L’espressione «camorrismo giornalistico» è venuta alla ribalta perché pronunciata dal discusso governatore della Campania Vincenzo De Luca, politico discusso quanto si vuole. Dico subito che per me non si tratta qui di prendere posizione a favore o contro il politico in questione. Se mai si dovrebbe entrare in delicate questioni di diritto costituzionale, cosa che non vuole essere ora oggetto di queste breve riflessioni che quotidianamente scrivo per i miei Cinque Lettori. Appena è rimbalzata a me la notizia, altre sono state le mei considerazioni, anche suffragate da esperienze personali. Nello spezzone che ho visto, De Luca si è lamentato di una serie di tagli che erano stati fatti a ciò che lui in un’intervista aveva in effetti detto. Con quei tagli il senso di ciò che diceva diventava un altro... Ebbene, nel piccolo, la stessa identica cosa succedeva a me: mi tagliavano e mi facevano dire o facevano intendere cosa del tutto diversa da quella che pensavo. Ho poi potuto verificare il travisamento nella ripresa che ne facevano altri media...
La Rai ha lasciato controdichiarazioni alle accuse di “camorrismo giornalistico”. Avendo avuto la mia piccola esperienza diretta, mi fanno sorridere le auto-qualificazioni di «rigoroso lavoro giornalistico». Un simile lavoro è “rigoroso” (e corretto, onesto, ecc.) perché lo dice la RAI stessa (e la corporazione solidale di cui non faccio nomi) o perché lo dice l’intervistato di cui è stato tradito il pensiero ed infine l’utente finale che spesso non puà sentire le due campane, ma una soltanto?
Io sono del parere che sia appropriata, indovinata l’espressione «camorrismo giornalistico» e che il fenomeno così indicato sia ampio e diffuso, autentica cancrena di una democrazia malata. Non è una buona attitudine dell’anima quella di gioire quando si assiste a una sorta di giusta punizione, quasi divina, a quelli che in un qualche modo ci hanno fatto del male. Oppongo ogni resistenza dell’animo mio a cadere in simili cattive tentazioni. Il fatto però mi consente di intervenire per denunciare mali che esistono a prescindere dalle persone che di volta in volta ne sono vittime.
Se mi riesce vorrei far giungere a Vincenzo De Luca questa mia riflessione, non per schierarmi politicamente dalla sua parte, ed attirarmi l’ostilità dei suoi nemici, ma per dirgli che lo capisco e che la stessa cosa (tagli e manipolazioni) e successa anche a me. Io però non sono riuscito a levare alta la voce come invece a lui è stato possibile. Se vuole sapere di più, non ha che da chiedere...
Io sono del parere che sia appropriata, indovinata l’espressione «camorrismo giornalistico» e che il fenomeno così indicato sia ampio e diffuso, autentica cancrena di una democrazia malata. Non è una buona attitudine dell’anima quella di gioire quando si assiste a una sorta di giusta punizione, quasi divina, a quelli che in un qualche modo ci hanno fatto del male. Oppongo ogni resistenza dell’animo mio a cadere in simili cattive tentazioni. Il fatto però mi consente di intervenire per denunciare mali che esistono a prescindere dalle persone che di volta in volta ne sono vittime.
Se mi riesce vorrei far giungere a Vincenzo De Luca questa mia riflessione, non per schierarmi politicamente dalla sua parte, ed attirarmi l’ostilità dei suoi nemici, ma per dirgli che lo capisco e che la stessa cosa (tagli e manipolazioni) e successa anche a me. Io però non sono riuscito a levare alta la voce come invece a lui è stato possibile. Se vuole sapere di più, non ha che da chiedere...
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