mercoledì 23 settembre 2015

La gran cagnara sulle "riforme"

Ai miei Cinque Lettori, ormai una piccola famiglia, non voglio far mancare, possibilmente, le due parole quotidiane che poi finiscono per diventare ventidue. Dico subito che come cittadino italiano, ad una sola fedeltà e con un solo passaporto, a una Boschi non riconosco nessuna legittimità a fare riforme costituzionali o no di nessun genere. Se i padri costituenti del 1947, che operarono dal 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948, ed erano pesantemente condizionati dalla disfatta bellica e dagli accordi che i vincitori presero a Yalta, avevano una loro dignità e legittimità, la masnada di ragazzotti riunita intorno a Matteo Renzi per quello che mi riguarda non ne ha nessuna. Qualunque cosa riescano a favore con basse manovre di palazzo, sarà la prima cosa che dovrà essere smantellata appena, quando e se l’Italia avrà un governo degno di questo nome. Mentre scrivo giunge la notizia che i valutatori esterni della nostra economia avrebbero dato un giudizio parzialmente positivo dell’andazzo del momento, del procedere delle cosiddette “riforme”. Anche qui si tratta di intendersi. occorrerebbe liberarsi dal pregiudizio che l’economia sia una sorta di fisica, di scienza esatta e neutrale, sulla quale non si può che essere tutti concordi. In realtà, si tratta di modelli di “crescita”, di strutture, che guardano da una parte piuttosto che dall’altra. La crescita potrebbe consistere nell’ulteriore arricchimento di una sola persona che da quattro camerieri che aveva passa ad assumerne otto, o perfino ottanta: è aumentata l’occupazione! E naturalmente gli otto nuovi camerieri andranno a spendere quel che hanno aumentando la ricchezza di chi produce loro le scarpe o le livree, producendo nuovi ricchi che poi assumeranno i poveri... Insomma, queste “riforme” non servono per la gente, ma per il sistema, per consentire ai ricchi di passare da quattro a otto camerieri. Mi scuso per la drastica semplificazione, ma penso che le cose stiano così... La riforma elettorale? Presto detto! La cosiddetta governabilità che serve per fare più rapidamente le riforme di cui sopra, ha per scopo quel bipartitismo che già conosciamo dal mondo anglosassone e che viene spacciato per la quintessenza della democrazia e che relega il 70 per cento, forse anche il 99 per cento, dei cittadini non tanto a non contare nulla - cosa che già è - ma soprattutto a impedire che possano darsi una qualsiasi forma di organizzazione che possa contrastare lo strapotere, davvero totalitario, dei due partiti del ballottaggio, l’uno la copia speculare dell’altro. Saluti.


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