venerdì 20 marzo 2009

Il balletto di Durban II: esiste un boicottaggio “buono” e uno “cattivo”? E quale quello “buono”?


Via via che si avvicina la data fatidica del 24/25 aprile fissata per la nuova Conferenza sui diritti umani, battezzata Durban II, in ricordo della Conferenza che si tenne pochi giorni prima del “mistero” delle Torri Gemelle nel settembre del 2001, si succedono le notizie del “boicottaggio” di questa conferenza Onu, come già fu boicottata quella di Durban I. Non ho purtroppo il tempo di studiare ovvero di prestare la stessa attenzione a tutti i fatti della cronaca politica. Mi fa però sorridere l’atteggiamento del nostro ministro degli Esteri che minaccia in nome dell’Italia di “non partecipare” alla Conferenza. Non sono un diplomatico, ma se fossi io al posto di tutti i rappresentanti degli stati ex-coloniali, io un simile ministro lo caccerei malamente appena si presentasse in Ginevra. Altro che fare il prezioso. Evidentemente le “potenze” di questo mondo pensano di poter usare ancora l’arma del ricatto e delle pressioni che portarono alle più illegittime e sbagliate decisioni dell’Onu: la fondazione dello Stato di Israele e l’illegittima spartizione della Palestina. Le cose del mondo non vanno però secondo giustizia e dovremo aspettarci di tutto. È inutile che io riporti qui i commenti dei nostri giornali: sono una copia dell’altro e tutti insieme sono veline emanate dal ministero israeliano degli esteri. Si tratta soltanto di aspettare per vedere quanto la Commissione Onu si lascerà intimidire dai potenti della terra. In fondo, l’assenza dell’Italia, di Israele, degli Usa e di tutte le potenze vassalle potrà consentire alla Conferenza di lavorare liberamente. Se gli assenti vogliono una condanna in contumacia, è bene che la abbiano. Riesce difficile immaginare in che modo Israele ed i suoi complici possano difendersi e giustificarsi da un genocidio come l’operazione “piombo fuso”, un’operazione che non è affatto terminata: i massacri continuano giorno dopo giorno in ossequio ad un’opera di pulizia etnica già decisa e iniziata molto tempo fa.

Voler rendere il dovuto a certo giornalismo «infame» significa illudersi che abbia senso parlare con il muro. Che sionismo e razzismo si equivalgono e sono intercambiabili è una verità evidente a chiunque sia capace di analisi storica e filosofica. Che due più due faccia quattro non è cosa che debba esser messa ai voti. Il sistema dell’ottundimento mediatico presuppone individui privi di qualsiasi capacità critica la cui testa può essere riempita con le tecniche del marketing pubblicitario in questo caso applicato alla politica. Se Israele è o non è uno stato razzista e criminale, ciò non dipende da chi abbia a dichiararlo, ma è insito nell’essenza della cosa, che è o non è. E noi sappiamo che è. Poco ci importa che a dirlo siano i libici o gli iraniani, quasi che libici e iraniani non siano essere umani in grado di proferire una verità, la verità: ecco il razzismo che conferma se stesso. La Verità è una prerogativi degli uni, degli Eletti, mentre la sua conoscenza e proclamazione è preclusa ad altri. Il razzismo è talmente insito nella natura di chi si ritiene “eletto” da uscir fuori dagli occhi e dalle narici proprio mentre si attribuisce ad altri tutto il male ed il marcio che è suo proprio. Si scrivono tanti libri sui più disparati argomenti. Varrebbe scriverne uno, attualizzato, sul concetto di “odio” e sulla sua storia. Io penso di sapere dove si trova tutto l’odio del mondo. Dò qui un piccolo avvio alla ricerca: nel codice penale sovietico del 1926 si trovano gli antefatti della legge Mancino. Sono certo che scendendo nei dettagli della ricerca possono scoprirsi tante cose interessanti. Sarei lieto se qualcuno dei miei Lettori avviasse questa ricerca. Polemizzare qui con una stampa e un certo giornalismo da sempre impegnato a fare apolologia di Israele è cosa che ci appare vana. Abbiamo analizzato quanto basta una simile letteratura e non riteniamo di dover aggiungere altro a quanto detto e scritto.

La prassi della diffamazione, della colpevolizzazione, del vittimismo, della falsificazione, del terrorismo omicida e del terrorismo ideologico, del lobbismo diasporico sono costanti nella fondazione e nell’insediamento al potere del sionismo. Una connessione organica esiste fra lo stato di Israele, le cui basi di legittimità sono tarate da difetti genetici, e le Israel lobbies dislocate nei vari paesi. Quando perciò si legge della posizione assunta da taluni ministri vi è poco da impressionarsi. La loro autorevolezza non fa venire meno le nostre più profonde convinzioni in ordine a ciò che è giusto o ingiusto e rischiara la nostra coscienza e condotta morale, ma ci pone interrogativi sulla biografia politica degli stessi ministri e ci offre un tracciato dei legami lobbistici. L’essere attaccati su determinate posizioni è ormai chiaramente uno sciboleth attraverso cui poter riconoscere i soggetti di una rete capillare di complicità e connivenze. Se so bene di non essere un ladro e se tu mi fai passare per un ladro, resta da provare che io sia effettivamente un ladro, ma tu almeno per me sei certamente un diffamatore in conto proprio o per conto terzi. Occorre perciò smettere di lasciarsi intimidire da accuse false e infondate. Occorre invece reagire energicamente contro campagne sistematiche e capillari di diffamazione denunciandole e demistificandole per ciò che sono. Non ci si deve lasciar intimidire dai clamori mediatici, ma si deve reagire demistificando il moderno fariseismo con le armi potenti della verità: la logica e l’analisi critica degli argomenti e dei fatti.

Quando evitano, per timore o altro, di testimoniare la verità, gli intellettuali tradiscono la loro natura e la loro funzione nella società, diventando scribi e farisei. Potremmo stilare un elenco assai lungo di nomi e cognomi con prevedibili reazioni e conseguenze. Ma non è necessario: il loro nome è legione ed ognuno li può riconoscere. La crisi economica che incombe si è avvalsa largamente della complicità di chi sapeva ed ha taciuto colpevolmente, certificando addirittura il falso che sapeva esser tale. Per il genocidio di Gaza, la cui storia si può ricondurre alla nascita stessa del sionismo, vi è in più una lunga storia di inganno della cosiddetta opinione pubblica, che è in realtà una stratificazione di pregiudizi a mezzo stampa ovvero per la bocca menzognera di non pochi politici. Non è difficile far cadere un castello di menzogne edificato lungo decenni. Non valgono le verità imposte per legge: una verità di stato è una menzogna di stato. La verità non può mai essere il prodotto dell’Autorità: se è vero che Auctoritas, non veritas facit legem è però anche vero che Auctoritas facit legem, non veritatem! La verità ha fondamenti suoi propri che diventano sospetti quando pretendono di venir riconosciuti non per se stessi e per forza propria, ma per la minaccia di pene e l’uso di ceppi e catene. La verità rende libero chi è capace di attingerla. Non è mai successo il contrario e si può esser certi che una presunta verità che manda in galera chi esprime il suo innocente pensiero, volendo o almeno credendo soltanto rendere omaggio ad una verità difficile da raggiungere, non è affatto una verità, ma una palese menzogna che vuole privarci di tutto il sistema delle nostre libertà e perfino del diritto stesso di vivere.

2 commenti:

Cloroalclero ha detto...

ciao Antonio, come forse ti avevo scritto abbiamo messo in piedi un progetto per raccogliere in un unico sito tipo ok notizie, tutto cio' che riguarda l'informazione on line sulla palestina
http://www.palnews.org/
il sito non prevede discussioni coi sionisti o cerchiobottisti. Ci farebbe piacere se t'iscrivessi e ogni qualvolta scrivi qualcosa in merito pubblicassi sul sito.
Così per avere un cotenitore di riferimento, senza inutili polemiche o disinformazione ambigua.
Un abbraccio
Cloro

Antonio Caracciolo ha detto...

Volentieri. Non capisco però se devo offrire l’esclusiva o posso prevedire una doppia pubblicazione...