sabato 4 maggio 2013

Paolo Becchi ed il «tritacarne del circo mediatico»


Post in elaborazione.

Quanto mai opportuna giunge la dignitosissima dichiarazione di Paolo Becchi, che si può leggere nel blog di Beppe Grillo e che riportiamo qui di seguito. Ci piace sottolineare la qualifica di “filosofo” che abbiamo aggiunto nella didascalia della foto. Una peculiarità di questo strano mestiere, che mi onoro di condividere con Paolo Becchi, è che non possiamo esimerci dal dovere di testimoniare sempre la Verità e di dire sempre senza riserve o tatticismi ciò che pensiamo, giusto o sbagliato che sia ed in una forma che sia comprensibile al popolo, parlando il linguaggio del popolo. Quindi la “ingenuità” è un onere del mestiere. La “ingenuità” ci impone di credere che l’Altro che ci sta di fronte sia sempre un uomo accomunabile all’idea di Bene e di Vero. Dobbiamo crederlo per poter continuare a sperare e ad operare in questa società anche nelle condizioni più avverse. È fin troppo facile ripetere ciò che gli altri dicono e vogliono sentir dire. Anche da chi nelle università ha il compito di occuparsi di una peculiare disciplina che si chiama filosofia. Ma può accadere che la dedizione allo studio della filosofia ci trasformi in “filosofi”, che non solo studiano la filosofia, ma vivono da “filosofi”, avendo come padri nobili un Socrate, che per non tradire la Verità accettò la morte. Quindi non solo studiosi e cultori di filosofia, ma filosofi che vivono filosoficamente e che soprattutto in periodi critici come questi sentono il supremo dovere di essere organi pensanti del loro popolo. Non “vanità” di apparire, ma dovere di essere presente in un momento in cui si giocano i destini di un popolo. Quindi è da considerare “santa” l’«ingenuità» di Paolo Becchi, che ha osato sfidare il «tritacarne del circo mediatico», ben sapendo a quali rischi andava incontro.
Il filosofo Paolo Becchi
Sono stato un grande ingenuo e sono caduto nella trappola che io stesso avevo previsto. Ho sperimentato sulla mia pelle che cosa significhi finire nel tritacarne del circo mediatico del nostro paese. Una ragione di più per suggerire a tutti di non partecipare a programmi radiofonici o televisivi. Mi auguro solo che quanto è successo non abbia danneggiato troppo il MoVimento. Il momento non è facile ma non bisogna scoraggiarsi. Giornali e televisioni hanno forse pensato di creare una lacerazione all' interno del MoVimento attaccandomi con una violenza inaudita, dopo avermi presentato come l’«ideologo» del MoVimento. Ma io non mi sono mai attribuito una tale etichetta; ho cercato solo di aiutare come il MoVimento e in questi ultimi ultimi giorni - devo ammetterlo - non ci sono riuscito. Spero nella comprensione di tutti gli attivisti.
Paolo Becchi  (Fonte)
Devo però dire di aver preceduto Paolo Becchi (e lui mi fu allora vicino) in questo «tritacarne del circo mediatico», quando nell’ottobre  del 2009 sempre su iniziativa di “Repubblica” fui dato in pasto al “circo mediatico” – benché da me non invitato o sollecitato – che mi attribuiva fantastiche lezioni, mai avvenute, nella mia università. Fui assolto nell’inchiesta disciplinare che ne seguì ed ho quindi avviato una causa civile, tuttora in corso, contro “Repubblica”, che -  neppure rispettosa del giudice sotto cui pende la causa - reitera le stesse menzogne di allora, attribuendomi in soprammercato una intervista mai concessa, per il solo scopo di danneggiare il Movimento Cinque Stelle ed inibire ad ogni cittadino l’esercizio dei suoi diritti politici, sanciti nell’art. 49 della costituzione.

È in atto una violentissima campagna di diffamazione contro il Movimento Cinque Stelle ed ogni personalità che abbia reso nota la sua simpatia o la sua adesione al Movimento. Non sono però invincibili questi signori ed anche la semplice consapevolezza della loro strategia, delle loro manovre, della loro disonestà, della loro malafede è un valido antidoto. La grande sfida in atto è nella forma della comunicazione. Il Movimento sta cercando dalla sua nascita (e con successo) di comunicare interagendo con i cittadini, evitando in linea di principio la forma totalitaria della comunicazione televisiva o radiofonica, dove uno solo o pochi parlano a molti che spesso vengono manipolati senza che essi stessi se ne accorgano e finendo di acquisire pregiudizi che poi ripetono come pappagalli: ci si accorge subito nei gazebo quando le persone ripetono le sciocchezze dei talk show, pensando di essere originali. L’informazione, questa informazione è una emanazione del potere, anzi del regime. Internet sfugge per fortuna al controllo esclusivo del potere ed è per questo in atto un tentativo di imbavagliare anche la rete, che è il veicolo privilegiato della comunicazione del Movimento. Purtroppo, non sempre gli elettori che hanno pure dato il loro consenso al Movimeno comprendono le insidie manipolatrici di talk show come quello di Michele Santoro e suoi degni Colleghi.

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