sabato 20 febbraio 2016

Mia Replica alla Signora Dureghello, presidente della Comunità Ebraica

Avvertenza: Testo in tempo reale e in lentissima elaborazione: prego attendere il testo definitivo, sancito dalla scomparsa di questa Avvertenza.

Trovandomi costretto ad uscire dal riserbo su di una campagna di stampa martellante sul mio nome ed al tempo stesso esposto a gravi pericoli per ogni frase incauta o sgradita che possa sfuggirmi dalla penna, scelgo un metodo prudente e riflessivo per rispondere alla chiamata in causa che continuamente mi viene fatta. In questo secondo round per identica questione (il primo è stato nel 2009) non credo che sia stato un errore da parte mia non aver voluto concedere interviste o riprese televisive e radiofoniche, che poi venivano totalmente travisate e ribaltate. Nel 2009 avevo rilasciato alcune interviste che nelle mie intenzioni dovevano essere una “risposta” alle cose che su di me venivano dette e che io non accettavo, ritenendole ingiuste verso la mia persona e contrarie al mio pensiero. Non volendo far rinnovare il cattivo servizio che, ad es., il Corriere della Sera mi rese nel 2009, ho respinto senz’altro, con cortesia ma con fermezza,  qualsiasi richiesta di interviste, in particolare a un giornalista che diceva di essere del Corriere della Sera, lo stesso quotidiano che dà rilievo alla Signora Dureghello, neopresidente della Comunità ebraica. Ho già risposto in altro post all’intervista concessa da Roberta Lombardi, che rinnova ed eredita tutti i vecchi pregiudizi, conditi da crassa ignoranza. Al momento, riconosco come sola intervista da me concessa ed approvata quella di Alberto Di Majo, per Il Tempo. L’esperienza del 2009 mi ha fatto apprendere l’abituale disonestà di buona parte fra quanti esercitano la professione giornalistica. E non parlo in astratto, ma sulla concreta esperienza di come sono andate le cose venute a mia conoscenza

La mia interlocutrice
Il riferimento preciso e testuale è qui alle dichiarazioni della Signora Dureghello, che mi attacca dalle pagine del Corriere della Sera, un quotidiano a me nemico e a lei amico. Considero fortunata l’intervista casualmente concessa a un giornalista de Il Tempo, Alberto Di Majo, che rende solo in parte la ricchezza di una conversazione più ampia. Riconosco comunque come rispondente al vero la parte pubblicata. A riprova che non sono sempre e comunque prevenuto verso i giornalisti, considero una raro esempio di onestà e correttezza deontologica nel panorama desolante della stampa italiana il testo apparso su Il Tempo. All'intervista cartacea posso aggiungere, per compiutezza di informazione, il video-intervista realizzato da Giovanna Canzano, nel 416° anniversario della morte di Giordano Bruno, un martire del pensiero al quale mi sento accomunato. Non ritengo che nelle condizioni attuali ci sia la necessaria libertà per una piena replica, più approfondita a difesa delle mie posizioni, scendendo in ogni necessario dettaglio. Non replico ad espressioni irriguardose. È curioso come si prenda atto che sono stato assolto da ogni addebito, ma non se ne traggono le conseguenze e si continua come prima. Ribadisco che le mie posizioni, immutabili, riguardano non questioni storiografiche, ma il fondamentale diritto umano della libertà di pensiero e di espressione, che la Signora Lombardi avrebbe il compito di tutelare e la Signora Dureghello dovrebbe rispettare.

NB - Questo breve testo, dopo aver rinunciato ad una più ampia trattazione, è stato inviata alla pagina web del Corriere dove compare l’intervista nella quale vengo citato. Non visito ulteriormente la pagina del Corriere della Sera. Update: Sulla questione si è pronunciato il Tribunale Civile di Roma con una sentenza di 57 pagine, dove in particolare a pagina 47-48 è trattato il mio presunto “negazionismo” cui allude l’Eletta Signora e prima ancora il suo sempre Eletto Predecessore.

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