«Chi nega il fatto della Shoah non sa nulla né del mistero di Dio, né della Croce di Cristo».
Proclamazione teologica, per un cattolico, blasfema, idolatra e razzista, incommensurabilmente più grave di quella, storica, del vescovo Williamson.
Blasfema perché introduce un presunto fatto storico, del tutto contingente, nel corpus teologico del mistero di Dio e della Croce, elevandolo ad articolo di fede. In questo ambito, la storicità compete esclusivamente alla manifestazione soprannaturale divina, che raggiunge il culmine in Cristo. La storicità, come articolo di fede indiscutibile, riguarda soltanto la Rivelazione e la Vita del Cristo.
Idolatra perché tra il mistero di Dio, la Trinità, e il mistero della Croce, la Redenzione, pone il vitello d’oro della Shoah, che rende addirittura strumento di comprensione dei misteri della fede.
Razzista perché considera la Shoah intoccabile, al di fuori e al di sopra di qualunque critica, tale da scatenare l’anatema di “antisemitismo” (razzismo al contrario) per la minima trasgressione, solo perché riguarda l’ebreo in quanto ebreo.
A tanto giunge la prosternazione delle gerarchie ecclesiastiche di fronte ai loro “fratelli maggiori”, figli di Jahveh.
La Chiesa raccoglie ciò che ha seminato. Il “papa buono” e i suoi degni successori l’hanno ridotta a penoso avamposto e cassa di risonanza del giudaismo.
Questa bestemmia si ritorce immediatamente contro la Chiesa stessa. Se ne deve arguire che il “silenzio” di Pio XII fu una connivenza con i perpetratori della Shoah, fatto immensamente più nefando della sua negazione, perciò Pio XII rappresenterebbe la quintessenza di colui che non sapeva «nulla né del mistero di Dio, né della Croce di Cristo»!
Sul piano storiografico, le dichiarazioni del vescovo Richard Williamson e del sacerdote Floriano Abrahamowicz, bollate dalla “virtuosa indignazione” dei nuovi Farisei (che mai prorompe contro i massacratori israeliani, per i quali sono sempre pronti a profondere giustificazioni e comprensione) come “deliranti” e “antisemite”, sono in realtà ineccepibili.
Non esiste infatti alcuna prova documentaria dell’esistenza di camere a gas omicide nei campi di concentramento nazionalsocialisti, mentre è documentariamente provato che tutte le vere camere a gas ad acido cianidrico (Zyklon B) che vi si trovavano servivano esclusivamente a scopo di disinfestazione.
Chi afferma il contrario, o non conosce la storia, o è un mentitore.Carlo Mattogno
31 gennaio 2009
sabato 31 gennaio 2009
Carlo Mattogno: La Shoah secondo Federico Lombardi
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19 commenti:
Ritengo che l'accerchiamento delle gerarchie vaticane ,da parte degli "einsatzagruppen" ebraici ,si sia completato.
A quando l'ammainamento della bandiera da pennone più alto?
Il Papa è andato ben oltre quanto giustamente affermato da Padre Lombardi:
"Chi nega la Shoah nega la Croce" scomunicando di fatto tutti i negazionisti fottuti
Questa mattina nella rassegna stampa di radio radicale fatta da Marco Cappato e in quella di questa notte delle prime pagine dei giornali incomincia a sentirsi qualche voce fuori dal coro. Il commentatore radicale è naturaliter fazioso, ma non vi è da stupirsi. Ad esempio, quando interloquisce nella lettura con una domanda: cosa hanno fatto gli ebrei ai cattolici? In termini religiosi si potrebbe controdomandare: chi ha crocifisso Gesu Cristo? I Turchi o i Cinesi? Il “Libero” di Feltri titola “Il papa sorvegliato”, con Cappato che censura il titolo. Poi si va alla caccia di un nuovo lefebraviano che con tipica tecnica farisaica si tenta di far cadere nel tranello con una domanda olocaustica. Ma questi risponde che l’argomento non lo interessa affatto e che non ha nessuna opinione al riguardo. Quanto all’essere “fottuti” si tratta di intendersi al riguardo e di fare l’analisi di chi interviene. È lui stesso un ebreo? Pensa di averci “fottuti”? Ne può andar fiero, se la cosa lo riempie di gioia. Noi però siamo ancora qui ed abbiamo ancora la libertà delle nostre opinioni. I lefevriani sono poi 600.000 ed hanno centinaia e centinaia di sacerdoti che crescono di numero mentre diminuiscono gli altri. Al sacerdozio cattolico declinante forse supplirà il rabbinato stesso. Non si può mai sapere. La frase lombardiana resta per me totalmente priva di senso logico. Se l’Anonimo è in grado di spiegarla, siamo felici di apprendere qualcosa. Tecnicamente la frase non è una scomunica, ma un’opinione alla quale si può controbattere che chi dice ciò consegna Cristo di nuovo nelle mani dei giudei? Per quanti danari? Mi sembra invece che il Papa abbia tutto l’interesse a revocare la scomunica e a far rientrare quanta più gente possibile nella Chiesa. L’intervista di Williamson alla televisione svedese era del novembre scorso: la data è rivelatrice rispetto ai tempi e alle modalità di “piombo fuso”. In fondo, basta abituarsi all’idea che i manovratori dei media sono loro a costituire una minoranza. Per sapere come e cosa la gente pensa bisognerebbe interrogare ognuno di noi. Interessante poi le notizie sul mondo ortodosso russo e non russo: sembra una realtà religiosa imponente. Non sono uno specialista, ma non mi sembra che gli ortodossi siano stati vincolati ad una “nostra aetate”. Osserviamo con intelligenza ciò che accade. Il tifo da stadio calcistico è più adatto a chi usa termini come “fottuti” rivelando tutta la sua rozzezza mentale.
AVVERTENZA
Chi vuole intervenire, lo faccia pure senza timori. Ma è pregato di mantenere un certo livello di tono. Mi riservo di non approvare o di rimuovere in un secondo tempo tutti i commenti inopportuni.
Ma sanno i cattolici che - per aver detto che gli uomini sono tutti uguali davanti a Dio - ancora oggi Gesù è considerato dai giudei un truffatore e un criminale ?? e se qualcuno volesse togliersi la curiosità non avrebbe che da chiederlo a un ebreo ortodosso o, meglio, a un rabbino...
Dico che quel che a me sembra. La Shoah non è chiaramente un evento storico avvenuto in un tempo determinato ed in un luogo determinato. È invece un evento mitico, a noi contemporaneo, costitutivo di una nuova fondazione religiosa. Episodi come la dichiarazione del portavoce vaticano Lombardi fanno pensare ad un’operazione sincretistica quale nella storia del cristianesimo sono state numerose. Il problema, il fatto strabiliante, è che ciò accade non in epoche remote, ma sotto i nostri occhi e senza che alla nostra intelligenza critica sia data libertà per potersi esprimere. È un fatto ad un tempo mostruoso, ma in un certo senso mirabile nel senso di un fatto eccezionale che ci è dato di osservare, come ad esempio la collisione di due pianeti...
Vallo a dire a quelli che hanno avuto la famiglia sterminata, deportata, derubata, umiliata che la Shoah è un "evento mitico"
Classico argomento di chi non ha argomenti e specula sull’ignoranza propria e altrui. Non le rispondo io, ma la rinvio alla lettura del libro di Norman G. Finkelstein, che è un ebreo con i genitori che sono stati in Auschwitz e ne sono sopravvissuti. Il titolo del libro è: «L’industria dell’Olocausto» ed esiste in un’edizione economica italiana. L’ignobile strumentalizzazione economica e politica di un evento tragico ad opera degli stessi ebrei, che poco o nulla hanno avuto a che fare con i campi di concentramento, è descritta da Finkelstein in modo assai efficace.
A quelli che come lei dice hanno avuto la famiglia sterminata, etc., va come sempre tutta la mia solidarietà, qualunque sia la loro nazionalità o religione, ma vorrei anche sapere da loro cosa esattamente sanno o hanno visto. Mi sembra che lei usi il termine “sterminate” in modo generico ed inconsapevole. Potrebbe essere anche "rovinate” e non cambierebbe il senso. Invece “sterminio” nella legislazione che è poi venuta molto dopo sta per "genocidio" ovvero "pulizia etnica”, ossia ciò che il nascente stato di Israele ha fatto nel 1948 ai danni dei palestinesi, secondo quanto documenta un altro ebreo israeliano di nome Ilan Pappe, che ha scritto un libro disponibile in italiano: "La pulizia etnica della Palestina”. Gliene consiglio vivamente la lettura. L’affare “Olocausto” è venuto dopo la "pulizia etnica dei palestinesi”. Sul «mito» Israele ha preteso un fiume di denaro dai colpevolizzati tedeschi. Le reazioni di questi giorni non avrebbero avuto senso se dietro non vi fossero interessi smisurati di natura economica, politica, religiosa.
Pur non essendo io uno specialista come Mattogno, per nulla, posso però distinguere fra tre momenti diversi: a) discriminazione; b) persecuzione; c) sterminio. Per quanto riguarda gli ebrei d’Europa vittime del nazismo mi pare siano indiscussi i primi due momenti, cioè la discriminazione e la persecuzione fino alla deportazione in campi di concentramento.
Per quanto ho potuto apprendere l’elemento storico controverso è il punto c, ossia l’intenzionalità e la programmazione dello sterminio mediante camere a gas, dove l’accertamento o non accertamento delle camere a gas ha lo stesso significato probatorio dell’individuazione dell’arma del delitto. Mai trovata, mai dimostrata, secondo le affermazioni dei due sacerdoti messi alla gogna, ma basate su ricerche degli storici revisionisti.
Al di là del merito storico della questione, ciò che a me pare del tutto inconcepibile e inammissibile è che sulla questione non possa esservi libera ricerca storica, libero contraddittorio, libero dibattito, ma che si possa andare in Germania fino a cinque anni in carcere solo per aver detto che non si crede all’esistenza delle camere a gas, mentre non si rischia nessuna sanzione penale se si negano tutti i dogmi del cristianesimo.
E vengo all’elemento mitico. Che la Shoah non sia più considerata un fatto storico, e quindi assoggettabile ai metodi con cui si studiano i fatti storici, ma sia invece un fatto “mitico” fondativo di una nuova religio non sono io il solo a pensarlo. Anche qui cito una fonte spero non sospetta, trattandosi di un autorevole ebreo israeliano, figlio di un padre non meno autorevole, fondatore addirittura dell’apposito Museo israeliano. Si tratta di Avraham Burg, autore di un libro ora anche in traduzione italiana: «Sconfiggere Hitler. Per un nuovo universalismo e umanesimo ebraico».
Il titolo è un poco strano e non fa capire bene il contenuto del libro. Ma si tratta sostanzialmente del rifiuto da parte dell’Autore di costruire la sua identità ebraica a partire dall’Olocausto. Non ho tempo per estrarle citazioni significative, ma ne consiglio la lettura a lei e alle famiglie di cui parla. La famiglia Burg, padre e figlio, di Olocausto o di Shoah non ne hanno mai voluto sentir parlare nel senso di una nuova “religio”. Se è totalmente digiuno di questi argomenti, cioè di come possa farsi una “religio” da un evento storico che proprio per questo deve essere necessariamente sottratto agli storici, mi limito a indicarle genericamente la letteratura storico-critica intorno alla figura di Gesù Cristo e alla nascita del cristianesimo, che ha senso solo in quanto dottrinalmente ed eticamente contrapposto all’ebraismo.
Spero di averle fornito utili indicazioni per un approfondimento del tema. Per chiudere con una battuta alla battuta: vallo a dire ai palestinesi che già dal 1882 – ancora prima che Hitler nascesse – hanno dovuto pagare per un Crimine che sarebbe stato attribuito al dittatore tedesco. Vallo a dire ai morti ammazzati e ai sopravvissuti di Gaza che loro debbono pagare per una Shoah, la cui colpa è attribuita agli europei, cioè a me e a lei, se è un europeo. Per quanto mi riguarda io respingo ogni addebbito per me stesso e per i miei antenati.
A Bassanelli:
Non sono un esperto. Non ho mai letto il Talmud e non so neppure se esista un’edizione a me accessibile. Ma da fonti indirette mi sembra che per gli Ebrei il nostro Gesù Cristo sia il prodotto adulterino di una relazione fra Maria ed un centurione romano di nome Pantera. Lo stesso Gesù detto Pantera dal nome del padre, che mi sembra abbia abbandonato la madre dopo averla sedotta, finì poi lapidato per mano degli ebrei stessi e quindi “appeso”. Il reato ascritto era l’esercizio di pratiche negromantiche apprese in Egitto, per mezzo delle quali Gesù intendeva farsi passare per un dio.
Chi è in grado di correggermi, è pregato di farlo. Le mie letture sono indirette e forse erronee. Mi preme invece esprimere qui una posizione filosofica. Per me una religione è un universo di valori, al quale si può o non si può aderire con il vincolo che è proprio della religione. Quando viene posto il dogma di fede dell’Assunzione di Maria in cielo mi sembra del tutto assurdo pretendere di comprendere e documentare razionalmente l’evento come se si trattasse del decollo di una navicella spaziale.
Sto leggendo con interesse la letteratura storico-critico-esegetica sulle origini del cristianesimo. Ritengo che la “fede” di un cristiano non si misuri sulla storicità positivistico-fattuale degli eventi connessi al Cristo, ma sull’assiologia associata alla figura del Cristo: sul Logo.
Del resto, la stessa critica positivistica-fattuale potrebbe applicarsi ad ogni fondazione religiosa. Alla religione ebraica possono applicarsi gli stessi metodi critici. Non ne viene fuori una migliore assiologia. Trovo barbarico, preistorico, disumano l’universo religioso ebraico. Se il cristianesimo nasce dall’ebraismo, ne è il necessario superamento. Ciò che di ebraico resta ancora nel cristianesimo ne costituisce un grave limite, ne è il suo affossamento. L’espressione giudaico-cristiano è per me una contraddizione di termini. A questo punto preferisco di gran lunga la religiosità greco-romana che fu soppiantata dall’avvento dei monoteismi, lasciandoci più poveri di quanto già eravamo.
Per tornare al nostro tema assistiamo in effetti ad un progressivo cedimento del cristianesimo verso un ebraismo, che non conosce concili di sorta e che mantiene immutato verso il cristianesimo l’antico disprezzo. È ben strano che le “scuse” debbano essere a senso unico. Sia che il Cristo fosse per gli ebrei quello dei Vangeli sia che si tratti di quello del Talmud, sempre male finisce: crocifisso ad opera degli ebrei nei Vangeli, lapidato e appeso sempre dagli Ebrei secondo il Talmud.
Cosa si siano raccontati al Concilio Vaticano II a questo riguardo me lo andrò a leggere. Il ricordo diretto che ho di quegli anni sono le persone dei partecipanti che erano in parte dislocati in una zona di Roma dove allora abitavo. Avevo dodici-tredici anni. Vedevo ogni mattina tanti preti che salivano su un pulmann per andare al Concilio. Non ero allora curioso di sapere cosa andassero a dire o a fare. La curiosità mi viene invece adesso.
Perfetto: la pulizia etnica dei palestinesi esiste quella dei nazisti a danno degli ebrei no.
Fazioso ma anche molto confuso.
E del libro di Finkelstein non hai capito un tubo
Incomincio a stancarmi. Se sai argomentare, se sei capace di argomentare, allora possiamo continuare. Altrimenti non vorrei perdere il mio tempo con te: ho altro da fare. Traggo spunto comunque per:
a) la pulizia etnica ovvero sterminio dei palestinesi da parte degli ebrei/sionisti è molto meglio documentata e dimostrabile di quella dei nazisti (1933-45), che fecero rastrellamenti di ebrei deportandoli in campi di concentramento che erano luoghi di lavoro forzato. I russi mi pare in circostanze analoghe li abbiano mandati in Siberia. La pulizia etnica di matrice sionista è anche molto più antica. Il primo insediamento sionista è del 1882: che ci andavano a fare in 25.000 in una terra che non era la loro e che era già abitata? Cosa questi primi coloni andassero lì a fare era loro ben chiaro: andavano a cacciare via gli indigeni, i palestinesi, esseri immondi neppure degni di vivere. Nel pensiero dei padri sionisti, Herzl compreso, l’idea della pulizia etnica dei palestinesi è sempre presente. Il piano Dalet del 1948, di cui si parla ampiamente in Pappe, non nasce come un fungo dal nulla, ma ha un ampio retroterra.
b) Dove sta il confuso? Cosa è in me confuso? Non mi offendo in quanto cerco di progredire costantemente nelle mie conoscenze, ma qui non riesco a capire dove sarei “confuso”. Ed il fazioso dove sta? Se per fazioso intendi che io non ho nessuna simpatia per il sionismo, lo ammetto. Si tratta per me di una dottrina razzista, assai peggiore del nazismo, con il quale tuttavia non ho nulla a che fare: il nazismo è storicamente finito, il sionismo è sotto i nostri occhi ed in Gaza abbiamo visto cosa è capace di fare. Non saranno certo i Claudio Pagliara al servizio della Hasbara che potranno ingannarci. O meglio: quel genere di informazione potrà andare bene a te, ma non mi riguarda in nessun modo, anche se devo purtroppo pagare il canone tv. Ilan Pappe ha ribaltato la nota equiparazione del presidente Napolitano dicendo che si è antisemiti se non si è ANTISIONISTI. È un ebreo a dirlo, israeliano per giunta, non io.
c) Se sei capace tu di dimostrare le cose che i revisionisti contestano circa lo sterminio (in senso tecnico-giuridico) degli ebrei, accomodati! Intendo tu con i tuoi mezzi, non con il rinvio ad una letteratura inconsistente che quasi nessuno (se non gli stessi revisionisti) ha poi veramente letto: è data loro una patente di Verità Ufficiale oltre che un fiume di danari per produrre carta stampata. Raul Hilberg – il padre di questa letteratura – io lo leggo, lo commento, ne posso valutare l’inconsistenza. Ho però già detto numerose volte di non essere e di non voler diventare uno specialista del tema. A me come studioso e come cittadino interessa che nessuno debba finire in galera per il solo fatto di aver scritto un libro o di sostenere determinate posizioni storiche. Ciò succede puntualmente in Germania e in altri paesi. Non ti pare un poco strano il fatto? A prescindere da quale sia l’effettiva verità storica. Ma se tu hai la verità in tasca, di cosa ti preoccupi? Vivi di essa e acquetati! Me la vuoi somministrare a forza con l’olio di ricino, con la galera e con ogni altro mezzo disponibile? Non sono io libero di valutare ciò che mi sembra più attendibile?
d) Per farti contento il libro di Finkelstein posso rileggermelo. Anzi lo farò certamente per includederne il contenuto nel mio Dizionario critica del sionismo. Ma di grazia cosa è che non ho capito e cosa dovrei capire? Nel suo contenuto e nelle sue tesi il libro è assai semplice. Non ha la complessità di un altro libro che non ho ancora citato: di Shlomo Sand, "Comment le peuple juif fut inventé", che è molto più interessante e istruttivo di quanto le recensioni uscite facciano capire. Questo libro lo sto rileggendo in francese. Spero ne esca anche una traduzione italiana. Il libro è da studiare e approfondire in ogni sua pagina, non semplicemente da leggere.
*
Mi sembra che la nostra conversazione si vada esaurendo, se non ti dimostri capace di argomentare, ma sai solo gridare i soliti slogans hasbariani, non pubblicherò altri tuoi interventi. Il tema è troppo serio per lasciarlo agli incompetenti e ai faziosi.
Professore, lasci perdere il "troll".
Fa sicuramente parte dell'orda di "disturbatori" ingaggiata da Israele per "inquinare" il web: migliaia di giovani ebrei in tutto il mondo ai quali è stato chiesto di andare nei forum "antisionisti" a controbattere alle "menzogne" ivi esposte.
Una evoluzione di ciò che già Pezzana fa da anni, insomma (anzi, questo disturbatore sembra proprio uscito da IC, pari pari).
Questa gente è tutta uguale, e facilmente riconoscibile: buttano là due frasi semi-offensive che trasudano tutto il vittimismo double-face degli ebrei sionisti, onde screditare il "blogger" o innescare un flame che distolga dai punti essenziali ed incontrovertibili che Lei ha mirabilmente elencato (perdendo tempo prezioso, tra l'altro).
Messi di fronte ai fatti, cosa resta da dire a questi beceri agenti sionisti? "Del libro di Finkelstein non hai capito un tubo". Non sia mai che osino opporre una "loro" interpretazione argomentata, eh?
In ogni caso, la loro febbrile attività ed il loro livore rancoroso sempre crescente sono il segno che la situazione gli sta sfuggendo di mano, e che sanno di stare perdendo, lentamente ma inesorabilmente.
Continui col Suo lavoro, ha tutta la mia stima, stia tranquillo che qualche piccolo frutto comincia a maturare: mi sembra palpabile un lento risveglio della gente, timidissimi segnali di "uscita" dal mondo fittizio partorito dall'hasbara sionista, uno scollamento sempre più evidente tra la c.d. "classe dirigente" ed il grosso del popolo.
Leggo con molto interesse alcuni dei più fruibili testi revisionisti, soprattutto se scritti con arguzia, abilità e scienza come quelli di Mattogno, e sono a tutt'oggi confuso sulle conclusioni da trarre da una certa vulgata storica che vuole lo sterminio degli ebrei come l'Evento e non un evento che, se dimostrato al di là di ogni dubbio e pur riempiendo d'orrore, rimarrebbe comunque confinato in una logica, appunto, storica.
Insomma, non so ancora a chi credere e francamente mi auguro in un futuro prossimo una discussione più aperta e la fine di qualunque ghettizzazione.
Tuttavia, per quanto questa ghettizzazione possa giovare a Israele, lascerei stare conclusioni politiche ormai usate e abusate. Anche se Israele usa cinicamente un fatto storico (vero o presunto, non so) per farsi "pubblicità" e ottenere una legittimazione, non dobbiamo dimenticarci che Israele è un baluardo democratico che combatte per la propria sopravvvenza contro una minaccia reale come l'islamismo terrorista.
Questo c'entra poco con la Shoa. Credo sia possibile essere reviosinisti e filo-israeliani.
Almeno spero.
Alberto
Lei ha pieno diritto alle sue opinioni. Mi permetto soltanto di ricordarle al riguardo le posizioni di Ilan Pappe, alle quali mi consenta di rinviare. Quanto poi alla democraticità di Israele le esprimo tutte le mie riserve. Non sono io a parlare per Israele di un regime di apartheid. Si trovano voci diverse e numerose al riguardo. In Gaza è stato appena consumato un genocidio, ma già nel 1948 vi era stata una pulizia etnica di 750.000 palestinesi, cioè il 50 per cento della popolazione all’epoca esistente. Se tutto ciò lei lo chiama democrazia, baluardo e simili, allora vuol dire che il concetto di democrazia è quanto mai relativo.
Lasciamo stare il concetto di “Democrazia”. Ancora oggi la parola è pretesto per dire tutto e il contrario di tutto e inoltre non voglio ciurlare nel manico.
Che Israele non sia perfetta, che gli ebrei siano prepotenti, vittimismi, piagnucolosi, ma pure efficienti e duri in guerra, è cosa che certo non mi si deve spiegare. Ma non mi vengano a dire che gli islamici sono fiorellini di campo.
Israele è l’Occidente, al di là dei numerosi torti; i quali comunque non mi impediscono di credere che gli interessi della libertà e della sicurezza europea stiano dalla sua: accerchiata da popolazioni arretrate e assetate di sangue.
Lei parla di “Genocidio” perpetrato dagli ebrei a Gaza. A parte il fatto che a rompere la tregua sono stati i miliziani islamici, attaccando con ordigni balistici agglomerati urbani (e civili) nel sud di Israele, ma non le sembra che una nazione abbia il diritto di eliminare installazioni pericolose per la propria sicurezza? Inoltre non vi è stato genocidio, perché risulta solo alla più abbietta pubblicistica filo-palestinese il fatto che gli aviatori israeliani bombardino deliberatamente scuole, ospedali etc. etc. per il solo gusto di uccidere bambini e vecchi palestinesi. Non sarà forse che anche i “perfettissimi” miliziani hanno le loro colpe quando fan partire missili da quartieri e strutture civili? Magari da asili. Non le sfiora il sospetto che vogliano davvero farsi scudo di esseri umani per poi andare a versare finte lacrime?
Ma anche qui sto esulando dal mio primo e primario intento: cercare di capire se è possibile per lo storico fare lo storico, ossia occuparsi del passato che ha inteso studiare senza troppo indugiare su considerazioni più prettamente politiche e contingenti allo sviluppo successivo degli avvenimenti presi in considerazione.
Per me -mi scuso per questo, ma la mia mente è ancora troppo emotivamente coinvolta dalla vulgata sterminazionista per prescindere da tale considerazione– è difficile capire com’è possibile che tutti –TUTTI- i testimoni delle atrocità tedesche siano stati dei volgari mentitori.
Può darsi.
Può darsi, anzi ne sono certo, che una più serena discussione sulla Shoa potrà giovare alla verità pura e semplice e quindi anche liberare i cervelli dalla patina di nebbia che li avvolge. E deploro il fatto che sia praticamente impossibile godersi un dibattito serio sull’argomento, piuttosto che sorbirsi le scemenze di Augias o di Minoli su rai tre. E’ ancora più deplorevole che Stalin, Mao (per non parlare del Ruanda) siano invece tenuti in così poca considerazione, quanto a capacità di sterminio e malvagità. Non credo che l’Holodomor ucraino sia meno degno di essere ricordato, anche se avessi la matematica certezza dell’Olocausto. I morti ebrei non valgono di più e non credo ci sia differenza morale tra uccidere col gas o lasciare morire di fame milioni di uomini.
Solo non penso altresì che la ricerca storica sulla Shoa debba sempre e comunque presentare i nazisti come peggiori dei sionisti solo perché, forse, non hanno usato le camere a gas. Il sionismo ha tanti difetti ed è stato portatore di ingiustizie. Ma non paragonatelo col nazismo; Hitler era un criminale al di là di ogni nuova interpretazione. Anche senza Auschwitz le decisioni del fuhrer hanno causato lutti e atrocità che solo quelle di Stalin, in Europa, han potuto superare. Discriminazioni e persecuzioni non possono essere messe in dubbio nemmeno dal più audace dei revisionisti.
Mi auguro quindi che il revisionismo, come metodo, possa avere più spazio per argomentare e che non si faccia di ogni tecnicismo storico una scusa per parlare della perfidia di Israele o degli Usa (e poi, adesso, con Obama, non è ritornata un’era di pace, bellezza e giustizia? Anche qui ci sarebbe molto da dire sulla cretineria umana…)
La ringrazio comunque di avermi dato la possibilità di esprimere la mia opinione e le porgo sinceri e cordiali saluti,
Alberto
Non solo le lascio volentieri la possibilità di esprimersi, ma le lascio anche l’ultima parola nel senso che non le replico dicendo cose già dette: diventerebbe un dialogo romantico interminabile.
Gentile professor Caracciolo, sono un ragazzo di 18 anni che frequenta un liceo Classico. Da poco mi sono imbattutto nelle tesi revisioniste e ho letto qualcosa (su Internet) del professor Faurisso. Potrebbe per favore indicarmi qualche libro o qualche sito che secondo lei potrebbe essermi utile per farmi una opinione?
Ho visto che il sig. Alberto ha scritto delle cose che, mi pare, nonostante non condivida ciò che dice su Israele, possano essere interessanti. E mi pare che abbia detto una cosa giusta quando ha scritto che è possibile essere revisionisti senza essere invischiati per forza nella politica. Io, che vorrei iscrivermi a storia all'università vorrei sapere se davvero tutto deve essere un pretesto per sentirmi forzatamente schierato. Lei che ne pensa?
Consalvo Odino
Caro ragazzo,
viviamo in tempi difficili, di apparente libertà e democrazia, ma in realtà caratterizzati da un regime che in illiberalità non ha nulla da invidiare a tutti i regimi, di oggi e di ieri, ai quali dice di contrapporsi in nome di una libertà che oltraggia ogni giorno del calendario.
Cerco di darle qualche rapida e responsabile indicazione. Sulla vicenda Williamson, Shoah, cosiddetto negazionismo etc. io sono sono distinguere due differenti aspetti.
a) La questione della libertà di ricerca, di pensiero, di manifestazione del proprio pensiero quale esso sia. Al momento questa libertà NON ESISTE nei nostri democratici e liberali paesi. I fanatici genocidi di Gaza usano dire che le opinioni sulla Shoah non sono manifestazioni di un pensiero, ma un crimine in sé... È talmente assurda e grottesca questa posizione da non ritenere necessario dovergliela commentare. Consideri la notizia dell’oggi: l’oltraggio di Cristo e della Madonna, fondamento della fede cattolica, proprio in una televisione israeliana. Il fatto è simmetrico ma più grave dell’assalto al vescovo williamson. Se studia e analizza bene gli aspetti mediatici di tutta la manipolazione, potrà capire lei stesso le cose... È una specie di compito in classe che le affido.
b) La questione di merito è meno importante rispetto alla questione di principio: le opinioni del vescovo williamson sulle camere a gas potrebbero essere erronee quanto si vuole, ma ha il sacrosanto diritto di poterle esprimere. In realtà esiste una letteratura sull’argomento che si vuole ignorare. Da una parte esistono gli autori sterminazionisti. Non sono uno specialistia, ma mi sembrano che i maggiori da cui tutti gli altri discendono sono due: Hilberg e Pressac. Questi due autori sono stati però ampiamente ed efficamente criticato. Lo svizzero Jürgen Graf (di cui può leggere in questo blog) si trova costretto a vivere esule in Russia per aver scritto un equilibratissimo libro di critica a Raul Hilberg: “Il gigante dai piedi di argilla”. Se tornano in Svizzera lo arrestano... Sulla critica a Pressac (ma anche a Vidal e altri) posso indicarle i lavoro di Carlo Mattogno, un italiano, a giudizio di molti il più grande esperto di questi temi.
Un’ultima considerazione che affido alla sua riflessione critica è la seguente: perché tutto questo?
Lei mi scrive di avere 18 anni. Ebbene qualcuno vuole, ha deciso che lei porti senso di colpa per eventi occorsi durante la seconda guerra mondiale, quando forse neppure suo padre era ancora nato. L’Europa del dopoguerra è sorta su basi ideologiche che hanno voluto vedere nel cosiddetto Olocausto la nuova religione della nostra epoca. Un ministro ha recentemente detto che siamo ovvero dobbiamo essere “tutti ebrei”.
Non desidero in nessun modo influenzarla con la mia visione delle cose (mi è costata non poco lavoro e sforzo), che potrebbe anche essere erronea. Le raccomando soltanto da adulto responsabile di fare uso di tutta la sua capacità di riflessione critica: legga di tutto e il contrario di tutto, tesi e antitesi, ponga domande, non si lasci intimidire da nessuno, sia prudente. Insomma, impari a ragionare con la sua testa e purtroppo devo dire le nostre scuole non l’aiutano in ciò.
Sono di corsa. Spero di aver risposto alle sue domande.
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