domenica 15 novembre 2015

Gilad Atzmon: «Una battaglia senza fronte».

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Ieri sera, sul tardi, ho ricevuto una mailing list con un articolo di Gilad Atzmon, che passo a tradurre e commentare in tempo reale. Per quanti leggono l’inglese è subito dato il testo originale, via via sostituito dalla traduzione italiana, che non è professionale e per la quale sono accettate di buon grado osservazioni e correzioni. In questo momento in cui scrivo e già da qualche giorno è un succedersi a caldo di commenti, dichiarazioni, prese di posizione, ma... ognuno interpreta e parla a seconda delle sue precedenti prese di posizioni o di schieramento. Se si conosce l’ideologia che ha finora ispirato un determinato “opinionista”, non è difficile comprendere ciò che dice prima ancora che apra bocca. I morti ammazzati non ispirano nessuna pietà, ma sono l’occasione per continuare la guerra mediatica. I governi poi non aspettano altro per mettere in atto manovre repressiva già da tempo programmate: si aspettava l’occasione propizia, la “opportunità”, secondo un linguaggio al quale ci ha abituato Naomi Klein, con il suo “Shock-economy”, ossia quando una disgrazia, una pubblica calamità rompe ogni resistenza sociale, è la volta buona per far passare ciò che altrimenti sarebbe stato impopolare. È anche questo il caso? Abituati come ormai siamo, possiamo osservarlo in tempo reale. I copioni sono sempre gli stessi e non pare che abbiano innovato nella tradizione delle false flag, che anche se non sono “false” possono essere ancora meglio sfruttate. Addirittura, da una fonte autorevole nella contro-informazione via web, Veterans Today, attribuisce ad Israele l’abbattimento dell’aereo russo sul Sinai, e dice anche altre cosi sconvolgenti - scordatevelo, cari Lettori, di poterle mai ascoltare su TG1-2-3... - che fanno tornare di strabiliante attualità la definizione data da Atzmon di ciò che è il sionismo: “primatismo razziale a carattere globale”. Con l’occasione vengo riuniti, in Appendice, altri articoli di Atzmon, ai quali egli stesso rinvia, o altri ancora tematicamente affini, da noi scelti nel suo ricco blog.
CL

GILAD ATZMON
Una battaglia senza fronte

Ieri mattina, era trasmessa la notizia di estesi ‘eroici’ attacchi di droni alleati in Iraq e Siria a supporto della battaglia per Sinjar. Abbiamo quindi appreso dell’assassinio di Jihadi John. Ci hanno raccontato che ne potrebbe derivare una qualche vendetta. Come promesso, la scorsa notte Parigi era in un bagno di sangue.

Benvenuti nella Terza Guerra Mondiale - un conflitto globale con fronti di battaglia illimitati. Noi, come la gente di tutto il mondo, siamo tutti intrappolati nel bel mezzo di questo disastro. Vediamo che il nostro universo si sta sgretolando, vogliamo la pace, ma non sappiamo nemmeno chi sia il nemico.

Per alcuni di noi, questa recente escalation non è uno sviluppo sorprendente. Noi abbiamo scritto al riguardo di continuo per anni. Abbiamo esaminato per anni l’impatto disastroso della griglia di immorali lobbies interveniste siocon che inesorabilmente hanno incitato a sempre più conflitti. Il CRIF a Parigi, il CFI a Londra e l’AIPAC a Washington The CRIF in Paris, CFI in London and AIPAC spingono tutti per una escalation nella battaglia contro arabi e musulmani in conformità con il piano israeliano per il nuovo Medio Oriente (vedi sotto, App. 1).

Siamo costretti ad accettare il fatto che estremisti musulmani siano molto turbati e possano colpire duramente e in breve tempo. La Russia ha visto uno dei suoi aerei cadere dal cielo, uccidendo più di duecento turisti innocenti. Parigi ha sofferto di nuovo. Dobbiamo chiederci: è necessario? Dobbiamo vivere nella paura d’ora in poi? La pace è un’opzione?

Il terrore è un messaggio che dobbiamo capire. Qual è il suo messaggio? ‘Lasciateci in pace’ è ciò che questi terroristi omici stanno tentando di dirci. È troppo complicato per gli Occidentali comprendere ciò fino in fondo?  ‘Vivere e lasciar stare gli altri’ è  questo ciò di cui si tratta. L’implicazione pragmatica è ovvia. L’Occidente deve smettere immediatamente di porsi al servizio degli interessi globali sionisti ed israeliani.  Devono cessare immediatamente tutte le operazioni nel mondo arabo e nel Medio Oriente. Perché ciò accade e per una possibilità di pace è imperativa l’opposizione al sionismo globale e al lobbismo israeliano.

Ecco alcuni consigli pratici: la prossima volta che Bernard Henri Levy, David Aaronovitch o Alan Dershowitz tentano di vendere un nuovo pacchetto di conflitti in nome dei ‘diritti umani’, dovremmo gentilmente avvertire che abbiamo imparato la lezione - non più guerre per Sion.  Poi, la pace potrà avere la precedenza.

APPENDICE
1.
Il piano ebraico per il Medio Oriente e oltre
 (Fonte: 13.6.14)

Surely, what’s happening now in Iraq and Syria must serve as a final wakeup call that we have been led into a horrific situation in the Middle East by a powerful Lobby driven by the interests of one tribe and one tribe alone.

Back in 1982, Oded Yinon an Israeli journalist formerly attached to the Israeli Foreign Ministry, published a document titled ‘A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties.’This Israeli commentator suggested that for Israel to maintain its regional superiority, it must fragment its surrounding Arab states into smaller units. The document, later labelled as ‘Yinon Plan’, implied that Arabs and Muslims killing each other in endless sectarian wars was, in effect, Israel’s insurance policy.

Of course, regardless of the Yinon Plan’s prophesies, one might still argue that this has nothing to do with Jewish lobbying, politics or institutions but is just one more Israeli strategic proposal except that it is impossible to ignore that the Neocon school of thought that pushed the English-speaking Empire into Iraq was largely a Jewish Diaspora, Zionist clan. It’s also no secret that the 2nd Gulf War was fought to serve Israeli interests -  breaking into sectarian units what then seemed to be the last pocket of Arab resistance to Israel. 

Similarly, it is well established that when Tony Blair decided to launch that criminal war, Lord Levy was the chief fundraiser for his Government while, in the British media, Jewish Chronicle writers David Aaronovitch and Nick Cohen were busy beating the drums for war. And again, it was the exact same Jewish Lobby that was pushing for intervention in Syria, calling for the USA and NATO to fight alongside those same Jihadi forces that today threaten the last decade’s American ‘achievements’ in Iraq.

Unfortunately, Yinon’s disciples are more common than you might expect. In France, it was the infamous Jewish ‘philosopher’ Bernard Henri Levy who  boasted on TV that ‘as a Jew’ campaigning for NATO intervention, he liberated Libya.

As we can see, a dedicated number of Jewish Zionist activists, commentators and intellectuals have worked relentlessly in many countries pushing for exactly the same cause – the breaking up of Arab and Muslim states into smaller, sectarian units.

But is it just the Zionists who are engaging in such tactics? Not at all.

In fact, the Jewish so-called Left serves the exact same cause, but instead of fragmenting Arabs and Muslims into Shia, Sunnis, Alawites and Kurds they strive to break them into sexually oriented identity groups (Lesbian, Queer, Gays, Heterosexual etc’)

Recently I learned from Sarah Schulman, a NY Jewish Lesbian activist that in her search for funding for a young ‘Palestinian Queer’ USA tour, she was advised to approach George Soros’ Open Society institute. The following account may leave you flabbergasted, as it did me:

“A former ACT UP staffer who worked for the Open Society Institute, George Soros’ foundation, suggested that I file an application there for funding for the tour. When I did so it turned out that the person on the other end had known me from when we both attended Hunter [College] High School in New York in the 1970s. He forwarded the application to the Institutes’s office in Amman, Jordan, and I had an amazing one-hour conversation with Hanan Rabani, its director of the Women’s and Gender program for the Middle East region. Hanan told me that this tour would give great visibility to autonomous queer organizations in the region. That it would inspire queer Arabs—especially in Egypt and Iran…for that reason, she said, funding for the tour should come from the Amman office” (Sarah Schulman -Israel/Palestine and the Queer International p. 108).

The message is clear, The Open Society Institutes  (OSI) wires Soros’s money to Jordan, Palestine and then back to the  USA in order to “inspire queer Arabs in Egypt and Iran (sic).”

What we see here is clear evidence of a blatant intervention by George Soros and his institute in an attempt to break Arabs and Muslims and shape their culture.  So, while the right-wing Jewish Lobby pushes the Arabs into ethnic sectarian wars, their tribal counterparts within George Soros’s OSI institute, do exactly the same - attempt to break the Arab and Muslims by means of marginal and identity politics.

It is no secret that, as far as recent developments in Iraq are concerned, America, Britain and the West are totally unprepared. So surely, the time is long overdue when we must identify the forces and ideologies within Western society that are pushing us into more and more global conflicts. And all we can hope for is that  America, Britain and France may think twice before they spends trillions of their tax payers’ money in following the Yinon Plan to fight ruinous, foreign wars imposed upon them by The Lobby.

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