VII. n° 2 / Precedente / Successivo
Nel post precedente dal titolo «Strabismo filo-israeliano e razzismo anti-islamico: due facce della stessa moneta mediatica» abbiamo annunciato e introdotto uno studio approfondito del «mondo tossico di Murdoch» - uno studio che ha lo scopo di sondare la radice di un fenomeno sociale che ha preso piede in Occidente da decenni: la demonizzazione dell’Islam da una parte e la propaganda filo-israeliana dall’altra - legate l’una all’altra mediante i fili di una trama politica dal disegno ben preciso.
Abbiamo sottolineato che senza il contributo determinante dei media questo fenomeno irrazionale quanto ingannevole non avrebbe potuto propagarsi e generare il tabù dell’intoccabilità di Israele. E abbiamo portato all’attenzione dei lettori che, non a caso, il momento storico nel quale ha inizio la campagna di diffamazione condotta a tappeto contro le popolazioni arabe abbia coinciso con l’ascesa del sionismo, all’inizio del 20esimo secolo. Era il periodo in cui nasceva l’industria cinematografica di Hollywood, fin da allora gestita e controllata dalla comunità ebraica immigrata negli Stati Uniti dall’Europa dell’Est.
Arrivando ai giorni nostri, sappiamo che l’opinione pubblica è in prevalenza condizionata dai prodotti televisivi che hanno letteralmente invaso le nostre case, i salotti, le camere da letto, e ci accompagnano nel corso della vita fin dalla prima infanzia. È un bene? È un male? Una domanda, questa, a cui spesso si sente rispondere: «dipende da come usiamo la televisione». Una risposta, questa, che presuppone la capacità dello spettatore di essere immune dall’influenza della falsa propaganda esercitata da chi controlla i media e di saper discernere la verità dalle versioni fittizie e ingannevoli degli eventi per come vengono rappresentati da chi ‘fabbrica’ le news.
L’uomo più potente nell’industria dell’informazione è oggi l’erede naturale dei padrini della Hollywood storica e si chiama Rupert Murdoch, noto al grande pubblico italiano per essere il magnate della Tv a pagamento pur non essendo cittadino italiano.
E allora, se Murdoch è un uomo d’affari che si occupa di intrattenimento, perché parliamo di Islamofobia, Israele, Media e Murdoch all’interno dello stesso post? Tutto diventa chiaro leggendo in basso la trascrizione di un’intervista rilasciata da un autore americano che ha una profonda conoscenza di Murdoch e del mondo mediatico che il magnate ha creato per raggiungere i propri obiettivi.
In Inghilterra, dove è scoppiato, di recente, lo scandalo delle intercettazioni telefoniche che ha messo Murdoch e le testate che controlla al centro dell’attenzione pubblica, si sono dischiuse le quinte dietro le quali si cela un mondo di corruzione e ricatti tra chi ha il potere dell’informazione e chi ha il potere politico in Gran Bretagna. Tuttavia questo spiraglio si è repentinamente richiuso in conseguenza degli attentati di Oslo. [C’è anche chi ipotizza che non sia una coincidenza]. È stata comunque istituita una commissione di inchiesta parlamentare, ed è stato aperto un caso giuridico che ha già provocato arresti e dimissioni eccellenti. Entrambi i procedimenti sono tuttora in corso ma non sono attualmente sotto i riflettori pubblici.
Ma i giornalisti di inchiesta non si sono fatti sfuggire l’occasione del discredito pubblico di Murdoch, per raccontare qualche verità tenuta nascosta per troppo tempo agli occhi del pubblico occidentale.
In questo post pubblichiamo la traduzione di un'intervista rilasciata da Gordon Duff in seguito ad un articolo scabroso che l’autore stesso ha scritto nei giorni successivi allo scoppio dello scandalo delle intercettazioni. L’articolo (anche editato in formato video) aveva suscitato forte scalpore nella blogosfera e Gordon Duff è stato di conseguenza interpellato a varie riprese nei cosiddetti media alternativi per commentare la figura controversa di Rupert Murdoch.
Gordon Duff ha fatto parte del Corpo dei Marines durante la guerra del Viet-Nam. È un giornalista noto per le frequenti partecipazioni a discussioni politiche in programmi radio e Tv e per gli articoli che appaiono nelle maggiori testate di news sul web. È stato un diplomatico presso le Nazioni Unite, in veste di esperto in questioni di difesa militare. Attualmente è l’editore capo della nota testata online Veterans Today.
L'intervista audio, registrata dal servizio US-Desk della testata online di PressTv - e ripresa da molti siti - rappresenta una sintesi dell’articolo scritto dall’autore. La traduzione di alcune parti dell’articolo verrà in seguito pubblicata su questo blog, ma alcuni brevi passaggi sono già integrati nel testo dell’intervista, perché esemplificativi del discorso dell’autore.
sulla figura del magnate Rupert Murdoch
Ma i prodotti di Murdoch non si limitano al puro razzismo. Murdoch usa i canali di informazione e le produzioni di intrattenimento come strumenti per abbrutire e appiattire le menti del pubblico, e renderle manovrabili verso il pensiero unico razzista, autoritario, militarizzato, etno-centrico, prepotente, intollerante – in una parola: anti-culturale.
Uno dei suoi bersagli è la classe intellettuale, coloro che in ogni società sana rappresentano i leader culturali. Nell’indurre il pubblico a rivoltarsi contro gli eruditi, gli studiosi, gli intelligenti, i filosofi, ha sviluppato negli Stati Uniti, in Inghilterra e in molte società occidentali un’assuefazione tossica al sesso sordido, allo scandalo, alla violenza, all’ignoranza, al razzismo. Il mondo tossico di Murdoch asseconda il peggio dell’umanità, soddisfa i gusti più bassi, sfrutta le debolezze altrui. È un mondo che spegne la scintilla dell’intelletto e rifugge da ogni discorso costruttivo. Indottrina le menti e sforna soluzioni preconfezionate che scoraggiano la necessità di porsi gli interrogativi opportuni. Murdoch e i suoi soci nei vari paesi hanno costruito una cultura popolare che favorisce un clima politico responsabile del mondo degenere in cui oggi viviamo. Un mondo nel quale dilagano guerre insensate e in cui l’informazione è solo intrattenimento gratificante. Non c’è arte, non c’è cultura nell’Occidente controllato da Murdoch. Tutto si riduce al consumo passivo della televisione».
«Israele NON è nostro alleato, perché la definizione di alleato si applica ad uno stato vincolato ad un altro per mezzo di un trattato strategico-militare. Israele ha sempre rifiutato di firmare un tale trattato, in quanto prevede confini di stato ben definiti. Israele vuole mantenere i propri ‘confini’ fluidi per i motivi a noi noti».Ricordiamo che Ray McGovern è oggi un sostenitore attivo della Causa Palestinese. Lo abbiamo visto di recente partecipare alla Freedom Flotilla II, come parte della delegazione americana imbarcata sulla nave “Audacity of Hope”, ribattezzata ufficiosamente “To Gaza with Love”.
«I cittadini hanno il diritto ad essere protetti. Non permetteremo che eventuali ‘diritti civili’ ostacolino le necessarie misure di sicurezza che adotteremo per evitare il ripetersi di violenze analoghe».
Molto altro è stato scritto su Murdoch, e forse il documento più interessante tra quelli pubblicati sul web, è una biografia scritta alcuni anni fa, che si concentra su un periodo storico ben preciso: gli attacchi dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York. L’articolo scritto da Gordon Duff e la biografia citata, di altro autore, saranno oggetto dei prossimi post di questa serie. E come già commentato nel post introduttivo: non è il caso giudiziario, né la persona di Murdoch l’oggetto del nostro interesse. Ciò che cerchiamo di scoprire è la fonte di tanto orrore a cui assistiamo nel mondo e in particolare nel Nedio Oriente, e cioè le manovre in atto per favorire Israele ai danni delle popolazioni islamiche e della nostra libertà di pensiero.
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