Post in elaborazione.
I miei Cinque Lettori sanno che i miei testi sono tutti in tempo reale: o così o non ne scrivo affatto. Tornando ieri sera sul tardi ho visto e mi è stato detto che i media si sono montati questa volta contro Paolo Becchi. Nell’ottobre del 2009 lo avevano fatto contro di me. Ormai ho una qualche esperienza di questo genere di operazioni. Tornando a casa ho visto la parte di «Servizio Pubblico», dove Sallusti ironizzava sul fatto che al Prof. Becchi potesse venir dato uno di quei sottosegretariati che elencava Travaglio. Subito ho pensato che se il prof. Becchi fosse stato presidente della Repubblica al posto di Napolitano certamente non avrebbe concesso a Sallusti quella Grazia che gli consente di tornare al suo posto di Pubblico Informatore o meglio Deformatore della presunta “opinione pubblica”.
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Alessandro Sallusti |
Leggendo qua e là a campione i commenti sulla vicenda, e certo non potendoli leggere tutti, un dato mi sembra vistosamente interessante: la netta divaricazione fra come la gente effettivamente pensa e come gli organi di regime ed i suoi agenti vorrebbe che pensasse. Ormai mi diventa sempre più trasparente il modo il cui il Conduttore di un talk show “conduce” una trasmissione orientata a coartare e conculcare la moltitudine (sono milioni di persone!) che passivamente e senza poter reagire segue questi spettacoli di regime. Per costoro ciò che non appare in televisione o non si legge nei giornali semplicemente non esiste. Questi signori hanno la pretesa di scrivere la realtà, che per loro è soltanto quella che loro descrivono. I punti di vista ammessi, i giudizi leciti sono soltanto i loro.
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Bruno Vespa |
Simili pretese lasciano esterrefatti. Tanto si preoccupano della “violenza”, ma giudicano violenza il sussulto della singola vittima e non quella esercitata in grande stile, a milioni di milioni, dai loro padroni, che pagano loro un lauto stipendio per fare il lavoro che fanno. Non mi devo diffondere in esemplificazioni di questo assunto: ognuno ne può fare. In piazza Montecitorio avevamo avuto anche noi il “tunisino" che si era dato fuoco, ma la notizia è stata rigorosamente cancellata dagli Organi della Memoria. Vale di più uno che davanti a Montecitorio si cosparge di benzina e si dà fuoco o un Preiti che pensa di suicidarsi dopo aver ucciso un politico, e non trovandolo se la prende con uno di quei carabinieri posti a difesa degli stessi politici?
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Michele Santoro |
Perché abbiamo dimenticato l’Ustionato ed invece tanto insistiamo sul disoccupato calabrese di Rosarno? Becchi ha gettato lo scompiglio lanciando la tesi che dietro il gesto disperato di Preiti vi siano “poteri invisibili”. Essendo calabresi, a noi sembra più verosimile la tesi più semplice, non smentita dalle indagini: un disoccupato disperato, con la vita irrimediabilmente rovinata, il quale – non importa se a torto o a ragione – percepisce di fatto i politici tutti come causa della sua rovina esistenziale. Mi riesce difficile vederci dietro i servizi segreti, a meno che essi non emergano da riscontri processuali... ma... ma... Se però il Regime fa del caso Preiti un ottimo pretesto per una operazione di regime, allora poco importa che il caso fosse stato una messa in scena. È lo stesso. Il risultato è un “come se”. Ciò che conta è la strumentalizzazione del caso, l’uso che se ne fa, non la sua esatta e veridica genesi.
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Gad Lerner |
Quali dunque gli scopi della strumentalizzazione? Per un verso aumentare il controllo e la repressione sociale: attenti alle leggi che verranno! Non ultimo il disegno di legge Amati della passata legislatura. E per un altro verso far sgonfiare il Movimento Cinque Stelle che ha raggiunto la pericolosa soglia del 25 %. Un Movimento certamente pacifico e non violento, dovuto alla genialità politica di Beppe Grillo. La sua debolezza è di non avere – parrebbe – quadri intermedi e di base. Tutto sembra reggersi sulle spalle del suoi Grillo e della sua ombra Casaleggio. Non sono certo i Mastrangeli, e le Salse ballerine che possono far crescere il Movimento. Queste sono solo mosche cocchiere. Quanto a Becchi a sempre detto di non essere l’Ideologo di un movimento che nasce come anti-ideologico e l’apparente sconfessione da parte dei “cittadini parlamentari” conferma ciò: non è il nostro “ideologo” e questa etichetta è stata attaccata al prof. Becchi dagli organi di informazione, non da noi.
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Luigi Preiti |
Vedremo prossimamente quali saranno gli sviluppi, che seguiremo in tempo reale. Io spero che una cosa capiscano i “cittadini parlamentari”: che la prima battaglia da combattere è per la libertà di pensiero, contro la polizia del pensiero, contro i Vespa, Sallusti, Santoro e Co; che proprio in una fase di profonda crisi sociale, economica, politica tutti i cittadini devo avere la piena libertà di potersi esprimere non con il linguaggio dei Sallusti, del Vespa, del politici ospiti nei loro talk show, ma con il linguaggio schietto, sincero, immediato del Popolo che è anche Voce di Dio.
Per andare un poco sul merito, stavo appunto leggendo un libro non recente del mio compianto amico Giano Accame che nel 1997 pubblicava una serie di sue lezioni con titolo:
Il potere del denaro svuota le democrazie, dove a p. 52 si legge:
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Giano Accame |
«L’autonomia della banca centrale si è perfezionata con la legge 7.2.1992, n. 82, varata dal ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore di Bankitalia), che ha attribuito alla Banca d’Italia la facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto (Tus) senza doverlo più concordare con il Tesoro. Semplice allineamento, del resto, alla nuova normativa europea. Lo stesso giorno il principio dell’autonomia delle banche centrali stava infatti entrando in tutti gli ordinamenti giuridici dell’Unione europea per effetto del trattato di Maastricht, che l’impone all’art. 107. Gli Stati aderenti hanno inoltre accettata la rinuncia alla sovranità monetaria nazionale per trasferirla con l’art. 105 alla Banca centrale europea (Bce). In tal modo le singole banche centrali dell’Unione europea, rese autonome dai poteri democratici nazionali, divengono invece dipendenti dalla Bce di cui entrano a far parte, ma in una gerarchia tutta bancaria, rigorosamente svincolata dalla politica».
Il senso del testo mi sembra chiaro ed anche il senso di ciò che intendeva dire Paolo Becchi. Pur avendo studiato non pochi esami di economia, non credo di capirne molto di economia, cui non credo al suo statuto di scienza, ma non credo che Michele Santoro ed il suo consulente ne capiscano molto di più e certamente non andrò ad apprendere proprio da loro quel che non so di economia. Che tutti i nostri mali vengano dalla finanza e dai banchieri, certamente “speculatori” che fanno capo ad altri speculatori, è cosa che tutti i cittadini credono. Un altro mio amico, un economista che ha fatto tremare Kohl, mi ha confermato il succo che penso di aver tratto dai suoi libri: quando ci sono persone, addirittura a milioni, con alta qualificazione professionale che potrebbero lavorare, che vogliono lavorare, ma non posso farlo, allora in questo caso è la politica a far difetto, ma noi abbiamo appena visto con il governo Letta che un “banchiere” è stato messo a capo dell’economia. Come possiamo salvarci? Questo regime non ci consente più neppure l’uso della metafora e dimostra di avere la coda di paglia ad ogni uso di immagini o esercizio dell’ironia, che in filosofia è un modo in cui il sapere si manifesta.
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