Bacia il diavolo |
La lingua italiana, come ogni lingua, ha le sue proprie locuzioni standardizzate. Il linguaggio è un fatto convenzionale: se ognuno avesse un linguaggio tutto e soltanto suo, non sarebbe possibile la comunicazione. Pertanto, quando si è sfiorato un pericolo, si dice che si è ad esso scampati e si parla di “scampato pericolo”; se poi si è trattato di un naufragio in mare, dove molti muoiono, allora si è superstiti di quel naufragio. Ed invece per l’attentato terroristica al “Bataplan”*, un luogo di spettacoli moderni, i media televisivi hanno ripetutamente indicato come «sopravvissuti» quanti - per fortuna la quasi totalità - non sono rimasti vittime dei proiettili sparati alla cieca dagli attentatori. L’Italia, ha avuto una sua «vittima» e parecchi «sopravvissuti», che sono già diventati oggetto di culto televisivo (ma anche di dibattito parlamentare), con tanto di intervista rituale ai genitori dell’«unica» vittima italiana ed a quelli dei «sopravvissuti», unite tutte in una nuova “religio” mediatica che si aggiunge a quella ufficiale, il cristianesimo, che resta assai lontano sullo sfondo, adibita a modello di «scontro» con la religione degli «islamici bastardi», giusto per meglio chiarire tutti i termini del “dialogo interreligioso”, con tutti gli attori sulla scena: ebrei, cristiani, musulmani.
* Andando al link del fatto quotidiano si apprende qualcosa su questo locale parigino per chi - come il sottoscritto - non lo avesse prima mai sentito nominare. Quanto ai musicisti questa la loro immediata reazione: «Al primo sparo i bandisti, nel senso di appartenenti a una band, si sono cacati sotto e sono precipitosamente fuggiti da un’uscita secondaria posta dietro le quinte del Bataclan, dopodiché se sono tornati negli Usa, annullando la tournee europea» (Fonte).
Devo procedere per allusioni, giacché mi sono già scontrato con i poteri qui evocati e non sono un aspirante al “martirio”, non sono un “islamico”, ma pur sempre un cattolico, battezzato e cresimato. Se la libertà di pensiero, di espressione, di ricerca e di insegnamento, dovrebbe essere uno di quei “valori” fondanti della «nostra civiltà», opposta alla loro, quella dell’Islam, posso assicurare con la mia esperienza personale e professionale i miei Cinque Lettori che questa presunta libertà non esiste né in Italia e ancor meno in Francia. Ciò che esiste è l’obbligo di conformarsi a ciò che dallo Stato è dichiarato esser vero e che i media divulgano. La Verità Principale, che sovrasta lo stesso cristianesimo, degradato dopo il Concilio Vaticano II a religione sussidiaria e servente, è quella evocata dalla terminologia dei nuovi «sopravvissuti», subito entrati nel circuito mediatico.
(Segue)
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