lunedì 15 agosto 2011

La campagna antinorvegese nel sistema mediatico sionista

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Un intervento isolato può non non richiedere una particolare attenzione, ma quando capita di leggere ripetuti articoli, che tentano di demonizzare la Norvegia più o meno allo stesso modo di come si fa per l’Iran e per tutti gli stati mediorientali, la cui unica o principale colpa è di non essere graditi ad Israele o di non avere relazioni servili, allora si tratta di guerra ideologica e di un nuovo attacco ad uno stato sovrano in una logica di dominio planetario. In un altro post abbiamo dato un ritratto di Rupert Murdoch, il cui ruolo appare tutto calato nella sua veste di sionista sostenitore del governo israele nel sistema planetario dei media. E non è una novità. Da oltre un secolo il progetto sionista si è avvalso in misura determinante della promozione di immagine al punto di volerci a tutti i costi convincerci e persuadere che tutto il mondo arabo-musulmano è l’equivalente dei selvaggi pellerossa, e quindi che occorra riservare ai nostri vicini orientali la stessa sorte che la più antica “democrazia” del mondo – come suol dirsi – ha riservata agli autoctoni amerindi. La Norvegia ha avuto il grave torto di non essersi allineata a questa vulgata e si spiegano perciò una serie ormai sistematica di attacchi alla società ed allo stato norvegese, che andremo raccogliendo e classificando in questi post.

SOMMARIO: 1. Il “Gerusalem Center for Public Affairs”. – 2. L’intolleranza coperta. –

1. Il “Gerusalem Center for Public Affairs”. – Cosa ci sia dietro questa sigla ci è al momento del tutto ignoto, ma essa compare accanto al nome di un signore i cui articoli appaiono tradotti in una testata sionista che esce in lingua italiana. Abbiamo scorso velocemente con gli occhi altri precedenti articoli di analogo contenuto e piuttosto ripetitivi volti a mettere in cattiva luce la società israeliana. Anche in questo articolo articolo si ripetono cose precedente. Attira la mia attenzione un termine che trovo piuttosto fastidioso per la sua vacuità: “ossessione”: «Dopo l’orribile strage di Breivik, l'ossessione della Norvegia verso gli ebrei non accenna a diminuire». Quasi che la strage non vi fosse stata, che non fosse orribile, e che averla commessa non sia stato un certo Breivik, che ha spiegato il suo gesto in nome e per conto di Israele, e del sionismo, proprio mentre i media di tutto il mondo avevano tentato di addossarne la colpa ai soliti terroristi islamici. Inutile andare a cercare senso logico e senso del pudore in questi articoli di propaganda, ma è forse doveroso registrarne l’esistenza. - Aggiornamenti: incredibile. Se fossi un norvegese, io mi arrabbierei. Qui sembra, a leggere il testo, che quasi l’ambasciatore norvegese chieda scusa supplicando, perchè un sionista ha commesso la strage e qualcuno in Norvegia si è permesso di avere cattivi pensieri verso Israele. Forse che la Norvegia è sotto il ricatto di qualche testata nucleare israeliana? Appunto, bisogna “smantellare” al più presto lo Stato di Israele, come chiedono gli ebrei veri di Neturei Karta.

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2. L’intolleranza coperta. – Ciò che stupisce in certi ambienti e in certi personaggi è la presunzione di essere i legittimi titolari di diritti che invece sono negati ad altri. Se si tratta di diritti di manifestazione del pensiero e di espressione è legittimo il proprio diritto ad esistere, pensare ed esprimersi, mentre è illegittimo l’eguale diritto di altre persone o movimenti cui è loro facoltà indicare con la punta del dito, perché come ad un loro ordine si mobilitino le autorità inquirenti e repressive. Vi è un che di patologico o razzistico in questa totale mancanza di oggettività, che già Nostro Signore denunciava con la parabola delle trave e della pagliuzza. Già, Nostro Signore che nelle tv israeliane viene impunemente dileggiato senza che nessuno batta ciglio! Svilupperemo in altra occasione e contesto, perfino in modo sistematico, le esternazioni sioniste che ogni settimana una testata di propaganda pensa di affidare ad un personaggio significativo del loro ambiente, che gode di tutte le coperture invece negate ai comuni cittadini italiani, di cui vengono vilipesi i diritti costituzionali. Qui ci limitiamo a isolare una frase della signora Claudia De Benedetti (niente a che fare con il De Benedetti di “La Repubblica”?), che è la seguente: «C’è in Europa una pericolosa rinascita di movimenti neonazisti violenti, come dimostra per esempio il caso dell'Ungheria e il recente attentato norvegese». Forse la signora non è bene informata, ma l’attentato norvegese è di accertata matrice sionista. Ed inoltre per chi ha a cuore la libertà dei cittadini europei vi è da preoccuparsi delle diverse centinaia di migliaia di persone penalmente perseguite per meri reati di opinione. Gli ispiratori di simili leggi liberticide non sono difficili da rintracciare ed esprimiamo l’augurio che un giorno possano renderne conto. Concludiamo raccomandando alla signora la lettura di un libro, tradotto in italiano, come quello di Jacob Rabkin, dove ai profani è spiegato assai bene l’abissale differenza fra sionismo e giudaismo. Si può credere dal testo della signora che in effetti di “giudei” religiosi non ne siano rimasti molti, mentre buona parte dello strato sociale denominato “ebraismo” è in effetti identificabile con il “sionismo”, che un filosofo italiano, morto di recente, ha definito come dottrina politica «criminale per essenza, e non per accidente», cioè non sanabile né riformabile. Di questa dottrina razzista, coloniale e genocidaria ci si dovrebbe in effetti occupare nella misura in cui razzismo e genocidio sono fenomeni antigiuridici da reprimere giustamente, ma tutto ciò che è legittima espressione di un pensiero politico, anche non gradito alla suddetta signora, dovrebbe avere tutte le garanzie della nostra costituzione, se non è ormai diventata del tutto carta straccia, come l’invasione della Libia – in chiara violazione dell’art. 11 cost. – ben dimostra a chi ha sano intelletto e retti principi morali.

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