venerdì 10 maggio 2013

Il nipote di Gianni che risponde a Beppe Grillo su Rainews24 su “popolo”, “sovranità popolare”, “colpo di stato”.

Ho appena visto una giornalista televisiva di RaiNews24, che con una dichiarazione attribuita a Beppe Grillo si porgeva ammiccante a Enrico Letta, nipote – non di Rameau – ma di Gianni Letta, sottosegretario di Berlusconi, per averne una risposta di comodo, per la quale non era previsto il contraddittorio, seduta stante e nella stessa sede contestuale. Noi non abbiamo nessuna delega a replicare per conto di Beppe, ma abbiamo sufficiente autonomia di giudizio per i nostri apprezzamenti. Al momento non abbiamo neppure il contesto originale delle affermazioni attribuite a Grillo dalla giornalista televisiva: quella del “colpo di stato” a noi nota, e di cui ci eravamo occupati nel Forum del Movimento, era vecchia ed oggi sul blog non leggiamo aggiornamenti al riguardo. Ma la sostanza non cambia: tanto si è parlato di giaguari e leopardi che ormai le parole non solo sono prive di senso, ma hanno bisogno di un timbro governativo per poter circolare. Fra poco verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il vocabolario e le espressioni che gli italiani possono usare senza incorrere in sanzioni. Altro che colpo che di stato! Qui si è abolito l’elementare diritto alla libertà di pensiero, di espressione e di critica politica.


Inoltre, ormai parlare di “sovranità popolare” è una vera e propria burla, altro che “insulto”. Del popolo italiano e della sua sovranità ci si fa beffe, perché in pratica non si ritiene che esista per davvero e dunque tutti vi si possono appellare, sapendo che nessuno mai risponderà né per assentire né per dissentire. Ciò che veramente interessa è che il popolo non si possa ribellare, non faccia “eversione”. La vera e più autentica immagine di cosa il «Potere», all’interno del suo «Palazzo», ci è stata offerta dall’ineffabile Gasparri con il suo dito media alzato dietro sbarramenti di poliziotti armati di tutto punto: di qua Lui e di là il Popolo italiano.  Come l’araba fenice, che ci sia ognuno lo dice dove sia e come stia e viva e cosa mangi, se e quando mangia, a nessuno di costoro importa per davvero.  Al popolo italiano ed alla sua sovranità che loro stessi rappresenterebbero i Letta, zio e nipote, possono attribuire tutto e il contrario di tutto...

Il solo popolo che risponde è quello detto grillino, ma appunto a questo popolo, governo e sua stampa, offrono quotidiani “insulti” e menzogne, mentre ogni giorno il popolo vero si esprime con suicidi e fallimenti... I Letta se la prendono comoda: a giugno, a settembre, fra 18 mesi... La quotidianità dell’esistere non gira nei loro orologi e non è segnata nei loro calendari. Non ci resta che aspettare alla prova dei fatti le mirabolanti promesse del Nipote, che non ha certo potuto negare la sua parentela, ma ne ha solo rettificato la durata: non venti anni, durata della relazione politica dello zio Gianni con i governi di Berlusconi, ma 46 anni retrocedendo all’anno di nascita di Enrico. Ed è anche questa una ammissione importante. In Italia, conta molto in quale famiglia si nasce: il destino individuale è in buona parte segnato, nel bene e nel male. Si è pure detto che negli USA – nostro modello – è normale che una stessa famiglia, a guisa di una casata nobiliare, tiri fuori non pochi leader politici: i Kennedy, i Bush. Anche qui con una differenza importante: almeno sono dello stesso partito! In Italia, rispetto alla famiglia, la militanza partitica è indifferente, o meglio i differenti e opposti partiti, rigorosamente “avversari” e mai “nemici”, sono in realtà uno stesso identico partito, come i Letta – zio e nipote – dimostrano anche con la prova del DNA.

Altra risposta del Nipote è su una imitazione del programma politico del Movimento: il taglio della indennità ai ministri, per decreto. E viene rinfacciato a Beppe di non riuscire ad ottenere dai suoi parlamentari la rinuncia ad ogni emolumento sopra i 3000 euro netti. Non è proprio così, ma non è questo il punto che ci interessa. D’intesa, stampa e regime, stanno giocando la carta di far apparire in dissenso Beppe Grillo ed i suoi parlamentare, ed il Movimento con il Movimento. Questo gioco è stato iniziato da Bersani, accompagnato dal Nipote, i quali erano andati per rompere, per spaccare il Movimento, e si sono trovati proprio loro spaccati ed allo sbando. Dovranno essere proprio bravi a raccontargliela al loro elettorato, almeno a quella parte che non vive direttamente con il finanziamento pubblico, sul quale in Nipote non annuncia nessun decreto. Si può obiettare che Beppe non può disporre di decreti, per impegnare ad un patto liberamente sottoscritto dai parlamentari Cinque Stelle che risponderanno agli Attivisti del loro operato. Ma se il Nipote vuole andare avanti nella imitazione del programma di Cinque Stelle può andare per decreto ben oltre. Non solo al taglio del finanziamento pubblico dei partiti e dei loro giornali, ma anche nell’istituzione del “politometro”, che ha una retro-attività fino ai 20 anni. Sempre per decreto, il Nipote potrebbe chiedere la restituzione delle indennità a ministri e sottosegretari fino a 20 anni fa, quando appunto iniziò l’era dei Letta, zio e nipote, uno con il PD (o precursori) e l’altro con il PDmenoL.

E veniamo al presunto “colpo di stato” e alla presunta “figuraccia” di Beppe, che non sa nulla del Cile, dove vi fu un “colpo di stato”, che invece non si è ripetuto in Italia, quasi che un “colpo di stato” abbia una ed una sola modalità. Ma cosa significa poi in fondo questo “colpo di stato”? Inutile stare a sentire i costituzionalisti, i quali ci spiegheranno che le procedure seguite sono state tutte regolari e legittime ed è pertanto un parlare a sproposito. Ma Grillo lo dice e molti lo pensano che qualcosa di strano è stato fatto. Ed allora vediamo cosa può sembrare tanto strano da essere percepito come “colpo di Stato”, poco importa se non secondo il modello cileno o ungherese. Del Movimento Cinque Stelle, che ha ottenuto da nulla il 25 % risultando di botto il primo partito italiano, che già per questo avrebbe avuto titolo a formare il governo, si sa ormai a iosa e senza speranza che non lo si può utilizzare a formare nessuna coalizione, volendo il Movimento mandare a casa tutti gli altri, che ormai se ne sono convinti e se ne sono fatti una ragione. Se al 25 % del Movimento si aggiunge il 25 % degli astenuti, il cui voto si può pure interpretare come anti-sistema, ne viene fuori una maggioranza reale che non si può “scongelare”, “addomesticare” o “responsabilizzare”. E cosa succede se questa maggioranza reale converge verso un reale “cambiamento”, che ha tutto il carattere di una rivoluzione tanto vera e radicale quanto legittima? Poco ci manca e lor signori lo sanno. Ed ecco che succede ciò che contraddice clamorosamente quanto era stato detto da almeno venti anni a questa parte: l’alleanza PD-PDL! Non è questo un “colpo di stato” in barba a quei coglioni di italiani che vengono spinti nei recinti bestiame dove mettono una croce sulla scheda? Si badi bene che il Movimento Cinque Stelle con il suo principio “uno vale uno” propugna una forma di democrazia diretta ed il superamento della rappresentanza politica, che è in realtà una forma dell’oppressione sempre più intollerabile ed ingiustificata in un’epoca in cui si può organizzare l’«intelligenza collettiva» di un popolo, un’intelligenza che ha solo bisogno di essere liberata dalla menzogna. Lo hanno capito ed hanno azionato le procedure per scongiurare la “rivoluzione francese senza ghigliottina” impersonata dal Movimento Cinque Stelle, contro il quale da settimane è stata lanciata la strategia dell’«insulto» – questo sì che è vero “insulto” –, della denigrazione, della diffamazione, della disinformazione allo scopo di ridurre nel tempo l’area del consenso possibile. Se il Movimento continua a crescere, anche solo di pochi punti, il pericolo aumenta per il regime: occorre perciò prender tempo. La crisi, il disagio sociale, è l’ultima cosa che interessi a questi signori. Ciò che vogliono è di avere un poco di ossigeno, un poco di respiro, sperando e facendo di tutto affinché la marea si abbassi e retroceda. Eccolo, il “colpo di Stato”. Non il modello cileno, ma il modello Gattopardo, che in Italia ha una lunga tradizione. È da prevedere che contro il Movimento si scatenerà tutta la repressione di cui il regime è capace: eccolo il colpo di stato! Sono in pericolo le libertà fondamentali. Eludere la costituzione è un giochino da ragazzi. Si possono affittare tutti i “costituzionalisti” che si vogliono, ben felici costoro di prestare i loro servizi ad ogni offerente.

A testimone della regolarità delle procedure seguite è chiamato il presidente Giorgio Napolitano... chi? La stessa persona che nel 1956 plaudiva ai carri armati che entravano in Ungheria? Cosa era quello? un “colpo di stato”? Una invasione militare?... Cose lontane? E l’aggressione alla Libia, che vide la partecipazione dell’Italia, come ha riconosciuto l’ospite americano Kerry? Il nostro presidente Napolitano ha avuto qualche ruolo? Lui dice che non è stato violato il chiaro dettato dell’art. 11 della costituzione, come non lo è stato in Afghanistan, dove vengono sprecati miliardi di euro che mancano per la copertura della cassa integrazione. Lui lo dice e la stampa di regime lo ripete e noi dobbiamo crederci e non possiamo permetterci di dubitarne, perché sarebbe “violenza verbale” dire che la guerra è guerra, e che ha niente a che fare con la pace, che il tradimento del trattato di amicizia italo-libico fu tradimento, e che non ha niente a che fare con la lealtà, e che un “colpo di stato” può essere riconosciuto come tale in una delle sue tante forme possibile. Si tratta di intendersi sulle parole. È ancora recente la defenestrazione del governo Berlusconi, per la quale il Grande Leader ha mostrato di essere un burattino rovesciabile come un birillo, al cui servizio il Grande Zio faceva da sottosegretario. È oggi sotto i nostri occhi il Regno vigente del Nipote, sul quale incombe quello dello Zio: da zio a nipote, da nipote a zio. Dove sta l’«insulto»? Chi insulta chi?

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