mercoledì 1 giugno 2011

Verso Gaza 20: Nuova rassegna stampa commentata sulla “Freedom Flotilla Two”.

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Senza nessun carattere di ufficialità, anzi respingendo qualsiasi ufficialità, avendo avuto esperienza della Prima Flotilla ed ancor prima delle precedenti esperienze delle barchette che partite da Cipro erano riuscite a forzare il blocco navale dello Stato Sionista, aprendo la via alle altro Flotte che si succederanno in una serie, speriamo infinita, predisponiamo in modo ordinato e programmato questa pagina destinata a raccogliere la rassegna stampa degli organi della carta stampata, dei canali televisivi, di siti e blogs, di videoregistrazioni, che certamente getteranno fango e cercheranno di fermare in ogni modo uomini e mezzi che hanno già iniziato a combattere in nome dell’Umanità una guerra contro i Governi di un mondo globalizzato, che non porta nessuna Libertà, ma una più capillare oppressione volta a sovvertire il linguaggio e il comune senso di equità naturale che unisce i popoli in una stessa aspirazione alla pace, all’indipendenza, alla sovranità, al rispetto ed all’aiuto reciproco, bandendo la guerra e le immense risorse che vengono dilapidate per la distruzione della Terra e l’oppressione dei popoli. In questa serie “Verso Gaza” e nella relativa Homepage vengono raggruppati tutti i post che nati sull’estemporaneità hanno però il loro fulcro nell’impresa eroica della nostra epoca che va sotto il nome di Freedom Flotilla. In questa serie riuniremo anche i post che riguardano Vittorio Arrigoni, la cui figura taluni sciagurati tentano di appannare. Verrà qui riunita, in modo selettivo ed occasionale, una rassegna stampa con lo scopo prevalente non già di dare notizia di articoli e cose apparse, ma soprattutto di farne una critica ed una decostruzione dei contenuti. Infatti, forse come non mai, le guerre della nostra epoca si combattono principalmente sul piano dell’informazione: prima si imbottiscono i popoli con vere e proprie menzogne, si demonizzano per bene intere popolazioni e poi si sganciano le bombe con il consenso delle masse democratiche, appunto con bombe “democratiche” e dunque “sante”.

Vers. 1.6/6.6.11

1. Un raro esempio di giornalismo d’inchiesta. – L’inizio di questa rassegna stampa non poteva essere più opportuno ed indovinato. Il link del titolo è interno a questo blog e riporta ad altra rubrica, dedicata alle Recensioni, dove una scheda era stata dedicata al libro di Angela Lano, che era presente come protagonista e testimone sulla Mavi Marmara. La sua testimonianza è ora raccolta e ordinata in un libro intitolato «Verso Gaza. In diretta dalla Freedom Flotilla». È da dire che il libro, seguendo una tradizione e nell’alveo istituzionale, è stato presentato nella sede romana dell’Ordine dei giornalisti: apriti cielo! I giornalisti embedded sono usciti allo scoperto, gridando allo scandalo! Le sedi istituzionali sono soltanto loro! Gli altri, se proprio non li si può far tacere e silenziare in eterno – come per il nostro compianto Vittorio – devono al massimo riunirsi in scantinati o sotto terra. La cronaca di quell’evento, che seguo anche in sviluppi annunciati ma – ch’io sappia – non avvenuti, è narrata al link indicato, che avrà tutti gli eventuali aggiornamenti. In concomitanza con la presentazione del libro di Angela Lano vi è stata anche, subito dopo, una conferenza stampa per la presentazione ufficiale della Freedom Flotilla Two, con esponenti di gruppi provenienti da ogni paese. Si è detto in particolare che la “Freedom Flotilla Two” non ha struttura gerarchica e chiunque, con i suoi propri mezzi, e quindi noi con i nostri, può dare il libero apporto ci cui è capace.

2. Note in margine alla presentazione del libro di Angela Lano. – Si tratta ancora del libro di Angelo Lano, ma il post è dedicato alle reazione che ha suscitato. Alla presentazione nella sede dell’Ordine dei giornalisti era presente un personaggio fortemente caratterizzato ed ultra-specializzato nella propaganda israeliana: ch’io sappia non si è mai occupato di altro ed agisce solo in nome e per conto di Israele. Non è il solo, ma è certamente il più scoperto. Ed è piuttosto imbarazzante decidere se occuparsi, per completezza filologica e bibliografia, o meglio non occuparsi di lui, ignorandone ogni presenza e manifestazione, per non correre il rischio di assumerne i modi e le tecniche, certamente non encomiabili.
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3. Incominciano i tentativi di fermare la partenza delle navi. – Il personaggio appena citato emette fiato dalle sue corde vocali, o meglio imbratta l’etere con le sue esternazioni. Ci siamo già pronunciati sul modulo propagandistico della “provocazione” opponendo la “vergogna” che dovrebbe provare in primo luogo Banki Ki Moon, di cui la prima cosa che si può chiedere quando e come sia stato arruolato da Israele. Il messaggio dei Naviganti è limpido:
«Signor Segretario Generale, la scelta è solo di Israele: porre fine all'assedio o continuare la violenza contro i Palestinesi e i loro sostenitori. Il blocco è un atto di violenza e i nostri sforzi riflettono la volontà della comunità internazionale di lottare contro l'ingiustizia. Quindi, a lei la scelta: sostenere la tirannia o sostenere la libertà».
La sua posizione appare assurda ed incompatibile con il ruolo che copre e l’azione di dovrebbe svolgere, a sostegno delle navi e non del governo assediante: difficile immaginare qualcosa di più assurdo. Vi sono molte cose da chiarire. Un problema tutto interno può essere la costituzione e il funzionamento della Flotilla, le ragioni di un continuo ritardo nella partenza programmata, l’esistenza o meno di leadership al suo interno. Ma non avrei dubbi sul significato umanitario e politico di un nuovo tentativo di rompere l’assedio. Penso già ad una più grande Flotilla III, ancor prima che la IIª sia partita, ma che parta infine! Quanto poi all’IHH, se ben ricordo, era stato ben spiegato che si tratta di un’omonimia che non ha nulla a che fare con la presunta organizzazione “terroristica”, fermo restando che io non attribuisco nessun valore a queste etichettature di parte: chi più “terrorista” del governo di Israele in tutto l’arco della sua storia? Ma la propaganda è fatta di reiterazione. Lo stesso individuo era pur pur presente alla conferenza stampa (per la verità se ne era andato prima della fine), dove l’omonimia è stata spiegata, ma si trova comunque in rete. Infame poi l’attacco ad Angela Lano. Chi lancia il fango verso altri farebbe meglio a spiegare lui chi lo paga. Assai facilmente il fango ritorna al mittente. Ed infine, se ne desse una ragione: essere contro Israele non solo è lecito, ma è un dovere morale, se appena uno ha letto anche soltanto il libro dell’ebreo israeliano Ilan Pappe, La pulizia etnica della Palestina. Occorrerebbe mandarne una copia a Banki Ki Moon, che forse non lo ha letto. E noi, con mezzi leciti, saremo contro Israele, almeno finché il nostro sistema giuridico lo consentirà. Non vi è bisogno di portare Israele sul banco degli imputati: vi ci si trova già dal 1948, dall’anno della Nakba, ed anzi ancor prima, dal 1882, quando i Biluim giunsero avendo nella testa quella “pulizia etnica” che sarà realizzata progressivamente dal 1917 in poi e che nel piano Dalet aveva già la sua premeditazione. Ma questo Pippo non lo vuole sapere, non gli conviene di saperlo. Quanto mai assurda e irritante la pretesa da parte di Israele di controllare “aiuti umanitari” che sono stati da sempre osteggiati in tutti i modi. Altrettanto assurda la pretesa di detenere l’uso legittimo delle armi e l’esercizio della violenza, precludendo alle vittime assediate la difesa legittima. Ma è il diritto internazionale che è stato sovvertito, ponendo in suo luogo l’arbitrio e la violenza più sfacciata e oscena. Non dimentichiamo il segreto di Pulcinella della nostra epoca: l’arsenale nucleare che Israele detiene in barba ad ogni principio di equità naturale.

4. Chi è una “macchietta”? – È veramente incredibile, al riparo di un facile contraddittorio, la recita di Luigi Compagna, parlamentare di provata fede sionista. Commentarlo è difficile non per l’argomentazione in sé, assurda e priva di fondamento storico e logico, ma per il tono civile da dover mantenere, anche quando si dissente profondamente con altri e non si può celare il proprio aperto dissenso. Il discorso del “nostro” parlamentare (= della nazione italiana, che lui dovrebbe rappresentare, e quindi anche chi ora scrive), infatti, suscita una profonda indignazione. Sembra invece di assistere alla riunione di una sottocommissione della Knesset: nulla che abbia a che fare con gli interessi del popolo italiano e della sua politica estera. Si verifica qui la stessa situazione che Mearheimer e Walt hanno descritto nel loro libro: La Israel lobby e la politica estera americana. Quel libro andrebbe riscritto, sostituendo la parola “americana” con “italiana”: è quanto noi abbiamo già fatto e continuiamo a fare sul web. Intanto, incomincia con il rappresentare come un titolo di merito del governo italiano, credo di Frattini, l’essere riuscito a far includere Hamas, governo legittimo di Gaza, nella lista nera delle organizzazione “terroristiche”. Sarebbe se mai qualcosa di cui, in quanto cittadini italiani, ci si dovrebbe vergognare. Neppure per un istante passa per la mente di questi personaggi l’arbitrarietà di una simile inclusione. La totale mancanza di obiettività e di senso di equità lascia quanto mai interdetti. Registro il link, ma non proseguo nel commento. Chiunque ne ha voglia ne può seguire la video registrazione ed ascoltare assurdità che abbiamo illustrate come tali in numerosi luoghi di questo blog. Si può riassumere tutte le nostre possibili critiche in una sola frase: totale mancanza di obiettività e sconcertante identificazione con uno stato che non ha nulla a che fare con Mazzini, ma se mai con la nozione di “Stato criminale” descritta, in altro contesto, da Karl Jaspers. Quanto poi al rapporto Goldstone ed alle sue presunte ritrattazioni rinviamo ad un documento che ha avuto e continua ad avere ampia circolazione in rete. Per la strage del Mavi Marmara, di cui ricorre l’annoversario, rinviamo a questo commovente video. Per le sciocchezze parlamentari sul soldatino Shalit basta ricordare le molte migliaia di prigionieri palestinesi che marciscono nelle carceri israeliani, per non parlare delle sofferenze indicibili che dal 1948 in poi vengono inferte a tutto un popolo, quello palestinese, privato della sua terra ed al quale viene negato il “diritto al ritorno”, riconoscendo invece agli “occupanti” invasori un chimerico diritto “biblico” alla casa e alla terra altrui. Difficile immaginare che dentro le mura del Parlamento italiano possano venir pronunciate simili enormità, ma lo si deve appunto... alla “Israel lobby”, che non rappresenta il popolo italiano.

4.1 Due pesi, due misure: il punto di vista “unico” del sionismo. – Uno spirito bello assai, di cui evitiamo di fare il nome, se ne usciva qualche tempo fa con un articolo su un primario quotidiano nazionale, menando scandalo per il fatto che nella Guida del Touring Club dedicata ad Israele, si leggeva all’incirca una frase del seguente tenore: il famoso Museo ivi esistente esprimeva “il punto di vista degli Ebrei” sulla faccenda dell’«Olocausto». Apriti cielo! L’espressione “punto di vista” provocava una reazione indignata, alla quale come in un coro, come in un gioco di squadra, si univano altri. Ciò che non si ammetteva era che potessero esistere “punti di vista” diversi da quelli degli Ebrei! Ognuno sa che in Fisica ed ancor più in Metafisica i punti di vista sono infiniti, ma per il Giornalista il punto di vista era e doveva essere uno solo: quello degli Ebrei (?) ad esclusione di ogni altro. L’assurdo non finisce qui. Il redattore della Guida rispose con un Comunicato stampa, in cui dopo gli ossequi di rito e le prescritte professioni di Fede osservava che lui non aveva fatto altro che tradurre in italiano il testo del depliant ufficiale del famoso Museo dal nome ebraico per me ostico da memorizzare, dove appunto di parlava di “punto di vista degli Ebrei” senza la pretesa di sovvertire le leggi della Fisica e dell’Ottica. Questa premessa ci serve per verificare che non si tratta di un caso isolato di un fanatico ancora più sionista del governo sionista di Israele. Infatti, verso la fine della video registrazione di cui già abbiamo detto al § 4, la signora...

5. La Israel lobby norvegese. – Appare su “L’Occidentale”, una testata sionista che fa capo alla lobby parlamentare di questa legislatura, l’intervista ad un lobbista norvegese, Hans Olav Syversen. Più che il testo in sé dell’articolo appare interessante un commento contro-tendenza che tuttavia trova ospitalità nel sito. Sarà interessante seguire il dibattito se vi sarà contraddittorio. Curioso il titolo: «La Norvegia deve dire no alla nuova Freedom Flotilla». Primo problema: chi è la Norvegia? La faccia che vediamo qui accanto o quei cittadini norvegesi che con grave e consapevole rischio della loro vita intendono salire sulle navi e rompere un assedio inumano contrario ad ogni idea di giustizia e libertà? Mah!

6. Chiamiamolo con il suo nome: sionista! – Siamo sicuri che che non si offenderà. Anzi, riterrà di aver ricevuto un complimento. In questo blog stiamo conducendo una rassegna stampa sulla “Freedom Flotilla II” e questo tema lo si trova in un mucchio di riferimenti, sui quali non ci soffermiamo riconoscendo i soliti triti luoghi comuni della propaganda, buoni forse per gli “amici”, che se la cantano e se la sentono fra di loro, e forse per incauti che si lasciano fuorviare dalla reiterazione che è propria del messaggio propagandistico, quello che a furia di ripeterlo fa vedere un elefante in una farfalla e viceversa. Ma ce ne vuole! Ricordo di un vigile urbano che di fronte alla tipica argomentazione diversiva, di cui qui abbiamo l’ennesima ripetizione, rispondeva: “io adesso vedo te”, a chi gli diceva che in molti avevano già commesso la stessa infrazione. Ma non occorre spendere molte parole per denunciare il deficit insanabile di legittimità che affligge il cosiddetto Stato di Israele, che si qualifica come «ebreo e democratico», dove è quanto problematico l’uno e l’altro termine. L’illegittimità si può compendiare in tre parole: Biluim, Balfour, Nakba. I Biluim erano le primissimi comunità sioniste di immigrazione: avevano già in mente l’espulsione dei selvaggi palestinesi, considerati alla stregua di Pellerossa, ai quali infliggere un eguale “destino”, per maggior gloria del Signore nostro che è nei Cieli! Con Balfour si gioca una bruttissima partita che è nei libri di storia, magari quelli meno noti. Ed infine la Nakba è l’aver fatto agli innocenti ancor di più e peggio di quello che tu dici sia stato fatto a te. Le chiacchiere stanno a zero e se si usa il termine “nazista” che denota una realtà che non esiste più e che ai più è totalmente ignota, invece il termine “sionista” è ancora oggi ben visibile e la sua ultima grande opera la si è vista con “Piombo Fuso”, no che dico con la “Mavi Marmara”, senza contare le opere quotidiane. Giudichi chi può e chi vuole quale dei due termini sia peggiore dell’altro. Un’aggiunta a margine: produce una sensazione indescrivibile sentir parlare di legalità una persona dalla bocca della quali un simile concetto ci sembra quanto mai inappropriato, lontano anni luce, ma ci asteniamo da una scivolosa polemica, forse da costui cercata. È probabile, anzi quasi certo, che gli israeliani fermeranno ancora una volta la Flotilla, di certo non avranno scupoli ad uccidere ancora una volta, scongiuriamo una simile tragica previsione, ma è anche vero che fermando il convoglio lo Stato di Israele avrà esso stesso sancito ancora una volta l’illegittimità della sua fondazione nel 1948, anzi nel 1917, ed il suo fondamento attuale, che di quella insanabile fondazione porta tutti i mali incurabili.

7. Se anche un prete… – Mi è capitato una volta di conoscere Mons. Capucci, già venerando di età. Ho dedicato alla sua figura un apposito post, prendendone le difese contro gli attacchi volgari e feroci che la propaganda sionista rivolge verso di lui. Non conosco bene la faccenda delle armi, di cui fu accusato, ma sembra che sia stato trovato con delle armi nel cofano delle sua mercedes. Le portava ai palestinesi. Non era lui ad usarle. Ho già ricordato che anche san Pietro impugnò una volta la spada per difendere Cristo. In un certo senso, mons. Capucci ha fatto la stessa cosa, se ammettiamo che oggi si debba vedere la figura del Cristo in ogni palestinese. Ma questo non va proprio giù agli addetti dell’Hasbara e non resta che sorridere, pur amaramente, per le invettive contro un ultra-ottuagenario, cosa del resto consueta negli ambienti sionisti. Quanto al discorso generale è ormai chiara la strategia delle parti. Israele usa i toni più accesi contro l’idea che altri abbiano qualsiasi genere di armi, anche i sigari fatti in casa, detti Kassam, pressoché innocui e di valore simbolico per far intendere il diritto alla legittima difesa e resistenza contro l’altrui illegittima invasione e violenza. In fondo, anche la morale e l’etica esprimono un rapporto di forze. Se la vittima riconoscesse al suo carnefice il diritto di usarle violenza, e questo diventasse un principio universalmente riconosciuto dalla cosiddette “comunità internazionale”, in pratica quattro compari uno peggiore dell’altro, noi avremmo un sovvertimento dei canoni etici e morali. Quando perciò vanno apprestando per mare i pacifisti della Flotilla e per terra i profughi che non esitano ad attraversare campi minati per ribadire il “diritto al ritorno” alle loro case e ai loro villaggi, è una grande battaglia del nostro tempo, alla quale ognuno può prendere parte, semplicemente esprimendo il suo giudizio morale: dicendo ciò che per lui è giusto e ciò che è invece ingiusto. Ciò che l’Hasbara vuol impedire con grande dispiego di me, asservendo come non mai carta stampata e mezzi televisivi, è proprio il pronunciamento di un Giudizio Morale da parte di un consesso dei popoli (non dei governi) finalmente informato sulla “verità” dei fatti.

8. Il sionismo militante di Pierluigi Battista. – Non sono nuove le sparate sioniste di questo giornalista del “Corriere di Sion”. Abbiamo anche letto il suo fragilissimo e tutto propagandistico libro, di cui ci riserviamo apposita stroncatura. Ci limitiamo qui a monitorare e registrare il suo ennesimo pezzo di propaganda, alla vigilia della partenza della Flotilla II, che di giorno in giorno aumenta il livello di scontro. È proprio di oggi, anzi di ieri, la notizia di 20 persone uccise da Israele sulle alture del Golan, e di numerosi ferito. Ma di questo Piggi non dice, non sa, non parla. Devo aver superato una certa soglia di indignazione: non mi sorprendo e non mi indigno più di fronte alle esternazioni di una stampa chiaramente organica agli interessi sionisti dello Stato di Israele, che si sente così forte da poter disporre della piazza del Duomo, per raccontarci la sua “fulgida” immagine, che noi staremmo a berci, se la nostra unica fonte di informazione fosse il cennato giornalista, ripeto giornalista, un mestiere sulla cui funzione sociale è bene riflettere. Sulla stessa linea la signora Fiammetta, le cui esternazioni non commentiamo più, tanto scontate e prevedibili sono, ma le monitoriamo, sperando di non sentirla strillare solo perché non plaudiamo alle sue enormità, tutte ad uso e consumo interno.

9. Una lettera al Presidente della Repubblica. – Aperta dagli “Ebrei contro l’Occupazione” viene mandata l‘ennesima Lettera al presidente della Repubblica che è notoriamente di forti sentimenti sionista e su cui io non farei molto affidamento. La Lettera è ripresa da un sito sionista che conduce da 10 anni la sua “guerra” mediatica di supporto a quell’esercito israeliano che in ultimo ha acquistato non poco visibilità grazie a “Piombo Fuso” ed alla “Mavi Marmara”. Nella “nota” di commento si dice che addirittura il governo turco avrebbe ritirato l’appoggio alla FF2. Lo sentiamo adesso per la prima volta e attendiamo conferme. Ma a parte ciò, non siamo certo usi al trionfalismo. Che il tentativo della FF2 sia un atto dei “deboli” contro i “forti” non ci riesce per nulla difficile da comprendere. I partecipanti alla FF2 non hanno certo missili e cannoni, non hanno certo l’arsenale atomico di cui dispone Israele. Ben lo sappiamo. Ma non è questo il punto. Rispetto all’intorpidimento delle coscienze alle quali ci ha spinto una stampa complice di un genocidio che dura perlomeno dal 1948 è già una grande vittoria ogni nuova consapevolezza che si aggiunge alla maturità di quanti ancora tengono il testimone di una battaglia per la civiltà, la giustizia, l’umanità. Non sono parole vuote prive di senso. In Gaza, nel Lager a cielo aperto che si vuol liberare, queste parole acquistano un significato terribilmente concreto. La Lettera in verità non produrrà nessun effetto. Ben lo sappiamo. Inoltre, rivela agli occhi degli esperti una problema tutto interno connesso ad un fronte estremamente variegato, le cui ambiguità devono essere sciolte. È merito di Gilad Atzmon l’aver posto il problema degli “antsionisti sionisti”, apparente ossimoro per indicare sono riluttanti a trarre le estreme conseguenze dalla impossibilità etica e politica del sionismo: non la formula due stati per due popoli, ma il riconoscimento pieno diritto al ritorno dei profughi, senza assurdi scambi di territori, o riserve indiane, o stati demilitarizzati a sovranità ultra-limitata.

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