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È la quarta scheda di lettura dedicata ad uno stesso Autore, che noi consideriamo soprattutto se non esclusivamente per la sua esperienza di politico americano, protagonista di eventi assai importanti, da lui stesso determinati. Il periodo dal 1815 in poi, detto Restaurazione, è noto fin dai testi scolastici e non avrebbe senso ripercorrerlo nuovamente per apprendere le stesse cose. Può essere però una chiave di lettura interessante leggere come un uomo di esperienza quale Henry Kissinger vede lui quel periodo storico. Ed è con questo spirito che affrontiamo le lettera sequenziale di un libro non recente, acquistato per pochi euro o lire in qualche bancarella e poi dimenticato negli scaffali della mia biblioteca privata, ora rivisitata. Questo l’esordio: «È naturale che un’epoca minacciata dalla distruzione atomica guardi con nostalgia ai periodi in cui la diplomazia comportava rischi meno gravi, in cui le guerre erano limitate, e una catastrofe inimmaginabile». Ma era quella anche un’epoca nella quale l’Europa stabiliva un suo ordine continentale, e di riflesso anche mondiale, ma di fronte al quale i nascenti Stati Uniti d’America rispondevano subito con la Dottrina Monroe. Trattandosi di un autore e politico americano, responsabile delle politica estera al tempo della Guerra Fredda, sarà interessante vedere la descrizione di questo rapporto America / Europa.
Interessante la seguente definizione della “legittimità”, comunemente distinta se non opposta all’idea di “legalità”:
Le peggiori porcherie della storia da Versailles in poi vengono fatte passare per “legittime” secondo questa costruzione che vogliamo sperare stia solo nella testa di Henry Kissinger, anche se può essere una buona descrizione della prassi delle relazioni internazionali. Potrebbe essere perfino una buona spiegazione alla domanda perché mai la guerra non cessa mai di ardere. Finché l’uomo sarà capace di resistere e di difendersi, ma anche di offendere, non si porrà mai fine alla guerra.
È bene considerare le date del libro: la traduzione italiana è del 1973, ma l’originale è del 1957. Dobbiamo percorrere con la mente almeno gli eventi del dopoguerra che precedono e seguono quella data, anche in relazione alla carriera personale di Kissinger...
Interessante la seguente definizione della “legittimità”, comunemente distinta se non opposta all’idea di “legalità”:
“Legittimità”, nel senso in cui la si intende qui, non va confusa con la “giustizia”: significa soltanto un consenso internazionale sulla natura e l’applicabilità di determinate convenzioni, e sugli scopi e metodi consentiti per fare politica estera... etc. (p. 5)Non riportiamo il seguito della citazione, scontato nelle sue conseguenze, ma appare degno di interesse il pensionamento dell’idea di giustizia, sia pure di una giustizia soggettivizzata, per la quale ognuno potrebbe intenderla a suo comodo e utile. È esclusa alla radice la possibilità che gli uomini possa intendersi per una comunanza di senso etico. Eppure, dal 1945 in poi, la retorica dei “diritti umana” è andata crescendo a dismisura. Da allora sono sempre state più frequenti le guerre per “ingerenza umanitaria”. Tolta l’idea di giustizia, cade ogni fondamento che si pretenda di dare ai “diritti umani” e la stessa idea di umanità sganciata dal senso della giustizia diventa un orpello retorico, buono soltanto per i discorsi ufficiali e la propaganda. Non riusciamo a comprendere il senso di una qualsiasi idea di “legittimità” sganciata dall’idea di “giustizia”. La difficoltà ci pareva essere un’altra: o gli uomini hanno differenti idee di legittimità, ma sempre dando ad essa un valore universale che deve essere riconosciuto da tutti, o semplicemente se ne infischiano di qualsiasi legittimità e si basano sulla forza che credono di avere e di poter imporre ad altri, oppure sottomettono l’idea di giustizia e con essa di legittimità al proprio utile, convenienza, tornaconto... Per stare ai nostri giorni si pensi al ruolo dell’Arabia Saudita, ai suoi rapporti sempre più scoperti con l’ISIS, alla completa negazione della retorica dei “diritti umani”...
Le peggiori porcherie della storia da Versailles in poi vengono fatte passare per “legittime” secondo questa costruzione che vogliamo sperare stia solo nella testa di Henry Kissinger, anche se può essere una buona descrizione della prassi delle relazioni internazionali. Potrebbe essere perfino una buona spiegazione alla domanda perché mai la guerra non cessa mai di ardere. Finché l’uomo sarà capace di resistere e di difendersi, ma anche di offendere, non si porrà mai fine alla guerra.
È bene considerare le date del libro: la traduzione italiana è del 1973, ma l’originale è del 1957. Dobbiamo percorrere con la mente almeno gli eventi del dopoguerra che precedono e seguono quella data, anche in relazione alla carriera personale di Kissinger...
(Segue)
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