La questione da me sposta pochi giorni fa, l’11 luglio, viene oggi, 15 luglio, riproposta in un talk
show mattutino. Si ribadisce la tesi enunciata: gli immigrati sono utili
e necessari per il pagamento delle nostre pensioni. In fatto di computo pensionistico sono tecnicamente
analfabeta, ma posso capire solo quello che mi riesce di capire, non
quello che si pretende aforzaq io capisca. Ed inoltre ogni cittadino ha il pieno diritto al suo giudizio politico, che vale per il presente e per il passato. La faccia dei politici è tale per cui se vi è da attribuirsi dei meriti, questi sono sempre propri. Se ci sono invece dei demeriti, delle colpe, degli errori, questi sono sempre degli altri o di chi ha preceduto nella stessa poltrona. Il giudizio politico su tutta la classe politica dal 1945 in poi è globalmente negativo, fatte poi le dovute distinzioni e gradazioni. Il regime precedente, il fascismo, aveva creato tanti istituti rimasti poi nel successivo regime, istituti condotti al dissesto. Si era voluto il “bicameralismo perfetto” per essere certi che non potesse esservi nessun ritorno al fascismo. Il guaio è che oggi l’attuale governo vuole ritornare ad un sistema bicamerale che forse è peggiore di quello esistente sotto il fascismo... mah! Sono tante le assurdità che ci tocca subire che è difficile stare dietro ad ognuna di esse.
Ma veniamo agli argomenti e relativa confutazione dei talkshowisti. Se il problema è far lavorare la gente, perché pagando contributi la stessa gente possa ridare olio all’ingranaggio, allora esistono in Italia tanti disoccupati italiani, esodati inclusi, che sarebbero ben disposti a lavorare, e quindi a pagare contributi previdenziali. Il guaio è che i disoccupati ci restano, restano a noi, e sono italiani, gli occupati li dovremmo far venire con i barconi... Quanto poi ai contributi versati da un aiutante fruttivendolo nella bancarella alla piazza del paese o del quartiere, ammesso che vengano subito dirottati per il pagamento attuale di una qualsiasi pensione, dubito che il contributo di un aiutante fruttivendolo possa pagare la pensione di un dirigente scolastico o di un professore universitario ordinario... Resta poi il fatto che se l’aiuto fruttivendolo per tutta la vita (40 anni di contributi) continuerà a versare contributi proporzionati al lavoro per il quale è pagato, da aiuto fruttivendolo, un lavoro che farà per tutta la vita, prenderà la stessa pensione che oggi percepisce un professore ordinario. Non so far bene di conti, ma ho il sospetto che si voglia imbrogliare la gente quando si dice: a) che gli immigrati pagheranno le nostre pensioni, non importa di quale entità; b) non viene spiegato perché i disoccupati italiani non possano o non vogliono fare i lavori che invece fanno gli immigrati; c) perché un immigrato accetti di fare un lavoro che il cittadino italiano giudicherebbe di non voler fare; d) non si dà una spiegazione del perché in Italia non si facciano o non si vogliono più fare dei figli, i quali crescendo avranno la certezza di un lavoro con il quale oltre a sostenere il proprio mantenimento, possono alimentare la cassa pensionistica; e) se è legittimo il dubbio che si vogliano reintrodurre forme di schiavitù grazie ai “migranti” o se si vogliono costringere gli italiani ad accettare forme di schiavitù che si ritenevano da secoli superate.
Quanto poi al calo di natalità, il discorso è ancora più semplice: si dia lavoro ai disoccupati italiani, e nella busta paga si aumentino ai costi reali gli assegni familiari per ogni componente a carico. Quando ero studente di diritto del lavoro, ricordo come il docente che avevo allora, parlando degli “assegni familiari” disse che ben sapeva che erano risibili, ma avvertiva come fosse importante il principio, e cioè che chi lavorava doveva essere in grado di poter mantenere anche la sua “prole”... Il Sistema è evoluto nel senso che al proletario viene ora tolta alche la “prole”, cioè la possibilità di aver figli, a meno che non si tratti non di far figli, ma conigli... Pare che sia la condizione familiare dei "migranti”... Ma non ha detto persino papa Bergoglio che non si devono far “conigli”?
La facile obiezione è che il “mercato non lo consente”. Ma la pronta replica è: dunque, bisogna cambiare il sistema. Lo ha detto anche il Papa: l’uomo non deve esistere per servire il Capitale, ma è il Capitale che deve servire a far vivere l’uomo, dicesi vivere come uomini, non sopravvivere come animali da soma. I politici al servizio del mercato non pensano agli uomini, ma alle “bestie’ da soma, offerte al Capitale e alla Finanza.
Ma veniamo agli argomenti e relativa confutazione dei talkshowisti. Se il problema è far lavorare la gente, perché pagando contributi la stessa gente possa ridare olio all’ingranaggio, allora esistono in Italia tanti disoccupati italiani, esodati inclusi, che sarebbero ben disposti a lavorare, e quindi a pagare contributi previdenziali. Il guaio è che i disoccupati ci restano, restano a noi, e sono italiani, gli occupati li dovremmo far venire con i barconi... Quanto poi ai contributi versati da un aiutante fruttivendolo nella bancarella alla piazza del paese o del quartiere, ammesso che vengano subito dirottati per il pagamento attuale di una qualsiasi pensione, dubito che il contributo di un aiutante fruttivendolo possa pagare la pensione di un dirigente scolastico o di un professore universitario ordinario... Resta poi il fatto che se l’aiuto fruttivendolo per tutta la vita (40 anni di contributi) continuerà a versare contributi proporzionati al lavoro per il quale è pagato, da aiuto fruttivendolo, un lavoro che farà per tutta la vita, prenderà la stessa pensione che oggi percepisce un professore ordinario. Non so far bene di conti, ma ho il sospetto che si voglia imbrogliare la gente quando si dice: a) che gli immigrati pagheranno le nostre pensioni, non importa di quale entità; b) non viene spiegato perché i disoccupati italiani non possano o non vogliono fare i lavori che invece fanno gli immigrati; c) perché un immigrato accetti di fare un lavoro che il cittadino italiano giudicherebbe di non voler fare; d) non si dà una spiegazione del perché in Italia non si facciano o non si vogliono più fare dei figli, i quali crescendo avranno la certezza di un lavoro con il quale oltre a sostenere il proprio mantenimento, possono alimentare la cassa pensionistica; e) se è legittimo il dubbio che si vogliano reintrodurre forme di schiavitù grazie ai “migranti” o se si vogliono costringere gli italiani ad accettare forme di schiavitù che si ritenevano da secoli superate.
Quanto poi al calo di natalità, il discorso è ancora più semplice: si dia lavoro ai disoccupati italiani, e nella busta paga si aumentino ai costi reali gli assegni familiari per ogni componente a carico. Quando ero studente di diritto del lavoro, ricordo come il docente che avevo allora, parlando degli “assegni familiari” disse che ben sapeva che erano risibili, ma avvertiva come fosse importante il principio, e cioè che chi lavorava doveva essere in grado di poter mantenere anche la sua “prole”... Il Sistema è evoluto nel senso che al proletario viene ora tolta alche la “prole”, cioè la possibilità di aver figli, a meno che non si tratti non di far figli, ma conigli... Pare che sia la condizione familiare dei "migranti”... Ma non ha detto persino papa Bergoglio che non si devono far “conigli”?
La facile obiezione è che il “mercato non lo consente”. Ma la pronta replica è: dunque, bisogna cambiare il sistema. Lo ha detto anche il Papa: l’uomo non deve esistere per servire il Capitale, ma è il Capitale che deve servire a far vivere l’uomo, dicesi vivere come uomini, non sopravvivere come animali da soma. I politici al servizio del mercato non pensano agli uomini, ma alle “bestie’ da soma, offerte al Capitale e alla Finanza.
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