lunedì 9 maggio 2011

Teodoro Klitsche de la Grange: La rassegna degli ‘idola’

Homepage di T.K.
Sulla morte di Osama bin Laden ed il dibattito in corso.

LA RASSEGNA DEGLI IDOLA

Morto Bin Laden, la sinistra italiana usa la notizia per lucidare e rispolverare i propri idola, resi opachi e negletti dalle tante smentite della storia.

Il primo (riflesso legalitario-giustizialista) è che male hanno fatto gli americani a uccidere Bin Laden piuttosto che catturarlo vivo e “consegnarlo alla giustizia”. La tesi si fonda su un concentrato di luoghi comuni: che la giustizia sia alternativa alla forza, che ogni uomo abbia diritto ad un (retto) processo, ma soprattutto che in uno stato di guerra si possano applicare istituti e procedure dello stato di pace.

Tutt’e tre evidentemente “fasulli” o male invocati. Che la giustizia sia alternativa alla forza, è contrario alla realtà perché un processo può concludersi con pene che vanno dalla fucilazione in giù: accomunate tutte dalla “violenza” (meglio coazione) esercitata sui diritti personali e patrimoniali dell’imputato (e se non si potesse concludere in quel modo, l’intero processo sarebbe inutile).

Che ogni uomo abbia diritto ad un giusto processo è affermazione ricorrente in molte “dichiarazioni dei diritti” nazionali, in primo luogo, ed internazionali, e di per sé è, in linea generale, condivisibile. Tuttavia, e qua entriamo nel terzo degli idola, i diritti che competono ad un nemico in guerra non sono quelli che spettano ad una persona in stato di pace. In generale il nemico può essere ucciso ma non processato: un soldato che con una mitragliatrice abbia ucciso un paio di dozzine – o più – di nemici, se si arrende, ha diritto a non essere processato per l’uccisione di quelli; ancor più dopo la cessazione dello stato di guerra e il trattato di pace, del quale Kant, sulla base dello jus publicum europeaum, riteneva “clausola naturale” quella di amnistia (“oblio”) per le azioni di guerra.

Ma nella specie Al Qaida e il suo defunto capo non erano titolari dello jus belli, ed avevano proceduto a sanguinari atti bellici senza, ovviamente dichiararla e perciò senza poterla far cessare: per cui essendo Osama in stato di guerra (di fatto) poteva sicuramente essere ucciso, ma è dubbio, di converso, se i “vincitori” abbiano il diritto di processare un combattente anche se di una guerra irregolare; sembra strano ma il riconoscere tale diritto consegue proprio dal ritenere quella al terrorismo “non guerra” e il terrorista “non nemico”, ma criminale.

Come al solito una sinistra a corto di idee (ed ideali) enfatizza il ruolo della giustizia laddove questa rischia di ridursi ad una triste farsa (e lo minimizza dove può servire): fare un bel processo ad Osama, con tanto di TV, stampa “mostro in gabbia”, nel ruolo d’imputato (quello che spetta, per copione, ai vinti) e una Corte composta da generaloni in divisa e magistrati in toga (tutti funzionari del vincitore) è uno spettacolo forse solleticante per tricoteuses in menopausa e vetero-stalinisti ma penoso per chiunque abbia senso della giustizia, la quale presuppone il Giudice terzo (e non parte) e indipendente.

E soprattutto per chi rispetti il combattente, anche se vinto. Per il quale è assai più dignitosa una morte con un mitragliatore in pugno che un reality processuale, concluso con una corda al collo. C’è nella lotta, e soprattutto nella lotta col rischio della vita, come la guerra, una dignità che la sinistra non riesce più nemmeno a percepire. In quel giuoco di guardie e ladri cui vorrebbe ridurre la politica ci sono solo imputati e giudici: anche i combattenti devono rientrare in queste categorie. L’eroe della sinistra non è più Guevara (che lo era sul serio) ma Vischinsky.

L’altro degli “idola” ripetuto è che gli americani avrebbero aiutato Osama, ai tempi in cui si opponevano all’invasione sovietica dell’Afganistan e si servivano dei fondamentalisti islamici. Per cui aver “creato” Obama per furia antisovietica sarebbe colpa loro (con il retro-pensiero: ve lo siete cercato…). Già, ma che c’è di nuovo? Il nemico, contrariamente a quello che crede il pensiero unico marxista, non è quello assoluto, cioè la borghesia che si contrappone al proletariato (e per questo va giustamente sterminata), ma quello reale. Ovvero colui che dev’essere fronteggiato in una situazione storica concreta e determinata e proprio perciò variabile. Per cui variando questa mutano anche nemici, neutrali ed alleati e una politica buona è quella che individua correttamente chi è il nemico reale e con chi ci si può alleare. Tanto per fare un esempio tra molti: l’Unione Sovietica ebbe come nemici (iniziali) le potenze vincitrici della prima guerra mondiale. Finita la guerra civile, e fallito il patto nazi-sovietico, si alleò a Gran Bretagna e USA per combattere il Reich. Terminata la guerra con questo, iniziò la “guerra fredda” con gli ex alleati. Non erano errori o ingenuità (figurarsi!) quelli di Stalin, di combattere i nemici di ieri aiutato da quelli di domani: erano solo scelte rese opportune dal contesto politico. E di comportamenti simili se ne trovano a iosa nei libri di storia. Per cui il fatto che Osama da collaboratore (alleato) si sia trasformato in nemico, non solo è una ricorrenza normale, ma lo è anche il relativo rischio, implicito e perciò prevedibile (e calcolabile). Si tratta di valutare se i benefici di oggi valgano i (possibili) rischi da correre domani.

Non è nulla di strano, né da Alice nel paese delle meraviglie: è la politica, bellezza.

Teodoro Klitsche de la Grange

2 commenti:

Antonio Caracciolo ha detto...

Caro Teodoro,

ci vuole ben altro che un Osama Obama bin Laden per incrinare la nostra amicizia. Ti ho già detto a voce che io non credo che sia Osama bin Laden la persona uccisa in Pakistan. Sospetto di un’ennesima montatura per chissà quale operazione. Se davvero hanno buttato in mare un cadavere, e se questo era quello di bin Laden, ho letto che era in frigorifero da almeno dieci anni. Non credo poi che bin Laden abbia nulla a che fare con le Torri Gemelle. Ma mi riservo di parlarne a voce, quando vuoi. Lascio tuttavia questo commento pubblico a beneficio dei Lettori di Civium Libertas, che potrebbero restare disorientati, conoscendo le mie opinioni al riguardo. Anzi, colgo l’occasione, per dire loro che il bello di un’amicizia è proprio quello di poter avere valutazioni differenti in ordine ad alcune questioni storiografiche e teoriche.

Unknown ha detto...

passo solo per un piccolo saluto carissimo prof nonchè filosofo
:-)
purtroppo non ho la sua altissima finezza intellettiva per darle soddisfazione ,arricchendo le sue riflessioni,concordando o divergendo

ultimamente mi ha fatto tanta " tenerezza" ( mi scusi il suono) , anche quel suo articolo sull'ennesimo prodotto "libro" senza dotto,quale invece lei è solo per il fatto,al di la della sua accademia, di quanto riesce a trasmettere amore vivo per questo suo "libro" vivo e UBUNTU ,con lo spirito cioè sia mandela sia dell'uomo digitale che non ha dimenticato tutte le sfumature del suo essere analogico..è uno spirito che lei incarna , e che ho sentito anche leggendo quel post su Pansa, nel momento in cui la sua " freschezza " contestava anche la forma libro tradizionale..si sente cioè di lei l'armonia fra l'uomo antico e il contemporaneo ...e quella didascalia finale o segnaletica inziale, che la fa percepire in continuo aggiornamento, è quel " rivoluzionario" permamente artista operaio dei suoi pensieri ,diesegno su disegno,colore su colore, ma senza perdere nè filo nè senso ,o trama e forma.

per quanto riguarda il tema specifico di bin laden, non posso darle soddisfazioni,la penso in modo quasi più estremo di lei eanche se mi piace essere delicata nel mio diario mi sono parecchia spazientita sull'assoluta nausea dei nostri media e suoi attori di ogni colore politico,intellettuale e gioranlaistico ( le eccezioni le annacquano con chi invece la fa da padrone, cioè da servo di un occidente liquido la cui fonte però è sempre il solito uomo bianco americano con i suoi vari napoleone europei)...

del resto anche se non fosse una truffa quale è, anche se quell'uomo fosse stato il peggior terorista del mondo, un uomo che si dice democratico non lascia il suo popolo a quelel scene di farwest orwelliano,dando in pasto " lo scalpo" mediatico..infatti la truffa si può vedere solo da quanto avvenuto dopo sia per le strade americane, ma anche nei fornetti catodici di tutto il mondo...dopo questa operazione, chiunque in tutto il mondo, quindi per primi gli usa, potranno ripetere ripetere e ripetere la truffa solo per una cosa :l'assenso elettorale che anno su anno ha costruito l"uomo bianco" truffando i suoi simili prendendoli per le viscere

un caro saluto e mi perdoni questi pensieri ignoranti e in libertà
ro

ps farei il mio diario quasi solo dei suoi "lavori in corso"