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A chi si imbatte in quella cosa straordinaria e formidabile aggregazione politica che va sotto il nome «Movimento Cinque Stelle» capita poi, anzi deve farlo, di dover prendere conoscenza dei suoi atti statutari e regolamentativi di adesione a un agglomerato per il quale esiste una sola norma certa, non arbitraria ma addirittura scritta nella costituzione al suo art. 49: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per
concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale [cfr. artt. 18, 98 c. 3, XII c. 1].». Ci si ritrova abitualmente con frasi che iniziano con il “non”: non statuto, non partito, non associazione e tutto quanto possa essere introdotto con il nome che dà appunto corpo a una Negazione: dalla negazione trae tutta la forza che lo ha visto crescere fino a diventare di fatto il primo partito all'insegna del “nessuna alleanza” e dunque rifiuto del consociativismo, ma paradossalmente costringendo in Duellanti PD e PDmenoElle ad associarsi dando vita a un ibrido del tutto inedito in tutta la storia d'Italia dal 1861 in poi. Il Movimento Cinque Stelle è la Negazione di ogni cosa che esiste. Ci si vuol contrapporre a un intero sistema per poi occuparne i luoghi che non vengono “aperti” ai cittadini, ma anzi vengono di fatto preclusi, giacché non basta cambiare in nome di «Onorevole Deputato o Senatore» in «Portavoce» per mutare la natura dell'istituto della «rappresentanza politica» che teoricamente è l'antitesi della «democrazia diretta» alla cui forma politica i «Portavoce» dicono di volersi ispirare e attenere. Per chi sta dentro le cose o abbastanza vicino da vedere o che addirittura le subisce sulla propria persona sa che la realtà è diversa. Purtroppo, ancora i più hanno il cervello che funziona per slogans ed in un paese dove pensare è un “crimine” non hanno ancora imparare a pensare criticamente e liberamente: pensare è il primo atto rivoluzionario. Se anziché mettere al primo punto del Programma 5S il «reddito di cittadinanza» fosse stato messo il diritto alla libertà di pensiero, o meglio la sua concreta realizzazione, giacché è scritto all’art. 21 della costituzione del 1948, non si sarebbe potuto obiettare che come per ogni legge occorre trovare la copertura finanziaria. Per poter pensare ed essere liberi di farlo non occorre nessuna copertura finanziaria, o forse sì, ma in un senso tutto diverso da quello del dettato costituzionale.
Poiché è esaurito il mio budget quotidiano di caratteri nel MU «Riorganizzazione del Movimento 5s» proseguo la discussione in questo mio blog ribadisco a chiare, solenni e forti lettere che non ho nessuna intenzione di darmi al fuoriuscitismo o all'aventinismo al al vittimismo del frustato e cacciato, ma al contrario dentro il Movimento intendo esserci, a pieno diritto, come e più di prima. Non certo come Ignazio Marino voleva continuare ad essere Sindaco di Roma, dopo essere stato tutto sommato eletto dai cittadini e infine cacciato dai suoi Consiglieri con procedura previste dalla legge. Io qui non intendo fare niente altro che dare senso e contenuto al chiaro dettato dell'art. 49 della costituzione, che riconosce un diritto al cittadino, la cui adesione a un qualsiasi partito non è la graziosa concessione di un qualsiasi Staff, anonimo e di assai dubbia legittimità. L’intenzione è quella di salvare il Movimento restituendolo ai cittadini. Quindi, respingo al mittente qualsiasi aggressione psicologica. Se i “valutatori” e “vagliatori” di Liste del «Direttorio” avessero ben letto e compreso ciò che doveva essere contenuto nei 2000 caratteri del mio “curriculum”, il senso era chiaro e trasparente nonché tutte le conseguenze in esso racchiuse: per me il Movimento Cinque Stelle nasce non quando è stato depositato il suo marchio di fabbrica presso un Notaio genovese, o quando sono stati redatti i suoi presunti testi evangelici, ma quando alle elezioni regionali siciliane (per me Parma è solo una rondine che non fa primavera) una nuova forza politica (dal nome infelice: Cinque Stelle) si proietta già come prima forza politica a livello nazionale. Chi appena sa un poco di Carl Schmitt, comprende subito di cosa si parla, senza perdere altro tempo con atti fondativi presso notai, marchi di fabbrica (come la Coca Cola), non-statuti, non-partiti, e scemenze simili su cui non è il caso di perdere troppo tempo.
Si tratta di una legittimità costituente che emana direttamente da un “popolo” che per un attimo sembra essersi risvegliato da un lungo torpore. È di questo “risveglio” che io mi do pensiero, cercando di farlo capire a tanta brava gente che rischia di essere truffata. Sento da più parti una stessa metafora che a causa della sua tragicità a me non piace proprio fare, ma che proprio per il fatto di venire da più parti non collegate manifesta una sua oggettività: il buon Beppe dopo essersi messo alla guida di una macchina dove ha imbarcato un bel po’ di gente, improvvisamente ne salta fuori, lasciando nei guai quanti gli avevano dato fiducia. Comprendo più di ogni altro le tragedie umane altrui e la metafora è quanto mai rispettosa della vicenda privata. Ma è troppo forte ed espressiva l'analogia per richiamare Beppe Grillo alle sue responsabilità o a lasciare il Movimento libero di potersi sviluppare come autentica forza di popolo, con forza di potere costituente, o in alternativa non restare prigioniero di uno Staff massonico della Casaloggia e Associati che pensano di poter gestire il popolo italiano come il marchio della Coca Cola. E non ci si lasci ingannare dai miei toni: sono quelli insegnati da Grillo Stesso, per essere efficaci, ma sono molto più edulcorati rispetto a quelli abitualmente usati dal Maestro, che stiamo tutti tentando di recuperare: “Beppe, non ci lasciare!”
Poiché è esaurito il mio budget quotidiano di caratteri nel MU «Riorganizzazione del Movimento 5s» proseguo la discussione in questo mio blog ribadisco a chiare, solenni e forti lettere che non ho nessuna intenzione di darmi al fuoriuscitismo o all'aventinismo al al vittimismo del frustato e cacciato, ma al contrario dentro il Movimento intendo esserci, a pieno diritto, come e più di prima. Non certo come Ignazio Marino voleva continuare ad essere Sindaco di Roma, dopo essere stato tutto sommato eletto dai cittadini e infine cacciato dai suoi Consiglieri con procedura previste dalla legge. Io qui non intendo fare niente altro che dare senso e contenuto al chiaro dettato dell'art. 49 della costituzione, che riconosce un diritto al cittadino, la cui adesione a un qualsiasi partito non è la graziosa concessione di un qualsiasi Staff, anonimo e di assai dubbia legittimità. L’intenzione è quella di salvare il Movimento restituendolo ai cittadini. Quindi, respingo al mittente qualsiasi aggressione psicologica. Se i “valutatori” e “vagliatori” di Liste del «Direttorio” avessero ben letto e compreso ciò che doveva essere contenuto nei 2000 caratteri del mio “curriculum”, il senso era chiaro e trasparente nonché tutte le conseguenze in esso racchiuse: per me il Movimento Cinque Stelle nasce non quando è stato depositato il suo marchio di fabbrica presso un Notaio genovese, o quando sono stati redatti i suoi presunti testi evangelici, ma quando alle elezioni regionali siciliane (per me Parma è solo una rondine che non fa primavera) una nuova forza politica (dal nome infelice: Cinque Stelle) si proietta già come prima forza politica a livello nazionale. Chi appena sa un poco di Carl Schmitt, comprende subito di cosa si parla, senza perdere altro tempo con atti fondativi presso notai, marchi di fabbrica (come la Coca Cola), non-statuti, non-partiti, e scemenze simili su cui non è il caso di perdere troppo tempo.
Fonte iconografica. |
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