana. Ci sono molti luoghi migliori per conservare le munizioni. Abbiamo esaminato due moschee distrutte – in una delle quali sono stati uccisi dei fedeli – e non abbiamo trovato alcuna prova che sia stata usata in altro modo che come luogo di culto.

Vi è la convinzione sinistra e sciocca, presso alcuni teorici delle tattiche anti-guerriglia, che combattere una rivolta significhi inevitabilmente uccidere dei civili. Ma se si dà allo Stato l’autorità di colpire in maniera indiscriminata la vita dei civili nel perseguire gli insorti, ciò va a vantaggio di questi ultimi. I cadaveri portano acqua al mulino degli insorti: se i morti sono tra le tue file, rappresentano una vittoria per gli insorti, e se i morti sono tra i civili, a quel punto gli insorti hanno dei martiri.

5. Qual è la sua opinione riguardo all’affermazione di alcuni ufficiali israeliani secondo cui le Forze di Difesa Israeliane sarebbero l’esercito più “morale” del mondo?

Data la tattica, le armi utilizzate e gli obiettivi scelti in maniera indiscriminata, penso che questa sia una affermazione dubbia.

6. Quali altre questioni ritiene che debbano essere affrontate?

Siamo rimasti turbati dal livello di tossicità e distruttività delle armi utilizzate a Gaza, alcune delle quali sono state negli arsenali occidentali fin dalla Guerra Fredda, come il fosforo bianco, che ha incenerito 14 persone, compresi diversi bambini, in un solo attacco; come le fléchette, piccole frecce metaliche che sono progettate per ruotare dopo essere entrate nella carne umana, al fine di provocare il massimo danno, in violazione della Convenzione di Ginevra; e come i proiettili al tungsteno e le munizioni al DIME (Dense Inert Metal Explosive ), che contengono polvere di tungsteno, altamente cancerogeno. Vi è anche un intero cocktail di altre munizioni problematiche che si sospetta siano state usate.

Ci sono un certo numero di altre questioni post-belliche nella Striscia di Gaza, che devono essere affrontate. La terra sta morendo. Ci sono depositi tossici di tutte le munizioni che sono state lanciate. Ci sono seri problemi con l’acqua, il suo impoverimento e la sua contaminazione. Vi è un’alta percentuale di nitrati nel suolo che è particolarmente pericolosa per i bambini. Se questi problemi non vengono affrontati, Gaza potrebbe non essere nemmeno abitabile secondo le norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ken Silverstein è un giornalista americano; ha lavorato come giornalista investigativo per il Los Angeles Times, occupandosi di questioni come la cooperazione a livello di intelligence tra la CIA e governi controversi come quello sudanese e quello libico.

La pretesa che quello Israeliano sia l’esercito più morale del mondo è una delle tante bufale diffuse da uno specifico ufficio coniatore di bufale, detto Hasbara.

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16. La pretesa del tradimento. – La verità la sappiamo: sotto ricatto e corruzione Abu Mazen era stato costretto in un primo tempo a chiedere che il Consiglio ginevrino non si occupasse del rapporto Goldstone. Si era trattata di una forte pressione statunitense ed israeliana. Qui “pressione” è un termine altamente eufemistico. Ne seguì un’indignazione e una sollevazione fra le stessa fila dell’OLP. Dopo questa vittoria della corruzione, avevo registrato gli sghignazzi di gioia anche nei troll di questo blog. Poi Abu Mazen ha dovuto fare marcia indietro. Andando al link si trova la contorta versione del Jerusalem Post. Costoro hanno un codice etico e morale tutto loro. È perfettamente inutile cercare di capirli. Non capirli dicono che è antisemitismo.

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17. Non poteva mancare Dershowitz. – Ne registro qui il link per ritornarvi quando e se ne avrò il tempo. Non so quale lavoro di logoramento si stia facendo su Goldstone. Ne sappiamo qualcosa con Ariel Toaff. Il rapporto Goldstone era comunque opera di quattro commissari ed acquista un valore giuridico in quanto approvato a Ginevra dalla Commissione dei diritti umani. Corre notizia che il prossimo 4 novembre 2009 sarà discusso anche dall’Assemblea generale. Non so cosa ciò significhi. Tutti danno per scontato che verrà bloccato dagli USA al Consiglio di Sicurezza. Vedremo. Leggeremo le date del calendario e non è escluso che il tempo riservi qualche sorpresa.

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18. Il Rapporto ha celato ancor più sinistri crimini a Gaza? – Per la verità, io fin dall’inizio, ho avuto il sospetto che il rapporto Goldstone abbia rivelato solo il minimo incontestabile di ciò che è successo. Ancora più sospetto mi è parsa l’equiparazione nei crimini fra Hamas e Israele, come a dire che l’«aggredito» e la «vittima» è pure essa stessa responsabile di ciò che le accade. L’articolo di Peter Eyre va dentro queste mie perplessità iniziali.

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19. La risposta di Goldstone al Congesso americano. – Per chi abbia letto il libro di Mearsheimer e Walt sull’influenza che la Israel lobby esercita sulla politica americana non riesce per nulla sorprendente che il Congresso americano abbia votato una mozione di condanna del rapporto Goldstone. Vi sarebbe di che scandalizzarsi, ma ormai controllano anche la formazione del nostro senso morale. Ci porteranno a credere – se lo vogliono – che sia cosa buona e giusta anche sgozzare i nostri genitori. Il livello di manipolazione delle nostre menti e di deformazione del nostro senso morale non ha più limite per i persuasori occulti. È già messo nel conto che basta controllare una maggioranza per poi neutralizzare ogni minoranza, per non dire di individui isolati. Si può leggere però, andando al link interno, anche l”articolata confutazione dello stesso Richard Goldstone alla superficiale mozione del Congresso, che anche con la sua superficialità dimostra di essere stata manipolata e messa sotto pressione dai loro padroni, che decidono sulle loro candidature e sulla loro carriera politica. Questo è il sistema cosiddetto “democratico” del modello per antonomasia, appunto quello americano!

2 commenti:

Antonio Caracciolo ha detto...

L’Amministratore avverte che arrivano su questo e altri post insulti e provocazioni che non vengono accolte, ma che a tempo debito verranno tenute presenti in considerazioni di carattere generale sulla prava natura di questi soggetti, che per benevolenza verso gli ebrei chiamo “sionisti” ed in particolare per rispetto verso ebrei come Ilan Pappe, che ha ben spiegato in opposizione a Napolitano come si debba essere antisionisti se non si vuol essere antisemiti.

Mi è altresì sempre più chiaro come l’ebraismo mondiale, ossia le comunità ebraiche presenti in Italia (30/45.000 di cui addirittura un terzo profughi dalla Libia), in Francia, in Germania ed altri paesi, rischiano assai grosso nello sposare in pieno la politica di Israele. È come se divenissero corresponsabili di ripetuti “crimini” ormai chiaramente riconosciuti dalla comunità internazionale dei “goym”, intendo quella comunità di persone spegiativamente detta dagli ebrei “goym”, che normalmente bada al proprio lavoro ed è presa dalle preoccupazioni quotidiane senza tener d’occhio ciò che le lobbies fanno, magari pure a nome del popolo italiano, o di quello romano.

Qual è il mio lavoro? Sono un filosofo e mi pongo al servizio del popolo al quale appartengo, svelandogli gli inganni che gli vengono tesi da politici disonesti e da comunità interne che le sono infedeli e che vogliono la sua rovina e il suo asservimento. Sono fiero del mio lavoro e lo faccio con dedizione.

Ad Alemanno, da me votato, ma intimo di Pacifici che non l’ha votato, chiederò perché mai non abbia concesso la cittadinanza onoraria ad un Mordechai Vanunu, “rapito” dal Mossad... in Roma e colpevole di aver rivelato al mondo l’esistenza di un’atomica israeliana, di cui ancora oggi se ne fa un segreto di Pulcinella.

E quale titolo mai avrebbe avuto uno Shalit per essere cittadino romano? Misteri ebraici! Una cabala!

Avendo una serie di post interessanti ed importanti (ad esempio su Sergio Romano, Ahmadinejad, etc.) valuto che gli interventi di trolling, cioè di disturbo e depistaggio, non sono più meritevoli di accoglimento, pubblicazione, discussione. Verranno perciò tutti sistematicamente respinti e saranno aumentati i criteri di vaglio degli interventi che giungeranno. Sono preferiti i commenti non anonimi, ma firmati con nomi e cognomi reali, non fittizi.

In nulla venendo meno ai miei principi liberali respingo i vili ed gli anonimi, ovveri vili perché anonimi commenti. Questa viltà e disonestà intellettuale ormai ampiamente analizzata e monitorata la devo considerare sionista o ebraica? Ai posteri l‘ardua sentenza! Io non ho ancora sciolto il dilemma, ma nei limiti del possibile mantengo il beneficio del dubbio verso un ebraismo quale viene esposto e presentato da un Rabkin, il cui volume è da me assunto come testo di riferimento e di studio.

Antonio Caracciolo ha detto...

Nota tecnica:

Il mio contatore segna per le 12:18 un accesso da Haifa. Penso che lo si possa attribuire al commentatore anonimo di cui parlavo. Probabile che sia l’Hasbara israeliana, oppure che si tratti di uno degli assassini genocidari di Gaza.

Si potrebbe mai parlare con questi criminali che hanno le mani lorde di sangue? Tutto sommato considero un fatto positivo ricevere la loro ostilità ed i loro insulti. Dovrei preoccuparmi se fosse stato il contrario.