sabato 4 maggio 2013

Repubblica aizza il Rettore dell’Università di Genova: stessa tecnica, dello “shock” a Roma ed ora a Genova una... “bufera”!

Post in elaborazione.

Quando nel 2009 mi attaccarono, sempre quelli di “Repubblica” in combutta con i loro committenti, titolarono: “Shock” all”università di Roma La Sapienza, che era invece tranquillissima e dove i docenti leggevano solo su “Repubblica” l’esistenza di uno shock, che in questo modo veniva creato ad arte. Direi che con uguale tecnica adesso si inventano una “bufera” che si concreterebbe in alcune davvero sciocche dichiarazioni attribuite al Rettore dell’Università di Genova, dove lavora il prof. Paolo Becchi, professore ordinario di filosofia del diritto. Dico attribuite perché dai giornalisti di “Repubblica” e dal loro uso fantasioso del virgolettato ci si può aspettare di tutto. Quali che siano state le dichiarazioni del prof. Paolo Becchi, un Rettore non ha funzioni di censura e noi dubitiamo fortemente che il rettore di Genova abbia veramente usato le espressioni che gli vengono attribuite...

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Pare ovvio che “Repubblica” tenti di aizzare i colleghi del prof. Becchi. Ci si dovranno aspettare cronisti con la telecamera che gireranno per i corridoi dell’università a chiedere come e quando il prof. Becchi abbia perso l’«uso del cervello»... E poi magari aizzeranno gli stessi studenti... Conosco gli scenari possibili e collaudati per averli già visti posti in essere... Non li descrivo nella loro interezza per ovvi motivi... Se davvero il Rettore avesse usato le espressioni che gli vengono attribuite (virgolettato), dimostrerebbe semplicemente di averne lui assai poco di “cervello”. Sarebbe una espressione ben più offensiva, impropria e lesiva per l’immagine che lui dovrebbe tutelare dell’università di Genova: un rettore che dice ad un suo professore di «non aver usato il cervello»... È il colmo!... I “fucili” del prof. Becchi sono una espressione metaforica, figurata, impersonale, come può confermare un analista del linguaggio, mentre l’espressione del rettore sul mancato “uso del cervello” in altrui persona avrebbe una inconcepibile e inammissibile caratterizzazione offensiva rivolta ad una particolare persona, che potrebbe a sua volta incaricare un collega avvocato e giurista di promuovere causa al rettore che avesse esorbitato dalle sue funzioni... Chiaramente sono queste ipotesi meramente accademiche...


Il rettore pare sia un medico e forse si intende in modo specialistico di anatomia del cervello, ma la sua specializzazione non gli consente nessuna particolare familiarità con i concetti della filosofia, della politica o del diritto e neppure con il linguaggio da usare nell’esercizio di una funzione pubblica di rappresentanza. E quindi farebbe meglio a non parlare su cose che non conosce e che nulla hanno a che fare con la medicina... Se volesse sapere qualcosa, correttezza vorrebbe che si informasse direttamente ed immediatamente dal prof. Becchi e non da ciò che ne dicono i media. Ed in ogni caso il prof. Becchi, almeno fuori delle mura universitarie, ha pieno diritto alla manifestazione delle sue opinioni. Che vorrebbe mai fare il rettore di Genova? Promuovere una azione disciplinare? Per cosa? Riteniamo che non ce ne sia nessun presupposto e che “Repubblica” ancora una volta dimostri di essere quel giornalaccio che è e che non ha nulla a che fare con una informazione oggettiva, non artatamente faziosa e strumentale, quale ci si aspetta da un giornale finanziato con denaro pubblico. Stupisce che un Rettore possa non aver compreso quale ruolo stia giocando la stampa, e “Repubblica” in particolare, in questa sporca faccenda, dove si tenta di screditare la prima forza politica uscita dalle urne, cioè il Movimento Cinque Stelle, e che non abbia compreso quale dovrebbe essere il ruolo di un rettore, a difesa della libertà di espressione dei docenti della sua università. La violenza non è quella metaforica dei “fucili”, ma ne abbiamo un tangibile e ben più consistente esempio in quella “mediatica” capitanata dal quotidiano di proprietà De Benedetti. L’ipocrisia è uno dei pilastri su cui si regge questo regime.

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