martedì 23 dicembre 2008

Dizionario critico del sionismo

DIZIONARIO CRITICO DEL SIONISMO

Vers. 1.6 - 10.7.10
Home
a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Via via che procediamo nel nostro Monitoraggio e nelle nostre ricerche sulla Israel lobby ci accorgiamo che è difficile tenere a mente ogni cosa. Si incontrano poi nuove sigle e istituzioni di cui ci riesce oscuro il significato. È incredibile la selva selvaggia delle innumerevoli associazioni ebraiche-sioniste e siamo certi di non poter padroneggare tutta questa materia né lo vorremmo. Senza nessuna pretesa di completezza e soprattutto come strumento sussidiario a ciò che andiamo leggendo ci pare utile redigere un piccolo Dizionario di tutto ciò che può avere a che fare con il sionismo e che per la nostra riflessione appare di una qualche rilevanza, spaziando dall’attualità del giorno ma fino a remote nozioni del passato storico purché utili a gettare luce sul presente. I lemmi sono distribuiti per lettera alfabetica e le notizie raccolte provengono da Internet o dalla lettura di libri, di cui vengono dati gli estremi o indicati gli autori con sigle di cui verrà redatto apposito elenco. Viene sempre data la fonte. nella misura del possibile, anche quando le fonti sono da noi liberamente adattate. Sono infatti possibili ed auspicabili nostre rielaborazioni delle notizie raccolte da fonti diverse. I lettori e gli utenti possono collaborare inviando loro segnalazioni o integrazioni. Avvertenza importante: le notizie raccolte, soprattutto nella sua fase iniziale, non possono essere da noi valutate criticamente e quindi esse hanno solo un valore indicativo e provvisorio. Le voci originali sono dapprima abbozzate e successivamente vengono perfezionate. Il “Dizionario critico” sarà rivisto e rielaborato ogni volta che ci parrà il caso. Per la redazione di questo Dizionario attingerò ad alcuni testi base, che indicherò in forma abbreviata. Fra questi in primo luogo:
1) Ilàn Pappe, La pulizia etnica della Palestina, 2008, Roma, Fazi Editore, abbreviato come P seguito dal numero della pagina.
2) Shlomo Sand, Comment le peuple juif fut inventé, fayard, 2008. Abreviato con SS.
3) John J. Mearsheimer and Sthephen M. Walt, La Israel lobby e la politica estera americana, Mondadori, 2007, abbreviato con W
4) Aleksandr Solgenitsin, Due secoli insieme. Volume I: Ebrei e Russi prima della rivoluzione, Controcorrente 2007; Volume II: Ebrei e Russi durante il periodo sovietico, Controcorrente 2007. Abbreviazione ASI ed ASII.
5) Norman G. Finkelstein, L’industria dell’Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, BUR Saggi , 2004. Abbreviato con F.
6) Gruppo di Ar, Johann Andreas Eisenmenger e il ‘Giudaismo svelato’. Con un’antologia su ebrei e non ebrei secondo gli insegnamenti rabbinici, Edizioni di Ar, Padova, 2008. Abbreviazione con G.
7) Israel Adam Shamir, Per il sangue che avete sparso, Parma, Edizioni all’Insegna del Veltro, 2009. Abbreviazione IAS.
8) Emmanuel Ratier, Misteri e segreti del B’naï B’rith, Centro Librario Sodalitium, 1999, abbreviato con BB.
9) Piero Sella, Prima di Israele. Palestina, nazione araba, questione ebraica. Edizioni dell’uomo libero, prima edizione 1990. Ristampa 2006. Abbreviaro PS.

Elenco abbreviazioni usate

AS = Aleksandr Solgenitsin: n. 4.
BB = Ratier, n. 8.
CN = Curzio Nitoglia ossia scritti vari.
F = Norman G. Finkelstein, n. 5
G = Eisenberg, n. 6.
IAS = Israel Adam Shamir, n. 7.
P = Ilàn Pappe, n. 1.
PS = Piero Sella, n. 9.
SS = Shlomo Sand: n. 2.
W = n. 3.
- L’indicazione “vedi” rinvia ad altra voce dello stesso Dizionario, mentre il comune link evidenziato da apposita colorazione si riferisce a collegamenti esterni al Dizionario.
Le fonti giornalistiche online sono genericamente indicate con la dizione “Fonte”, cliccando sulla quale si accede direttamente al link. Le parti più significative di testo vengono riprodotte. Le voci così formate sono continuamente suscettibili di nuova redazione. Avverto che informazioni e dati di carattere elementare possono essere attinti testualmente dalle Fonti citate sopra senza particolare indicazione, ove trattasi di dati assoluatmente elementari. In linea di principio, nella fase finale di redazione, la voce è da me rielaborata criticamente tenendo conto delle diverse fonti utilizzate. Per ogni voce si cerca di ridurre al massimo possibile la sua estensione, ma senza sacrificare la compiutezza logica.

a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Acri: vi fu una contaminazione dell’acquedotto di questa città da parte dei sionisti con microbi del tifo. Lo storico Morris, che prendeva per verità i rapporti dell’esercito israeliano ignorò il fatto (P8).
AKDH:
acronimo di Aktion Kinder des Holocaust. Ne traggo notizia da questa fonte sionista.
Albanel, Christine
: ministra francese della cultura, che si è pronunciata in occasione dello spettacolo organizzato dal comico francese Dieudonné Mbala Mbala, durante il quale veniva consegnato a Robert Faurisson l’insolito premio dell’insolenza e della infrequentabilità alla presenza di un grande pubblico di oltre 5000 persone. La ministra detto: «questa provocazione che urta e ferisce ancora una volta le memorie”, quindi si è detta “costernata” per ciò che visto da fuori della Francia potrebbe e dovrebbe apparire come una lecita manifestazione artistica.
Alleanza Israelitica Universale
: fu creata a Parigi nel 1860.
Allon, Yigal.
- Faceva parte del Comitato degli Undici che pianificarono e attuarono la pulizia etnica del 1948 (P17).
Antisemitismo
: È ormai divenuta un’accusa strumentale di cui i gruppi ebraici nel mondo si servono abitualmente per aggredire e contrastare ogni minima critica nei loro confronti. La terribile accusa è spesso sanzionata penalmente nei vari paesi dove è forte l’influenza della Israel lobby. La formulazione dell’addebito è quanto mai generica ed arbitraria e trova la sua qualificazione non per la sua oggettività ma per il fatto di provenire da un’associazione ebraica o da esponenti politici ebrei o vicini e legati ad ambienti ebraici. Tutto può essere antisemitismo, anche una comune vignetta satirica o perfino comuni espressioni linguistiche usate in modo analogico e comparativo con l’«Olocausto». Esistono poi associazioni come l’ADL con sezioni nazionali dedite a compilare liste di antisemiti e a redigere periodici rapporti sull’antisemitismo. Naturalmente, le liste sono segrete e chi vi si trova inserito ne è all’oscuro e tanto meno può contestare arbitrarie qualificazioni che possono avere rilevanza penale. È stato questo il caso del giornalista Maurizio Blondet che si è trovato in una siffatta lista. Con queste accuse storicamente e moralmente infondate le associazioni ebraiche ottengono per un verso via libera a qualsiasi loro iniziativa e richiesta, bloccano ogni critica e contrasto, assicurano a se stessi e a Israele una posizione di privilegio. Questa arma ideologica è stata notevolmente potenziata da un discorso del presidente Giorgio Napolitano che ha equiparato l’antisemitismo con l’antisionismo. In pratica, qualsiasi critica al governo di Israele e la sua politica sionista e razzista viene ad essere proibito o politicamente scoraggiata. Èra stato l’ONU nella conferenza di Durban nel 2001 ad equiparare sionismo e razzismo.
Auschwitz: è qui interessante riunire due diverse citazioni in diversi contesti. La prima tratta dal volume di Shlomo Sand, Comment le peuple juif fut inventé, dove l’autore osserva come Auschwitz «tend à se substituer à Massada comme haut lieu de mémoire constitutif de l’identitè juife contemporaine» (p. 23). Tony Judt nel suo volume sul Dopoguerra europea termina con un Epilogo dove sostiene che anche l’identità europea debba essere tutta forgiata su Auschwitz. È come dire che l’intera Europa debba procedere verso la giudaizzazione. Sono correnti di politica ideologica e culturale che vengono portate avanti con forza dai governi europei, soprattutto se sono aiutati a ciò da un buon numero di basi americane e da convenzione SOFA. Non occorre commentare la problematicità dei problemi identitari cosi posti ed imposti alla coscienza delle nuove generazioni di Europei in un’epoca in cui a fatica si fa strada la coscienza di un ben diverso genocidio connesso alla pulizia etnica del popolo palestinese. Le gravi contraddizioni etiche e morali di una politica ideologica imposta a suon di bombe e con costrizioni legali e penali di ogni genere non tardano ad emergere, provocando una sempre più ampia reazione di rigetto, fatto salvo il rispetto che il tragico passato europeo comporta per ogni cittadino in grado di ricostruire liberamente la sua memoria storica e la sua identità politica.
Avidan, Shimon: fece parte del Comitato degli Undici che nel 1948 si macchiò della pulizia etnica della Palestina (P17).

B

a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Balfour, Arthur James. Arthur James Balfour (1848-1930) fece nel 1917 la promessa al movimento sionista di creare un “focolare” nazionale per gli ebrei in Palestina, aprendo quindi la porta all’interminabile conflitto che avrebbe presto divorato il paese e il suo popolo. Nell’impegno che assunse a nome del suo governo, Balfour promise di proteggere l’aspirazione della popolazione non ebraica – strano modo di riferirsi alla vasta maggioranza nativa –, ma la dichiarazione si scontrò rapidamente sia con le ambizioni sia con i diritti naturali dei palestinesi a uno status di nazione e all’indipendenza. Alla fine degli anni Venti era chiaro che questa proposta aveva un nucleo potenzialmente violento, giacchè aveva già colpito centinaia di palestinesi ed ebrei. Ora questo indusse gli inglesi a tentare, seppure controvoglia, di risolvere seriamente il conflitto che covava sotto la cenere» (P26).
B’naï B’rith: «Il “B’naï B’rith” può essere definito un movimento pre-sionista. Fin dall’origine e per sua natura, il “B’naï B’rith” è un Ordine d’ispirazione sionista, anche se nel 1843 questo termine non esisteva ancora. Paul Goldman, presidente della Prima Loggia d’Inghilterra, scrisse nel 1936 un piccolo opuscolo sulla storia di tale Loggia. In esso sono contenute notizie molto importanti sull’influenza delle logge londinesi del “B’naï B’rith” nello sviluppo del Sionismo. “Nella Palestina — scrive il Goldman — B’naï B’rith ha esercitato un ruolo unico, prima che il Sionismo ne facesse la base dello Stato ebraico”. Nel 1865, ventitrè anni prima dell’Organizzazione sionista mondiale di Herzl, il B’naï B’rith organizzò una grande campagna d’aiuto alle vittime ebree di un’epidemia di colera in Palestina. Dopo di che l’Ordine non ha più smesso di sostenere finanziariamente le iniziative private in Israele (nel 1948, inviò più di quattro milioni di dollari in Israele). Tuttavia a causa di una minoranza antisionista tra gli ebrei, il B’naï B’rith, che ha sempre cercato di evitare ogni querelle e divisione tra israeliti, non ha preso ufficialmente posizione (fino al settembre 1947) in favore delle tesi sioniste, pur difendendole e partecipando attivamente a tutte le conferenze sioniste. Negli USA le campagne presidenziali passano inevitabilmente attraverso le assemblee del “B’naï B’rith”, dove i candidati, sia democratici che repubblicani, vengono a porgere i loro messaggi di sostegno ad Israele. Per esempio nel 1953 il vice presidente Richard Nixon fu il principale oratore politico al banchetto della Convenzione, ed il presidente Dwight Eisenhower inviò un caloroso messaggio d’incoraggiamento alla Loggia. Eisenhower prese poi parte al banchetto per il 40° anniversario dell’A.D.L. (Anti-Diffamation League of “B’naï B’rith”), il “braccio armato” del "B’naï B’rith". Mentre nel 1963, per i 50 anni dell’A.D.L., l’invitato d’onore fu il presidente John Kennedy. Alcuni mesi più tardi anche il nuovo presidente Lyndon Johnson fu invitato dall’Ordine. Per finire, il presidente del “B’naï B’rith”, Label Katz, incontrò in udienza privata Giovanni XXIII nel gennaio 1960. Tramite Jules Isaac (membro del “B’naï B’rith”) l’Ordine ha giocato un ruolo di primo piano nella preparazione del documento Nostra Ætate del Concilio Vaticano II» (CN).
Bogrov, Dmitri Grigorievitch. Nato il 29 gennaio 1887, giustiziato il 12 settembre 1911, giovane agente dei servizi segreti, fu l’ebreo che assassinò il 5 settembre 1911 il primo ministro russo A. Stolypin. Ne parla AS I, 529 ss., che osserva come «ancora molto giovane, Bogrov non aveva una sufficiente maturità intellettuale per comprendere l’importanza politica del ruolo di Stolypin» (p. 529). Interessa qui ai nostri fini il fatto che già al momento dell’assassinio di Stolypin quanto 70 anni dopo con lo stesso AS veniva rubricato come “antisemitismo” il semplice fatto di dire che Bogrov era un ebreo (p. 532). Il suo essere ebreo del resto non era un movente estraneo alle ragioni dell’attentato da lui commesso. «Difficile crederlo, ma la comunità ebraica di Kiev non ha espresso pubblicamente condanna né rammarico a proposito di questo assassinio. Al contrario. Dopo l’esecuzione di Bogrov, numerosi studenti ebrei portarono ostentatamente il lutto» (AS, I, 531).
Bund: così comunemente detto l’Unione Generale dei Lavoratori Ebrei di Russia e di Polonia, fondata nel 1897.


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Carmel, Moshe: fece parte del Comitato degli Undici che nel 1948 attuò la pulizia etnica della Palestina (P17).
Casa Rossa: era l’edificio, oggi non più esistente, in Tel Aviv dove si riuniva lo stato maggiore che ha predisposto ed applicato il piano di pulizia etnica del 1948. «In questo palazzo, il 10 marzo 1948, in un freddo pomeriggio, un gruppo di undici uomini, dirigenti sionisti veterani insieme a giovani ufficiali militari ebrei, diedero il tocco finale al piano di pulizia etnica della Palestina. La sera stessa venivano trasmessi alle unità sul campo gli ordini di effettuare i preparativi per la sistematica espulsione dei palestinesi da vaste aree di territorio. Gli ordini erano accompagnati da una minuziosa descrizione dei metodi da usare per cacciar via la popolazione con la forza: intimidazioni su vasta scala; assedio e bombardamento di villaggi e centri abitati; incendi di case, proprietà e beni; espulsioni; demolizioni; e infine collocazione di mine tra le macerie per impedire agli abitanti espulsi di fare ritorno» (Pappe, Pulizia etnica, cit., 4).
CICAD: acronimo di Coordination Intercommunitaire Contre l’Antisémitisme et la Diffamation. La sua attività è qui menzionata dal sito sionista “FocusOnIsrael.Org”. Da non confondere con un altro acronimo identico: CICAD = Comision Interamericana Para el Control del Abuso de Drogas. Segretario è Johanna Gurfinkiel con sede a Ginevra: «La CICAD, con sede a Ginevra, ha tra i suoi obiettivi la lotta contro…l’oblio. Collabora pertanto molto attivamente con le autorità scolastiche per informare gli allievi romandi». Altro scopo dichiarato della Cicad è la lotta al “negazionismo”. Su questa associazione così si pronuncia il comico francese Dieudonné: «
Il y a une sorte d’hystérie de la part de cette association qui ne représente pas grand chose. Elle parle au nom de l’universalité, mais agit de manière communautaire. Fermement sioniste, elle est l’émanation de la politique désastreuse que mène l’état israélien et l’armée de tsahal à Gaza.» (Fonte).
Commentary: è la pubblicazione della American Jewish Committee. Ne fu direttore Norman Podhoretz.
Conferenza delle Rivendicazioni Materiali Ebraiche contro la Germania
. - In un articolo di Israel Shamir sul caso Madoff si legge a proposito della manomorta ebraica: «Un’altra possibile istituzione di manomorta con ampi possedimenti è la Conferenza delle Rivendicazioni Materiali Ebraiche contro la Germania. Questo fondo, stando ad Haaretz, ha ricevuto miliardi di dollari in beni immobiliari della Germania Est grazie ad una clausola della legge tedesca che lo riconosce proprietario di tutti i beni appartenenti a vittime dell’Olocausto che siano morte senza eredi. Non preoccupatevi: questi soldi non servono affatto ad aiutare i poveri vecchi ebrei. Un titolo di Haaretz ci informa che “i sopravvissuti ricevono solo una piccolissima fetta dei compensi per l’Olocausto”. Questa massa di denaro dovrebbe essere utilizzata per risarcire i gentili defraudati» (Fonte).
Cowen, Alfred: fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Dalet o Piano D: denominazione in codice della «quarta e ultima versione di piani meno sofisticati che stabilivano il destino che i sionisti avevano in serbo per la Palestina e per la sua popolazione nativa. I tre piani precedenti non avevano delineato chiaramente come la direzione sionista pensava di affrontare la presenza di una popolazione palestinese tanto numerosa che viveva sulla terra agognata come propria dal movimento nazionale ebraico. Quest’ultimo e definitivo progetto dichiarava in modo esplicito e senza ambiguità: i palestinesi devono andarsene. Simcha Flapan, uno dei primi storici che notò l’importanza del piano, rivela: “La campagna militare contro gli arabi, inclusa la ‘conquista e distruzione delle aree rurali’ fu avviata dal Piano Dalet dell’Haganà» (P4-5). «La politica sionista iniziò come rappresaglia contro gli attacchi palestinesi nel febbraio del 1947 e si trasformò in seguito in un’iniziativa di pulizia etnica dell’interi paese nel marzo del 1948. Presa la decisione, ci vollero sei mesi per portare a termine la missione. Quando questa fu compiuta, più di metà della popolazione palestinese originaria, quasi 800.000 persone, era stata sradicata, 531 villaggi erano stati distrutti e 11 quartieri urbani svuotati dei loro abitanti. Il piano, deciso il 10 marzo 1948, e soprattutto la sua sistematica attuazione nei mesi successivi, fu un caso lampante di un’operazione di pulizia etnica, considerata oggi dal diritto internazionale un crimine contro l’umanità» (P5). || Si noti l’analogia fra “strategia della rappresaglia” del febbraio 1947 e quella del momento in cui scriviamo, che ha visto il massacro della popolazione di Gaza nel dicembre 2008-gennaio 2009, il cui obiettivo politico sembra essere quello di ridurre la popolazione superstite sotto il governo quisling di Abu Mazen.
Dayan, Moshe. – Assai noto, perfino leggendario nella successiva storia israeliana, faceva parte del “Comitato consulente” che pianificò e attuò etnica del 1948. Insieme a Yigael Yadin era fra gli ufficiali posti al più alto grado dell’esercito del futuro stato ebraico (P17).
Decourtray, Albert: «Il 16 novembre 1991, il card. Albert Decourtray, Arcivescovo di Lione e Primate di Francia, riceveva il Premio internazionale dell’azione umanitaria del distretto XIX (Europa) del B’naï B’rith. Nel discorso pronunciato per la consegna della medaglia ricordo a Decourtray, Marc Aron, presidente del “B’naï B’rith” francese, fece un’allusione molto interessante circa l’evoluzione delle relazioni tra gli ebrei e il Vaticano: “Poi venne Jules Isaac, un “B’naï B’rith”; il suo incontro con Giovanni XXIII è la punta dell’iceberg; il Vaticano II, Nostra Ætate, le direttive conciliari per lo sradicamento di ogni concetto antigiudeo nella catechesi e nella liturgia…”» (CN). Non molto diverso il caso e la funzione del cardinale Bea: «L’attitudine filoebrea del cardinale Bea gli valse l’accusa di essere un agente segreto B’naï B’rith. Qualcuno, come ha riassunto Léon de Poncins, ha accusato Bea di essere d’origine ebrea, si sarebbe chiamato, Béja, o Béhar, ed avrebbe agito nel Concilio come agente segreto del “B’naï B’rith”. Ma non ci sono prove serie di ciò fino ad ora» (CN).
«Doppia fedeltà». È questa la tipica condizione ebraica, alquanto atipica rispetto alle altre appartenenze religiose, la cui confessione non implica l’essere un popolo a se stante rispetto a quello di cui sono ospiti. Il pericolo maggiore per la religione ebraica è l’«assimilazione» ai costumi, alla cultura, alle tradizioni, alla fede religiosa del paese in cui gli ebrei di volta in volta risiedono. Questo pericolo è contrastato al massimo grado dai gruppi sacerdotali e rabbinici. Nella loro “doppia fedeltà” deve cercarsi probabilmente la causa principale della conflittualità che nel corso dei millenni e in ogni latitudine ha opposto gli ebrei alle popolazioni locali. Il “popolo” ebraico è il prodotto della religione ebraica che pone al suo centro il concetto di “elezione” dei suoi fedeli in opposizioni a tutti i restanti popoli, spregiativamente indicati come “idolatri”, “goym” e simili. Non corrisponde a verità la rappresentazione di una successione genealogica ininterrotta nel corso dei millenni. Anche l’ebraismo conobbe nel tempo un suo proselitismo, che nondimeno estraniava i convertiti non già dalla precedente religione ma dal loro originario popolo di appartenenza. Oggi il fenomeno della “doppia fedeltà” si traduce in posizioni di lobbismo della Diaspora in favore dello stato di Israele e non di rado in contrasto con gli interessi di politica estera degli stati in cui le Diaspore risiedono.


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -
√=
Enron: è citato da IAS come un “caso tipico di inganno ebraico’ (ivi,90). Il ragionamento si svolge intorno al costume ebraico-sionista-israeliano di esigere un risarcimenti per colpa collettiva altrui, come nel caso della pedofilia del clero cattolico americano, dove ad essere responsabili non sono i singoli preti, ma l’intera chiesa cattolica che è venuta a patti. Al contrario, nel caso in cui ad essere responsabili di fatti delittuosi sono singoli ebrei non vale il reciproco, cioè che a pagare per colpe dei singoli siano le stesse organizzazioni ebraiche.
Eretz Israel: è la denominazione della Palestina nella religione ebraica. «Era stata venerata nel corso dei secoli da generazioni di ebrei come luogo di pellegrinaggio religioso, mai come un futuro Stato laico» (P24).


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Feiwel, Berthold: fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).
Flapan, Simcha
: fu uno dei primi storici che notò l’importanza del Piano D (vedi): «La campagna militare contro gli arabi, inclusa la “conquista e distruzione delle aree rurali” fu avviata dal Piano Dalet dell’Haganà». L’obiettivo era la distruzione delle aree rurali e urbane della Palestina (P5).
Fosforo bianco: materiale chimico ad uso bellico di cui l’esercito israeliano si è servito nell’invasione di Gaza nel dicembre 2008-gennaio 2009. Gli effetti sui civili del fosforo bianco si possono vedere qui, in alcuni video a contenuto assai forte e forse per questi rimossi da YouTube.


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -


Giudaismo russo. A partire dagli anni Settanta del XIX secolo e fino all’inizio del XX secolo il giudaismo russo conobbe un rapido sviluppo, una incontestabile fioritura della sua élite che già si sentiva stretta non soltanto nei limiti della Zona di residenza, ma in quelli dell’impero. Se il giudaismo americano cresceva di importanza, gli ebrei della Russia, all’inizio del XX secolo, costituivano ancora quasi la metà la metà della popolazione ebrea del pianeta. Nella storia del giudaismo questo va ricordato come un fatto capitale. In questo contesto e in una forma imprevedibile si sviluppò massicciamente la palestinofilia. (AS, I, 367-68, 378).
Goldmann, Nahum. Fu il negoziatore capo delle rivendicazioni ebraiche contro la Repubblica federale di Germania, che accettò di sborsare all’inizio un miliardo di dollari, pagandone poi 60 e forse ancora 180 (AIS, 89).
Gurion, David Ben. – Nella sua residenza «furono discussi e completati i primi e gli ultimi capitoli della storia della pulizia etnica (vedi). Lo aiutò un piccolo gruppo di persone, che in questo libro chiamo la “Consulta”, riunito in gran segreto con il solo scopo di progettare e pianificare l’espropriazione dei palestinesi. In uno dei rari documenti che registra una riunione della Consulta, questa è chiamata Comitato consulente, Haveadah Hamyeazet. In un altro documento compaiono gli undici membri del Comitato, i cui nomi, benché cancellati dal censore, sono tuttavia riuscito a ricostruire» (P16-17).



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Haganà: la principale organizzazione armata sionista in Palestina.
Harel, Issar: fu uno degli Undici che all’interno di un apposito Comitato attuò la pulizia etnica della Palestina (P17).
Hahn, Jakob Israel de. Scrive Judy Andreas: «Nel 1924, un erudito ebreo olandese, il Dr. Jacob Israel de Hahn, che lavorava come segretario del rabbino Yosef Chaim Sonnenfeld (1849 - 1932), rabbino capo della Palestina, (che la loro memoria sia benedetta) è stato ucciso davanti all’ospedale Shaarui Zedek a Gerusalemme mentre tornava dalla preghiera serale. Il crimine che aveva commesso era quello di essere stato coinvolto in discussioni con dei leader arabi che proponevano un’alternativa all’egemonia sionista. I suoi assassini erano membri dell’Haganah, una cosiddetta “organizzazione per la difesa” sionista. In realtà il Dr. de Hahn si può considerare come la prima vittima della violenza sionista in Terra Santa. Tuttora questo meschino omicidio commesso a sangue freddo è completamente sconosciuto al di fuori di un gruppo limitato di ebrei antisionisti”» (Fonte).
Hasbarà: è il servizio israeliano di propaganda che ha sue proprie specificità, difficili da riassumere qui e per le si rinvia a questa pagina web.
Haveadad Hamyeazet: ossia Comitato consulente, detto da Pappe comunemente coma la “Consulta”. Era il gruppo segreto che preparò e attuò la pulizia etnica del 1948. Era composto da undici membri i cui nomi, benché cancellati dal censore, Pappe è tuttavia riuscito a ricostruire. Essi sono i seguenti: 1) Yigael Yadin; 2) Moshe Dayan; 3) Yigal Allon; 4) Yitzahak Sadeh; 5) Moshe Kalman; 6) Moshe Carmel; 7) Yitzahk Rabin; 8) Shimon Avidan; 9) Rehavam Zeevi; 10) Yitzahak Pundak; 11) Issar Harel.
Herzl, Theodor: il noto padre dei sionismo era ambivalente riguardo alla colonizzazione della Palestina, ma dopo la sua morte nel 1904 l’orientamento verso la Palestina fu definitivo e condiviso da tutti i sionisti.
Husayni, Said al. – Said al-Husayni era un deputato palestinese del parlamento ottomano che già il 6 maggio 1911 poteva affermare che «gli ebrei intendono creare uno stato nell’area che includerà la Palestina, la Siria e l’Iraq» (P24).


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Ideologia sionista: «Se noi non analizziamo i collegamenti tra l’ideologia sionista e i tipi di crimini cui abbiamo assistito a Gaza, non solo non riusciremo a spiegare perché gli israeliani stanno facendo quello che fanno, ma saremo incapaci di prevenire il prossimo caso di politica di genocidio e di massacri. L’ideologia è un fenomeno dinamico nella storia, inizia sulla base di una idea precisa su elementi fondamentali su cui si àncora; poi si modifica per adeguarsi a delle circostanze mutate. Questo è il motivo per cui l’idea iniziale del sionismo, quella relativa all’identità nazionale, all’autodeterminazione ebraica, alla sicurezza, hanno subito una evoluzione quando il progetto sionista si è trasformato in un progetto colonialista sul terreno. Il sionismo non è nato così, è diventato una ideologia razzista che disumanizza i palestinesi come singoli individui e come collettività proprio sulla base di un profondo convincimento, che è il fulcro del movimento sionista, e cioè che fino a quando ci sono palestinesi in quella che era la Palestina, non c’è nè sicurezza, nè prosperità per il popolo ebraico che ha fondato lo stato d’Israele e che risiede nello stato d’Israele» (Ilan Pappe).
Israele: è lo stato che nasce nel 1948 a seguito di maneggi nella politica internazionale nei primi anni del dopoguerra. Per giungere alla spartizione della Palestina e al riconoscimento da parte dell’ONU fu determinante la pressione esercitata dal presidente americano Truman, sulla cui rielezione molto influì la Israel lobby degli Stati Uniti. Ma ciononostante lo stato di Israele nasce con una forte carenza di legittimità, compensata dalla forza militare e dal sostegno politico degli Usa e dei loro alleati. Il mondo arabo non ha mai accettato e riconosciuto l’esistenza di Israele, che continua di fatto ad esistere a spese dei palestinesi il cui “destino” è pulizia etnica al pari del “destino” che condusse gli indiani d’America al loro sterminio. Già metà dei loro villaggi esistenti nel 1948 sono stati rasi al suolo ed il loro nome arabo cancellato dalle carte geografiche. La prosperità dello stato di Israele è fondata sul continuo flusso di danari e risorse che dagli Usa e dall’Europa le vengono continuamente devolute a fondo perduto.



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Jabotinsky, Vladimir: fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).
JDL: «La Jewish Defense League (Lega di Difesa Ebraica) è una delle più rappresentative organizzazioni del fondamentalismo radicale sionista negli USA. La storia di quest’organizzazione teppististico-squadrista è un autentica serie di aggressioni e assalti contro tutti i nemici di Israele. Fondata nel 1968 dal rabbino ultra-ortodosso Meir Kahane la J.D.L. si guadagnerà rapidamente una triste fama trasformandosi da organismo di “autodifesa” ebraica a movimento terroristico eversivo. Molti militanti della J.D.L. finiranno implicati in diverse inchieste e l’organizzazione finirà nella “lista nera” del Dipartimento di Stato sospettata dall’f.b.i. di finalità terroristiche. L’obiettivo della J.D.L. all’atto della sua fondazione è - da statuto - quello di “addestrare militarmente” i suoi miliziani per garantire “sicurezza” alle comunità ebraiche statunitensi. In realtà la J.D.L. si trasformerà rapidamente in un organizzazione criminale responsabile di numerose provocazioni, di aggressioni e attacchi contro i gruppi dell’estrema destra statunitense, le comunità islamiche, i gruppi etnici sospettati di simpatie per la causa palestinese (in particolare arabi e afro-americani ma anche portoricani e cubani), i comunisti e i membri del Ku Klux Klan. Dai seimila militanti del 1969 l’organizzazione di Kahane passerà rapidamente ai dodicimila del 1972 assicurandosi convergenze operative e sinergie tattiche con altre realtà della criminalità organizzata tra le quali spiccano i rapporti di collaborazione con il clan mafioso dell’«italiano» Joseph Colombo (‘cognome’ tutt'altro che ‘ariano’). Fabbricazione di esplosivi, aggressioni, atti di teppismo metropolitano, reclutamento e addestramento all’uso delle armi, stragi sono solamente alcuni dei capi d’imputazione che, in questi trentotto anni, hanno segnato la lunga scia di sangue e terrore lasciata dai militanti della J.D.L. Riassumiamo, per sommi capi, alcuni dei principali episodi che hanno coinvolto militanti di questa organizzazione terrorista sionista: - 23.05.1970: Saccheggio dell’Ufficio Palestinese di Manhattan. Il rappresentante dell’Olp viene aggredito e altri due tra i responsabili della Delegazione Palestinese sono malmenati e ricoverati in ospedale; - 14.09.1971: Rabbi Meir Kahane viene condannato a cinque anni di carcere per fabbricazione di esplosivi, riotterrà presto la libertà; - 24.01.1972: Blitz della J.D.L. contro l’ufficio newyorchese dell’Agenzia di Relazioni Culturali Americano-Sovietiche. L’edificio viene dato alle fiamme e, nell’incendio che si sprigionerà per tutto l’edificio, muore una segretaria di 27 anni. La J.D.L. protestava contro il rifiuto del Cremlino di concedere i visti per Israele agli ebrei di nazionalità sovietica; - 08.05.1972: Assalto contro il Consolato Austriaco a Washington. Aggredito il console; - Maggio 1974: Un commando della J.D.L. attacca un responsabile della comunità araba degli Stati Uniti; - 21.02.1975: Il rabbino Kahane viene giudicato colpevole e arrestato. Verrà internato in un carcere di Manhattan per otto mesi; 13.01.1976: Una serie di ordigni esplosivi sono scoperti davanti ai locali dei rappresentanti diplomatici iracheni presso le Nazioni Unite e in prossimità della Biblioteca del Palazzo di Vetro a New Jork. I falliti attentati verranno rivendicati dalla J.D.L. e dalla Jewish Armed Resistance Strike Unit; - 1977: Il responsabile canadese della J.D.L., Jiseph Schachter, piazza un ordigno davanti all’abitazione di un responsabile di un gruppo neonazista; - Gennaio 1978: Arresti per tre responsabili della J.D.L. con l’accusa di aver distrutto il Beth-Sar Shalom Religious Center di New York dove ebrei e cristiani dialogano insieme per la pace; - 27.06.1981: I locali della Chiesa di Gesù Cristo ad Hayde-Lake (Idaho) sono distrutti da un attentato incendiario. Il responsabile, il pastore Richard Butler, era stato precedentemente aggredito e minacciato da militanti della J.D.L.; - 01.09.1981: Aggressione contro Boleslav Maikovski, durante un processo, per mano del militante della J.D.L. Mordechai Levi. Il militante sionista viene anche accusato di aver precedentemente piazzato una bomba nella vettura di un diplomatico della Nigeria; - 07.04.1982: Salta per aria un noto ristorante di Brooklyn frequentato da attivisti e simpatizzanti dell’Olp. L’attentato, con una bomba-carta, viene pubblicamente rivendicato dalla J.D.L. ma il suo leader, il rabbino Kahane, in corsa per ottenere un seggio al parlamento israeliano negherà qualsiasi responsabilità. Il giornale della J.D.L., The Jewish Press, attribuirà l’attentato a fazioni palestinesi dissidenti; - 11.04.1982: Inizia il terrorismo della J.D.L. in Terrasanta: un militante della J.D.L. - Alan Goodman - attacca a colpi di fucile una moschea a Gerusalemme. Due feriti gravi e altri lievi tra i fedeli musulmani. Goodman aveva seguito dei corsi paramilitari al campo di Jedel (in Israele) di proprietà della J.D.L.; - 24.04.1982: In occasione dell’anniversario per la fondazione di “Israele” (la Nakba = Tragedia per i palestinesi) la J.D.L. fa esplodere una bomba nei locali della compagnia aerea tedesca della Lufthansa e un’altra negli uffici della delegazioni irachena alle Nazioni Unite a New York; - 07.10.1982: La principale Chiesa protestante di New York è incendiata dalla J.D.L. Le dichiarazioni del responsabile della chiesa ortodossa rumena di New York sembra abbiano confermato questa pista. Contro di lui si scatenerà una violentissima campagna di diffamazione con accuse di ‘antisemitismo’; - 1987: Tre militanti della J.D.L. sono arrestati per una serie di attentati commessi a New York tra l’84 e l’87 contro diversi obiettivi tra i quali: l’incendio di un complesso residenziale riservato a diplomatici sovietici vicino al Bronx; la distruzione di un ponte d’imbarco delle linee aeree della Pan Am all’aeroporto Kennedy; l’incendio della facciata del teatro dove si stava esibendo l’Orchestra Sinfonica dell’URSS e l’attacco a colpi di bombe incendiarie e gas lacrimogeni contro il concerto del balletto Moiseiev all’Opera di New York che causerà una ventina di feriti tra i quali l’Ambasciatore sovietico. Di Dagoberto Husayn Bellucci - Direttore Responsabile Agenzia di Stampa ‘Islam Italia’». (Fonte)
JNF: Jewish National Fund
. - Avevo fatto un errore che mi è stato segnalato da un lettore che ringrazio e di cui riporto il testo: «C'è un piccolo errore, il JNF (Jewish National Fund) ed il KKL (Keren Kayemeth leIsrael) sono la stessa associazione, attraverso il nome KKL è presente in molti più di una "dozzina di paesi", tra i quali l'Italia dove ha un proprio sito web: http://www.kklitalia.it ». In effetti, mi riesce difficile districarmi fra la miriade di associazioni lobbistiche ebraiche. Il testo che avevo già inserito e che era tratto da Israel Shamir lo si trova aggiunto alla voce Keren Hayesod, pià sotto. Sempre grazie allo stesso Lettore devo la segnalazione di una recente (23.11.08) serata di gala – probabilmente di raccolta fondi per Halutz (una nuova colonia ebraica in Cisgiordania) - dove fra gli ospiti invitati compare il sindaco Gianni Alemanno, non esattamente per questo votato dai suoi truffati elettori. Non solo Mardoff!
Jones, Henry: «Il 13 ottobre 1843 il “B’naï B’rith” fu fondato al Caffè Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street, a New York. Allora fu chiamato “Bundes-Brueder” (che significa “Lega dei fratelli”), nome tedesco a causa dell’origine dei fondatori ebrei-tedeschi, che parlavano soltanto il tedesco o l’yiddish. Il B’naï B’rith è pertanto una delle più antiche associazioni americane ancora esistenti. Il fondatore, Henry Jones, cercò dei co-fondatori reclutandoli presso la Sinagoga. di cui era uno dei principali responsabili. Il B’naï B’rith stesso riconosce inoltre che almeno quattro dei suoi fondatori erano massoni. L’Ordine del B’naï B’rith, per libera scelta dei fondatori, era riservato ai soli ebrei. I fondatori volevano creare un Ordine che avrebbe dovuto essere il mezzo per unire gli ebrei d’Amenca ed “illuminare” così “come un faro il mondo intero”. Un mese dopo la creazione dell’Ordine, si decise che la sede sarebbe stata a New York; il locale scelto per fondare la prima Loggia di New York, non fu una sala della Sinagoga, ma il tempio massonico situato all’angolo di Oliver Street e Henry Street, proprio per mostrare la sua origine massonica. I fondatori decisero di cambiare nome all’associazione, stimando che un Ordine ebraico dovesse avere un nome ebraico. Conservarono così le iniziali B. B., ma cambiarono il nome dell’Ordine, che da “Bundes-Brueder” (Lega dei Fratelli) divenne B’naï B’rith (Figli dell’Alleanza). Il motto dell’Ordine era: “Benevolenza, Amore fraterno ed Armonia”. Si scelse perciò come simbolo dell’Ordine la “menorah”, il candeliere a sette bracci, che simboleggia appunto la luce» (CN).



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Kalman, Moshe. – Fece parte del Comitato degli Undici che nel 1948 pianificarono e attuarono la pulizia etnica della Palestina.
Kasper, Walter: è in Cardinale che si occupa dei rapporti con il mondo ebraico. È “Presidente della Commissione Vaticana per le Relazioni Religiose con l’Ebraismo” (Fonte).
Keren Hayesod: «Il Keren Hayesod (קרן היסוד) è il fondo nazionale di costruzione d’Israele, e la centrale finanziaria del movimento sionista mondiale, come dell'Agenzia Ebraica. Venne fondato nel 1920 a Londra dal comitato sionista, e si costituì come società britannica nel 1921. Con la fondazione dello stato di Israele, il Keren Hayesod finanziò il rientro e l'integrazione in Palestina di molti ebrei, finanziò anche la costruzione di nuovi centri e tutta una serie di infrastrutture come la Società Elettrica, le fabbriche di estrazione del Mar Morto le la società navale nazionale ZIM. Fino al 1948 raccolse centoquarantatré milioni di dollari, che permisero di sostenere questo grande sforzo di costituzione del stato di Israele. Questi fondi furono in gran parte raccolti presso le varie diaspore ebree nel mondo. Questo organizzazione è attiva in sessanta paese e finanzia i lavori della Agenzia Ebraica. Oggi la conduzione è affidata a un comitato che ha sede a Gerusalemme». (Fonte: Wikipedia) || In un articolo di Israel Shamir sul caso Madoff si legge a proposito della manomorta ebraica: «Il Jewish National Fund (JNF) è “una corporazione multinazionale con uffici in una dozzina di paesi sparsi in tutto il mondo. Riceve milioni di dollari di contributi da parte di ricchi ebrei di tutto il mondo, molti dei quali esentasse. L’obiettivo della JNF è quello di acquisire territori e farli sviluppare ad esclusivo beneficio degli ebrei. Affitta terre soltanto agli ebrei”. Il nostro amico Jonathan Cook di Nazareth la ha descritta come un’istituzione razzista di immenso potere e ricchezza. La JNF ha ricevuto contributi da Madoff e anche da altre persone che avevano guadagnato denaro grazie alle truffe di Madoff, sostenute dalla stessa JNF» (Fonte).
Khalidi, Walid: nato nel 1925, è uno degli storici palestinesi che a partire dal 1970 incominciarono a raccogliere memorie e documenti autentici su quanto era accaduto al loro popolo e che la storiografia ufficiale israeliana tendeva ad occultare e falsificare, sostenendo che non di espulsione violenta si trattò ma di esodo volontario di metà della popolazione palestinese del 1948, quasi che questa bugia precludesse il “diritto al ritorno”. Questi storici furono in grado di ricostruire una parte significativa dello scenario che Israele aveva cercato di cancellare. Secondo una tecnica ormai consolidata del libro contro libro, abbinato a un marketing editoriale, essi furono però rapidamente messi in ombra da pubblicazioni come Genesis 1948 di Dan Kurzman, che apparve nel 1970 e nuovamente nel 1992 addirittura con l’introduzione di uno degli esecutori della pulizia etnica, Yitzhak Rabin, all’epoca primo ministro di Israele. Di Khalidi è fondamentale il suo libro All That Remains. «Si tratta di un elenco dei villaggi distrutti, che è ancora una guida essenziale per chiunque voglia comprendere l’enormità della catastrofe del 1948» (P8).
Kichinev. Riassumo da AS I 386 dd. Con inizio il 6 aprile 1903 si verificò in Kichinev, una località della Bessarabia, il più noto dei pogrom, che erano ormai endemici. Esso nasceva dall’interno della società non ebrea ed aveva origini esclusivamente sociali. Vi fu una certa inettitudine da parte del governo zarista nel controllo dell’ordine pubblico, ma il pogrom non fu un atto premeditato del governo russo. Nella propaganda all’estero, abilmente orchestrata, si fece invece passare il pogrom come un atto delibertato del governo russo. Già allora si incominciò a parlare di “olocausto” degli ebrei. Una lettera pubblicata sul Times che diede la stura a tutte le speculazione politiche è oggi riconosciuta dagli specialisti come un falso. Il controllo della stampa e dei media dell’epoca da parte del giudaismo era già all’epoca un fatto. I “falsi” Protocolli non inventavano nulla al riguardo, ma fotografavano l’esistente. Da allora in poi gli ebrei russi incominciarono ad importare armi, ad esercitarsi, a dare vita a vere e proprie organizzazioni paramilitari. La risposta ebraica al mito di Kichinev fu Gomel.
Kimmerling, Baruch. - È uno degli storici indicati da Ilan Pappe (P19) fra quelli affidabili che hanno trattato le origini del sionismo.
Kurzman, Dan. Scrisse nel 1970 un libro dal titolo Genesis 1948, apparso nuovamente nel 1992 questa volta con un’introduzione di uno dei sostenitori della pulizia etnica della Palestina, Yitzhak Rabin, al tempo primo ministro di Israele. Secondo uno schema tipico della strategia culturale sionista, Kurzman si propose con il suo libro di “porre in ombra” gli storici palestinesi che ad incominciare da Walid Khalidi dal 1970 incominciavano a far emergere la verità sulla pulizia etnica del 1948. (P7).





a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Lauder Ronald: è il presidente del World Jewish Congress, che si è attivato in seguito al caso Williamson (Fonte). Nato nel 1944, è anche un importante uomo politico e di affari, attivo nel campo dei media e nella tv israeliana, di cui in Wikipedia. Insieme con Elan Steinberg si è rallegrato alla notizia dell’espulsione del vescovo Williamson da parte del governo argentino, affermando che «Questa decisione è encomiabile, ancor più perchè il governo dell’Argentina ha reso chiarissimo che chi nega l’Olocausto non è benvenuto nel Paese» (Fonte). Tutte le persone appena un poco scettiche di verità che deve essere assunte per fede hanno di che temere di fronte ad ogni incauta espressione pubblica del proprio pensiero. Vengono meno quei principi di libertà di parola che avrebbero dovuto costituire il principale collante nella lotta contro il nazismo e che furono temi costanti della propaganda americana di guerra.
Lenin. «Lenin condivideva la tesi che non c’è e non può esserci affatto una “nazionalità ebraica”; che questa è una maccinazione reazionaria che disunisce le forze rivoluzionarie» (AS, II, 92).
Licra: associazione sionista francese, sul modello dell’ADL, spesso parte attrice di denuncia, come nel caso di Edgar Morin ed in relazione all’apparizione di Robert Faurisson nel contesto di uno spettacolo organizzato allo Zenith di Parigi dal noto comico francese Dieudonné.
Lloyd George, David. - David Lloyd George (1863-1945) si adoperò durante la prima guerra mondiale per il successo del progetto sionista.
Luria, Ben-Zion. – Si deve a lui l’idea della schedatura dei villaggi palestinesi che furono poi distrutti nel 1948 (P30).



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Maimonide. Moshe ben Maimon, più noto in Italia come Mosé Maimonide, nacque a Cordova nel 1138, morì a Il Cairo il 13 dicembre del 1204. È la maggiore autorità religiosa dell’ebraismo. Negava l’umanità dei neri e approvava la schiavitù.
Masalha, Nur
- È uno degli storici indicati da Ilan Pappe (P19) fra quelli affidabili che hanno trattato le origini del sionismo.
Memoria.
Riporto da Finkelstein: «La categoria analitica centrale di Novick è la “memoria”. Attualmente di gran moda tra gli intellettuali, il concetto di “memoria” è senza dubbio il più impoverito fra quelli prodotti negli ultimi anni dal mondo accademico. Col l’allusione d’obbligo a Maurice Halbwachs, Novick mira a dimostrare come la “memoria dell’Olocausto” sia stata forgiata da “preoccupazioni di oggi”. C’era un tempo in cui gli intellettuali dell’opposizione mettevano in campo robuste categorie politiche come “potere”, “interessi” da una parte e “ideologia” dall’altra. Tutto quello che resta oggi è il fiacco, spolicizzato linguaggio di “preoccupazioni” e “memoria”. Eppure, data la documentazione che Novick adduce, la memoria dell’Olocausto è una costruzione ideologica elaborata sulla base di precisi interessi. Secondo Novick, per quanto scelta, la memoria dell’Olocausto è “il più delle volte” arbitraria; questa scelta, cioè, non verrebbe tanto condotta in base a un “calcolo di vantaggi e svantaggi”, quanto piuttosto “senza dare troppo peso… alle conseguenze”» (F, 11).
Mond, Alfred
: fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).
Morris, Benny. Di lui Pappe, trattando dei cosiddetti “nuovi storici” offre il seguente giudizio: «Una delle figure più note tra quanti hanno scritto sull’argomento è lo storico israeliano Benny Morris [n. nel 1948]. Basandosi esclusivamente su documenti degli archivi militari israeliani, Morris ha fornito alla fine un quadro molto parziale di quanto era accaduto sul campo. Eppure, tutto questo è stato sufficiente, perché alcuni dei suoi lettori israeliani si rendessero conto che la “fuga volontaria” dei palestinesi era un mito e che l’immagine che Israele aveva di sé, di aver condotto nel 1948 una guerra “morale” contro un mondo arabo “primitivo” e ostile, era notevolmente falsa e forse completamente superata. Il quadro era parziale perché Morris prendeva alla lettera, o persino come verità assoluta, i rapporti dell’esercito israeliano che trovava negli archivi. Di conseguenza ignorò atrocità come la contaminazione dell’acquedotto di Acri con microbi del tifo, numerosi casi di stupri e le decine di massacri perpetrati dagli ebrei. Egli continuò a insistere – sbagliando – che prima del 15 maggio 1948 non c’erano state espulsioni forzate. Le fonti palestinesi indicano chiaramente che mesi prima dell’ingresso delle milizie arabe in Palestina, e quando ancora gli inglesi erano responsabili della legge e dell’ordine del paese – quindi prima del 15 maggio – le truppe ebraiche erano già riuscite a espellere forzatamente circa 250.000 palestinesi. Se Morris e gli altri avessero utilizzato le fonti palestinesi o fossero ricorsi alla storia orale, sarebbero stati in grado di giungere a una migliore conoscenza della pianificazione sistematica che era dietro l’espulsione dei palestinesi nel 1948 e di fornire una descrizione più veritiera dell’enormità dei crimini commessi dai soldati israeliani» (Pappe. 7-8).


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Naiditch, Isaac: fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).
Nakba: è il termine di cui i palestinesi si servono per indicare la “catastrofe” o “disgrazia” che li colpì nel 1948, ma – avverte Pappe – «è un termine in qualche modo elusivo dal momento che si riferisce al disastro in sé e non tanto a chi o a che cosa lo ha causato. Il termine Nakba fu adottato, per comprensibili ragioni, come tentativo di controbilanciare il peso morale dell’Olocausto ebraico (Shoa), ma l’aver trascurato i protagonisti può in un certo senso aver contribuito a perpetuare la negazione da parte del mondo della pulizia etnica della Palestina nel 1948 e successivamente» (P10).
Narrowe Morton: è il rabbino capo emerito della comunità ebraica svedese che insieme al gesuita Klaus Dietz, membri di un comune comitato ebraico-cattolico, si è fatto promotore di un pesante attacco al vescovo lefebrvriano Richard Williamson, appenna riammesso nella chiesa cattolica. «In un comunicato ufficiale si afferma fra l'altro: “Veniamo a sapere che papa Benedetto XVI ha deciso di revocare la scomunica dei vescovi della Fraternità San Pio X, il movimento cui appartiene Williamson e che secondo un’indagine della tv svedese ha legami a individui e gruppi di estrema destra e di tendenza razzista in Svezia e in altri paesi”. “Di fronte a tutto questo - prosegue il testo - proviamo stupore e profonda preoccupazione. Riteniamo che la Chiesa cattolica - aggiungono gli esponenti delle due fedi - e soprattutto chi la guida deve di nuovo esplicitamente condannare questo tipo di falsificazione storica e di antigiudaismo. Papa Giovanni Paolo II in questo senso ha dato un buon esempio”. Il documento porta la firma del Presidente dell’organismo Gunnel Borgegard, del rabbino Morton e del religioso cattolico Dietz» (Fonte).
NILI. Era un’organizzazione ebraica di spionaggio che agiva in favore dell’Impero britannico e contro quello Ottomano durante la prima guerra mondiale. «I suoi membri, distinti coloni sionisti e cittadini della Turchia, erano in contatto con le truppe britanniche in Egitto, fornivano loro informazioni sulla dislocazione delle forze turche e contribuirono alla sconfitta dell‘impero. Erano legati a Chaim Weizmann, che riuscì a ottenere la dichiarazione Balfour dai renitenti Britannici e infine divenne il primo presidente dello stato ebraico. Il NILI è tuttora oggetto di grande venerazione in Israele; gli scolari sono spesso condotti al museo e indottrinati nella lealtà nella lealtà ebraica verso i soli ebrei, nonché nel loro dovere di tradire qualsiasi altro potere qualora lo esiga la lealtà nei confronti degli ebrei» (IAS, 81).
Nisselovic: deputato ebreo alla Duma, di cui parla AS I, 532, a proposito dell’assassinio del primo ministro russo Stolypin per mano del giovane ebreo Bogrov: «Nell’ottobre 1911, la Duma fu interpellata dagli ottobristi sulle torbide circostanze dell’assassinio di Stolypin, il che suscitò una immediata protesta del deputato Nisselovic: perché, formulando la loro interpellanza, gli ottobristi non avevano dissimulato il fatto che l’assassino di Stolypin era ebreo? Questo era – dichiarò – antisemitismo!». Solgenitsin prosegue subito: «Dovrò io stesso subire questo incomparabile argomento. Settanta anni più tardi, sono stato oggetto di una pesante accusa da parte della comunità ebraica degli Stati Uniti: perché a mia volta non ho dissimulato, perché ho detto che l’assassino di Stolypin era un ebreo? Poco importa che mi sia sforzato di farne una descrizione il più possibile completa. Poco importa ciò che il fatto di essere ebreo abbia rappresentato nelle motivazioni del suo atto. No, la non–dissimulazione tradiva il mio antisemitismo!» (ivi, 532).
Nordau, Max (1849-1923). Fu un sostenitore di Theodor Herzl e un oppositore di Ahad Haam ai primi convegni sionisti che incominciarono a tenersi dal 1897. Era avverso all’idea di emancipazione e assimilazione degli ebrei all’interno degli stati in cui si trovavano. L’emancipazione era per lui qualcosa di fallace, poichè introduceva discordia nel mondo ebraico: «l’ebreo emancipato crede di aaver veramente trovato una patria, mentre “tutto ciò che è vivo e vitale nel giudaismo, e che rappresenta l’ideale ebreo, il coraggio e la capacità di avanzare, tutto questo non è altro che il sionismo» (AS, I, 313).
Nostra aetate: «È storicamente accertato che la “Nostra aetate” fu preparata da Jules Isaac, ebreo ateo filo-comunista, con l’aiuto del Bené Berìth (la massoneria giudaica) di cui era membro (come ha dichiarato, il 16 novembre 1991, in occasione della premiazione del card. Decourtray, Marc Aron, presidente del “B.B.” francese) e dal card. Agostino Bea coadiuvato da p. Paul Démann, ebreo “convertito” e da p. Jean de Menasce (idem). L’accordo tra Jules Isaac e papa Roncalli fu organizzato dal “B.B.” e da alcuni politici social-comunisti (J. Madiran, “Itineraires” III, settembre 1990, p. 3, nota 2). Un altro artefice di “Nostra aetate” fu Nahum Goldman, presidente del “Congresso Mondiale Ebraico”, che preparò anche la bozza di “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa. I documenti furono presentati dal Goldman assieme a Label Katz (anche lui del “B.B.”) a nome della “Conferenza Mondiale delle Organizzazioni Ebraiche”. Quindi “Nostra aetate” e “Dignitatis humanae” sono state preparate, materialmente, dalla massoneria ebraica. Dulcis in fundo, il rabbino Abraham Heschel, collaborò intensamente con Bea e compagni alla elaborazione di “Nostra aetate”. Tutto ciò è stato svelato dall’israelita Lazare Landau (“Tribune Juive”, n° 903, gennaio 1986 e n° 1001, dicembre 1987), che scrive: “nell’inverno del 1962, i dirigenti ebrei ricevevano in segreto, nel sottosuolo della sinagoga di Strasburgo, p. Yves Congar, incaricato da Bea e Roncalli di chiederci, ciò che ci aspettavamo dalla Chiesa, alla vigilia del concilio (…). La nostra completa riabilitazione, fu la risposta”(j. madiran, “Itineraires”, autunno 1990, III, pp.1-2).L’interpretazione retta del Vaticano II è quella data in questi giorni da Benedetto XVI, esso fa un tuttuno col giudaismo, ancora caro a Dio, che non ha bisogno di Cristo poiché ha il suo “olocausto”. Se si vuol restare cristiani non si può accettare il Vaticano II. Oramai dovrebbe essere chiaro che ogni colloquio sulla sua interpretazione alla luce della Tradizione sarebbe equivalente a “dialogare col diavolo”, il che è molto pericoloso» (CN: Fonte).
Nuova storia
. – Scrive Pappe al riguardo: «Negli anni Ottanta, la comparsa sulla scena israeliana della cosiddetta “nuova storia” avrebbe potuto imprimere una svolta importante nella lotta per la memoria in Palestina. Si trattava del tentativo nella lotta per la memoria in Palestina, da parte di un piccolo gruppo di storici israeliani, di rivedere la narrazione sionista della guerra del 1948», ossia la solita storia scritta dai vincitori senza che i vinti possano minimamente contraddire. Prosegue Pappe: «Io ero uno di loro. Ma noi, i nuovi storici, non abbiamo mai contribuito in modo significativo alla lotta contro la negazione della Nakba perché abbiamo eluso la questione della pulizia etnica… Tuttavia, utilizzando principalmente gli archivi militari israeliani, gli storici revisionisti sono riusciti a dimostrare quanto fosse falsa e assurda la pretesa israeliana che i palestinesi se ne fossero andati “volontariamente”, sono stati in grado d confermare molti casi di espulsioni di massa da villaggi e città e hanno rivelato che le forze ebraiche avevano commesso un gran numero di atrocità, massacri compresi» (P7).


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Olocausto. In Finkelstein si distingue fra “Olocausto nazista” riferito all’evento storico e “Olocausto” per significare la sua rappresentazione ideologica. Di quest’ultima dice: «L’Olocausto non è un concetto arbitrario, si tratta piuttosto di una costruzione intrinsecamente coerente, i cui dogmi-cardine sono alla base di rilevanti interessi politici e di classe. Per meglio dire, l’Olocausto ha dimostrato di essere un’arma ideologica indispensabile grazie alla quale una delle più formidabili potenze militari del mondo, con una fedina terrificante quanto a rispetto dei diritti umani, ha acquisito lo status di “vittima”, e lo stesso ha fatto il gruppo etnico di maggior successo negli Stati Uniti. Da questo specioso status di vittima derivano dividendi considerevoli, in particolare l’immunità alle critiche, per quanto fondate esse siano. Aggiungerei che coloro che godono di questa immunità non sono sfuggiti alla corruttela morale che di norma l’accompagna» (F, 9-10). Riguardo alla letteratura sull’«Olocausto nazista» Finkelstein cita “pochi studi scientifici", cioè i lavori di Raul Hilberg, Viktor Frankl, Ella Lingens-Reiner. Di tutto il resto che è venuto dopo dice che si tratta di «scaffali di cianfrusaglie che ora affollano biblioteche e librerie» (F, 14). || L’«Olocausto» acquistò un ruolo centrale nella politica culturale e mediatica dell’ebraismo solo con la guerra arabo-israeliana del giugno 1967. Prima l’argomento aveva scarsa attenzione e ridotta letteratura in ragione dell’allineamento alla politica statunitense nel clima della guerra fredda. Circa il massiccio ritorno al sionismo dopo il 1967 Israel A. Shamir obietta a Finkelstein una diversa causa consistente in una “mossa calcolata razionalmente” e volta a “tenere lontano dalla rivoluzione i giovani ebrei progressisti” (IAS, 60).




a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Palumbo, Michael. Nel suo volume del 1987 The Palestian Catastrophe sostenne apertamente il punto di vista palestinese sulla pulizia etnica del 1948, basandosi su documenti dell’ONU e interviste a profughi ed esuli. (P7).
Pasquier, Richard: è presidente dell’organizzazione ebraica francese CRIF, resosi attivo nella faccenda Williamson (Fonte).
Poale Sion. - «In Polonia nel 1903 era stato fondato il “Poale Sion”, operai di Sion, Ber Borochov ne fu il teorico più importante. Per Borochov la nazione è concepita come una società operaia fondata sul collettivismo e la vita comunitaria, ma i lavoratori arabi ne sono esclusi, essi devono liberarsi dall’oscurantismo ottomano per i fatti loro, al di fuori della società ebraica. Questo era un grave punto di disaccordo con il Bund che perseguiva l’emancipazione di tutti gli oppressi e il socialismo internazionalista. I bundisti non criticavano solo l’idea di uno stato nazionale ebraico ma rimproveravano all’organizzazione sionista mondiale le relazioni diplomatiche che intesseva con i governi inglese, francese e americano per ottenere che una parte della popolazione ebraica europea potesse riuscire a trasferirsi in Palestina o negli Stati Uniti. Questo movimento, sconfitto dalla storia, è stata una grande occasione mancata» (Fonte).
Processo di pace: è uno degli eufemismi di cui si serve da alcuni anni la guerra ideologico-diplomatica del processo di pulizia etnica e di sterminio del popolo palestinesi. In realtà, non si mira a nessuna vera pace, ma si prende solo del tempo mentre il processo di sterminio continua. Il ruolo del linguaggio, la sua falsificazione, la produzione consapevole della menzogna sono parte stessa del tipo di guerra in atto.
Pundak, Yitzahak: fece parte del Comitato degli Undici che nel 1948 attuò il piano Dalet che prevedeva la pulizia etnica della Palestina (P17).
Pulizia etnica. – Drazen Petrovic ne da la seguente definizione: «È parere di chi scrive che la pulizia etnica sia una politica ben definita di un particolare gruppo di persone per eliminare sistematicamente un altro gruppo da un certo territorio, su basi di origini religiose, etniche o nazionali. Tale politica implica violenza ed è spesso associata a operazioni militari. Deve essere realizzata con tutti i mezzi possibili, dalla discriminazione allo sterminio, e comporta l’inosservanza dei diritti umani e delle leggi internazionali… La maggior parte dei metodi di pulizia etnica costituiscono gravi violazioni della Convenzione di Ginevra del 1949 e dei Protoclli supplementari del 1977» (cit. in P12). Gli esperti del Dipartimento di stato statunitense con riferimento alle vicende della ex-Iugoslavia «aggiungono che parte essenziale della pulizia etnica è l’annullamento della storia di un territorio con ogni mezzo possibile. Il metodo più comune è quello dello spopolamento “in un’atmosfera che legittimi atti di rappresaglia e vendetta”. Il risultato finale di simili azioni è l’insorgere del problema dei profughi» (P13). La Commissione ONU per i diritti umani «definiva atti di pulizia etnica quelli che includevano “la separazione degli uomini dalle donne, l’imprigionamento degli uomini, la distruzione delle case”, assegnando poi quelle ancora in piedi a un altro gruppo etnico. Il piano D israeliano del 1948 contiene un repertorio di metodi di pulizia etnica che rientrano nelle modalità descritte dall’ONU e atte a definirla, preparando il retroterra per i massacri che accompagnarono l’espulsione di massa» (P13). Petrovic «dimostra la stretta relazione tra politici ed esercito nel perpetrare i crimini ed esamina il ruolo dei massacri: i capi politici delegano l’attuazione della pulizia etnica al livello militare, senza necessariamente fornire alcun piano sistematico o istruzioni esplicite pur non lasciando dubbi dubbi sull’obiettivo finale» (P14).



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Rabin, Yitzahk: fece parte del Comitato degli Undici che nel 1948 attuò la pulizia etnica della Palestina (P17).
Randazzi, Florencio. È il ministro argentino degli interni che in questi giorni si impone all’attenzione internazionale per il provvedimento con cui intima al vescovo Williamson di lasciare il paese entro dieci giorni (Fonte). La motivazione dell’espulsione appare risibile. Si parla di “irregolarità nella documentazione” della richiesta di soggiorno, essendo il “vero motivo” del soggiorno stesso non già una qualifica di “impiegato amministrativo dell’Associazione Civile La Tradizione” bensì quella vera (e criminosa, verrebbe da credere) di «sacerdote e direttore del Seminario lefebvriano che la Fraternità sam Pio X possiede nella località di Moreno».
Rothschild: fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Sadeh, Yitzahak. - Fece parte del Comitato degli Undici che nel 1948 pianificarono e attuarono la pulizia etnica della Palestina (P17).
Salaman, Redoliffe N. - Nato nel 1874, morto nel 1955. Fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi). Si occupò di patate (vedi).
Samuel, Herbert. A lui si deve il lavorio che per conto del sionismo portò ai famigerati accordi segreti Sykes-Picot di spartizione dell’unità geopolitica della Siria, da cui poi trarre i confini del progettato stato di Israele, il “focolare”, il cui termine era già stato concepito come un mascheramente dello Judenstaat, che non poteva essere subito chiamato con il suo nome. Herbert Samuel era figlio di un banchiere di Liverpool e cugino di Edwin Momtagù. «Come risulta da un suo memoriale rimasto inedito fino al 1957, egli riteneva che i tempi per la creazione di uno stato ebraico autonomo in Palestina, nel 1915, non fossero ancora maturi. Con notevole intuito egli giudica che il volerli arificiosamente anticipare comporterebbe il cadere “in una serie di miserabili conflitti con la popolazione araba e quand’anche uno stato così costituito riuscisse ad evitare o reprimere disordini interni, è dubbio che potrebbe essere abbastanza forte per difendersi dall’aggressione esterna degli elementi turbolenti di cui è circandato”. Il Samuel manifesta allora il parere che ogni difficoltà potrà invece essere risolta agendo con gradualità sotto l’ala protettrice dell’impero» (PS, 179).
Schiff, Jakob. Nato nel 1847, morto nel 1920, fu un banchiere ebreo residente in America che si distinse particolarmente nel boicottaggio finanziario contro la Russia. Ne parla a più riprese AS I. Diede sussidi economici ai sionisti capeggiati da Israel Zangwill (p. 322). Durante la guerra russo-giapponese il presidente americano Thedore Roosevelt si schierò apertamente e pesantemente a favore del Giappone e contro la Russia. «Ed è a questo punto che venne alla ribalta il potentissimo banchiere Jakob Schiff – uno “dei più grandi tra gli ebrei, lui che poteva realizzare i suoi ideali grazie alla sua eccezionale posizione nella sfera economica”. “Sin dalla sua giovanissima età, Schiff si è occupato di affari commerciali”; emigra dalla Germania a New York e assume presto la guida della banca Kuhn, Loeb and Co. Nel 1912, “è in America il re della ferrovia, proprietario di ventiduemila miglia di strade ferrate”; “si fa ugualmente una reputazione di filantropo energico e generoso; si mostra particolarmente sensibile ai bisogni della comunità ebraica”. Schiff prendeva particolarmente a cuore le sorti degli ebrei russi – di qui la sua ostilità verso la Russia fino al 1917. Secondo l’Enciclopedia giudaica (in inglese), “Schiff contribui notevolmente all’attribuzione di crediti al proprio governo come a quello di altri paesi, segnalandosi particolarmente per un prestito di 200 milioni di dollari al Giappone durante il conflitto che lo oppose alla Russia nel 1904-1905. Fuori di sé per la politica antisemita del regime zarista russo, sostenne con sollecitudine lo sforzo bellico giapponese. Rifiutò costantemente di partecipare all’attribuzione di prestiti alla Russia e usò la sua influenza per dissuadere altri istituti dal farlo, accordando al contempo un aiuto finanziario ai gruppi di autodifesa degli ebrei russi”. (AS I, 417). Fu presidente di un Comitato ebreo americano (ivi, 424). Dopo la rivoluzione di Febbraio il banchiere Schiff uscì maggiormente allo scoperto nel suo ruolo di sostenitore dell’ebraismo russo. Nell’aprile 1917 Schiff dichiara pubblicamente la sua adesione al sionismo, affermando “spiegando la sua decisione col fatto che teme l’assimilazione degli ebrei, conseguenza possibile dell’ottenimento dell’eguaglianza giuridica in Russia. Egli ritiene che solo la Palestina sia il centro a partire dal quale la cultura ebrea potrà propagare i suoi ideali”, (AS, II, 35-36). || Scrive Judy Andreas: «Sionisti come Bernard Baruch, Louis Brandeis, Paul Warburg, Jacob Schiff ed altri esercitarono la loro influenza sul presidente Woodrow Wilson, un uomo che aveva alcuni scheletri nell’armadio che preferiva mantenere nascosti. La stampa trasformò il Kaiser tedesco e il suo popolo in “Barbari” assetati di sangue. In Germania i sionisti usarono il loro potere e la loro influenza per minare la Germania dall’interno. Ne conseguì che gli Imperi Germanico, Austriaco e Ottomano furono battuti e le loro cartine furono riscritte dalle potenze durante la stesura del Trattato di Versailles nel 1918» (Fonte).
Shafir, Gershon. - È uno degli storici indicati da Ilan Pappe (P19) fra quelli affidabili che hanno trattato le origini del sionismo.
Sokolow, Nahum:
fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).
Stalin. In accordo con le vedute di Lenin, «Stalin considerava gli ebrei una “nazione di carta”, e riteneva la loro assimilazione ineluttabile» (AS, II, 92).
Steinberg, Elan.
È il vicepresidente dell’«American Gathering of Holocaust and their Descendants», un’associazione di scampati all’Olocausto e loro discendenti. In occasione di un provvedimento di espulsione del governo argentino contro il vescovo Williamson il vicepresidente Steinberg ha rilasciato una dichiarazione secondo cui «il governo dell3Argentina ha portato avanti la causa della verità sferrando un colpo all’odio» (Fonte). Dove stia di casa l’odio non è difficile da valutare, in effetti. La Reuters riporta che «I leader ebrei hanno detto oggi di aver apprezzato la decisione di espellere il vescovo cattolico ultratradizionalista che ha provocato sdegno internazionale negando le dimensioni dell’Olocausto». Lo stesso Steinberg è però indicato anche come “direttore esecutivo emerito” del World Jewish Congress. Di lui si trova riportata su un blog sionista italiano la seguente dichiarazione: «di 11 febbraio 2008. “Gli ultimi tre incidenti italiani ci allarmano, non parlo solo del blog coi nomi dei presunti professori ebrei e del boicottaggio anti-Israele alla fiera di Torino ma anche della decisione del Papa di resuscitare la preghiera tridentina, che esorta gli ebrei a riconoscere Gesù come messia, se vogliono essere salvati. Ci ha catapultati indietro di decenni, distruggendo i ponti ebrei-cattolici faticosamente costruiti dal predecessore”. È quanto afferma il direttore esecutivo emerito del World Jewish Congress, nonché vicepresidente della più grande associazione di sopravvissuti dell’Olocausto, Elan Steinberg (foto). “Il responsabile vaticano dei rapporti con gli ebrei - afferma Steinberg - il cardinale tedesco Kasper, ha solo aggiunto benzina sul fuoco. Tanto che vertici del mondo ebraico si incontreranno oggi a Washington per formulare una risposta ufficiale e unitaria al Papa. Esprimendo la totale solidarietà al rabbino capo di Roma Di Segni che ha chiesto la sospensione temporanea del dialogo tra ebrei e Vaticano”. Sul pericolo antisemita, sottolinea Steinberg, “oggi in Italia esiste un vero e proprio ‘asse del male’: l’alleanza stranissima e sempre più organizzata tra estrema sinistra, estrema destra e fondamentalisti islamici, uniti dal loro comune odio per l’America di Bush e per Israele”. ”A questo triunvirato si aggiunge l’operato di un Vaticano che invece di andare avanti va indietro. E poi - conclude Steinberg - c’è la sorpresa del comunisti” ovvero la “partecipazione dei comunisti italiani al boicottaggio di Torino” (fonte Adnkronos)» (Fonte). Il fanatismo che caratterizza simile affermazioni è tipico della presenza di innumerevoli organizzazioni ebraico-sioniste che influenzano pesantemente la vita delle società e degli stati. Esso affonda le sue radici in un processo di colpevolizzazioni delle generazioni europee successive alla seconda guerra mondiale. Le reazioni sproporzionate (“piombo fuso”) sia sul piano militare sia sul piano mediatico si spiegano con la tenace volontà di conservare e imporre una ideologia punitiva verso un’opinione pubblica largamente manipolata.
Steinleight, Stephen.
«Direttore degli affari interni dell’American jewish Committee, ha lanciato un appello esplicito agli ebrei perché si sforzino di conservare “la nostra attuale posizione di privilegio, di successo e di potere”, riducendo la già limitata influenza dei neri, degli ispanici e di altre comunità non bianche, dal momento che “essi non hanno sentimenti di colpa e negli ebrei non vedono altro che lo strato di americani bianchi che gode di maggiori privilegi e potere”. Steinleight ha proposto di “far uso dell’enorme punto di forzache gli ebrei hanno nell’industria di Hollywood, nelle TV e nell’informazione” per “dividere e conquistare” varie comunità di americani”» (IAS, 57-58).
Stern, Maram
: vicesegretario generale responsabile per il dialogo interreligioso del World Jewish Congress, attivatosi per “mettere a tacere” a tacere il vescovo Williamson (Fonte).



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Terrorismo: Non esiste una definizione oggettiva di terrorismo. Nell’ambito semantico di questo Dizionario terrorismo è ciò che fanno gli altri, ma delegittimato rispetto alle stesse cose che in misura più grave il sionismo ha fatto prima e dopo l’attentato al Kong David Hotel. Come ha rilevato Edward Said, già dalla metà degli anni 70 la propaganda israeliana ha intrapreso una campagna massiccia di delegittimazione della resistenza palestinese ed araba in generale, chiamandola terrorismo. Nel nome della lotta al terrorismo, dopo il provvidenziale attentato alle Torri Gemelle si è potuto dare inizio ad una svolta liberticida all’interno degli stessi Usa e alle guerre illegali ed immotivate contro Afghanistan, Iraq e in prospettiva anche Iran.
Treitschke, Heinrich von (1834-1896). Fu il portavoce della reazione antiebraica tedesca nella seconda metà del XIX secolo. Considerava gli ebrei una sventura nazionale. Non riuscivano a fondersi con i popoli dell’Europa occidentale e manifestavano odio verso il germanismo. (AS, I, 380). In Shlomo Sand si trovano notevoli approfondimenti della posizione dello storico tedesco nell’ampio dibattito che diede vita all’enuclearsi dell’ideologia del sionismo, le cue aree maggiore sono probabilmente costituite dalla Germania e dalla Russia.
Trotzkij, Lev. Così AS, II, 62 inizia a parlarne nel contesto di un gruppo di suoi sodali sospettati di intelligenza con la Germania: «Quanto a Trotzkij, disponeva non di un misero, piccolo documento russo, ma di un solido passaporto americano che gli era stato rilasciato, non si sa molto bene perché, durante il suo breve soggiorno negli Stati Uniti – come pure di un’importante somma di denaro la cui provenienza non fu mai stabilita» (ivi, 62).
Trumpeldor, Joseph (1880-1920). Esiste in Wikipedia una apposita voce che fa sorridere. Probabilmente è stata redatta da qualche sionista. Poiché Wikipedia è una enciclopedia aperta agli stessi fruitori, sono intervenuto aggiungendo una nota critica al testo già redatto. Probabilmente, il redattore originario cancellerà il mio testo, appena si accorgerà della mia Nota critca, io poi lo riscriverò e così via finché uno dei due non si stancherà. Al momento attuale il testo che salvo qui è il seguente: «Joseph Trumpeldor (Pyatigorsk, Russia, 1 dicembre 1880Tel Hai, Israele, 1 marzo 1920) è stato un militare russo, attivista politico sionista e fondatore delle milizie di autodifesa ebraiche in Palestina. Joseph Trumpeldor aveva studiato in un'accademia religiosa ebraica prima di essere arruolato per forza nell'esercito dello zar di Russia. Durante la guerra russo-giapponese dimostrò grande coraggio e fu per questo che gli fu attribuito il grado di ufficiale, diventando il primo ebreo ad essere insignito di tale funzione nell'esercito zarista.Perse la mano sinistra in guerra, e ciò contribuì a rafforzare la sua leggenda d’eroe. Fu dirigente del sionismo socialista e fondò una forza di difesa ebraica autonoma. Nel gennaio 1920 Trumpeldor morì in seguito a un attacco arabo ad un avamposto nella località di Tel Hai, uno dei primi insediamenti ebraici in Galilea, prima della nascita dello Stato d'Israele. Morì con queste parole oraziane in bocca: “[...] è bello morire per la nostra patria”. Oggi c’è una statua con un leone ruggente a Tel Hai e ogni anno, nell'anniversario della morte, la sua figura viene commemorata. || Fin qui il testo elogiativo-apologetico. Poi incomiancia la mia Nota critica redatta da altra mano: la citazione di Orazio e prima ancora di Omero in bocca a Ettore che muore per mano di Achille si riferisce alla propria patria, non a un’impresa coloniale quale fu addirittura nel 1920 quella del suddetto Eroe Coloniale. Aleksander Solgenitsin riporta una posizione di Trumpedor alla 7ª Conferenza sionista panrussa, il cosiddetto piano Trupeldorf di «creare un esercito ebreo in Russia che farebbe rotta per il Caucaso per liberare la Terra di Israele dal dominio turco”. Sia la proposta di Jabotinski di formare una legione ebraica in seno all’esercito britannico sia quella di Trumpeldor furono respinte dall’Organizzazione sionista internazionale che adottò allora una posizione di neutralità nella Guerra mondiale. Da un punto di vista filosofico-giuridico è poi da osservare che la Turchia era il governo legittimo della Palestina e che se mai sarebbe spettato ai palestinesi liberare se stessi dal giogo turco. In ogni caso, la posizione assunta dall’eroe Trumpeldor dimostra che gli interessi coloniali e di pulizia etnica sulla Palestina risalgono a ben prima del 1948, quando la metà della popolazione autoctona palestinese fu “ripulita” dal sionismo che finalmente coronava i suoi disegni. Ironia della storia vuole che i palestinesi scampati alla pulizia etnica del 1948 e rimasti in Palestina, ribattezzata Israele, abbiano oggi quella stessa ineguaglianza giuridica che l’ebreo-russo Trumpeldor lamentava contro il governo russo fino al Febbraio del 1917» (AS, II, 56; Wikipedia al 19.2.09 ore 12:43). Nell’ottobre del 1917, mentre si rafforzava un sentimento popolare di reazione contro gli ebrei che avevano occupato la maggior parte dei posti di potere, Trumpeldor organizzò in Pietrogrado dei “gruppi ebrei di autodifesa”. Non vi fu però occasione per doverli utilizzare (AS, II, 82). Di Joseph Trumpeldor scrive Serge Thion: «La frazione di destra del sionismo, diretta da Vladimir Jabotinsky, ha riservato un posto notevole nel proprio pantheon a un vecchio soldato dell'esercito russo, Yosef Trumpeldor, che organizzava militarmente i coloni e si era fatto uccidere, nel 1920, dai contadini palestinesi stufi delle estorsioni di questi nuovi venuti. Trumpeldor era un esaltato che voleva imporre la presenza dei coloni ebrei con la forza. Era molto popolare nel movimento sionista perché metteva il dito sul problema centrale: per sviluppare la presenza straniera ebraica in Palestina, anche con la complicità delle autorità coloniali britanniche, bisognava ricorrere alla violenza. Comprare terre, trattare con i proprietari fondiari locali, spesso latifondisti assenteisti, era possibile, ma non avrebbe portato alla creazione dello Stato ebraico» (Fonte). Non meno apologetico di un’impresa coloniale, o per lo meno di conquista di terre altrui, il mito descritto da David Bidussa che parla dell’avventuriero russo come esempio di «attaccamento al proprio Paese, un Paese che ancora non ha confine ma che esprime il suo confine laddove si sviluppano gli insediamenti» (Fonte). Joseph Trumpeldor fu comunque il primo eroe di guerra di Israelem secondo quanto scrive Anton La Guardia: «Tutti gli scolari israeliani imparano le ultime parole d’incitamento di Trumpeldor: “Ein davar. Tov lamut be’ad artzenu” (Non importa. È bene morire per il nostro paese. ») [In ogni caso nulla di oraziano! Il “non importa” mal si concilia con il “dolce e bello”!] Più di recente, tuttavia, gli iconoclasti hanno suggerito che le sue ultime parole fossero in realtà violente imprecazioni in russo» (Fonte).



a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Vinaver, Maxime. Deputato ebreo, sionista, in Russia al tempo della rivoluzione di Febbraio 1917. Nel luglio 1917 dichiarava che era ormai maturo il concetto di una sola e unica nazione ebrea disseminata in diversi paesi e che il destino degli ebrei rumeni e polacchi non poteva lasciare indifferenti gli ebrei russi (AS, II, 58).


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -


Weizmann, Chaim.
È stato il primo presidente dello stato ebraico, ma a lui faceva capo anche l’organizzazione spionistica NILI (vedi). | Fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).

Wiesel, Elie. Da Norman G. Finkelstein il ruolo di Elie Wiesel, nato nel 1928, è interamente collegato alla propaganda ideologica dell’Olocausto. Così scrive: «Il ruolo di Elie Wiesel non è un caso. Per dirla francamente, non è arrivato alla posizione che occupa grazie al suo impegno civile o al suo talento letterario: Wiesel ha questo ruolo di punta perché si limita a ripetere instancabilmente i dogmi dell’Olocausto, difendendo di conseguenza gli interessi che lo sostengono» (F, 10). Ed ancora riguardo al valore scientifico della produzione wieseliana: «Nella sua dettagliatissima indagine sulla letteratura dell’Olocausto, il critico letterario Irwing Howe (Writing and Holocaust, in “New Republic”, 27 ottobre 1986) liquida il vasto corpus delle opere di Wiesel in un solo paragrafo con il vago elogio che “il primo libro di Elie Wiesel, Night, [è] scritto con semplicità e senza indulgere alla retorica”. “Dopo Night non c’è più nulla che valga la pena di esser letto” concorda il critico letterario Alfred Kazin. “Ora Elie è esclusivamente un attore: rivolgendosi a me, si è definito un ‘conferenziere sull’angoscia’”» (F,17-18).
Williamson, Richard
. – Sarà interessante seguire la sua vicenda in tempo reale. Il suo nome appare alla ribalta in quanto vescovo lefebraviano al quale insieme ad altri è stata tolta la scomunica in questi giorni di gennaio 2009. Si dà anche il caso che il vescovo Williamson abbia sue particolari vedute in ambito storiografico, non teologico-dommatico. Contro la sua accettazione delle tesi storiografiche cosiddette “negazioniste” si va sollevando tutto il mondo giudaico, che pretende una sconfessione del vescovo da parte di un papa che gli ha appena tolto la scomunica per questioni strettamente teologiche. La materia storica non dovrebbe entrare nel magistero dell’infallibilità papale e pertanto diventa difficile trovare una base dottrinale per una sconfessione del vescovo Williamson. Sarebbe come se ad un prete di campagna che ha sue proprie tecniche di coltivazione dei pomodori del suo orto gli venissero mossi addebiti sulla definizione e la storia dei pomodori.
World Jewish Congress: è l’organizzazione mondiale ebraica che comprende 100 comunità ebraiche esistenti nel mondo. Si è particolarmente attivata sul caso Williamson (vedi).


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -


a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Yadin, Yidael. Assai noto, perfino leggendario nella successiva storia israeliana, faceva parte del “Comitato consulente” che pianificò e attuò etnica del 1948. Insieme a Moshe Dayan era fra gli ufficiali posti al più alto grado dell’esercito del futuro stato ebraico (P17).
Yakobashvilli, Temur: è il ministro georgiano, che ha tentato il colpo estivo contro la Russia, sperando di veder scendere in una guerra di sostegno Usa e Israele. Sarebbe stata una situazione analoga a quella del 1914, quando il mondo si ritrovò in guerra quasi senza accorgersene. Ecco un resoconto, qui abbreviato, di Maurizio Blondet: «Il ministro georgiano Temur Yakobashvili l’8 agosto ha parlato alla Radio dell’Armata Israeliana per dichiarare, esultante di doppio amor patrio, che “Israele deve essere fiero” per l’addestramento che gli istruttori di Sion hanno fornito ai georgiani. Yakobashvili è ebreo, parla correntemente ebraico ed è ministro della “reintegrazione territoriale”, ossia il responsabile degli atti compiuti contro le due provincie russofone dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud» (Fonte: Terra Santa che attinge a Effedieffe).



Z

a - b - c - d - e - f - g - h - i - j - k - l - m - n - o - p - q - r - s - t - u - v - w - x - y - z - Cronologia -

Zangwill, Israel (1864-1926). Negli anni 1903-1905 vi fu all’interno del sionismo un forte dibattito per la ricerca di un territorio in cui insediarsi. Tutte le ipotesi erano aperte. Dal Congresso sionista fu istituita un’apposita commissione incaricata di recarsi in Uganda per studiare il terreno. L’ipotesi fu infine scarta dal Congresso ebraico. «Ma questo nuovo dilemma aveva provocato una nuova rottura in seno al sionismo: i cosiddetti “territorialisti” [J.T.O. = Jewis Territorial Organization], con a capo Israel Zangwill, cui si unirono i delegati inglesi, fecero una scissione, ricevendo sussidi da Jacob Schiff (vedi) e dal barone di Rothschild. Essi avevano rinunciato a esigere “la Palestina e niente altro”. Si, bisognava realizzare una colonizzazione di massa ad opera degli ebrei, ma ovunque fosse possibile. Anno dopo anno, nella loro ricerca passarono in rassegna una dozzina di paesi. Poco mancò che la loro scelta ricadesse sull’Angola, ma “il Portogallo è troppo debole, non saprà difendere gli ebrei”, e dunque “gli ebrei rischiano di diventarvi le vittime delle tribù vicine”. Erano persino pronti ad accettare un territorio all’interno della Russia, a condizione che potessero crearvi un’entità autonoma, dotata di amministrazione indipendente. Questa argomentazione – occorre un paese forte che possa difendere gli immigranti sui luoghi della loro nuova residenza – andava a rafforzare quelli che insistevano sulla necessità di creare rapidamente uno Stato indipendente adatto ad accogliere una massiccia emigrazione. È ciò che suggeriva – e suggerirà più tardi – Max Nordau quando diceva di non temere la “impreparazione economica del paese [ossia della Palestina] all’accoglienza dei nuovi venuti”. Ma il fatto è che bisognava, per questo, aver ragione della Turchia, e trovare anche una soluzione al problema arabo. Gli adepti di questo programma comprendevano che, per metterlo in opera, bisognava ricorrere all‘appoggio di potenti alleati. Orbene, questo appoggio, per ora, nessun paese lo proponeva. Per arrivare alla creazione dello Stato di Israele, bisognerà ancora attraversare due guerre mondiali». (AS, I, 322-23).
Zeevi, Rehavam: fece parte del Comitato degli Undici che nel 1948 attuò la pulizia etnica della Palestina (P17).
Zlatopolsky, Hillel: fu uno dei firmatari del Manifesto/Appello del “Keren Hayessod”, pubblicato il 7 gennaio 1921 su “Le peuple juif” (vedi).

Nessun commento: