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Io faccio fatica a convincermi di un manifesto che ho pure convintamente firmato insieme ad altre migliaia di intellettuali. Mentre vado leggendo le trentennali “Cronache mediorientali” di Richard Risk apprendo cose terribili e per ne inimmaginabili, effettivamente successe in Afghanistan, in Iraq, in tutta quella parte desolata e disgraziata di mondo. Qualche notizia diretta di ciò che sta succedendo a Gaza, dove il massacro continua, la apprendo telefonicamente da Vittorio Arrigoni, l’unico italiano rimasto lì dallo scorso dicembre e che segue giorno per giorno ciò che i “giorn” alla Sfaradi mai ci racconteranno e sempre occulteranno. Per fortuna, non ho lo spettacolo del sangue versato e della carni dilaniate, dei cervelli sbattuti sui muri di Gaza. Ma ciononostante noi combattiamo una guerra non meno importante e risolutiva. Si tratta del modo stesso di rappresentare i fatti: occultare il genocidio dei palestinesi, feroce, inaudito, più feroce di ogni altro di cui siamo a conoscenza, spacciandolo per “diritto di israele all’esistenza” sulla pelle altrui, addirittura per una forma di “autodifesa”: tu mi rompi i vasi a Sderot, ed io ti massacro 1000 persone per ogni vaso rotto. I nostri servilissimi politici, dalla piazzetta antistante palazzo Montecitorio, mentre auguravano “buona guerra” ad Israele si affannavano a farci credere, a noi “Popolo della Libertà” che in realtà non vi era nessuna “sproporzione” fra vasi rotti e vite umane senza preoccuparsi di venire sconfessati dagli stessi strateghi di “piombo fuso”, che riconoscevano la “sproporzione” non per rammaricarsene, ma per spiegare come uccidendo 1000 palestinesi per ogni israeliano morto si verrebbe in questo modo a creare un regime di terrore che dovrebbe prevenire ogni conato di legittima resistenza da parte delle vittime designato all’«Olocausto» sul braciere di Geova, novella divinità sionista del Terzo Millennio cristiano. Ebbene, in Italia si continua quella stessa guerra di sterminio la cui ultima fase è “piombo fuso”. La “copertura” mediatica è condizione del massacro. Pertanto, quando uno agente propagandista del sionismo pretende di far entrare nella nostra testa la teoria israeliana dell’«autodifesa» o del «transfer» è cose se nelle nostre scrivanie, sulle nostre tastiere si combatte la stessa guerra che ha distrutto e massacrato migliaia di vittime nel solo scorso dicembre a Gaza. Esiste un nostro problema di responsabilità intellettuale e morale. Gran parte degli italiani, la stragrande maggioranza, è alle prese con le preoccupazioni della crisi economica, con il pranzo da poter combinare con la cena durante la terza e quarta settimana, con problemi di alloggio, con angustie quotidiane. La politica estera è stata loro espropriata da una “Israel lobby” che infanga il nome del popolo italiano come lo ha fatto lo scorso anno con la storia delle leggi razziali. In Torino, alla Fiera del Libro, in occasione della presentazione del libro di Ilan Pappe sull “Pulizia etnica della Palestina”, intorno al quale in tutta Italia si vanno organizzando seminari e presentazioni, si è svolto uno di questi episodi di guerra. Il “giorn” Sfaradi nella chiusura del suo articolo si lamenta di un’assenza di contradditorio al libro di Pappe. Ben venga il contraddittorio! Non abbiamo nulla da temere dal confronto. In realtà, succede esattamente il contrario. Succede che un ambasciatore israeliano può andare impunemente nella redazione del maggiore quotidiano italiano per istruire i giornalisti su come devono parlare di Israele. Credo che neppure durante il fascismo ci fosse un controllo così sfacciato della stampa. Riprendiamo dunque, se pure di malavoglia, il nostro monitoraggio. In altre circostanze, avrei spedito direttamente all’interessato la mia critica, ma la mia disistima per lo “squallido” personaggio è tale che sarebbe da parte mia ingenuità ritenere possibile un contraddittorio con tanta malafede o congenità ottusità. In ogni caso, per quel che vale e serve, la nostra voce si erge a difesa di Ilan Pappe, ebreo, e contro i suoi diffamatori, pure ebrei. Ne abbiamo potuto personalemente rilevare la grande competenza professionale di storico, nel senso tecnico di uso degli archivi e dei documenti originali da lui attenti oltre che per l’esame autoptico, ma soprattutto per la grande sua onestà intellettuale. Si può essere eccellenti tecnici in ogni campo, vedi ad esempio Madoff, ma anche dei grandi farabutti.
Monitoraggio
11. Fango “Liberal” su Ilan Pappe. – Senza essere uno studioso della carriera politica di Francesco Adornato ne ricordo casualmente alcuni momento in cui avevo incrociato il personaggio, piuttosto scialbo. Da quando lavorava a Rinasciata fino alla sua partecipazione alla manifestazione governativa di Piazza di Montecitorio organizzata da Fiammetta Nirenstein: non erano più di 400 a fronte dei 200.000 che il 17 gennaio di quest’anno 2009 hanno sfilato per le vie di Roma. Ora, come direttore di “Liberal” ospita un articolaccio di Michael Sfaradi, dove pretende di occuparsi di Ilàn Pappe mentre rivela soltanto la sua insipienza. Ilàn Pappe è certamente un ebreo, ed ancora più certamente è uno storico non di regime, non di quelli che ottengono fiumi di finanziamenti per sostenere ciò che l’Hasbara chiede. Ed è ancora più certo che il suo detrattore Sfaradi è un sionista, forse anche ebreo, non lo sappiamo, ma certamente è un sionista come il nostro monitoraggio ha finora dimostrato. Intanto osserviamo che se si tratta di un “capostipite di quella corrente di storici moderni...” non è l’ultimo arrivato, non è professionalmente sguarnito come pretenderebbe l’infame commento che precede il pezzo di Sfaradi. Ilan pappe sarebbe stato «cacciato per scarsa professionalità da molte università israeliane, finito in Inghilterra a Exeter, dove guida la propaganda contro Israele». In realtà, io so di minaccie che Pappe ha ricevuto in Israele per i suoi coraggiosi e documentatissimi libri, che innovano le bugie alla Morris, lui si storico di regime. Ho conosciuto Pappe ha Roma nel gennaio scorso in occasione del gremitissimo seminario sul genocidio di Gaza. In questo occasione, era presente anche Angelo d’Orsi il quale ha ribadito il concetto che in oltre 2000 intellettuali italiani avevamo sottoscritto. In questa fase, l’informazione non è più semplice strumento di propaganda, ma è essa stessa parte attiva della guerra in corso. Il pezzo di Sfaradi – riportato nella cosiddetta “rassegna stampa” di «Informazione (S)scorretta” e pubblicato sul “Liberal” dello stesso Adornato che diceva sciocchezze a piazza Montecitorio con la sigla dell’UDC dopo essere uscito dal PdL che pretendeva di fondare, – e l’infame commento che lo precede sono una documentazione di questa guerra in atto. Sfaradi ha lui la “pretesa” di parlare di cose che non capisce o che non ha interesse a capire, essendo il suo compito quello di gettar letame su un “ebreo” intellettualmente onesto come Ilàn Pappe, il quale a proposito di antisemitimo ha risposto ad una domanda su Napolitano – che appena sapeva chi fosse – osservando che si è antisemiti se non si è antisionisti. Essendo certamente sionisti sfegatati i suoi detrattori di cui al link, se ne deve concludere che sono anche, proprio loro, antisemiti sfegatati. In effetti, Pappe documenta un fatto le cui conseguenze sono implacabili: se l’entità geopolitica che risponde al nome di Israele ha fondato illogicamente la sua legittimità ad esistere sulla Shoah – argomento tabù –, ciò che di atroce e inumano ha commesso ai danni dei palestinesi, ancor prima che la Shoah esistesse storicamente, supera in orrore quanto sarebbe stato commesso verso gli ebrei durante gli ultimi due anni della seconda guerra mondiale. La pretesa risarcitoria di superiorità morale cozza contro la realtà della Nakba, la cui semplice commemorazioni dicono che nella “democratica” Israele si vorrebbe sanzionare penalmente. È difficile commentare l’articolo di Sfaradi perchè fin dalle prime righe ogni parola è una sciocchezza, una bestialità che richiede ancor più parole per essere commentata e confutata. Del resto, è da chiedersi: chi sono i destinatari dello scritto, di uno scritto tanto idiota quanto sciocco oltre che infame? Non certo le persone intelligenti e informate oltre che intellettualmente e moralmente libere. Probabilmente l’esercito o la lobby degli orchi alla Tolkien che sta ha bisogno di tener serrate le sue file e si alimenta di quelle menzogne ed infamie con le quali si vorrebbe colpire l’«ebreo» Pappe, colpevole di non essere un sionista e quindi di “non essere” antisemita. Un vecchio adagio recita: calunniate, calunniate, qualcosa resterà. È la linea “editoriale” di una testata che Odifreddi ebbe a definire “parafascista” in un articolo su “Repubblica”, come pure ironicamente “collaborazionisti” quanti vi collaborano spesso senza neppure il coraggio di firmare gli infami trafiletti di sozzo commento. Sorvoliamo sul fatto che il fascismo fu cosa diversa dalla caricatura mediatica che se ne fa abitualmente. Intanto, la maggior parte degli ebrei che vissero sotto il fascismo erano fascisti come e più degli altri. Chiusa la digressione. Altra amenità sfaradiana: se il popolo palestinese vive una “terribile situazione” deve ringraziare proprio i sionisti che Sfaradi incontra nei ristoranti di Gerusalemme, da lui abitualmente frequentati. Richard Fisk, nelle sue “Cronache mediorientali” (pagine 1200) che vado leggendo e che in quanto giornalista è professionalmente parlando ben altra cosa che Sfaradi, osserva che quando si parla di “tragedia” si intende eludere il problema della responsabilità per quella tragedia. Che l’operazione «piombo fuso» abbia dei responsabili, che non possono essere le vittime stesse, è una cosa ovvia per quanti non si chiamino Sfaradi o non scrivano l’infame commento precede il suo articolo, dove si getta fango su uno storico che ha il gravissimo torto di dire la verità. Ma qui ci fermiamo non volendo dedicare altro tempo all’articolo “Liberal” di Sfaradi, dove si procede di bestialità in bestialità sino alla conclusione dell’articolo. Se chi legge queste mie righe, può giudicare aspro il tono, osservo che quanto scrive l’articolista da me criticato non è meno denso di termini ed espressioni che nulla hanno a che fare con un giornalismo il cui compito fosse quello di informare chi legge un organo di stampa, ma è chiaramento fazioso e volto a quella stessa guerra di sterminio che è stata denunciata nel Manifesto d’Orsi. Non ci si può occupare ahimé di letame senza sporcarsi. Non basta mettersi i guanti: almeno questi bisogna sporcarli. Al letame occorre aggiungere la malafede che caratterizza costoro: inutile quanto ingenuo cercare un contraddittorio. È sufficiente prender nota e monitorare. Non sono stato in quel di Torino, per me fuori di mano, ma nel seminario che si è svolto a Roma il 20 gennaio di “schizofenia” intorno al libro di Pappe, contornato di altre irrefutabili relazioni (vedi gli Atti da noi qui pubblicati), non ve ne era proprio! Oltre 200 persone (il massimo che la sala poteva contenere, escludendo gli altri che non son potuti entrare) erano calme, tranquille, interessate, prendevano appunti, facevando domanda scritte che venivano raccolte ed alle quali i relatori rispondevano: anche la domanda su Napolitano era fra queste. Non ero a Torino, ma sono certo che la “schizofrenia” è tutta nella testa di Sfaradi e del suo ambiente. Se Israele è stato messo “alla berlina”, per il sionista Sfaradi qualcosa dovrebbe significare cha a farlo sia stato un ebreo figlio di ebrei tedeschi, non un fantomatico “euroarabico”. Ed invece niente! Contro questi ebrei i sionisti si sono inventati la categoria concettuale dell’«ebreo che odia se stesso» per il solo fatto, anzi la colpa gravissima, di non essere un sionista genocidiario. Piuttosto che scaricare letame, Sfaradi e/o Adornato dovrebbero dimostrare che il genocidio non vi è stato. Piuttosto che accusare Ahmadinejad di voler cancellare Israele dalla carta geografica, dovrebbe parlare dei 400 villaggi palestinesi che sono stati rasi al suolo, cancellati dalla carta geografica e sostituiti con nomi ebraici. Gli storici di regime, soldati della menzogna e del genocidio stesso, questo non lo avevano detto e per decenni hanno tentato di occultarlo. Pappe lo ha detto e lo ha documentato, servendosi degli archivi dell’esercito israeliano. Purtroppo, le fonti delle vittime sono in gran parte scomparse insieme con le vittime. Le bestialità di Sfaradi si commentano da soli: «Ilan Pappe è profondamente innamorato dei nemici del suo popolo e prova da anni a sdoganare come verità storiche gli slogan della più losca propaganda antisemita». Ce la dica Sfaradi la Verità. Intanto da un altro ebreo di nome Shlomo Sand apprendiamo che il “popolo” ebreo è una mera invenzione. E qui rinviamo a Sand senza aprire un’altra digressione che ci tiene ancora inchiodati qui, mentre vogliamo al più presto liberarci di tanto letame. Se di “propaganda antisemita” occorre parlare, ne abbiamo una prova nella scrittura dello stesso Sfaradi e nel senso chiarito dall’ebreo Pappe: si è antisemiti se non si è antisionisti. La pretesa di superiorità morale da parte dell’ebraismo è una operazione propagandistica alla Sfaradi che ritorna indietro come un boomerang colpendo quanti brandivano come una clava morale il “mito” di Auschwitz contro la coscienza europea. Che buona parte della stampa sia in mano sionista (non diciamo ebraica) è una realtà, la cui efficacia è quella della menzogna sostenuta dalla propaganda a tutto discapito della verità, di quella verità che Pappe vuol servire, sia egli ebreo o non ebreo: la verità non è diversa a seconda della nazionalità. Lo Sfaradi di turno mentre getta fango sull’ebreo Pappe non si cura neppure di leggere ciò che Pappe sostiene, certamente in modo originale. Pappe rigetta lo schema del “conflitto” nelle relazioni fra arabi ed israeliani, ebrei o sionisti che dir si voglia: non vi è mai sta dualità! Vi è sempre stato aggressione unilaterale da parte ebraica, dapprima coltivata dagli stessi inglesi, quindi dagli USA e da tutti quegli alleati che la Lobby riesce a procurare alla causa del genocidio di un popolo: quello palestinese! Che i palestinesi siano stati cacciati dalle loro case e dai loro villaggi da gente venuta da fuori è una verità lampante che grida vendetta al cospetto di Dio! Se con il loro pezzo Sfaradi ed il suo editore Adornato vogliono la nostra complicità intellettuale e morale, sappiano che non l’avranno mai e le loro menzogne possono trangugiarsele loro stessi.
Chi è “squallido”? Lo storico Pappe o il sionista Sfaradi che “ha preso la parola in Torino”? La consueta idiozia che “genocidi” possano e vi siano anche altrove non giustifica il “genocidio” da parte degli israeliani ai danni dei palestinesi. Se mai, vi è da interrogarsi sulla “unicità” di questo genocidio! Davvero “unico” e più grave di tutti gli altri messi insieme, compresa la cosiddetta Shoah di cui non possiamo sapere fino a quando non se ne potrà parlare liberamente: Williamson insegna! Il “Prof” Pappe è prof molto più di quanto Sfaradi sia “giorn” o anche soltanto qualcosa di moralmente e intellettualmente apprezzabile. Le domande del “Giorn” sono idiote e per nulla originali e se mai pongono in termini nuovi la questione ebraica ed il ruolo di quanti vivendo all’interno di una comunità pretendono di essere un “altro” popolo, qualcosa di diverso ed estraneo, di quanti hanno in tasca un doppio passaporto, di quanti pretendono da ebrei di andare in Israele e di essere subito “cittadini” ottenendo sussidi e sostegno per l’integrazione, mentre i “palestinesi” cacciati nel 1948 non possono rientrare nelle case di cui conservano ancora le chiavi: in barba a specifica risoluzione ONU. I palestinesi che non sono stati scacciati nel 1948 vivono in Israele in regime di apartheid. Se il loro tenore di vita è superiore a quello di quanti vivono nei campi profughi, ciò significa che il tenore di questi ultimi è infimo, ai limiti della sopravvivevenza. Ed in effetti le tecniche di genocidio fisico, morale, politico e culturale sono ampie, articolate e sofisticate. Lo “squallido” giorn dovrebbe essere perfino lui in grado di capirlo se la sua armata e militante e stipendiata faziosità non glielo impedisse. Non ha nessun interesse a capire quello che per ogni altri altro sarebbe di evidenza solare.
Lo “squallido” soggetto – il giorn, non il prof – non avrebbe avuto bisogno di chiedere a Pappe una defizione di “pulizia etnica” se avesse letto la parte iniziale del libro la “pulizia etnica”. Avrebbe visto da dove e da cosa è stat desunta. Intanto, il riferimento storico più preciso e immediato è quanto successo nella ex-Iugoslavia. Nel seminario romano è stato spiegato che non è che gli israliani, i sionisti o gli ebrei alla Sfaradi praticano in Palestina dal 1948 ad oggi, anzi dal 1882 ad oggi, non sia “pulizia etnica” ed essi non siano consapevoli di ciò che fanno. Semplicemente anziché dire “pulizia etnica” dicono “transfer”. Niente altro che ipocrisia farisaica di cui sappiamo tutti fin dall’infanzia per aver letto almeno una volta i Vangeli. Le menzogne che vengono reiterate e che sperano di diventare verità a furia di essere reiterate sono quelle di Sfaradi. Sempre in Torino non deve mai dimenticarsi come un docente torinese sia stato addirittura sottoposto a perizia psichiatrica per aver osato formulare lievi critiche ad Israele, non sua sponte, ma sollecitato da una domanda, forse di una studentessa figlia di una nota “giorn” ebrea e sionista. La doppiezza morale di questi squallidi personaggi fa venire il voltastomaco.
Io faccio fatica a convincermi di un manifesto che ho pure convintamente firmato insieme ad altre migliaia di intellettuali. Mentre vado leggendo le trentennali “Cronache mediorientali” di Richard Risk apprendo cose terribili e per ne inimmaginabili, effettivamente successe in Afghanistan, in Iraq, in tutta quella parte desolata e disgraziata di mondo. Qualche notizia diretta di ciò che sta succedendo a Gaza, dove il massacro continua, la apprendo telefonicamente da Vittorio Arrigoni, l’unico italiano rimasto lì dallo scorso dicembre e che segue giorno per giorno ciò che i “giorn” alla Sfaradi mai ci racconteranno e sempre occulteranno. Per fortuna, non ho lo spettacolo del sangue versato e della carni dilaniate, dei cervelli sbattuti sui muri di Gaza. Ma ciononostante noi combattiamo una guerra non meno importante e risolutiva. Si tratta del modo stesso di rappresentare i fatti: occultare il genocidio dei palestinesi, feroce, inaudito, più feroce di ogni altro di cui siamo a conoscenza, spacciandolo per “diritto di israele all’esistenza” sulla pelle altrui, addirittura per una forma di “autodifesa”: tu mi rompi i vasi a Sderot, ed io ti massacro 1000 persone per ogni vaso rotto. I nostri servilissimi politici, dalla piazzetta antistante palazzo Montecitorio, mentre auguravano “buona guerra” ad Israele si affannavano a farci credere, a noi “Popolo della Libertà” che in realtà non vi era nessuna “sproporzione” fra vasi rotti e vite umane senza preoccuparsi di venire sconfessati dagli stessi strateghi di “piombo fuso”, che riconoscevano la “sproporzione” non per rammaricarsene, ma per spiegare come uccidendo 1000 palestinesi per ogni israeliano morto si verrebbe in questo modo a creare un regime di terrore che dovrebbe prevenire ogni conato di legittima resistenza da parte delle vittime designato all’«Olocausto» sul braciere di Geova, novella divinità sionista del Terzo Millennio cristiano. Ebbene, in Italia si continua quella stessa guerra di sterminio la cui ultima fase è “piombo fuso”. La “copertura” mediatica è condizione del massacro. Pertanto, quando uno agente propagandista del sionismo pretende di far entrare nella nostra testa la teoria israeliana dell’«autodifesa» o del «transfer» è cose se nelle nostre scrivanie, sulle nostre tastiere si combatte la stessa guerra che ha distrutto e massacrato migliaia di vittime nel solo scorso dicembre a Gaza. Esiste un nostro problema di responsabilità intellettuale e morale. Gran parte degli italiani, la stragrande maggioranza, è alle prese con le preoccupazioni della crisi economica, con il pranzo da poter combinare con la cena durante la terza e quarta settimana, con problemi di alloggio, con angustie quotidiane. La politica estera è stata loro espropriata da una “Israel lobby” che infanga il nome del popolo italiano come lo ha fatto lo scorso anno con la storia delle leggi razziali. In Torino, alla Fiera del Libro, in occasione della presentazione del libro di Ilan Pappe sull “Pulizia etnica della Palestina”, intorno al quale in tutta Italia si vanno organizzando seminari e presentazioni, si è svolto uno di questi episodi di guerra. Il “giorn” Sfaradi nella chiusura del suo articolo si lamenta di un’assenza di contradditorio al libro di Pappe. Ben venga il contraddittorio! Non abbiamo nulla da temere dal confronto. In realtà, succede esattamente il contrario. Succede che un ambasciatore israeliano può andare impunemente nella redazione del maggiore quotidiano italiano per istruire i giornalisti su come devono parlare di Israele. Credo che neppure durante il fascismo ci fosse un controllo così sfacciato della stampa. Riprendiamo dunque, se pure di malavoglia, il nostro monitoraggio. In altre circostanze, avrei spedito direttamente all’interessato la mia critica, ma la mia disistima per lo “squallido” personaggio è tale che sarebbe da parte mia ingenuità ritenere possibile un contraddittorio con tanta malafede o congenità ottusità. In ogni caso, per quel che vale e serve, la nostra voce si erge a difesa di Ilan Pappe, ebreo, e contro i suoi diffamatori, pure ebrei. Ne abbiamo potuto personalemente rilevare la grande competenza professionale di storico, nel senso tecnico di uso degli archivi e dei documenti originali da lui attenti oltre che per l’esame autoptico, ma soprattutto per la grande sua onestà intellettuale. Si può essere eccellenti tecnici in ogni campo, vedi ad esempio Madoff, ma anche dei grandi farabutti.
Monitoraggio
11. Fango “Liberal” su Ilan Pappe. – Senza essere uno studioso della carriera politica di Francesco Adornato ne ricordo casualmente alcuni momento in cui avevo incrociato il personaggio, piuttosto scialbo. Da quando lavorava a Rinasciata fino alla sua partecipazione alla manifestazione governativa di Piazza di Montecitorio organizzata da Fiammetta Nirenstein: non erano più di 400 a fronte dei 200.000 che il 17 gennaio di quest’anno 2009 hanno sfilato per le vie di Roma. Ora, come direttore di “Liberal” ospita un articolaccio di Michael Sfaradi, dove pretende di occuparsi di Ilàn Pappe mentre rivela soltanto la sua insipienza. Ilàn Pappe è certamente un ebreo, ed ancora più certamente è uno storico non di regime, non di quelli che ottengono fiumi di finanziamenti per sostenere ciò che l’Hasbara chiede. Ed è ancora più certo che il suo detrattore Sfaradi è un sionista, forse anche ebreo, non lo sappiamo, ma certamente è un sionista come il nostro monitoraggio ha finora dimostrato. Intanto osserviamo che se si tratta di un “capostipite di quella corrente di storici moderni...” non è l’ultimo arrivato, non è professionalmente sguarnito come pretenderebbe l’infame commento che precede il pezzo di Sfaradi. Ilan pappe sarebbe stato «cacciato per scarsa professionalità da molte università israeliane, finito in Inghilterra a Exeter, dove guida la propaganda contro Israele». In realtà, io so di minaccie che Pappe ha ricevuto in Israele per i suoi coraggiosi e documentatissimi libri, che innovano le bugie alla Morris, lui si storico di regime. Ho conosciuto Pappe ha Roma nel gennaio scorso in occasione del gremitissimo seminario sul genocidio di Gaza. In questo occasione, era presente anche Angelo d’Orsi il quale ha ribadito il concetto che in oltre 2000 intellettuali italiani avevamo sottoscritto. In questa fase, l’informazione non è più semplice strumento di propaganda, ma è essa stessa parte attiva della guerra in corso. Il pezzo di Sfaradi – riportato nella cosiddetta “rassegna stampa” di «Informazione (S)scorretta” e pubblicato sul “Liberal” dello stesso Adornato che diceva sciocchezze a piazza Montecitorio con la sigla dell’UDC dopo essere uscito dal PdL che pretendeva di fondare, – e l’infame commento che lo precede sono una documentazione di questa guerra in atto. Sfaradi ha lui la “pretesa” di parlare di cose che non capisce o che non ha interesse a capire, essendo il suo compito quello di gettar letame su un “ebreo” intellettualmente onesto come Ilàn Pappe, il quale a proposito di antisemitimo ha risposto ad una domanda su Napolitano – che appena sapeva chi fosse – osservando che si è antisemiti se non si è antisionisti. Essendo certamente sionisti sfegatati i suoi detrattori di cui al link, se ne deve concludere che sono anche, proprio loro, antisemiti sfegatati. In effetti, Pappe documenta un fatto le cui conseguenze sono implacabili: se l’entità geopolitica che risponde al nome di Israele ha fondato illogicamente la sua legittimità ad esistere sulla Shoah – argomento tabù –, ciò che di atroce e inumano ha commesso ai danni dei palestinesi, ancor prima che la Shoah esistesse storicamente, supera in orrore quanto sarebbe stato commesso verso gli ebrei durante gli ultimi due anni della seconda guerra mondiale. La pretesa risarcitoria di superiorità morale cozza contro la realtà della Nakba, la cui semplice commemorazioni dicono che nella “democratica” Israele si vorrebbe sanzionare penalmente. È difficile commentare l’articolo di Sfaradi perchè fin dalle prime righe ogni parola è una sciocchezza, una bestialità che richiede ancor più parole per essere commentata e confutata. Del resto, è da chiedersi: chi sono i destinatari dello scritto, di uno scritto tanto idiota quanto sciocco oltre che infame? Non certo le persone intelligenti e informate oltre che intellettualmente e moralmente libere. Probabilmente l’esercito o la lobby degli orchi alla Tolkien che sta ha bisogno di tener serrate le sue file e si alimenta di quelle menzogne ed infamie con le quali si vorrebbe colpire l’«ebreo» Pappe, colpevole di non essere un sionista e quindi di “non essere” antisemita. Un vecchio adagio recita: calunniate, calunniate, qualcosa resterà. È la linea “editoriale” di una testata che Odifreddi ebbe a definire “parafascista” in un articolo su “Repubblica”, come pure ironicamente “collaborazionisti” quanti vi collaborano spesso senza neppure il coraggio di firmare gli infami trafiletti di sozzo commento. Sorvoliamo sul fatto che il fascismo fu cosa diversa dalla caricatura mediatica che se ne fa abitualmente. Intanto, la maggior parte degli ebrei che vissero sotto il fascismo erano fascisti come e più degli altri. Chiusa la digressione. Altra amenità sfaradiana: se il popolo palestinese vive una “terribile situazione” deve ringraziare proprio i sionisti che Sfaradi incontra nei ristoranti di Gerusalemme, da lui abitualmente frequentati. Richard Fisk, nelle sue “Cronache mediorientali” (pagine 1200) che vado leggendo e che in quanto giornalista è professionalmente parlando ben altra cosa che Sfaradi, osserva che quando si parla di “tragedia” si intende eludere il problema della responsabilità per quella tragedia. Che l’operazione «piombo fuso» abbia dei responsabili, che non possono essere le vittime stesse, è una cosa ovvia per quanti non si chiamino Sfaradi o non scrivano l’infame commento precede il suo articolo, dove si getta fango su uno storico che ha il gravissimo torto di dire la verità. Ma qui ci fermiamo non volendo dedicare altro tempo all’articolo “Liberal” di Sfaradi, dove si procede di bestialità in bestialità sino alla conclusione dell’articolo. Se chi legge queste mie righe, può giudicare aspro il tono, osservo che quanto scrive l’articolista da me criticato non è meno denso di termini ed espressioni che nulla hanno a che fare con un giornalismo il cui compito fosse quello di informare chi legge un organo di stampa, ma è chiaramento fazioso e volto a quella stessa guerra di sterminio che è stata denunciata nel Manifesto d’Orsi. Non ci si può occupare ahimé di letame senza sporcarsi. Non basta mettersi i guanti: almeno questi bisogna sporcarli. Al letame occorre aggiungere la malafede che caratterizza costoro: inutile quanto ingenuo cercare un contraddittorio. È sufficiente prender nota e monitorare. Non sono stato in quel di Torino, per me fuori di mano, ma nel seminario che si è svolto a Roma il 20 gennaio di “schizofenia” intorno al libro di Pappe, contornato di altre irrefutabili relazioni (vedi gli Atti da noi qui pubblicati), non ve ne era proprio! Oltre 200 persone (il massimo che la sala poteva contenere, escludendo gli altri che non son potuti entrare) erano calme, tranquille, interessate, prendevano appunti, facevando domanda scritte che venivano raccolte ed alle quali i relatori rispondevano: anche la domanda su Napolitano era fra queste. Non ero a Torino, ma sono certo che la “schizofrenia” è tutta nella testa di Sfaradi e del suo ambiente. Se Israele è stato messo “alla berlina”, per il sionista Sfaradi qualcosa dovrebbe significare cha a farlo sia stato un ebreo figlio di ebrei tedeschi, non un fantomatico “euroarabico”. Ed invece niente! Contro questi ebrei i sionisti si sono inventati la categoria concettuale dell’«ebreo che odia se stesso» per il solo fatto, anzi la colpa gravissima, di non essere un sionista genocidiario. Piuttosto che scaricare letame, Sfaradi e/o Adornato dovrebbero dimostrare che il genocidio non vi è stato. Piuttosto che accusare Ahmadinejad di voler cancellare Israele dalla carta geografica, dovrebbe parlare dei 400 villaggi palestinesi che sono stati rasi al suolo, cancellati dalla carta geografica e sostituiti con nomi ebraici. Gli storici di regime, soldati della menzogna e del genocidio stesso, questo non lo avevano detto e per decenni hanno tentato di occultarlo. Pappe lo ha detto e lo ha documentato, servendosi degli archivi dell’esercito israeliano. Purtroppo, le fonti delle vittime sono in gran parte scomparse insieme con le vittime. Le bestialità di Sfaradi si commentano da soli: «Ilan Pappe è profondamente innamorato dei nemici del suo popolo e prova da anni a sdoganare come verità storiche gli slogan della più losca propaganda antisemita». Ce la dica Sfaradi la Verità. Intanto da un altro ebreo di nome Shlomo Sand apprendiamo che il “popolo” ebreo è una mera invenzione. E qui rinviamo a Sand senza aprire un’altra digressione che ci tiene ancora inchiodati qui, mentre vogliamo al più presto liberarci di tanto letame. Se di “propaganda antisemita” occorre parlare, ne abbiamo una prova nella scrittura dello stesso Sfaradi e nel senso chiarito dall’ebreo Pappe: si è antisemiti se non si è antisionisti. La pretesa di superiorità morale da parte dell’ebraismo è una operazione propagandistica alla Sfaradi che ritorna indietro come un boomerang colpendo quanti brandivano come una clava morale il “mito” di Auschwitz contro la coscienza europea. Che buona parte della stampa sia in mano sionista (non diciamo ebraica) è una realtà, la cui efficacia è quella della menzogna sostenuta dalla propaganda a tutto discapito della verità, di quella verità che Pappe vuol servire, sia egli ebreo o non ebreo: la verità non è diversa a seconda della nazionalità. Lo Sfaradi di turno mentre getta fango sull’ebreo Pappe non si cura neppure di leggere ciò che Pappe sostiene, certamente in modo originale. Pappe rigetta lo schema del “conflitto” nelle relazioni fra arabi ed israeliani, ebrei o sionisti che dir si voglia: non vi è mai sta dualità! Vi è sempre stato aggressione unilaterale da parte ebraica, dapprima coltivata dagli stessi inglesi, quindi dagli USA e da tutti quegli alleati che la Lobby riesce a procurare alla causa del genocidio di un popolo: quello palestinese! Che i palestinesi siano stati cacciati dalle loro case e dai loro villaggi da gente venuta da fuori è una verità lampante che grida vendetta al cospetto di Dio! Se con il loro pezzo Sfaradi ed il suo editore Adornato vogliono la nostra complicità intellettuale e morale, sappiano che non l’avranno mai e le loro menzogne possono trangugiarsele loro stessi.
Chi è “squallido”? Lo storico Pappe o il sionista Sfaradi che “ha preso la parola in Torino”? La consueta idiozia che “genocidi” possano e vi siano anche altrove non giustifica il “genocidio” da parte degli israeliani ai danni dei palestinesi. Se mai, vi è da interrogarsi sulla “unicità” di questo genocidio! Davvero “unico” e più grave di tutti gli altri messi insieme, compresa la cosiddetta Shoah di cui non possiamo sapere fino a quando non se ne potrà parlare liberamente: Williamson insegna! Il “Prof” Pappe è prof molto più di quanto Sfaradi sia “giorn” o anche soltanto qualcosa di moralmente e intellettualmente apprezzabile. Le domande del “Giorn” sono idiote e per nulla originali e se mai pongono in termini nuovi la questione ebraica ed il ruolo di quanti vivendo all’interno di una comunità pretendono di essere un “altro” popolo, qualcosa di diverso ed estraneo, di quanti hanno in tasca un doppio passaporto, di quanti pretendono da ebrei di andare in Israele e di essere subito “cittadini” ottenendo sussidi e sostegno per l’integrazione, mentre i “palestinesi” cacciati nel 1948 non possono rientrare nelle case di cui conservano ancora le chiavi: in barba a specifica risoluzione ONU. I palestinesi che non sono stati scacciati nel 1948 vivono in Israele in regime di apartheid. Se il loro tenore di vita è superiore a quello di quanti vivono nei campi profughi, ciò significa che il tenore di questi ultimi è infimo, ai limiti della sopravvivevenza. Ed in effetti le tecniche di genocidio fisico, morale, politico e culturale sono ampie, articolate e sofisticate. Lo “squallido” giorn dovrebbe essere perfino lui in grado di capirlo se la sua armata e militante e stipendiata faziosità non glielo impedisse. Non ha nessun interesse a capire quello che per ogni altri altro sarebbe di evidenza solare.
Lo “squallido” soggetto – il giorn, non il prof – non avrebbe avuto bisogno di chiedere a Pappe una defizione di “pulizia etnica” se avesse letto la parte iniziale del libro la “pulizia etnica”. Avrebbe visto da dove e da cosa è stat desunta. Intanto, il riferimento storico più preciso e immediato è quanto successo nella ex-Iugoslavia. Nel seminario romano è stato spiegato che non è che gli israliani, i sionisti o gli ebrei alla Sfaradi praticano in Palestina dal 1948 ad oggi, anzi dal 1882 ad oggi, non sia “pulizia etnica” ed essi non siano consapevoli di ciò che fanno. Semplicemente anziché dire “pulizia etnica” dicono “transfer”. Niente altro che ipocrisia farisaica di cui sappiamo tutti fin dall’infanzia per aver letto almeno una volta i Vangeli. Le menzogne che vengono reiterate e che sperano di diventare verità a furia di essere reiterate sono quelle di Sfaradi. Sempre in Torino non deve mai dimenticarsi come un docente torinese sia stato addirittura sottoposto a perizia psichiatrica per aver osato formulare lievi critiche ad Israele, non sua sponte, ma sollecitato da una domanda, forse di una studentessa figlia di una nota “giorn” ebrea e sionista. La doppiezza morale di questi squallidi personaggi fa venire il voltastomaco.
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