domenica 21 agosto 2011

L’attacco terroristico di Oslo? Solo uno degli ultimi episodi di un mondo in guerra! La guerra continua...

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Il titolo di questo post ricalca il primo della serie sulla strage di Oslo. Tutti si chiedevano chi e perché avesse potuto concepire ed attuare un simile crimine. Le spiegazioni che da allora si succedono possono dividersi in due gruppi, in due scuole di pensiero: la prima è che si tratti del gesto assolutamente isolato di un folle sconfessato da tutti, perfino dai maestri a cui si richiama e dagli stati nel cui interesse l’attentatore dichiara di agire ed ai quali manifesta la sua simpatia ed estrema adesione politica, fino al sacrificio estremo di se stesso: un “kamikaze” all’incontrario. Il secondo gruppo di spiegazioni è di quanti cercano una logica globale in questo ed in simili accadimenti. Anche chi scrive si colloca in questo secondo gruppo, ma gli risulta faticoso sviluppare tutte le argomentazioni logiche che gli si affacciano nella mente. Non è possibile svilupparle in una sola seduta di lavoro: ho detto e ripetuto fino alla noia che un blog personale, ovvero la scrittura digitale sulla rete, non è la scritta fissa e cadaverica della carta stampata. Mi accorgo che ai più non è chiara questa distinzione concettuale e giuridica. E mi riferisco qui a quei giudici che accettano nei loro incartamenti stampe più o meno contraffatte di pagine web come se fossero pagine cartacee di periodici della carta stampata regolarmente registrate. Apro qui una parentesi riguardo alla prima pagina del “Giornale” subito ritirata e riscritta appena sulla strage di Oslo emerse subito una verità contraria ed opposta a quella che il quotidiano sionista si era dato a rappresentare. Se si dovesse andare in causa per quella pagina, per il giudice quale testo avrebbe dovuto aver valore? Il primo o il secondo? Chiusa la parentesi. Qui verranno sviluppati in singoli paragrafi ed in modo sporadico gli elementi dell’intuizione che la strage di è solo un singolo episodio di un stesso mondo in guerra che in questo momento vede calde le frontiere israelo-egiziane. È in qualche modo rivelatore l’attacco ricevuto da un blog che con la copertura dell’anonimato pretende di andare a caccia di “complottisti”, come in attesa di una norma penale incriminante, vengono bollati quanti si sforzano di trovare collegamenti fra episodi in apparenza scollegati o che non credono alle versioni ufficiali degli stessi episodi, fornite spesso da servizi segreti con alle loro dirette dipendenze giornali e giornalisti. È un fatto largamente risaputo come la folta schiera dei giornalisti detti “embedded” non facciano altro che divulgare testi e cassette ricevute dagli uffici di propaganda. Fortunatamente, è forse ad una svolta il mestiere stesso del “giornalisti”, che pensa di poter essere lui in concreto la cosiddetta “opinione pubblica”, ovvero “pubblicata”.

(segue: post in elaborazione...)


xxx

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