giovedì 7 maggio 2009

Biblioteca di “Civium Libertas”: La dichiarazione “Nostra Aetate”. Testo, interpretazioni e conseguenze teologico-politiche.

Version 1.2
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Il punto di vista neutro è a mio avviso difficile se non impossibile. Nell’accingermi allo studio di una questione complessa ed anche astrusa non voglio perciò nascondere il mio punto di vista iniziale, che appunto perché non inficiato da pregiudizio potrà anche mutare come conseguenza finale di una ricerca e di una riflessione il cui esito ci è ignoto. Avevo seguito lo stesso metodo alcuni anni fa con un’altra questione cruciale: il «cosiddetto Olocausto». Ne sentivo tanto parlare senza sapere cosa propriamente fosse. È così che era sorta in me la curiosità di intraprenderne uno “studio aperto”, esaltando ampiamente il mezzo straordinario che è internet. Voglio sperare che resti libero e che il governo non soffochi questa voce di libertà concessa ad ognuno di noi. Benché avessi fatto allora un’ampia ed esplicita premessa di solidarietà con tutte le vittime della seconda guerra mondiale, in pratica con tutti i suoi morti, soprattutto europei, la cautela mi è servita a poco. Gli attacchi sono presto venuti a guisa di un toro che si scaglia sul colore rosso. Dubito che la mia premessa sia mai stata letta. Insulti, attacchi e diffamazioni di ogni genere circolano sulla rete. La cosa non mi preoccupa particolarmente, certo come sono delle mie posizioni, sostenibili davanti a tutti i tribunali della terra, ma ciò è stato una conferma a quanto sto per dire all’inizio di questo nuovo studio.

Io credo che la causa del cosiddetto antisemitismo vada cercata non nei cosiddetti antisemiti, ma negli ebrei stessi, la cui religione ha un carattere fondamentalmente razzista e disumano. La pretesa di una “elezione divina” da parte di Dio a discapito di tutta la restante umanità, spregiativamente bollata come “idolatra”, non è fatta per attirare le simpatie di quanti magari si riconoscono orgogliosamente come “idolatri” o “pagani”, termini entrambi spregiativi adottati da religioni che sono state spietate nell’estirpare nel tempo tutte quelle varie, innumerevoli, preziose perché autentiche e spontanee. Non erano religioni “inferiori”, ma erano religioni che non praticavano il “proselitismo” e soprattutto non erano religioni scelte dal potere politico come forma di dominio delle coscienze.

Il trionfo dei monoteismi non ha annullato la pluralità delle espressioni religiose e gli stessi monoteismi si sono trovati nel corso della storia in innumerevoli guerre feroci e sanguinose: si uccideva o condannava a morte in nome di Dio, del dio unico giusto e misericordioso. Non è aumentata la religiosità degli esseri umani, il loro senso del sacro davanti alla morte o allo spettacolo della natura, ma è semplicemente stata creata la premessa marxiana per la scomparsa della religione stessa, al massimo ridottasi ad ideologia o superstitio. Non voglio qui anticipare altro. I testi che verrò via via pubblicando, avranno un valore aggiunto costituito da un mio marginale commento, ogni volta che me ne parrà il caso. De resto, se qui non aggiungo nulla di mio, per quanto modesto possa essere, non avrebbe neppure senso che io disperdessi tempo ed energie preziose per ripubblicare testi che sono già disponibili in rete e con un editing spesso eccellente. Il solito sommario ed i numerosi links interni ed esterni guideranno la navigazione. Il mio personale commento è riconoscibile dal carattere corsivo.

Antonio Caracciolo

Sommario: 1. La Dichiazione “Nostra Aetate del 28 ottobre 1965. – 2. Breve excursus storico sulle ostilità verso gli ebrei durante i millenni ed in tutti i luoghi dove furono presenti. –

1. La Dichiarazione “Nostra Aetate” del 28 ottobre 1965. – Tratto dal sito del Vaticano segue con tutte le annotazioni originali il testo invi pubblicato. Pur con la dovuta diffidenza, ho trovato utili per una prima indicazione, le notizie contenute in Wikipedia.

PAOLO VESCOVO
SERVO DEI SERVI DI DIO
UNITAMENTE AI PADRI DEL SACRO CONCILIO
A PERPETUA MEMORIA

DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA
CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE
NOSTRA AETATE

Introduzione

1. Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino.

I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra (1) hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti (2) finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce (3).

Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.

Le diverse religioni

2. Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso.

Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato. Così, nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto dall'alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri.

La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.

Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è «via, verità e vita» (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose (4).

Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.

La religione musulmana

3. La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra (5), che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno.

Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.

La religione ebraica

4. Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo.

La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti.

Essa confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la fede (6), sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell'esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù. Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l'Antica Alleanza, e che essa stessa si nutre dalla radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'ulivo selvatico che sono i gentili (7). La Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli Ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso (8). Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell'apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua razza: « ai quali appartiene l'adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne» (Rm 9,4-5), figlio di Maria vergine.

Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo.

Come attesta la sacra Scrittura, Gerusalemme non ha conosciuto il tempo in cui è stata visitata (9); gli Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, ed anzi non pochi si sono opposti alla sua diffusione (10). Tuttavia secondo l'Apostolo, gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento (11). Con i profeti e con lo stesso Apostolo, la Chiesa attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno il Signore con una sola voce e « lo serviranno sotto uno stesso giogo » (Sof 3,9) (12).

Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo.

E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo (13), tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo.

E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo.

La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque. In realtà il Cristo, come la Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza. Il dovere della Chiesa, nella sua predicazione, è dunque di annunciare la croce di Cristo come segno dell'amore universale di Dio e come fonte di ogni grazia.

Fraternità universale

5. Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio Padre e quello dell'uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8).

Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano.

In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, « mantenendo tra le genti una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini (14), affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli (15).

Tutte e singole le cose stabilite in questo Decreto, sono piaciute ai Padri del Sacro Concilio. E Noi, in virtù della potestà Apostolica conferitaci da Cristo, unitamente ai Venerabili Padri, nello Spirito Santo le approviamo, le decretiamo e le stabiliamo; e quanto stato così sinodalmente deciso, comandiamo che sia promulgato a gloria di Dio.

Roma, presso San Pietro, 28 ottobre 1965.

Io PAOLO Vescovo della Chiesa Cattolica.

Seguono le firme dei Padri.


SOSPENSIONE DELLA LEGGE PER I DECRETI
PROMULGATI NELLA SESSIONE VII

Il Beatissimo Padre ha stabilito la dilazione della legge, quanto alle nuove leggi che sono contenute nei decreti ora promulgati, fino al 29 giugno 1966, cio fino alla festa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo dell’anno prossimo.

Nel frattempo il Sommo Pontefice emaner le norme per l’applicazione di dette leggi.

† PERICLES FELICI

Arcivescovo tit. di Samosata
Segretario Generale del SS. Concilio

Firme dei Padri

Io PAOLO Vescovo della Chiesa Cattolica

† Ego ANTONIUS titulo S. Laurentii in Panisperna Presbyter Cardinalis GAGGIANO, Archiepiscopus Bonaërensis.

Ego PETRUS titulo S. Laurentii in Lucina Presbyter Cardinalis CIRIACI.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Mariae de Victoria Presbyter Cardinalis SIRI, Archiepiscopus Ianuensis.

† Ego IACOBUS titulo S. Mariae in Transpontina Presbyter Cardinalis LERCARO, Archiepiscopus Bononiensis.

† Ego STEPHANUS titulo S. Mariae Trans Tiberim Presbyter Cardinalis WYSZYNSKI, Archiepiscopus Gnesnensis et Varsaviensis, Primas Poloniae.

† Ego BENIAMINUS titulo S. Vitalis Presbyter Cardinalis DE ARRIBA Y CASTRO, Archiepiscopus Tarraconensis.

† Ego FERDINANDUS titulo S. Augustini Presbyter Cardinalis QUIROGA Y PALACIOS, Archiepiscopus Compostellanus.

† Ego PAULUS AEMILIUS titulo S. Mariae Angelorum in Thermis Presbyter Cardinalis LEGER, Archiepiscopus Marianopolitanus.

† Ego VALERIANUS titulo S. Mariae in Via Lata Presbyter Cardinalis GRACIAS, Archiepiscopus Bombayensis.

† Ego IOANNES titulo S. Marci Presbyter Cardinalis URBANI, Patriarcha Venetiarum.

Ego PAULUS titulo S. Mariae in Vallicella Presbyter Cardinalis GIOBBE, S. R. E. Datarius.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Honuphrii in Ianiculo Presbyter Cardinalis GARIBI Y RIVERA, Archiepiscopus Guadalajarensis.

† Ego ANTONIUS MARIA titulo S Chrysogoni Presbyter Cardinalis BARBIERI, Archiepiscopus Montisvidei.

Ego CAROLUS titulo S. Agnetis extra moenia Presbyter Cardinalis CONFALONIERI.

† Ego PAULUS titulo Ss. Quirici et Iulittae Presbyter Cardinalis RICHAUD, Archiepiscopus Burdigalensis.

† Ego IOSEPHUS M. titulo Ss. Viti, Modesti et Crescentiae Presbyter Cardinalis BUENO Y MONREAL, Archiepiscopus Hispalensis.

† Ego FRANCISCUS titulo S. Eusebii Presbyter Cardinalis KÖNIG, Archiepiscopus Vindobonensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Athanasii Presbyter Cardinalis SLIPYI, Archiepiscopus Maior Ucrainorum.

† Ego LAURENTIUS titulo S. Leonis I Presbyter Cardinalis JAEGER, Archiepiscopus Paderbornensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Crucis in via Flaminia Presbyter Cardinalis BERAN, Archiepiscopus Pragensis.

† Ego MAURITIUS titulo D.nae N.ae de SS. Sacramento et Martyrum Canadensium Presbyter Cardinalis ROY, Archiepiscopus Quebecensis, Primas Canadiae.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Teresiae Presbyter Cardinalis MARTIN, Archiepiscopus Rothomagensis.

† Ego AUDOËNUS titulo S. Praxedis Presbyter Cardinalis MCCANN, Archiepiscopus Civitatis Capitis.

† Ego LEO STEPHANUS titulo S. Balbinae Presbyter Cardinalis DUVAL, Archiepiscopus Algeriensis.

† Ego ERMENEGILDUS titulo Reginae Apostolorum Presbyter Cardinalis FLORIT, Archiepiscopus Florentinus.

† Ego FRANCISCUS titulo Ss. Petri et Pauli in Via Ostiensi Presbyter Cardinalis ŠEPER, Archiepiscopus Zagrabiensis.

† Ego IOANNES titulo S. Silvestri in Capite Presbyter Cardinalis HEENAN, Archiepiscopus Vestmonasteriensis, Primas Angliae.

† Ego IOANNES titulo Ssmae Trinitatis in Monte Pincio Presbyter Cardinalis VILLOT, Archiepiscopus Lugdunensis et Viennensis, Primas Galliae.

† Ego PAULUS titulo S. Camilli de Lellis ad Hortos Sallustianos Presbyter Cardinalis ZOUNGRANA, Archiepiscopus Uagaduguensis.

† Ego LAURENTIUS I. titulo S. Clementis Presbyter Cardinalis SHEHAN, Archiepiscopus Baltimorensis.

† Ego HENRICUS titulo S. Agathae in Urbe Presbyter Cardinalis DANTE.

Ego CAESAR titulo D.nae N.ae a Sacro Corde in Circo Agonali Presbyter Cardinalis ZERBA.

† Ego AGNELLUS titulo Praecelsae Dei Matris Presbyter Cardinalis ROSSI, Archiepiscopus S. Pauli in Brasilia.

† Ego IOANNES titulo S. Martini in Montibus Presbyter Cardinalis COLOMBO, Archiepiscopus Mediolanensis.

† Ego GUILLELMUS titulo S. Patricii ad Villam Ludovisi Presbyter Cardinalis CONWAY, Archiepiscopus Armachanus, totius Hiberniae Primas.

† Ego MICHAEL DARIUS MIRANDA, Archiepiscopus Mexicanus, Primas Mexici.

† Ego FRANCISCUS MARIA DA SILVA, Archiepiscopus Bracharensis, Primas Hispaniarum.

† Ego PAULUS GOUYON, Archiepiscopus Rhedonensis, Primas Britanniae.

† Ego HUMBERTUS MALCHIODI, Archiepiscopus Episcopus Placentinus.

Sequuntur ceterae subsignationes.

Ita est.

† Ego PERICLES FELICI
Archiepiscopus tit. Samosatensis
Ss. Concilii Secretarius Generalis
† Ego IOSEPHUS ROSSI
Episcopus tit. Palmyrenus
Ss. Concilii Notarius
† Ego FRANCISCUS HANNIBAL FERRETTI
Ss. Concilii Notarius

NOTE

(1) Cf. At 17,26. - (2) Cf. Sap 8,1; At 14,17; Rm 2,6-7; 1 Tm 2,4. - (3) Cf. Ap 21,23-24. - (4) Cf. 2 Cor 5,18-19. - (5) Cf. S. GREGORIO VII, Epist., III, 21, ad Anazir (Al-Nãþir), regem Mauritaniae, ed. E. CASPAR in MGH, Ep. sel. II, 1920, I, p. 288, 11-15; PL 148, 451A. - (6) Cf. Gal 3,7. - (7) Cf. Rm 11,17-24. - (8) Cf. Ef 2,14-16. -(9) Cf. Lc 19,44. - (10) Cf. Rm 11,28. - (11) Cf. Rm 11,28-29; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium: AAS 57 (1965), p. 20 [pag. 151ss]. - (12) Cf. Is 66,23; Sal 64,4; Rm 11,11-32. - (13) Cf. Gv 19,6. - (14) Cf. Rm 12,18. - (15) Cf. Mt 5,45.
Mentre ora scrivo sto ascoltando una conferenza demenziale di Zarka che in Tel Aviv nell’ottobre del 2007 parlava di Carl Schmitt, rendendolo responsabile del “negazionismo” addirittura “avant 1933”! Decisamente esilarante! Altra cosa invece è un passo di Schmitt che si trova nella “Tirannia dei valori”, composta poco dopo il Concilio Vaticano II e dove non sfuggono le conseguenze della “Nova Aetate”: «…Tuttavia nella dichiarazione del Concilio Vaticano Secondo sul “rapporto tra le Chiesa e le religioni non cristiane” del 28 ottobre 1965, dopo i bona spiritualia et moralia sono menzionati anche i valores socio-culturales, che si trovano anche presso i seguaci delle religioni non cristiane, e che devono essere riconosciuti, tutelati e promossi» (p. 20). E ne abbiamo visto qualcosa sulla pelle del povero Williamson, colpevole di essere poco sensibile ai valori “socio-culturales” della Shoah.

2. Breve excursus storico sulle ostilità verso gli ebrei durante i millenni ed in tutti i luoghi dove furono presenti. – Le incredibili reazioni suscitate come conseguenza artatamente orchestrata per dichiarazioni profana di una vescovo cattolico tradizionalista, Richard Williamson, e di poco successive ad un ancora più incredibile massacro, un vero e proprio genocidio consumato sull’inerme pololazione di Gaza sotto gli occhi compiacenti e complici dei mass-media occidentali, inducono a non poche riflessioni da parte di quanti sono e si sentono fuori dai canali dominanti della guerra ideologica in atto. Le riflessioni sono di vario genere ed occorre procedere con ordine e per gradi. Intanto ci pare qui utile estrarre alcune pagine da un recente libro, del tutto “eretico”, alla cui presentazione in Roma, ad un centinaio di metri dalla sinagoga, ho assistito una settimana fa, seguendo il dibattito e comprando il libro, di cui ho iniziato la lettura. Nella presentazione del libro mi ha colpito una citazione del primo Mussolini, il quale ammirava moltissimo il razzismo sionista-ebraico e si rammariva del fatto che gli italiani fossero a loro volta incapaci di tanto razzismo, dove qui per razzismo si intende una sovraestimazione di se stessi e della propria etnia a discapito degli altri che vengono necessariamente diminuiti. Al momento io vado conducendo le mie riflessioni su una dato che mi sembra ovvio. Una religione che si distingue da tutte le altre per il fatto di porre come proprio fondamento una presunta relazione privilegiata fra un Dio, che è assunto come Unico, e a discapito con tutti gli altri popoli della terra e della storia, che non hanno diritto ad un proprio Dio, necessariamente falso e bugiardo, non può non creare in nuce un difficile problema di convivenza sociale. Tanto più che gli “ebrei”, fedeli di una siffatta religione, vivono non in un diverso pianeta della nostra galassia, ma nell stesso pianetà terra e per giunta “ospiti” presso popoli che essi religiosamente parlando disprezzano e svalutano senza attenuazioni di sorta. Ai motivi religiosi-metafisici, che basterebbero da soli a giustificare un’incompatibilità sociale, si aggiungono poi interessi materiali connessi all’esercizio dell’usura e di attività economiche, ad esempio la mescita di bevande alcoliche, in Russia, che provocano disagi e sofferenze sociali e quindi prevedibili reazioni. Nelle pagine del libro di Filippo Giannini, Gli ebrei nel ventennio fascista, editrice “Nuove Idee”, 2008, pp. 350, l’Autore che ha impiegato venti anni per studiare gli archivi riguardanti l’effettiva condizione degli ebrei durante il fascismo non poteva non avvertire il bisogno di porsi la domanda del perché gli ebrei abbiano suscitato nei secoli disparate reazioni, non tutte imputabili ad Hitler ed al nazismo. Durante il fascismo, come si apprende dal libro nonché dal dibattito e dalla diversa testimonianza storica di un anziano ebreo presente fra i relatori, gli ebrei italiani – circa 40.000 – erano in gran parte fascisti, più fascisti degli altri, ed in centinaia furono anche militanti nella Repubblica sociale. Ma questo è un diverso discorso che svolgeremo in un diverso contesto. Diamo qui le pagine introduttive del libro citato, insistendo sul fatto che esse sono estrinseche e incidentale sull’oggetto di un libro di 350 pagine dedicato agli “ebrei nel ventennio fascista”, del cui regime non ebbero mai motivo di lamentarsi, finché ci vissero e salvo la lieve parentesi del 1938, un nulla rispetto ai trattamenti avuti altrove.

Il noto storico americano Harry Elmer Barnes ha dovuto constatare che «cercare di studiare con competenza, obiettività e veridicità la questione dello sterminio è sicuramente nell’ora attuale l’impresa più rischiosa per uno storico o per un demografo». La ricerca scientifica non può accettare il principio di “condanne definitive” o “la storia ha già emesso la sua condanna”. Lo studio della storia è una ricerca continua e, come tale, non può fermarsi a “dogmi” di sapore medioevale. Pertanto è indispensabile che si restituisca alla storia la dignità di scienza, bandendo ogni forzatura e ogni limitazione all’indagine e al dibattito. D’altra parte la ricerca è una normale metodologia applicata da tutti gli storici in tutte le epoche del vivere umano.

È noto, tanto per cominciare, che la parola “pogrom” (“po” = sopra e “gromit” = devastare) è russa e significa massacro, distruzione. Se ne fece uso la prima volta nel 1881, quando lo zar Alessandro II cadde colpito a morte da terroristi. Il governo russo deviò la rabbia popolare sugli ebrei. Scrive Paul Johnson “Storia degli ebrei”, pag. 409: «Perciò i trent’anni che vanno dal 1881 al 1911 furono tutto un susseguirsi di azioni antiebraiche: 1882, “leggi di maggio”; 1886 1895 restrizioni della ammissione degli ebrei alle professioni; 1891, più di diecimila ebrei espulsi da Mosca; 1893 1895, espulsioni su scala enorme dalle località della Zona; 1894 1896, introduzione del monopolio degli alcolici, catastrofe econo¬mica per gli ebrei; dal 1903, una serie di pogrom sanguinari, in cui gli ebrei venivano non soltanto derubati, ma uccisi. A Kisinev, nel 1905, cinquanta ebrei furono assassinati e cinquanta feriti. A Odessa, in un pogrom che durò quattro giorni furono uccisi più di quattrocento ebrei. A Bialystok la polizia e l’esercito si unirono alla folla nel pogrom del 1906. Dal 1908 al 1911 ci furono espulsioni in massa)). Per questi motivi dal 1881 in poi si verificò la fuga dalla Russia di ebrei terrorizzati verso occidente.

Se il 1881 fu un anno importante nella storia ebraica e che determinò una importanza anche in quella occidentale, altri anni, nei secoli precedenti e in quello successivo, segnano altrettanto rilievo.

Anno 508. I Franchi, condotti da Clodoveo I assediarono Arles difesa da Visigoti ed ebrei. Dopo la conquista della città, tutti gli ebrei furono fatti a pezzi o bruciati vivi.

Anche nei secoli precedenti l’odio verso gli ebrei era fortemente radicato nei popoli. Come esempi possiamo citare le leggi riguardanti gli ebrei promulgate dai Faraoni; l’ultima, la più atroce imponeva che tutti i nati di sesso maschile fossero annegati nel Nilo (“Libro dell’Esodo”).
In Persia, soprattutto prima del regno di Serse, gli ebrei furono oggetto di stragi spaventose (“Libro di Ester”).
In Grecia gli ebrei furono sempre combattuti e perseguitati (“Libro dei Maccabei”).
I Romani non fecero mai mistero del loro profondo disprezzo per gli ebrei e, fra loro, Cicerone fu il più implacabile antisemita (“Vita di Cicerone” di Plutarco).
Tacito scrisse: «Le istituzioni degli ebrei, sinistre e turpi, si sono mantenute per la loro perversità. Infatti, i più disonesti, disprezzate le patrie religioni, accumulavano forti tributi in denaro là dove fu accresciuta la potenza dei giudei, poiché tra loro la fede è tenace, la solidarietà è sempre in atto, ma contro tutti gli altri essi nutrono odio di nemici. Mangiano separatamente, dormono separatamente, e hanno stabilito di circoncidersi per distinguersi». (Tacito, “Storie”, V, 5).
Seneca si espresse in termini violenti contro gli ebrei: «Quella scelleratissima razza è andata ormai accolta in ogni parte del mondo» (S. Agostino, “Città di Dio”, VI 11).
Da Cesare a Pompeo ad Antonio, da Augusto a Tiberio, da Caligola a Nerone, da Traiano a Adriano, gli ebrei furono definiti: «Razza tediosa e arrogante, dedita alla maldicenza contro l’imperatore e i suoi famigliari».
Il poeta Gallo Rutilio Numanzio ha lasciato scritto: «Ah! Se Tito non avesse distrutto Gerusalemme, noi saremmo stati preservati dalla peste ebrea e i vincitori non avrebbero gemuto sotto il giogo dei vinti».


Anno 1171. A Bologna gli ebrei, ritenuti apportatori di peste per la sporcizia accumulata nelle contrade del loro ghetto, furono sterminati per ordine dei Consoli governativi.

Anno 1189-1192. I volontari guidati da Guillaume Le Carpentier e da Emicho di Leisinger, approfittando della mobilitazione della Prima Crociata, assalgono e spesso sterminano le comunità ebraiche in Francia e in Inghilterra







(segue)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

perche non facciamo una petizione popolare per mettere al bando l'antico testamento, come libro razzita che istiga all'odio e alla discriminazione razziale?

Antonio Caracciolo ha detto...

Come liberale io non mette al bando nessun libro, che ognuno deve essere in grado di saper leggere e comprendere. Resto dell’opinione che i testi religiosi ebraici siano testi insalubri e non raccomandabili sotto il profilo etico e morale.

Anonimo ha detto...

appunto!una simile proposta farebbe riflettere l'opinione pubblica sulla opportunità di determinate censure dogmatiche che vengono proposte come lecite e giuste.tipo la persecuzione dei negazionisti!
ma anche dalla sua reazione forse vedo che i tempi non sono maturi per far comprenedere tale l'analogia

Anonimo ha detto...

...e dulcis in fundo, i testi sacri ebraici istigano anche al fraticidio, al marricidio, al parricidio, all'abigeato, all'incesto, alla pedofilia, allo sterminio di massa, al genocidio ecc ecc il tutto con l'approvazione di un dio, fatto ad immagine e somiglianza di un popolo dalla dura cervice, che compariva in sogno quando faceva comodo.