Per la libertà, per la giustizia
Joe Fallisi
Invano si cercherebbe, su uno qualunque dei mezzi di (dis)informazione ufficiali, qualche notizia relativa a ciò che accade in Palestina. Provate a consultare l'Ansa, per esempio (http://www.ansa.it/)... proprio ora, alle 10h59m di domenica 16 maggio 2010. Verrete a sapere che "è il giorno di Tavernier" (ieri era quello del sig. Woody Allen), o della presenza di "migliaia a San Pietro per il papa-day"... qualunque cosa, ma non una parola riguardo a quel che subiscono i Palestinesi sotto occupazione (da 62 anni); né, tanto meno, su ciò che gli uomini e le donne di buona volontà stanno facendo nel mondo per ripristinare un minimo di giustizia. Eppure le "notizie", in negativo e in positivo, ci sono, eccome. Volete sapere le ultime due imprese dei tiranni? Da qualche altra parte nella rete ancora se ne trova traccia. Ecco: è appena morto un bambino gassato dall'esercito di "Israele", e un altro l'han freddato i gentili coloni di Ramallah... tirava pietre (cfr. http://wakeupfromyourslumber.blogspot.com/2010/05/infant-dies-after-being-gassed-by.html ). Una cosa normalissima, lo so, che non merita alcun rilievo. Mica li si vorranno paragonare, "eventi" simili, a quelli del "Festival di Cannes"!... C'è però qualcos'altro di cui, temo, non potranno non occuparsi fra qualche giorno anche i "giornalisti" a servizio, quelli politically correct, "embedded" (la maggioranza assoluta della categoria). E' in procinto di salpare una vera e propria flottiglia, la "Flottiglia della libertà". Direzione? Gaza. Sarò con loro, e non potrei essere più felice. La via marina di soccorso fu aperta meravigliosamente nell'estate di due anni fa dal primo viaggio di Free Gaza, pattuglia internazionale di attivisti per i diritti umani che non sopportava più di assistere impotente allo strazio dei gazawi. Contro tutte le previsioni dei vili e dei complici le due barche arrivarono al povero porto della Striscia, in un tripudio di pescatori e ragazzini radiosi, increduli che non fosse un sogno, ma la realtà. Ci riuscimmo anche con la seconda spedizione, cui ebbi l'onore di partecipare, su una barca con lo stesso nome della Palestina: Dignità. E altre piccole navi seguirono. Finché, durante la "guerra" genocidaria scatenata dai sionisti nel dicembre-gennaio 2008-2009, venimmo bombardati pure noi (Dignity ora giace sui fondali di Larnaca) e non ci fu più consentito di portare altri aiuti. Ma s'illudeva chi era convinto, chi sperava fosse un fuoco di paglia. Avevamo promesso ai nostri fratelli che saremmo tornati. E questa volta sarà molto più difficile impedirlo. Non si tratta solo del numero di navi (nove, di cui quattro cargo) e della consistenza dei soccorsi (macchinari indispensabili agli ospedali, case prefabbricate, tonnellate di cemento e di medicinali, apparecchiature per il filtraggio dell'acqua, materiale scolastico...), ma del fatto che per la prima volta uno Stato, la Turchia, appoggia senza mezzi termini la nostra missione e anzi vi partecipa. Il cuore dell'organizzazione sarà proprio l'IHH (http://www.ihh.org.tr/anasayfa/en/ ), fondazione turca per i diritti umani sotto l'egida del governo di Erdogan (cfr. http://savegaza.eu/eng/index.php?id=393 ). Insieme con loro i miei valorosi amici di Free Gaza (http://www.freegaza.org/), la Campagna Europea per mettere fine all'assedio di Gaza (http://savegaza.eu/eng/), due "Navi per Gaza" (l'una dalla Svezia, l'altra dalla Grecia) e, aggiuntasi in extremis, una nave inviata dal secondo partito politico dell'Algeria. Si tratterà, come sempre, per quel che ci riguarda, di una missione umanitaria e del tutto pacifica. I battelli potranno essere ispezionati dalle varie autorità in qualunque momento.
Siamo sempre stati minacciati dall'entità sionista prima di ogni partenza. Oggi le intimidazioni sono ancora più forti. Ma non ci fermeranno. (cfr. http://www.freegaza.org/it/home/56-news/1169-israels-intimidation-tactics-wont-stop-us-first-ship-sets-sail-for-gaza ). Usciti dalle acque territoriali cipriote, ci troveremo di nuovo in quelle internazionali, che per definizione non appartengono ad alcuno Stato, poi giungeremo nelle acque di Gaza. Solo con la forza bruta potranno fermarci. E non è detto che questa volta nessun Paese non reagisca all'eventuale sopruso. Anche gli dei del mare ci aiuteranno.
N. B.: chi volesse inviare contributi finanziari può farlo utilizzando il c/c bancario o quello postale intestati all'abspp, l'associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese (http://www.abspp.org/). La causale: Freedom Flotilla (cfr. http://www.infopal.it/leggi.php?id=14589 ).
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