giovedì 28 maggio 2009

Figure sioniste: 59. Elena Lattes e le sue opere murarie.

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Per fortuna, in Italia ancora esiste il diritto di critica di fronte a ciò che pubblicamente si legge o si ascolta. Questo diritto è fortemente minacciato e dobbiamo esserne consapevoli. Sappiamo da dove vengono le minacce alle nostre libertà e dobbiamo essere pronti a difenderli ognuno con i suoi mezzi, con le sue capacità e dalla sua postazione. Dopo un’utile pausa di riflessione riprendo dunque il mio monitoraggio del sionismo italiano. Uno dei nomi che mi era stato fatto era quello di Elena Lattes, che interviene sulla rete con scritti vari. Esistono infatti diversi livelli di penetrazione lobbistica che dobbiamo saper distinguere. Si va dallo squadrismo vero e proprio ai palazzi del potere. Queste diverse istanze si danno la mano e formano un’unica Lobby che è forte non per i numeri, ma per il suo notevole coordinamento e per l’ignoranza delle vittime designate e occasionali. Continuo a monitorare un infimo fogliaccio telematico da cui estraggo nomi utile per redigere schede, studiando l’ideologia sionista nelle sue concrete manifestazioni. Troviamo così il nome di Elena Lattes che interviene sul Muro, che il Pontefice non ha potuto notare, dovendo ripetere quanto avevo giù sentito anni addietro da un alto prelato: non di muri abbiamo bisogno, ma di ponti per costruire la pace, una pace che in realtà, dico in realtà, i sionisti o come si preferisce chiamarli non hanno mai voluto fin da quando nel lontano 1882 si formavano i primi insediamenti, il cui scopo dichiarato e visibile era la “pulizia etnica” (ma loro dicono “transfer”) fin da allora. I luoghi comuni del sionismo sono abbstanza tipici e limitati: più o meno le stesse cose che tutti ripetono come un passaparola. Mai con esitazione critica, mai sfiorati da dubbi, ma sempre pronti a criminalizzare il non sionista colpevole di non voler essere sionista. Ed infatti se dovesse passare il principio che antisemitismo è eguale ad antisemitismo, diventa obbligatorio essere sionisti, cioè essere tante Elena Lattes. Che dite? Fila il ragionamento? E se uno non vuole essere o chiamarsi Elena, diventerà una colpa, un crimine?

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Sommario: 1. Il muro salvifico di Elena. – 2. Quali aggressioni? – 3. “Filoterrorista” e “filopalestinese”: un topos della propaganda sionista. –

1. Il muro salvifico di Elena. – Non sembrano necessarie molte parole per demistificare le motivazioni a difesa del Muro, che è stato abbattuto fisicamente in Berlino e antropologicamente in Sud Africa. Al sistema del Muro israeliano, ormai abbastanza noto ai più, è da aggiungere il sistema delle strade israeliane precluse ai non ebrei. Gli “indigeni” palestinese, stranieri in casa propria, non solo sono oppressi dal Muro, ma in Cisgiordania non possono percorrere le strade costruite per congiungere l’uno insediamento ebraico con l’altro. Per potersi muovere da un luogo all’altro i palestinesi devono compiere giri che neppure Kafka avrebbe potuto immaginarsi. Naturlamente, anche queste strade razziali e razziste – possiamo scommetterci – sono state progettate per salvare vite umane, quelle stesse vite che a migliaia sono state falcidiate in Gaza. Più che una segnalazione dell’esilarante e grottesco link dove si possono leggere le sue enormità non credo che Elena meriti.

2. Quali aggressioni? – La critica all’articolo non poteva essere più facile. Si legge fin dalla prima riga di un “Israele che decide di reagire alle aggressioni” quando le uniche aggressioni di cui si possa logicamente, storicamente ed eticamente parlare sono quelle che datano dall’epoca delle aggressioni coloniali sioniste. I palestinesi stavano a casa loro. I coloni ebrei o sionisti che dir si voglia sono andati a scacciarli dalle loro case, dai loro villaggi, rasi al suolo e cancellati dalla carta geografica, come un ebreo di nome Ilan Pappe, cittadino israeliano, va spiegando e ripetende per le città d’Italia a quanti vogliono sentirlo e perfino esponendosi alle denigrazioni di altro sionista che risponde al nome di italianissimo di Sfaradi. Elena Lattes è convinta che basta scrivere le sue enormità si Agenzia radicale perché chi le legge possa berle. Ma chi le legge? Io per aver fatto una scelta di monitoraggio di una letteratura infame che potrebbe indurmi a chiedere un appuntamento alla dottoressa Katz. Il pubblico di destinazione di simili articoli richiede un’analisi a parte. Gli attacchi “jadisti” di cui si legge è una continuazione di quell’opera di delegittimazione dettata dall’Hasbara per la quale chi si difende, avendo pieno diritto, è un “terrorista”, mentre gli israeliani che il terrorismo in senso proprio lo hanno sempre praticato e continuano a praticarlo sarebbe legittimati a difendersi: gli aggressori diventano gli aggrediti e gli aggrediti vengono fatti passare per aggressori. Potenza della Menzogna sionista. Ammesso che essa trovi credito da qualche parte: da noi certo che no! Anche in questo caso basta fermarsi alle prime righe dell’articolo e darne una segnalazione per il nostro Bestiario. Solo una coscienza moralmente deformata può alterare verità di fatto che si impongono all’evidenza di ognuno come “la strage della scuola dell’ONU” e tutti gli altri crimini che ahimè restano impuniti. La “faccia tosta” è tutta di Elena che scrive quel che scrive. Israele non ha bisogno di essere incolpato perchè fin dalla notte dei tempi è privo di qualsiasi legittimazione a scannare e massacrare sulla base di una superstizione religiosa che gli fa credere che la Palestina sia la Terra Promessa di una masnada di briganti e assassini. Le “cifre gonfiate”? Quali? quelle di “piombo fuso” o i famosi “sei milioni” alle quali nessun storico degno di questo nome è disposto a prestar fede? Certamente, nell’arte di gonfiare le cifre e i conti i nostri “amici” sono maestri. In ultimo basta ricordare il capolavoro di Madoff, che lavoro al di fuori e dentro la “famiglia”. Mah! Non andiamo oltre nel commento del testo. Et de hoc satis! A Gaza, infatti, non è successo proprio nulla. Era una fiction televisiva che ci racconterà meglio il nostro Arrigoni quando tornerà da Gaza dopo esser passato dalle prigioni-cesso di Israele.

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3. “Filoterrorista” e “filopalestinese”: un topos della propaganda sionista. – Confesso pubblicamente una mia debolezza. A leggere delle evidenti menzogne, delle falsità, l’ordito di ignobili e criminale inganni, provo una forte reazione morale. La mia indignazione sale alle stelle e perdo quella imperturbalità che dovrebbe caratterizzare la figura dello studioso che segue il metodo di lavoro riassunto dall’espressione latina “cum studio et sine ira”. E non che io mi aspetti di trovare o di leggere cose che corrispondano alle mie vedute. Tutt’altro! Vado alla ricerca del punto di vista diverso dal mio. Infatti, confrontandomi posso scoprire i miei limiti – tutti ne abbiamo – e tentare di superarli. Ma mi aspetto di trovare sì un punto di vista diverso, ma meritevole di attenzione e di studio. Non è il nostro caso. Qui è del tutto evidente l’inganno e la menzogna cosciente di essere tale e per questo imperdonabile. A metà degli anni Settanta edward Said analizzò come i servizi israeliani di propaganda elaborarono il cliché del palestinese come “terrorista” allo scopo di delegittimarne la più che legittima resistenza. A sentire una Lattes, quanti sono stati cacciate dalle loro case e costretti ad un’esistenza perpetua di “profughi” senza il diritto al ritorno – e sono ben cinque milioni – dovrebbero lasciarsi “inc...” felici e contenti. Se appeni dicono. “no, non ci sto…” ecco che scatta il clichè hasbaratico del “terrorista”, quasi che il terrorismo non sia la faccia stessa del sionismo, di quello di ieri, di oggi e del futuro. È talmente abusato l’argomento del Palestinese o del Resistente come terrorista da non dover qui spendere altre parole di confutazione. Se mai la domanda è un’altra: ma a chi pretendono di darla a bere? Se al sottoscritto, che si è documenta e legge tutti i libri che servono, cascano proprio male. Se a loro stessi per consolidare i ranghi interni e tenere unita la bassa truppa, la cosa è possibile: ci si conferma vicendevolmente in una menzogna e in un crimine per fatti di cui si è responsabili e per i quali si dovrebbere rispondere ad altri essendo sotto accusa. Questa è forse la spiegazione più rispondente al vero. Ma ne è possibile una terza. Pensano di rivolgersi a quanti, non sufficientemente informati, possono venire ingannati ed in tal modo diventa possibile condizionare la cosiddetta “opinione pubblica” che è spesso semplicemente l’opinione, la versione dei fatti, pubblicata su mezzi mediatici di grande tiratura. Non per nulla, fin dai tempi dei falsi “Protocolli” si dice che gli ebrei possiedono la stampa. Non per nulla vengono chiusi i siti web che offrono ben diversa informazione e spiegazione delle cose che succedono. Si chiudono questi e si lasciano aperti solo quelli che offrono una versione lattifera dei fatti. Ecco il Regime. Anche per la diversità dei mezzi tecnici disponibili, a mio avviso il controllo dell’informazione è più rigido di quello che poteva aversi sotto fascismo, nazismo, bolscevismo, se non altro perché ti danno l’impressione di una relativa benché minoritaria ed innocua residua libertà, espressa ad esempio recentemente da un figuro sionista giunto in Roma con il principio: criticare Israele si può – bonta sua! –, ma demonizzarlo no! Cosa sia critica e cosa sia demonizzazione chiaramente ce lo dice lui, maestro in inganni e demonizzazione. Sul merito di cui al link la reazione più appropriata è il disprezzo, ma rispondere si deve a salvaguadia dei semplici e in buona fede: ma insomma dove vuoi andare a parare? Vuoi dirsi che in Gaza dal 27 dicembre al 18 gennaio non è successo mai nulla? Che gli aerei, i carriarmati, il fosforo, e tutte le altre diavolerie mai prima viste o sentite sono soltanto una fiction generale? Che perfino i morti, pochi o molti che fossero, erano finti e magari comparse pagate da un’industria cinematografica? Le fonti? Quelle che non avete lasciato entrare in Gaza durante il massacro? Un italiano, che avete tentato di ammazzare, c’era ed ha visto: Vittorio Arrigoni. Le “fonti israeliane” cosa ci raccontano lo sappiamo: diritto all’autodifesa, diritto allo sterminio altrui, diritto all’apartheid, diritto agli insediamenti coloniali, rifiuto di far ritornare i cinque milioni di profughi palestinesi, rifiuto a quel risarcimento che invece i non aventi titolo israeliani hanno preteso da Germania, Svizzera e tanti altri, e cosi via! Nessuno è più “terrorista” di chi mente! La scuola dell’ONU? Lo “scontro” avvenuto a diversi metri? Ma che vai cianciando?!! La “faccia tosta”? Ma esiste “faccia tosta” maggiore e più impunita della tua? L’informazione? Ma se è al 99 per cento asservita allo stato “criminale” di Israele cosa vuoi ancora? Mettere il bavaglio ad ognuno di noi? Controllare i nostri telefoni e la nostra posta? Mandare spie nei bar e nei luoghi pubblici per denunciare i non allineati sul fronte della menzogna e del genocidio? “Cifre gonfiate”? Ma non siete voi quelli dei “sei milioni senza se e senza ma”? E che cambia se i morti ammazzati sono in più o in meno di quelli noti? Il fatto è per questo meno grave o cambia di significato? Forse che prima del massacro, del “genocidio programmato”, occorre mandare un agente di qualche ufficio statistico internazionale che tenga il conto dei morti ammazzati, li registri e dia subito il permesso di continuare il massacro: fermate, che prima devo contare, per benificio di Elena Lattes, che deve essere debitamente informata! Ad essere “gonfiata” se sembra la testa di Elena Lattes. Ed andiamo indietro nel tempo, con una manovra diversiva: non guardiamo il massacro di oggi, andiamo a quello passati, di cui magari la gente non sa o ignora. Tipica manovra diversiva come quando il vigile ti sorprende che passi con il rosso, ma tu rispondi che prima di te sono passati tanti altri. Al che il vigile non puà che rispondere: io adesso vedo te! Se si fa attenzione, si nota che questo argomento diversivo è assai frequente da parte sionista. In ultimo, ad esempio, alla conferenza di Ginevra: non guardate ciò che Israele (ne abbiamo ben il diritto!), ma cosa succede in Africa, in Cina... sulla Luna! Non credo di dover indugiare oltre su un articolo vomitevole! Basta averlo segnalato, ovvero registrato nel nostro di archivio e sapere cosa ci si puà aspettare dalla testa e dalla scrittura di Elena Lattes e dei suoi compari, sia essa zia o nonna o commare di un altro campione sionista che risponde al nome di Fiamma Nirenstein e che per nostra disgrazia è stato nominato in parlamento da chi dovrebbe chiedersi non “se gli ebrei sono italiani”, ma se lo sono loro stessi, avendo ormai svenduto l’Italia e gli italiani per godersi i vantaggi ed i privilegi del potere. Invito comunque, idealmente, la signora del latte a vedersi il recente documentario di Fulvio Grimaldi su Gaza. Mi dimostri che sia una fiction cinematografica.

(segue)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

elena lattes la zia di fiamma nirenstein ?

Antonio Caracciolo ha detto...

Non so se sia la zia della Nirenstein o di chi sia zia, quanti anni abbia, quale faccia abbia. Avrei voluto vedere la sua faccia, ma non trovo una sua immagine pubblica. Per me Elena Lattes è solo le cose che scrive e che mi capita di leggere sulla rete. Ritengo di avere il diritto e la libertà di criticare su temi politici e culturale Elena e chiunque altro. I miei testi sono sempre scritti di getto. Ritirerò se presenti e ove me accorga tutte quelle espressioni che esulano dall’esercizio della critica legittima ex art. 21 della costituzione.

Anonimo ha detto...

elena lattes è sicuramente la nonna di fiamma nirenstein ma non so se è la stessa di http://fuoridalghetto.blogosfere.it/

Antonio Caracciolo ha detto...

Proseguendo la riflessione, mi chiedo: vale la pena perdere del tempo per occuparsi di costoro? In Francia, infuria il caso Blanrue, che ha scritto un libro di oltre 200 pagine sulla Israel lobby francese. Il suo distributore non vuole far arrivare il libro nelle librerie francesi. Io l’ho ordinato dall’Italia attraverso una libreria francese. Sulla faccenda è intervenuto Bricmont, dicendo all’incirca:

sapendo di non avere i numeri democratici, questa Lobby agisce nell’ombra attraverso tipiche tecniche massoniche. È perciò importante scoprirne le segrete manovre, la ragnatela, i collegamenti.

In questo senso «Informazione Corretta» - roba da vomito – può essere paradossalmente utile nella misura in cui ci fornisce un filo, una traccia di un mondo per noi del tutto estraneo. Se mi occupo di IC, è perché loro si sono occupati di me tentando di gettare fango e diffamzione. La "querela” è cosa per gente ricca e che ha tempo da perdere.

A certe persone, che mi fanno certe cose, per me è sufficiente dir loro: “ma v...!”. E la cosa finisce lì. Chi mi conosce mi conosce e la mia parola non vale meno della loro. La mia “vendetta” è stata occuparmi di loro. Ho appreso cose, anche disgustose e vomitevoli, che neppure sospettavo.

Quanto all’Elena di "fuori del ghetto” ho trovato un post sulla faccenda Mazzini, il Risorgimento, il sionismo. Alla Presidenza della Repubblica lavora come Consulente Presidenziale il noto Arrigo Levi, uno dei Savi. Da dove venga la falsificazione di Mazzini e l’inquinamento del nostro Risorgimento non è difficile da immaginare.

È questo dunque un modo, il modo in cui i nostri amici alla Lattes operano: falsificare la storia, la mostra memoria storica, la nostra identità politica e nazionale.

Su Mazzini ho creato un apposito sito - può trovarlo dal mio profilo -, dove pubblico (ma è cosa lunghissima) tutti i 100 volumi dell’opera di Mazzini, con commenti, integrazioni, ricerche. Su oltre 1000 pagine finora esaminate non ho trovato nulla che associ minimamente la nostra idea di Risorgimento, quale l’hanno appresa alle elementari quelli della mia età, con i crimini del sionismo, di gran lunga maggiori di quelli attribuiti al nazismo.