Avvertenza: Testo in tempo reale e in lentissima elaborazione: prego attendere il testo definitivo, sancito dalla scomparsa di questa Avvertenza.
Trovandomi costretto ad uscire dal riserbo su di una campagna di stampa martellante sul mio nome ed al tempo stesso esposto a gravi pericoli per ogni frase incauta o sgradita che possa sfuggirmi dalla penna, scelgo un metodo prudente e riflessivo per rispondere alla chiamata in causa che continuamente mi viene fatta. In questo secondo round per identica questione (il primo è stato nel 2009) non credo che sia stato un errore da parte mia non aver voluto concedere interviste o riprese televisive e radiofoniche, che poi venivano totalmente travisate e ribaltate. Nel 2009 avevo rilasciato alcune interviste che nelle mie intenzioni dovevano essere una “risposta” alle cose che su di me venivano dette e che io non accettavo, ritenendole ingiuste verso la mia persona e contrarie al mio pensiero. Non volendo far rinnovare il cattivo servizio che, ad es., il Corriere della Sera mi rese nel 2009, ho respinto senz’altro, con cortesia ma con fermezza, qualsiasi richiesta di interviste, in particolare a un giornalista che diceva di essere del Corriere della Sera, lo stesso quotidiano che dà rilievo alla Signora Dureghello, neopresidente della Comunità ebraica. Ho già risposto in altro post all’intervista concessa da Roberta Lombardi, che rinnova ed eredita tutti i vecchi pregiudizi, conditi da crassa ignoranza. Al momento, riconosco come sola intervista da me concessa ed approvata quella di Alberto Di Majo, per Il Tempo. L’esperienza del 2009 mi ha fatto apprendere l’abituale disonestà di buona parte fra quanti esercitano la professione giornalistica. E non parlo in astratto, ma sulla concreta esperienza di come sono andate le cose venute a mia conoscenza
Trovandomi costretto ad uscire dal riserbo su di una campagna di stampa martellante sul mio nome ed al tempo stesso esposto a gravi pericoli per ogni frase incauta o sgradita che possa sfuggirmi dalla penna, scelgo un metodo prudente e riflessivo per rispondere alla chiamata in causa che continuamente mi viene fatta. In questo secondo round per identica questione (il primo è stato nel 2009) non credo che sia stato un errore da parte mia non aver voluto concedere interviste o riprese televisive e radiofoniche, che poi venivano totalmente travisate e ribaltate. Nel 2009 avevo rilasciato alcune interviste che nelle mie intenzioni dovevano essere una “risposta” alle cose che su di me venivano dette e che io non accettavo, ritenendole ingiuste verso la mia persona e contrarie al mio pensiero. Non volendo far rinnovare il cattivo servizio che, ad es., il Corriere della Sera mi rese nel 2009, ho respinto senz’altro, con cortesia ma con fermezza, qualsiasi richiesta di interviste, in particolare a un giornalista che diceva di essere del Corriere della Sera, lo stesso quotidiano che dà rilievo alla Signora Dureghello, neopresidente della Comunità ebraica. Ho già risposto in altro post all’intervista concessa da Roberta Lombardi, che rinnova ed eredita tutti i vecchi pregiudizi, conditi da crassa ignoranza. Al momento, riconosco come sola intervista da me concessa ed approvata quella di Alberto Di Majo, per Il Tempo. L’esperienza del 2009 mi ha fatto apprendere l’abituale disonestà di buona parte fra quanti esercitano la professione giornalistica. E non parlo in astratto, ma sulla concreta esperienza di come sono andate le cose venute a mia conoscenza
La mia interlocutrice |
NB - Questo breve testo, dopo aver rinunciato ad una più ampia trattazione, è stato inviata alla pagina web del Corriere dove compare l’intervista nella quale vengo citato. Non visito ulteriormente la pagina del Corriere della Sera. Update: Sulla questione si è pronunciato il Tribunale Civile di Roma con una sentenza di 57 pagine, dove in particolare a pagina 47-48 è trattato il mio presunto “negazionismo” cui allude l’Eletta Signora e prima ancora il suo sempre Eletto Predecessore.
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