In attesa di un completamento, aggiornamento, rielaborazione del nostro blog di Geopolitica collochiamo qui una osservazione occasionale sugli incontri fra Netanayu e Putin che le agenzie riferiscono e che qualche commentatore sionista illustra, forse per rassicurare la sua gente. Tutto nasce da un crescente sostegno russo alla Siria da oltre quattro anni sotto attacco, complice e/o ispiratore in primis lo stesso «Stato ebraico di Israele», che della Siria continua ad occupare le alture del Golan, territori che vorrebbe annettere e inglobare come ha sempre fatto con altri. La regola della politica, massimamente quella fatta dagli Stati - ce lo insegna Machiavelli - non è la giustizia, la pietà, la benevolenza, ma l’utile, la convenienza, il tornaconto, i rapporti di forza sul campo e non esiste fedeltà ai patti sottoscritti se questa non ritorna utile e conveniente, fatta eccezione per il trattato di amicizia italo-libico, subito violato dall’Italia per «cupidigia di servilismo» verso l’Impero Us-rael, una violazione a tutto nostro svantaggio, come dimostra l’invasione dei “migranti” in atto, di cui i media continuano a silenziare le cause e le resposabilità...
Non occorre essere dei grandi analisti per capire che la Russia, soprattutto oggi, sarebbe un boccone troppo grosso per Israele, sempre pronto ad azzannare o a colpire dove è possibile e dove è certa l’impunità. Ma anche la Russia non avrebbe nessun interesse a condurre un attacco diretto contro Israele e rischiare in questo modo, inutilmente, un confronto con gli USA e con tutti gli Stati dove la Israel lobby riesce a condizionare i governi. Assolutamente inutile. E dunque assicurazioni reciproche. Cosa può promettere Israele? Che non attaccherà i soldati russi in Siria? Che lascerà in pace Assad, l’Iran e tutti gli alleati della Russia in Medio Oriente, presenti e futuri? Che non ripeterà intromissioni come quelle che pare vi siano state in Georgia, quando allora, supponendo una permanente condizione di debolezza della Russia, quel minuscolo Stato, spalleggiato da Usrael, aveva tentato il colpaccio... Sappiamo come è andata finita. E la cosa è ormai “archiviata”. Che non spingerà contro la Russia il suo mastino tenuto finora al guinzaglio, ossia gli USA? Mah! Non pretendo di sapere quel che sembra sappiano gli analisti di mestiere, che sanno più cose dei diretti interessati. Noi sappiamo di non sapere niente ed aspettiamo che i fatti accadano per poi tentare di comprenderli. Oggetto di questa breve nota è il vocabolario usato nell’incontro Netanayu-Putin, Quali parole ha usato Putin per rassicurare il suo ospite, cioè Netanayu recatosi in Mosca? È ridicola la “prima preoccupazione” di Netanayu «che le armi sofisticate russe non arrivino nelle mani degli Hezbollah». Israele vuole l’assicurazione di poter bombardare sempre avversari inermi, o con armamenti inferiori. Gaza docet...
Che non farà nulla contro Israele perché è abitato da ex-russi! Se la memoria non ci inganna, ai tempi di Gorbaciov, vi fu uno scambio commerciale fra USA e URSS, dove la posta in gioco era il permesso di partenza di un milione di ebrei russi che volevano andarsene in Israele. Il permesso fu accordato. Lo scambio effettuato. Il problema è che fu a spese di un terzo, cioè i palestinesi arabi e il mondo arabo musulmano in generale. Non è una novità. Da oltre un secolo il cadavere dell’Impero ottomano era oggetto di spartizione delle potenze coloniali di allora e di oggi, sempre a spese di chi alloa come oggi, è “oggetto” non “soggetto” del diritto, non avendo la forza per difendersi e far valere il proprio “diritto”, giacché il “diritto” senza la forza per sostenerlo è mero flatus vocis. Ma qui apriremmo una lunga digressione che smentirebbe i nostri propositi di brevità.
Ed andiamo dunque a concludere. L’uscita di Putin sui cittadini “russi” che hanno abbandonato la madre Russia, optando per Israele, ripropone quei problemi di “identità ebraica” per i quali ci affidiamo a Gilad Atzmon come massimo esperto. Ma restano poi aperti altri problemi: quale sarà l’atteggiamento di Putin sul “diritto al ritorno” dei Palestinesi che furono scacciati (anche dagli immigrati russi già presenti) nel 1948 e anni successivi fino ad oggi? Lasci andare tuoi cittadini “russi” ad occupare una terra non loro e non consenti a chi è stato letteralmente scacciato dalla sua casa di poterci ritornare? È quanto mai pertinente ed appropriato raccontare qui un aneddoto... reale, a me stesso capitato... E mi dispiace di non averlo allora registrato in forma documentale... Conversavo con una signora, italiana..., di religione ebraica, ma non sionista... Mi raccontava di essere andata in visita turistica in Israele... Suppongo che il suo essere “ebrea” le procurasse tutti i lasciapassare ed evitasse tutti i fastidi e i controlli cui sono invece soggetti i goym... Ebbene, raccontava della sua conversazione con un “ebreo russo”, probabilmente quelli ceduti da Gorbaciov... E raccontava del modo in cui il “russo” maltrattava o parlava con disprezzo dei palestinesi... La libera risposta della “turista” fu: tu qui ci sei venuto; quello lì, il palestinese ci è nato qui, e prima di lui ci nacque suo padre, e prima ancora suo nonno...
Gli stessi ragionamenti deve averli Gilad Atzmon, un “sabra”, un (ex-)ebreo che in Israele ci è nato, con nonno addirittura “terrorista” dell’Irgun, ma che poi giunto ad età matura, se ne andò da Israele / Palestina, ritenendo che quella fosse terra palestinese ingiustamente sottratta...
Insomma, la diplomazia e le utilità del momento sono una cosa, la realtà dei fatti e i bisogni degli uomini un’altra... È ben vero che la storia riserva a volte delle sorprese. Si riflette poco sul fatto che per contingenze del momento lo Stato di Israele poté sorgere per un beneplacito di Stalin, che aveva suoi calcoli... Abbiamo visto come il sionismo dopo aver cavalcato l’Impero britannico per ottenere quel “focolare” da cui poi è venuto il grande incendio che arde ancora oggi, come ebbe a dire un papa preconciliare, sia passato a cavalcare il gigante USA. Sarebbe adesso la volta della Russia a far da mosca cocchiera agli interessi sionisti? Farebbe il doppio gioco fra irriducibili avversari antagonisti? Tutto può essere, ma è ancora presto per dirlo... Aspettiamo a vedere come si metteranno le cose. Quella fra arabi (oltre 300 milioni senza contare oltre un miliardo di musulmani, direttamente attaccati nel loro credo religioso) e... “israeliani” è una partita tutta da giocare fra di loro, quando verrà il tempo... Ma a lungo termine è anche una partita fra Israele e il resto del mondo, i cui governi siano stati condizionati da lobbies interne e da indebite ingerenze nella libera determinazione della propria politica estera... Il caso dell’Islanda è forse un primo segnale.
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