domenica 31 maggio 2009

Israel Lobby: 60. Alan Dershowitz e “Informazione Corretta"

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Pensavo di aver già redatto una scheda su Alan Dershowitz nel contesto del “Monitoraggio” di «Informazione Corretta», la testata dello squadrismo sionista operante in Italia. L’occasione giunge però quanto mai propizia per documentare l’esistenza di una rete di connessione internazionale della Israel Lobby. Lo si sapeva già e si tratta solo di individuarne la ragnatela. È quanto in Francia ha fatto recentemente Blanrue, il cui libro di 200 pagine è bloccato dal suo distributore che si rifiuta di far arrivare il libro ai lettori che sono interessati a leggerlo e vogliono acquistarlo. Sembra si possano leggere solo i libri del “coraggioso” (Maramaldo era coraggioso?) avvocato della Israel Lobby Alan Dershowitz, recentemente sbarcato in Italia ed in tournée nei ghetti intellettuali e politici italiani. La logica ed il modo di operare delle lobbies non è la sfera della pubblicità, ma la segretezza delle potenti relazioni e la capacità di condizionare gli uomini che incarnano i poteri forti. Per fare un solo esempio, trovo interessante la storia genetica e filologica della famosa dichiarazione di Napolitano sulla equivalenza fra “antisemitismo” ed “antisionismo”. Fa pensare ad un’operazione analoga della Israel Lobby dentro il Concilio Vaticano II ed ora è da temere che si punti direttamente a condizionare l’elezione del prossimo papa, se hanno un senso le dichiarazioni pubbliche del nostro “coraggioso” Dershowitz a proposito del cardinale Rodriguez. Ma non anticipiamo tanti temi che devono essere sgocciolati ad uno uno in due distinte serie di post, fra loro autonomi: a) la prima serie connessa alla recentissima tournée dell’Amerikano in occasione del suo “Processo ai nemici di Israele”; b) la seconda serie dedicata alla copertura mediatica raccolta nella sionistica «Informazione Corretta».

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Sommario: 1. Ma quanto coraggio! – 2. La battaglia contro l’insegnamento altrui e a sostegno del proprio. – 3. Il liberale torturatore. – 4. «Sostegno forte al sionismo»: è un merito o un demerito?. – 5. Chi è il diffamatore? Io non ho dubbi. – 6. Il sionismo non inquini le nostre istituzioni. – 7. Se Dershowitz sta dietro ad Obama… – 8. Il megafono Meotti. –

1. Ma quanto coraggio! – Gli anonimi commentatori di IC, sempre meno credibili nelle loro abituali enormità, offrono la patente di “coraggioso” all’avvocato americano – dicono pure professore... – Dershowitz. Non si capisce quale “coraggio” si debba avere quando si dispone dietro le spalle di tutta la potenza finanziaria e mediatica della Israel Lobbu, che significa una ragnatela di sigle, alcune note, molte ignote. Tra ne note basta citare l’AIPAC, il B’naï B’rith, l’ADL, per non parlare dell’esercito israliano dotato dei più sofisticati armamenti, fra cui la bomba atomica, i cui inizi però si trovano in Francia, non negli Usa. Se le parole e il linguaggio hanno un senso, qui diventa arduo capire dove stia il coraggio. Ma probabilmente non vi è nulla da capire se non da constatare ancora una volta il fatto che i sedicenti «Corretti Informatori» usano le parole ed il linguaggio in modo totalmente sconnesso e sganciato da ogni senso prettamente linguistico oltre che etico. Per i cattolici esistono indicazioni al riguardo con “sia il vostro dire: si si no no” in evidente contrasto con la morale farisaica che dopo duemila anni possiamo constatare non solo essere rimasta sempre la stessa, ma avere infettato anche la gerarchia ecclesiatica.

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2. La battaglia contro l’insegnamento altrui ed a sostegno del proprio. – Andando al link si accede ad un infame articolo apparso sul “Foglio” dell‘«ateo devoto» Ferrara, molto interessato ai “retti” sentieri autorevolmente segnatali alla Curia romana, si trova un vecchio articolo del 27 aprile 2007, quando in pratica su mobilitazione della Israel lobby fu tolta a Norman G. Finkelstein una cattedra alla quale certamente non aveva minor titolo dello stesso Dershowitz. Io qui non voglio ora ritornare su un vecchio fatto di cronaca, sul quale chi vuole può facilemente documentarsi azionando i motori di ricerca. Qui voglio ricordare un grande filosofo e romanista spagnolo che mi onorava della sua amicizia. Parlo di Alvaro d’Ors che conobbi a Pontevedra e con il quale ho avuto un’ampia corrispondenza su temi vari. Ricordo una volta una sua osservazione proprio in materia di insegnamento e propriamente sul rapporto docente / discente, fra il Professore ed i suoi Studenti. Osservava filosoficamente Alvaro d’Ors che l’autorità di un professore è in fondo tutta basata sulla fiducia dei suoi Studenti, che ovviamente vengono intesi come persone intelligenti, in grado di capire e di valutare, non certo come dei vasi da riempire. Un docente che sapesse di non riscuotere la fiducia di nessuno dei suoi studenti non potrebbe reggere a lungo nel suo ruolo. A Roma, in occasione della sua tournée volta a “processare i nemici di Israele” a Dershowitz è stato attribuito un titolo di “professore” che a me fa ridere sulla scorta di quanto appena detto. La repubblica dei filosofi è fatta di un’autorità assolutamente spontanea che si riconosce ai Maestri, ma anche di una grande libertà, tolleranza, carità. Di queste qualità non vi è chiaramente la più pallida ombra in un uomo capace di fare le sue “battaglie” per togliere ad altri la libertà di pensiero e di insegnamente e credendo stoltamente di fondare in questo modo la sua autorità, il suo titolo di professore. Ma cosa crede di poter insegnare? Cosa a chi? Di liberalismo, termine quanto mai abusato, è meglio non parlare. Altrimenti occorre chiamare liberale il peggiore degli aguzzini. Se a questo si aggiunge l’accusa di “plagio” rivolta a Dershowitz da Finkelstein non vi sono più neppure i presupposti formali a far parte della comunità scientifica. In merito alla cattedra contestata avrebbe dovuto decidere in piena libertà e senza pressioni esterne di nessun genere la Facoltà dovre Finkelstein avrebbe dovuto svolgere il suo insegnamento. Il fatto che questa libertà non vi sia stata è sufficiente a chiudere qui il nostro discorso ed a farci capire cosa sia questa America di cui tanto si blatera come modello esemplare di ogni virtù pubblica e privata. Dal “corretto” contesto emerge una concezione dell’insegnamento tutto inteso come potere statale di imbottire i cervelli nel totale disprezzo dei destinatari dell’insegnamento, cioè gli Studenti, da noi educati con annuali viaggi in Auschwitz. Nella Francia di Sarkozy addirittura si era proposto di far “adottare” ad ogni scolare francese il nome di un bimbo morte oltre 60 anni prima. Niente di più macabro e idiota. Povera Europa “liberata”!

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3. Il liberale torturatore. – Sto avanzando lentamente nella lettura di Robert Risk, “Cronache mediorientale”, di pagine 1200 circa. Vi è molto da apprendere ed al confronto la restante informazione giornalistica mi sembra di un livello molto basso, oltre che inattendibile per conclamata falsità, legittima suspicione, inconsistenza e contradditorietà dei dati. Nel libro di Fisk sono moltissimi i nomi di persone, luoghi, fatti. In uno di questi contesti mi sono imbattuto proprio nel nome di Alan Dershowitz. Di cosa si tratta? Cerco di riassumerlo in breve. Un certo Nathan Lewin, «tra i principali avvocatid i Washington e fugura di spicco della comunità ebraica – nonchè più volte candidato alla carica di giudice federale – voleva l’esecuzione dei parenti degli attentatori suicidi» (p. 577). Il contesto – lo si sarà capito – è quello di Gaza e del fenomeno insorto dopo la beffa degli accordi di Oslo, cioè i numerosi suicidi di parecchi palestinesi che preferivano morire piuttosto che vivere nelle condizioni disumane a cui li avevano e li hanno costretti gli eredi delle “vittime”. Si può presumere che il suddetto faccia parte di quella Israel lobby, di cui parlano Mearheimer e Walt, il cui libro – secondo il giornalista, pure dell’ambiente, Maurizio Molinari – sarebbe stato criticamente “demolito” proprio dal nostro Dershowitz, giunto di recente sull’italico suolo a proseguire la sua opera di demolizione in nome di un presunto liberalismo. Costui si allinea alla proposta del suo correligionario, dando la seguente motivazione che riprendo interamente da Fisk nella stessa pagina 577 del libro:

«…Alan Dershowitz, il professore della Harvard Law School che favoriva il ricorso limitato alla tortura per ottenere informazioni, dichiarò che la proposta di Lewin, per quanto inadeguata, era un tentativo legittimo di giungere a un equilibrio tra la prevenzione del “terrorismo” e la tutela della democrazia. Altri ebrei americani di grande prestigio candannarono le opinioni di Lewin•» (op. cit., 577).
Questa è la cultura giuridica, filosofica giuridica, politica e ed etica del bellimbusto sbarcato in Italia e ospitato dall lobby nostrana. Ha perfino l’impudicizia di critica la competenza storica di Ilan Pappe. Nel testo di Fisk il nome di Dershowitz è citato ancora due volte. A p. 598 dove insieme con Wiesel chiede «immediatamente alla Casa Bianca di non imporre a Sharon la partecipazione a nuovi colloqui per la pace in Medio Oriente». A che titolo? In nome della Lobby che non esisterebbe! Il nome compare ancora più avanti, a pagina 857, dove non sono ancora ancora arrivato, da pagina 584 dove mi trovo al momento nella mia lettura sequenziale, pagina dopo pagina, cercando di apprendere da chi indubbiamente sa le cose di cui parla e scrive. Il contesto è quello dell’11 settembre ed il titolo dell’intero capitolo è: Perché? Riporto per esteso il contesto in cui si trova il nome Dershowiz:
…Continuavano ad arrivare telefonate. La radio italiana, la CBS, BEC World, la BBC Cardiff, la BBC Belfast, Pacifica, la NPR, Radio France International. Tutti volevano sapere quello che nessuno poteva ancora sapere. Chi è stato? Come ci sono riusciti? Ma nessuno - proprio nessuno - voleva sapere perché «loro» potessero avere voluto compiere un simile gesto. Questa infatti era la domanda proibita. Eamon Dunphy mi inserì in collegamento con Dublino nella sua trasmissione, insieme ad Alan Dershowitz, il professore di Harvard di sinistra e filoisraeliano. Io cercai di spiegare che ci dovevano essere dei motivi dietro questa atrocità, che non si commettono crimini soltanto perché si è malvagi e non si ama la democrazia. Dershowitz - mentre l’ascoltavo, cercavo una parola per definire la sua collera incontrollata e isterica - ecco, era forsennato. Fisk era malvagio, un uomo pieno di condiscendenza e pericoloso; Fisk era antiamericano e «l’antiamericanismo equivale all’antisemitismo…». Dershowitz urlava contro di me e anche contro Dunphy, il quale alla fine interruppe il collegamento. Ma io compresi il messaggio. Dopo questi massacri, in America ci sarebbe stata una linea unica. Qualsiasi forma di opposizione alla politica statunitense - quella mediorientale soprattutto sarebbe stata criminale e “a favore dei terroristi”. Ora, chiunque criticasse l’America sarebbe stato tacciato di antisemitismo. Gli antisemiti sono nazisti, fascisti. L’America non si poteva toccare - e, naturalmente, – e naturalmente Israele nemmeno – e chi, fra noi, avesse posto la questione del «perché» sarebbe divenuto un sostenitore del terrorismo. Dovevamo soltanto stare zitti. La notte dell’11 settembre il canale della BBC che trasmette notizie 24 ore su 24, facendo la rassegna dei giornali inglesi del mattino seguente citò un editorialista americano filoisraeliano che liquidava il mio pezzo: “Robert Fisk ha vinto il premio del cattivo gusto”» (op. cit., 857).
Caspita! quante cose si scoprono con un poco di pazienza e di diligenza filologica. Il testo di cui sopra si presta a commenti di diverso genere. Intanto l’accusa a Fisk di “malvagità” da parte di un uomo, professore di diritto alla “Harvard Law School (! )” e avvocato (che avvocato!), che nel brano precedente vediamo sostenitore della tortura – dopo che noi in Italia abbiamo avuto Beccaria – e perfino del principio medievale della faida, in questo caso l’uccisione dei parenti degli attentatori suicidi, a scopo di dissuasione, è cosa che fa uscire dalla grazia di dio. Lascio ad ognuno immaginare quali possono essere i miei commenti, essendo egli libero di fare i suoi. Costui è stato fatto venire in Italia “per processare i nemici di Israele” oltre che per dirci chi potrà essere o non essere il prossimo Papa. Questa è l’America che ci ha liberato e della cui liberazione saggiamente gli arabi ed il mondo mediorientale dice di non volerne sapere. La cultura religiosa islamica ha il non piccolo pregio di considera già “sacrilega” la sola presenza di truppe americane sul loro suolo. Noi abbiamo ben oltre 100 basi americane, intendo nella sola Italia. Per venire poi all’11 settembre proprio questa mattina ho avuto un lieve disgusto epistolare con un nuovo sito, anonimo, intitolato “perle complottiste”, credo affiliato a qualche altro del genere. Senza voler leggere altri libri sulla materia, ritengo di aver pienamente maturato il diritto ad una privata opinione, come già dissi a Lorsignori. Io non mi stupirei se chi è stato capace di mentire innumerevoli volti al suo bestiame elettorale, ed in ultimo a proposito dei falsi armamenti di Saddam, scatenando – sulla base di false informazioni provenienti da Israele - una guerra che è costata solo in Iraq un milione di morti, pare, e tre mila milardi di dollari (!!!), può ben essere stato capace di caricarsi sulla coscienza appena 3.000 vittime civili. Perché dovrei astrattamente escludere una simile eventualità? Lorsignori vogliono davvero farci credere di impersonare loro rispetto a noi una superiorità morale? Basta leggere tutto il libro di Fisk – lo sto facendo e sono alla p. 585 – per constatare sulla base di fatti e prove inconfutabili come costoro siano stati capaci di tutto e non si fermano davanti a nulla. Infine, tra le congetture – respinte tuttavia dal gruppo di Giulietto Chiesa – vi sono anche quelle di chi dietro l«attentato terroristico» alle Torri Gemelle vede proprio lo zampino di Israele. Naturalmente io non so, ma come dice un nostro politico di navigata esperienza, a sospettar si fa peccato, ma spesso ci si indovina.

4. «Sostegno forte al sionismo»: è un merito o un demerito? – Andando al link si trova un’intervista fatta da Amy Rosenthal, la stessa che troviamo nella registrazione di radio radicale alla presentazione del “PProcesso ai nemici di israele”, a Alan Derhowitz. In nulla ci interessano le sue elucubrazioni, ma mi viene spontaneo pensare. E se fosse scritto: «forte sostegno al nazismo», per quanto se ne dice ai nostri tempo, noi cosa potremmo pensare o come potremmo reagire? Esiste una diffusa tendenza ad assimilare ciò che oggi è il sionismo a ciò che è stato il nazismo, o almeno si ritiene oggi che sia stato. Per tutti cito una fonte che dovrebbe fornirci qualche protezione: Avraham Burg. Ma io penso che sia sbagliata concettualmente e storicamente questa equiparazione. Sono però sempre più convinto che il sionismo sia assai peggio di ciò che si raffigura come nazismo. Si possono adottare criteri di misurazione diversi: il tempo, cioè almeno cento anni di sionismo rispetto ai 12 anni del nazismo, gli oltre 60 anni di indicibile sofferenza, di sterminio e pulizia etnica inflitta al popolo palestinese rispetto ai due anni anni in cui si sarebbe consumato l’«Olocausto», l’indiscutibile evidenza dei “crimini” israeliani, la sua recidiva e l’impunità conclamata, il numero dei morti, il regime di apartheid, la natura e la misura del razzismo, la componente religiosa che trasforma in vero “Olocausto” la mattanza, in ultimo a Gaza, ma continua in ogni istante da oltre cento anni. Solo un ottuso di mente non riesce a constatare la natura criminogena del sionismo. Eppure si trovano intervista come quella indicata, dove si pretende di far sportivamente passare, come se nulla fosse, l’idea che il “sionismo” sia un buon vino. Le solite frottole sulla «democrazia israeliana» sono solo una documentazione della tecnica di persuasione subliminale da parte di chi controlla i mezzi di comunicazione. A furia di far girare il disco un numero infinito di volte Qualcuno è persuaso di poterci far credere qualunque cosa egli voglia.

5. Chi è il diffamatore? Io non dubbi. – Andando al link troviamo una intervista della già nota Farkas a Dershowitz sempre sul “Corriere della Sera” in data 27 novembre 2007. Si rinvia per il contenuto al link. Qui ci preme fare alcune brevi riflessioni. Intanto, bisogna ammettere quel relativismo delle visioni che abbiamo studiato tutti a scuola associato al nome di Protagora. Solo che qui vi è tanta malafede. Non ho dubbi che una libera coscienza morale non può che giungere alle mie identiche conclusioni. Ma possiamo andare anche oltre, facendo uno sforzo di oggettivazione. Se proprio vogliamo parlare di “diffamazione” è cosa diversa dire che una donna, che è sempre stata una moglie onesta, stia tradendo il marito con il fornaio della vicina bottega. Difficile parlare di “diffamazione” in un fatto che riguarda la libertà di opinione è di pensiero, come le conferenze di Irving, la cui venuta è stata una volta impedita anche in Roma decenni orsono. Ricordo il mio stupore quando lessi che lo studioso inglese, appena sceso all’aeroporto, era stato subito rispedito indietro come un pacco postale. Vorrei poter ricostruire gli scenari di allora. Sapere che ci c’era allora dietro. Intanto, mi chiedo: a chi è stato fatto un torto? A Irving che voleva parlare o a me che voleva ascoltare? Se avessi ascoltato, ciò non significa che avrei senz’altro condiviso ciò che Irving avrebbe detto. A distanza di anni ho rubricato ormai quell’episodio come un grave torto inflitto alla mia libertà e non sono disposto a perdonarlo a che ne fu responsabile allora e continua ad esserlo oggi. Costui come si può arrogare il diritto di stabilire lui per me ciò che io posso ascoltare o non ascoltare, chi ascoltare o non ascolatre? Io non ho mai pensato di chiudere a bocca a nessuno, qualunque cosa egli voglia o possa dire. Questo ciarlatano che risponde al nome di Dershowitz e si spaccia per liberale pretende di condurci con il guinzaglio e di metterci il cerotto alla bocca. Che tempi!

6. Il sionismo non inquini le nostre istituzioni. – È sufficiente una minima conoscenze delle teorie psicanalitiche sul complesso di colpa per capire come facendo leva sulle debolezze debolezze psicologiche di un individuo se ne possa non solo ottenere il totale controllo ma a ridurlo perfino in condizioni subumane. Immaginate se poi non di un individuo si tratti, ma addirittura di un’intera società, di tutta una generazione e di quelle che le succedono. Immaginate poi la stessa tecnica del controllo sociale applicata attraverso le istituzioni pedagogiche o perfino le celebrazioni ufficiali di regime. Avrete ad esempio le “Giornate della Memoria” ed i “Musei dell’Olocausto”. Badate bene: «olocausto» è un termine religioso. Era “olocausto” il sacrificio che nelle antiche religioni si offrivano alle divinità per placarne l’ira o per ottenerne i benefici. Dapprima pare fossero addirittura sacrifici rituali di esseri umani offerti in “olocausto”. Il sacrificio di Ifiginia è meno noto del finto sacrificio di Isacco. Ma che strana finzione, ci pensate un poco? Degli dei omerici hanno incominciato a ridere gli stessi greci, quando ne hanno ben compreso gli antropomorfismi ed hanno affinato il loro senso religioso, che nei misteri eleusini aveva toccato forse il suo momento più alto. La bella religiosità greca non ha retto all’assalto dei monoteismi ed alla loro furia proselitistica. Rinvio a Shlomo Sand per non deviare troppo dal filo di discorso che voglio qui tenere. E vado subito al punto. È intollerabile, inaccettabile, improrogabile che in nome di un chimerico quanto strumentale “antisemitismo” si attenti al nostro sistema delle libertà. Il condizionamento psicologico, l’artificiale e artificioso senso di colpa è la tecnica psicologica con la quale i vincitori del 1945 – di certo moralmente non superiori ai vinti di quello stesso anno – hanno voluto far seguire alla disfatta delle armi anche la disfatto dello spirito e dell’intelligenza di quanti dovevano essere disarmati ancor prima che nei loro mezzi materiali di offesa nella loro testa. Per chi legge Carl Schmitt sa cosa qui intendo dire. Ma è stato proprio l’ebreo Norman G. Finkelstein che qui c’era un vergogno e infame trucco: un’«Industria dell’Olocausto». È ancora un ebreo di nome Ilan Pappe che avverte rispondendo pubblicamente a Giorgio Napolitano che si è antisemiti se non si è antisionisti: con buona pace della Lobby insediata negli Uffici che tenta un altro giro di vite: antisemitismo = antisionismo. E dunque possiamo ben capire dove puntano le Trame. Un ultimo l’inquinamento arrivera fino alla soglia di Pietro: un finto convertito ebreo sarà eletto Papa. Dopo l’inquinamento ebraico del Concilio Vaticano II, dove è documentata l’attività del B’naï B’rith, i tempi sono matura perché un finto convertito ebreo venga eletto Papa. Avremo un Papa ebreo! Nietzche si era infuriato con Lutero perché venendo a Roma aveva ostacolato il ritorno dell’antico paganesimo che con papa Borgia era salito sul soglio di Pietro. Adesso i tempi sono maturi per il Papa ebreo. L’«Olocausto» è la nuova religio che va a sostituire il significato simbolico e religioso – prima che storico – della morte di Cristo in Croce, per mano di ebrei. Ho già detto e ripeto: il papa doveva andare a Gaza, dove oggi Cristo muore ancora per mano ebraica. L’«ateo devoto» nonché ebreo Ferrara è uno degli agenti di questa ampia strategia sionista o ebraica che dir si voglia. L’ebreo Finkelstein – anche Cristo era ebreo – è stato sacrificato a questa strategia. Con la sua denuncia per bocca ebraica disturbava il manovratore. Dopo 2000 anni il suo correligionario Dershowitz ha ripetuto gli antichi riti. Viene tolta una cattedra a Finkelstein che parla di «Industria dell’Olocausto» ma la sia lascia una cattedra di diritto a chi sostiene il diritto ad infliggere la tortura ed il ritorno alla faida. Questo è il sionismo che usa l’arma propagandistica dell’«antisemitismo», termine ormai logoro e privo di senso logico e morale.

7. Se Dershowitz sta dietro ad Obama… – ...possiamo esser certi che avranno ragione quanti non vedono nulla di nuovo nella politica del nuovo presidente. Non sono gli uomini che governano ma chi sta loro dietro e riesce a manovrarli. Il ruolo dell’AIPAC nell’elezione dei parlamentari americani è fuori discussione. Ne hanno parlano principalmente nel loro libro i due sociologi americano Mearsheimer e Walt. Contro questa verità evidentissima anche ai ciechi, Dershowitz, l’avvocato ebreo che è riuscito a cacciare dalla sua cattedra l’ebreo non sionista Norman G. Finkelstein, è venuto in Roma a fare il suo processo, un “Processo ai nemici di Israele”, oltre che a tirare per le orecchie il Papa, di fronte al quale una volta si inchinavano gli imperatori. Come sono cambiati i tempi! Un orribile eufemismo per indicare la prassi di guadagnar tempo mentre si risolve il problema con l’eminazione fisica del palestinesi è detto “processo di pace”: i giornalisti al soldo diretto, indiretto o derivato dalla stessa Israel lobby ripetono ogni giorno queste espressioni che sono un autentico insulto a chi abbia un minimo di cultura e formazione filologica. Altra bugia sono i “due stati” per dire che non se ne vuole nessuno e che si vuole continuare il “processo” – questo si termine quanto mai appropriato – di sterminio e di pulizia etnica nonchè vero «Olocausto» e vero «omicidio rituale». «Processo di pace» va dunque inteso e tradotto con “processo di sterminio” e tutte le altre belle cose che abbiamo detto. In “processi” non si può dire che l’ebreo sionsita Dershowitz non sia profondamente versato. Naturalmente, mi auguro che Obama non sia il pupazzo di Dershowitz, ma se così non sarà, le preoccupazioni diventano di altro genere.

8. Il megafono Meotti. – Cosa sia il “Foglio” lo sappiamo. Che vi scrive Giulio Meotti lo sappiamo pure. Andando al link, dove la testata sionista IC riporta un pezzo di Meotti sulla recente espuslione di Israele dalla federazione mondiale dei giornalisti. Il pezzo inizia con una citazione del libro di Dershowitz che stiamo recensendo altrove: un’autentica schifezza, ma espressione della guerra ideologica dei sionismo, alla quale partecipano i personaggi qui citati. Per Dersohowitz rinviamo agli appositi paragrafi. Qui mi soffermo sul fatto che al momento in cui scrivo non è chiaro se si tratta di boicottaggio o di altro. A stare a sentire la dichiarazione del rappresentante italiano si tratterebbe di mancato pagamento di quote associative e quindi di conseguente espulsione: si deve pagare. Se fosse davvero boicottaggio, come sembra dire Meotti, allora la cosa sarebbe altamente positiva e significa che la campagna BDS va avanti. Naturalmente, la cosa non farebbe piacere a Meotti ed ai suoi amici sionisti, ma sarebbe un segno importante per la società civile internazionale. Insulso il solito richiamo all’odio di cui sarebbe vittima Israele, quasi che costoro stiano dando prova di amore massacrando e strangolando uomini, done, bambini in Gaza: uccidono per amore del loro Dio, che glielo ha ordinato!

(segue)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Perchè non proponete MAI di boicottare dittature arabe come Iran -Siria dove non esiston diritti civili e le donne son trattate come persone di terza classe ? Più comodo prendervela con DEMOCRAZIE come quella di ISRAELE VERO ? Grandi paladini dei deboli ed oppressi
BRAVI 7 +

Antonio Caracciolo ha detto...

Vedi quanto sono democratico e liberale? Pubblico senza problemi la tua frescaccia buona per i gonzi. Ma di quale democrazia mi parli? E cosa è per te la “democrazia”? Una procedura elettorale? E se è così perché non imparate a rispettare le più democratiche elezioni che vi siano mai state da quella parte? E cioà le elezioni democraticissime che hanno dato la stragrande maggioranza dei suffragi ad Hamas, che voi tentate in ogni modo con la più criminale violenza di abbattere con il genocidio per mettere al potere il fantoccio, il Quisling Abu Mazen, che tentò di fare un colpo di stato, ma gli andò male...

Dittature? Ma quando parli sai cosa dici o parli a vanvera? Vatti a studiare come l’unico governo “democratico” (come tu ed il tuoi amici la intendete) in Iran sia stato quello abbattuto nel 1953 dalla CIA per instaurare la "dittatura” dello Scià, non ricordo se con il consorso di Israele o meno, una dittatura che il popolo iraniano si è levato di dosso con la rivoluzione del 1979.

Israele una DEMOCRAZIA?
Fondata su cosa? Sull’apartheid?

Che ne diresti di uno Stato Unico dove possano ritornare i Cinque Milioni di profughi cacciati dalle loro case dai "democratici” israeliani? Uno Stato Unico dove non vi sia nè ebreo, né musulmano, né cristiano, ma tutti eguali cittadini votano con assoluta parità di diritti.

Non ti piace, vero?

E già perché Israele è uno stato "ebraico"? E che vuol dire?

Quanto ai deboli e agli oppressi ne sanno qualcosa, per non andare lontani nel tempo, le vittime innocenti che avete massacrato in Gaza pochi mesi fa e che state facendo morire di fame e di malattie.

Le tue cazzate sioniste valle a raccontare da qualche altre parte. Qui troverai sempre pane per i tuoi denti.

Antonio Caracciolo ha detto...

Ah, dimenticavo:
Le donne in casa altrui?

Siete cosi bravi e altruisti di come i popoli debbano regolare i loro costumi ed usi da essersi presi la briga di cacciare nel 1948 i palestinesi dalle loro case e dai loro villaggi, radendolo al suolo e cancellandoli VOI dalla carta geografica, per ribattere i luoghi con nome ebraico!

La vostra carità pelosa ha già fruttato un milioni di morti in Iraq, per cacciare quello stesso Saddam che fino a pochi anni prima era il grande alleato dei suoi invasori del giorno dopo.

Tanta ipocrisia è solo possibile per chi si è formato interamente con il Talmud.

Ma vaffanculo! Per dirla alla Grillo con un poco di espressivo folclore.