Homepage Egeria - N° 14
Parla Egeria
Mentre la martoriata Libia è sotto attacco da parte dell’Impero occidentale, il Bahrein e lo Yemen vengono ignorati dai media di massa, nonostante la grave situazione in entrambi i paesi. E anche quando troviamo qualche accenno nelle news in merito alle manifestazioni di protesta, allo spettatore non viene fornito alcun elemento utile per comprendere le cause e i retroscena politici internazionali che hanno portato alla situazione attuale.
I miei ultimi due post sono stati interamente dedicati al Bahrein e diventa quindi imperativo testimoniare i fatti che accadono al momento in Yemen, dove la repressione nei confronti dei cittadini in rivolta ha provocato decine di morti e centinaia di feriti. Ma un breve resoconto della grave situazione del Bahrein sarà riportato prima del capitolo sul Yemen.
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Secondo quanto riportato dal Washington Post il dittatore Saleh minaccia con la guerra civile qualora l'opposizione insistesse a chiedere le dimissioni del presidente e l'esercito dovesse tentare 'un colpo di stato' in seguito alla defezione da parte degli alti ufficiali dell'esercito.
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Libia - Per chi cullasse illusioni circa la natura "umanitaria" dell'intervento militare in Libia, citerò di seguito un commento dell'esperto americano in Diritto Internazionale, Dr. Franklin Lamb, che in un'intervista all'emittente PressTV rilasciata il giorno in cui iniziavano i bombardamenti, ha fornito la propria analisi in proposito dicendo, tra l'altro:
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Ieri, nell'annunciare l'intervento in Libia, Obama diceva che: - l''America fa ora parte di una coalizione allargata che risponde alla chiamata di un popolo sotto minaccia, agendo così nell'interesse degli Stati Uniti e del Mondo.'
'Questo stesso giorno otto anni fa (19 marzo 2003) George W. Bush dichiarava che: 'Le forze americane fanno ora parte di una larga coalizione per un'operazione militare mirata a disarmare Saddam Hussain, a liberare il popolo iracheno e a difendere il mondo da un grave pericolo' -- quasi le parole identiche sentite da Obama mentre entriamo in questa terza guerra nella regione: conferma di uno schema sistematico che rappresenta per tutti una grave tragedia.
'Prevedo un nuovo pantano che potrebbe facilmente trasformarsi in catastrofe. Avremmo dovuto impiegare ogni sforzo diplomatico prima di bombardare la Libia.'
A proposito di Gaza e Libia, ecco un breve episodio al quale ho appena assistito.
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Hillary ha poi aggiunto che ‘gli aerei americani stanno diminuendo nei cieli sopra la Libia, mentre aumentano quelli europei’. Perché la puntualizzazione? Perché è in atto da giorni il gioco dello ‘scarica barile’ tra USA e NATO.
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Egitto / Gaza. Ecco, è venerdì notte e tra qualche ora, inizieranno, come è ormai consuetudine il venerdì, le manifestazioni nelle Piazze Arabe. Già annunciata ufficialmente quella molto propagandata nel Cairo: dopo il referendum per gli emendamenti alla Costituzione, i cittadini egiziani si sono svegliati per trovare una bella sorpresa: è stata appena approvata una legge che vieta manifestazioni pubbliche e scioperi.
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Nei giorni scorsi i cittadini egiziani avevano messo sotto pressione la giunta militare in controllo dell'Egitto, per 'mettere fine all'assedio di Gaza', mediante l'apertura della frontiera tra Gaza ed Egitto, ora che gli attacchi si sono intensificati da parte di Israele.
Una prima, timida reazione ci è stata.
E' vero: l'invio del cemento è solo una manovra da parte dei Colonnelli per guadagnare tempo.
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Intanto arriva la notizia secondo cui l'ex-presidente egiziano Mubarak sarebbe ora agli arresti domiciliari, di ritorno dall'Arabia Saudita dove aveva chiesto asilo al re Abdullah.
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Ecco dunque di seguito la cronaca - e in parte foto-cronaca - delle recenti vicende in Bahrein e Yemen.
Alla fine l'analisi di due esperti importanti interpellati da PressTV: Michael Malouf, ex-funzionario del Pentagono e Jeff Gates, americano anti-sionista molto seguito dalla blogosfera americana e britannica, autore del libro 'Guilt by Association' (colpevoli per associazione) in cui Gates denuncia la complicità americana con Israele e l'interferenza della Israel-Lobby che determina in toto le politiche estere americane.
Gli approcci dei due esperti sono diversificati e tra loro complementari.
Bahrein: 'La situazione è disperata'
Solo alcuni accenni alla situazione terribile del Bahrein, ma relazionerò in dettaglio a breve nel prossimo post, già in elaborazione, completo di commenti degli esperti.
La piccola isola è sotto assedio totale da parte delle forze di invasione - 5 eserciti dei paesi del Golfo Persico chiamati dal monarca del Bahrein, al-Khalifa, per reprimere l'insurrezione nel modo più brutale finora osservato tra le rivolte dei paesi del Golfo.
Non arrivano immagini dirette dal Bahrein, eccetto per alcuni video amatoriali. E' stato imposto il silenzio stampa e il coprifuoco.
Raccontava il seguente per telefono in diretta un contatto di PressTV in Manama, 'il cui nome non viene rivelato per ragioni di sicurezza' come commentava il giornalista di PressTV.
'La situazione è disperata. Vige la legge marziale e c'è il divieto di fare riprese con le telecamere. In Manama ci sono posti di blocco ad ogni angolo di ogni strada.
'Al personale medico e alle ambulanze viene impedito di soccorrere i feriti. Gli ospedali sono sotto assedio: nessuno può uscire o entrare.
'Alcuni ospedali sono stati assaltati e i chirughi arrestati mentre operavano i pazienti.
'Il Shahra Maternity Hospital è stato raso al suolo e non ci sono notizie sulla sorte del personale medico e dei feriti.
'Nei giorni scorsi abbiamo assistito a scene in cui medici e infermiere venivano trascinati nelle strade e abbattuti stile esecuzione.
'Finora i morti accertati sono 24, ma centinaia di persone sono scomparse: forse arrestate, forse uccise. Ci sono sporadici cortei funebri che si trasformano in proteste dal tono contenuto. I cortei vengono strettamente sorvegliati dalle forze saudite al suolo e dagli elicotteri dall'alto.'
Una breve sintesi di quanto succede nel Bahrein è riportata in questo articolo di PressTV. Secondo l'articolo, nonostante il coprifuoco i coraggiosi cittadini della località di Sitra si sono riversati nelle strade per protestare, ma le forze di sicurezza del Bahrein li hanno attaccati aprendo il fuoco e gettando gas lacrimogeni. E' di poco fa la notizia nell'ultima edizione delle news di PressTV che un ospedale è stato assaltato e circa 100 persone sono state uccise. Circa 250 tra arrestati e dispersi il bilancio di oggi.
Parla Ralph Schoenman
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Non arrivano immagini dirette dal Bahrein, eccetto per alcuni video amatoriali. E' stato imposto il silenzio stampa e il coprifuoco.
Raccontava il seguente per telefono in diretta un contatto di PressTV in Manama, 'il cui nome non viene rivelato per ragioni di sicurezza' come commentava il giornalista di PressTV.
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'Al personale medico e alle ambulanze viene impedito di soccorrere i feriti. Gli ospedali sono sotto assedio: nessuno può uscire o entrare.
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'Il Shahra Maternity Hospital è stato raso al suolo e non ci sono notizie sulla sorte del personale medico e dei feriti.
'Finora i morti accertati sono 24, ma centinaia di persone sono scomparse: forse arrestate, forse uccise. Ci sono sporadici cortei funebri che si trasformano in proteste dal tono contenuto. I cortei vengono strettamente sorvegliati dalle forze saudite al suolo e dagli elicotteri dall'alto.'
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Parla Ralph Schoenman
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YEMEN - Cronaca di una Rivolta
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Sono ormai passati oltre due mesi da quando i coraggiosi e disperati cittadini dello Yemen hanno iniziato a manifestare contro il regime dittatoriale di Ali Muhammad Saleh, al potere da 32 anni, e le manifestazioni si sono intensificate giorno dopo giorno, nonostante la brutale repressione da parte delle forze governative, che ha provocato oltre cento morti e molte centinaia di feriti.
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Ci sono tre VIDEO in questa pagina di Information Clearing House da cui alcune delle immagini in basso che raccontano la Cronaca della Rivolta e che testimoniano quanto è successo negli ultimi giorni.
Alla fine del resoconto degli eventi, Michael Malouf e Jeff Gates, presentati in alto, analizzeranno la situazione nel Yemen in relazione al quadro generale nella regione del vicino oriente.
Sana’a, venerdì, 18 marzo – La folla in piazza manifesta pacificamente …
… I manifestanti soccorrono i feriti …
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… Oppure portano via i morti mentre alle ambulanze viene impedito il soccorso alle vittime ...
... 52 morti, centinaia di feriti.
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Il giorno dopo il popolo era di nuovo in piazza più numeroso che mai. Ad un certo punto si sono viste decine di carri armati avvicinarsi alla piazza principale gremita di manifestanti. Si temeva il peggio.
E’ stata una festa, ma i generali hanno messo sull’avviso:
L’attacco ai cittadini yemeniti era stato talmente feroce, che ha suscitato pronte reazioni da parte di molti funzionari del governo e di ambasciatori del Yemen in diversi paesi. Si sono dimessi alcuni ministri, ma in seguito il dittatore Saleh ha annunciato ufficialmente di avere licenziato l’intero Consiglio dei Ministri.
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Per primo si è dimesso l’ambasciatore dello Yemen alle Nazioni Unite, Abdullah Alsaidi. Poi si è dimesso l’ambasciatore yemenita presso la Lega Araba.
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Anche l’ambasciatore presso l’Arabia Saudita, Mohammad Ali al-Ahwal, ha annunciato ufficialmente il supporto alla popolazione yemenita, esortando il presidente Saleh a dimettersi – e questo è anche un importante messaggio al governo saudita in comando delle operazioni nel Bahrein con un dispiego massiccio di mezzi e forze dell’esercito, e in un senso allargato, anche un messaggio a Washington che appoggia la repressione delle rivolte nel Golfo.
Il presidente Saleh lotta per rimanere al potere
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Il giorno dopo, martedì, un portavoce del governo yemenita, Ahmed al-Sufi, dichiarava alla Associated Press che Saleh aveva informato gli ufficiali dell'esercito circa la sua intenzione di dimettersi dal governo nel gennaio dell'anno prossimo, e di chiedere asilo al monarca dell'Arabia Saudita. Tuttavia Saleh si sarebbe dimesso non prima di avere organizzato nuove elezioni presidenziali. Inutile aggiungere, che il popolo non ha accettato: 'Saleh se ne deve andare adesso', gridavano i manifestanti, che non hanno mai abbandonato la piazza da venerdì scorso.
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Ricordiamo che il presidente yemenita Saleh è già il terzo dittatore arabo a chiedere asilo in Arabia Saudita, dopo l’egiziano Mubarak e il tunisino Ben Ali.
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Questa dichiarazione arrivava nonostante i generali passati all'opposizione abbiano dichiarato di non cercare il potere.
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Un articolo del Washington Post informa che la situazione è molto tesa, che ci sono già scontri tra fazioni dell'esercito schierate con il popolo e guardie repubblicane fedeli a Saleh.
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Un leader dell’opposizione, Riadh Hussein al-Qadhi dichiarava questo: 'Il sistema è impazzito come quello della Libia e del Bahrein. E se Saleh attaccherà i civili in forze, il bagno di sangue che ne risulterà, segnerà comunque la fine della dittatura. Su una cosa concordano tutte le forze di opposizione: che bisogna mettere fine al sistema di stampo fascista e terrorista messo in atto da Saleh, che per decenni ha represso il popolo applicando il pugno di ferro.'
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Parlano gli esperti sulle dinamiche USA / Medio Oriente
Di seguito il parere di due esperti autorevoli intervistati da Press TV per commentare gli approcci diversificati degli Stati Uniti alle rivolte nel Mondo Arabo, prendendo spunto dalle vicende in Yemen.
- Michael Malouf, un ex-funzionario del Pentagono, attribuisce il sostegno degli USA al presidente Saleh e ad altri dittatori del Golfo Persico agli accordi con l’alleato strategico nella regione, l’Arabia Saudita.
- Jeff Gates, esperto in diritto internazionale e autore americano, strenuo oppositore del sionismo, è del parere che le alleanze tra gli Stati Uniti e i dittatori arabi siano la conseguenza diretta dell’associazione degli Stati Uniti con il sionismo e la sua creatura, Israele.
Ecco una sintesi delle conversazioni dei due esperti con i giornalisti di Press TV.
Michael Malouf, ex-funzionario del Pentagono. (v. versione integrale inglese)
PressTV: Secondo quali criteri Washington decide di intervenire in Libia e non per esempio in Yemen?
Mike Malouf: Per via dell’alleanza con il governo saudita e gli investimenti di entrambi in Yemen. Non c’è alcuna contraddizione nella decisione (da parte degli Usa) di intervenire militarmente in Libia (e non nel Golfo). Saudi Arabia e Libia sono in conflitto da anni: Gaddafi e il re saudita Abdullah si odiano e ognuno accusa l'altro di rivestire il ruolo di agente di spionaggio per Washington e Londra.
USA e Saudi Arabia sono fortemente preoccupati per ciò che sta succedendo. Bahrein, Yemen e Libia rappresentano una seria minaccia alla leadership dell’Arabia Saudita e dell’America nel Golfo e nell’intera regione. La leadership saudita riveste un ruolo chiave nel mantenere la 'stabilità' nella regione.
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Riguardo al Bahrein (adesso militarmente occupato da 5 eserciti del Golfo, capeggiati dall’Arabia Saudita) e riguardo al Yemen gli Stati Uniti si trovano ad affrontare un bel dilemma. Non possono chiedere la rimozione degli autocrati che sono alleati strategici di Saudi Arabia. E non possono figurare come forze di repressione delle rivolte per non contraddirsi (visto che pubblicamente invocano sempre ‘governi democratici’ per il mondo islamico).
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Press TV: Secondo Lei, ora cosa succederà, cosa deciderà di fare Saleh? Considerando anche la defezione di alcuni generali dell’esercito, come vede Lei gli eventi evolvere in Yemen?
Mike Malouf: Come hanno commentato anche gli altri esperti che avete interpellato, vedo la possibilità di una guerra civile. Oltre all’esercito, oggi si è apertamente schierato dalla parte dei cittadini anche il fratello del presidente Saleh, che è noto per essere un islamista conservatore. Brutte notizie per Usa e Saudi Arabia: se Saleh si vedesse costretto a dimettersi, il fratello si troverebbe in una situazione molto favorevole per una eventuale presa del potere.
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Di seguito la sintesi dell’intervista (v. versione integrale inglese)
Press TV: Il presidente del Yemen, Saleh, ha messo in guardia circa un’eventuale guerra civile. Secondo alcuni osservatori il messaggio di Saleh sarebbe rivolto alle potenze occidentali come monito per le conseguenze che risulterebbero dalla fine della sua leadership. Lei cosa ne pensa?
Jeff Gates: Sono preoccupato. Certo, tutti facciamo il tifo per la popolazione yemenita che vuole rimuovere un tiranno dal potere. Ma ho dei forti sospetti in merito a cosa accadrà in seguito, in merito a chi prenderà il controllo. Mi vengono in mente le parole del ministro britannico, Lord Cromer, che era solito dire: 'Noi non governiamo l’Egitto, governiamo i governatori dell’Egitto.' E quindi bisogna prima di tutto chiedersi: quali forze sono in atto in tutto questo (nelle rivolte arabe)? Quali forze emergeranno da dietro le quinte?
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E quindi sto tentando di mettere insieme i tasselli e vedere il quadro in una prospettiva storica e cerco di capire quale sarà l’insieme che emergerà. Non posso ancora saperlo, ma ho i miei sospetti e sono alquanto allarmato.
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Siamo stati coinvolti con l’inganno ad invadere l’Iraq – continua l’autore. La ‘No-Fly Zone’ è stata decisa da Paul Wolfowitz che appartiene a questo stesso clan sionista, che ora sarà contento di vedere gli eventi che si avvicendano nel MO. Bisogna guardare agli eventi con occhi vigili. L’entusiasmo per la caduta di un dittatore potrebbe farci perdere di vista le manovre che avvengono dietro le quinte (vedi Egitto, n.d.t.). Bisogna osservare gli eventi attuali alla luce della storia recente nella regione, che non è incoraggiante.
Press TV: Quanto è critica secondo Lei l’alleanza tra USA e Yemen? Sappiamo che ufficialmente gli USA considerano lo Yemen un alleato strategico per la cosiddetta ‘lotta al terrorismo’.
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Queste forze sono in comando da decenni nella regione. I furti dei territori nel 1967 hanno innescato le dinamiche delle agitazione che sono in atto adesso. Siamo stati trascinati in Iraq e in Afghanistan sempre per le stesse ragioni. E ora abbiamo una no-fly zone anche in Libia. E ho i miei sospetti sulle forze che ci hanno coinvolto anche in questo. Il nostro ministero degli esteri è da tempo dominato dai sionisti, sia ebrei che cristiani, che operano dall’interno degli Stati Uniti; è una cosa ben nota.
Press TV: Se guardiamo alla posizione degli Usa nella regione, diventa ovvio che l’atteggiamento nei confronti di Bahrein e Yemen, alleati degli Stati Uniti, è del tutto diverso rispetto a quello nei confronti della Libia. Lei vede in questo dell’ipocrisia da parte degli Stati Uniti?
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Press TV: E quindi, chi ha preso in America le decisioni in merito a quanto accade attualmente?
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Ecco come l’America viene indotta alla guerra mediante l’inganno e la frode. Per mezzo delle forze attive nel nostro ministero degli esteri e nelle nostre politiche estere.
***
Un'osservazione conclusiva.Questi erano solo due tra i tanti pareri raccolti in questi giorni da parte dell'emittente PressTV, che rimane a mio avviso la fonte più preziosa per le informazioni internazionali.
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Egeria
... continua ...
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