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Alcuni giorni fa i medici a Sana’a, Yemen, denunciavano pubblicamente di avere riscontrato in molti manifestanti, arrivati al pronto soccorso, segni evidenti di avvelenamento da GAS nervino, con sintomi caratteristici di paralisi dovute all’esposizione ad agenti chimici che attaccano il sistema nervoso centrale. Se il fatto trova ulteriori conferme, presso altre fonti, sarebbe di una estrema gravità tale da chiamare in causa tutte le organizzaioni che finora si sono accanite sui presunti crimini di Geddafi contro la popolazione civile. Seguiremo con particolare attenzione tutte le notizie sull’effettivo uso addirittura di gas nervino, giacchè la cosa sarebbe di estrema gravità ed importanza, anche se incredibile conoscendo le caratteristiche di questo gas. La notizia dell’uso di gas si è affacciata anche sui nostri media, ma parlando genericamente di gas lacrimogeni.
Per chi non lo sapesse, è importante ricordare che il GAS nervino è considerato un’arma di distruzione di massa ed è elencato tra gli agenti chimici il cui impiego per scopi bellici è bandito dalle convenzioni internazionali. Vorrei aggiungere, che la settimana scorsa era stato usato un gas tossico anche da parte delle forze di sicurezza israeliane sui manifestanti palestinesi a Ramallah e in Gerusalemme al-Quds, provocando la morte di un bambino palestinese.
Egeria
GAS tossico impiegato
sui manifestanti in Bahrein e Yemen
sui manifestanti in Bahrein e Yemen
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Man mano che passavano le ore, i cortei si facevano più numerosi e le immagini delle manifestazioni venivano commentate durante la lunga diretta su PressTV.
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Vorrei aggiungere che mentre scrivo, dopo la mezzanotte, sono tutt’ora in atto manifestazioni in Yemen, che vedo in diretta sullo schermo del televisore.
BAHREIN
Venerdì, 11 marzo. Mentre i giornalisti negli studi di PressTV commentavano come sempre le immagini 'live' in collegamento con gli esperti da Londra e dal Medio Oriente, arrivava in diretta il resoconto telefonico dell’inviato che accompagna la troupe televisiva di PressTV nel Bahrein. Il tono era agitato, i rumori di fondo lasciavano intendere che scontri violenti erano in atto.
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L’inviato ha poi fatto un resoconto degli avvenimenti a cui aveva assistito. “Un corteo di manifestanti di Manama stava procedendo pacificamente nella direzione del palazzo reale, come progettato e annunciato ieri, ma è stato attaccato da centinaia di uomini delle forze dell’ordine.”
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Il giorno dopo, sabato, un portavoce del governo respingeva le accuse secondo cui gli agenti avessero fatto uso di armi da fuoco e GAS tossici contro i manifestanti. Affermava che era stato usato il gas lacrimogeno per impedire ai manifestanti di raggiungere la grande piazza nei pressi del palazzo reale, dove “erano in attesa centinaia di guardie fedeli al re, pronte a intervenire nei confronti della folla”.
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A sorpresa la visita del ministro americano alla Difesa Robert Gates, che arrivava dopo la riunione dei ministri alla Difesa della NATO a Bruxelles. Gates si è incontrato con i reali questo sabato per rassicurare il monarca, confermando il pieno appoggio da parte degli Stati Uniti alla casa reale.
Tuttavia dichiarava Gates: “Ho fatto notare al re al-Khalifa e al principe ereditario che sicuramente nell’intera regione le cose non sarebbero mai più tornate alle condizioni precedenti l’inizio delle rivolte e che sono necessarie misure di riforma in risposta alle richieste dei cittadini. E’ questo che gli Stati Uniti desiderano vedere”. (mutare tutto per non cambiare niente)
Due settimane fa anche il capo di Stato Maggiore, l’Ammiraglio Mike Mullen, aveva fatto visita al Bahrein, dove si trova inoltre il quartier generale della flotta militare americana di stanza nel Golfo Persico.
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Questa mattina, mentre terminavo il mio rapporto, andavano in onda le immagini in diretta dalla capitale Manama. L’inviato di PressTV, munito di handycam, ci mostrava i manifestanti di nuovo caricati dalle forze della sicurezza. I filmati sono in onda tutt’ora in diretta e mostrano gravi violenze e scene di vera e propria guerriglia urbana.
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Interveniva in diretta Saeed al-Shihabi, un esponente della resistenza del Bahrein, esiliato a Londra perché inserito nella lista dei circa 300 ricercati per presunto “terrorismo politico”, di cui 230 sono stati arrestati nei mesi scorsi, in Manama, in previsione delle ultime elezioni.
La giornalista americana in studio nella sede di PressTV, Marzieh Hashemi, aveva rivolto questa domanda ad al-Shahabi: “Vista la terribile repressione che i manifestanti hanno subìto questo venerdì, cosa spinge anche oggi la folla a scendere di nuovo in piazza, sapendo di correre gravi rischi?”
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Aggiornamento: Arriva ora la notizia che le forze armate Saudite stanno per entrare in Bahrein. Sono davvero terribili le immagini che vedo attualmente sullo schermo provenienti da Manama.
YEMEN
Venerdì, 11 marzo, Sana’a, Yemen. Arrivavano in diretta su PressTV le immagini sconcertanti delle rivolte in atto nelle diverse città dello Yemen.
La manifestazione di oltre 1 milione di persone nella città di Sana’a finiva nella tragedia. 10 morti per ferite da arma da fuoco e oltre 1.500 feriti, di cui almeno un migliaio colpiti da GAS tossico. E se si parla di gas “tossico”, dobbiamo intendere i comuni “lacrimogeni” in uso da parte della polizia dei nostri paesi per disperdere i manifestanti? È mai successo che un migliaio di persone siano state ricoverate in Italia in conseguenza dell’uso di gas lacrimogeno di cui è dotata la nostra polizia?
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Le taniche di GAS vuote rinvenute dai manifestanti, sùbito mostrate alle telecamere, portavano la scritta “Made in USA”. Una fonte non specificata confermava che il GAS tossico fosse un “regalo” degli Stati Uniti alla polizia yemenita. Ricordiamo che Yemen è sotto il controllo militare della confinante Arabia Saudita, con forte presenza di basi militari americane.
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Mentre scrivo è notte ed è in onda una discussione con esperti in merito alla questione del GAS tossico fornito da parte degli Stati Uniti.
Le folle in Yemen chiedono da settimane le dimissioni del dittatore Ali Abdullah Saleh, che invece continua a proporre giorno dopo giorno soluzioni alternative, prontamente rigettate dai cittadini.
Oggi la pressione dei cittadini e delle autorità sanitarie del Yemen si è fatta insistente e veniva riportata nei media internazionali. Veniva chiesta a gran voce una spiegazione da parte degli Stati Uniti in merito alle taniche di GAS rinvenute nelle piazze di Sana’a.
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L’ambasciatore americano ha poi propinato un parallelo con la Libia, dicendo: “Avete (in Yemen) una popolazione armata, avete una storia di conflitti violenti e avete una quantità di persone che già parlano della possibilità di ricorrere alla violenza per raggiungere gli obiettivi desiderati.” (???)
Commentando i rapporti secondo cui le forze di sicurezza abbiano fatto uso di GAS nervino nei confronti dei manifestanti, Feierstein dichiarava: “Non abbiamo la competenza per determinare che tipo di agente chimico sia stato impiegato.” – Aggiungiamo noi: speriamo che qualcuno abbia la competenza di dirci (non tardivamente, fra un anno!) di cosa si tratta. Di certo, non è possibile che chi ha usato un simile gas non sapesse di cosa si trattasse e di quali effetti avrebbe comportato.
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I manifestanti avevano risposto dicendo che l’offerta non è sufficiente e confermavano l’intenzione di manifestare fino ad ottenere le dimissioni di Saleh.
Rivolta Saudita: cosa rischia la Casa Reale
ARABIA SAUDITA
Venerdì, 11 marzo. Alla fine, dopo i preparativi su vasta scala da parte del governo saudita in previsione dell’annunciato Giorno dell’Ira, la manifestazione non ci è stata, o meglio, è stata soffocata sul nascere – anche se in alcune località si sono viste piccole sacche di rivolta, ma davvero poco efficaci.
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Come scriveva in un recente articolo l’autore e giornalista britannico Robert Fisk, corrispondente dal Medio Oriente per l’Independent di Londra – e spesso interpellato da PressTV: “La sicurezza di stato era consapevole da molto tempo che la rivolta nella piccola isola del Bahrein si sarebbe propagata in Arabia Saudita.” E ha quindi avuto tutto il tempo necessario per organizzarsi.
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"Il peggiore incubo per l’Arabia Saudita – il nuovo Risveglio arabo di insurrezione e ribellione al regno - si è avverato e sta ora gettando la sua lunga ombra sulla Casa di Saud…”.
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Nella capitale, inoltre, centinaia di agenti hanno circondato la moschea che doveva essere luogo di partenza del corteo di protesta.
Il giorno precedente, giovedì, gli agenti della sicurezza avevano aperto il fuoco sui manifestanti nella città di Qatif, uccidendo 3 persone. Avevano anche preso di assalto i manifestanti con manganelli.
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Trapela una notizia che ha dell’incredibile ed è prova del totale disprezzo per il denaro e il lavoro altrui da parte dei regnanti sauditi.
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Allora, secondo News.am, il re saudita ha fatto un’offerta per comprare l’intero social network per 150 miliardi di dollari, che è ufficialmente quotato a 50 miliardi di dollari.
Il fondatore Mark Zuckerberg ha respinto l’offerta.
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Il gruppo di attivisti – decine di migliaia - che si è costituito utilizzando Facebook come mezzo di collegamento, ha già indetto una nuova manifestazione per il 20 marzo, che avrà il nome di Rivoluzione Saudita.
Durante la diretta di oggi su PressTV, si discuteva sul futuro della rivolta in Saudi Arabia. Da Londra interveniva Pat Lancaster, editrice del giornale “Middle East”, che commentava:
“Alla fine sarà impossibile per le autorità saudite continuare ad ignorare le richieste dei cittadini, che sono comunque in rivolta. Non siamo più nel Medio Evo: questo è il 21esimo secolo. Non è possibile dire ai cittadini che non hanno voce in capitolo, che è vietato esprimersi. Non può essere tollerato, e a lungo termine non lo sarà. I cittadini hanno molto di cui essere scontenti, hanno preoccupazioni reali. Hanno richieste legittime. Chiedono intanto la scarcerazione di prigionieri politici in carcere da anni e perfino decenni senza incriminazione formale. E chiedono la libertà di espressione. E queste richieste non possono essere ignorate all’infinito>."
Arabia Saudita: Rapporto Reuters
Il patrimonio sequestrato ai cittadini: Cosa ha da perdere la Casa Reale Saudita
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Dai rapporti della Reuters emerge la realtà sull’ingente patrimonio accumulato da parte della casa reale saudita, che si è appropriata indebitamente di centinaia di miliardi di dollari provenienti dalla vendita del petrolio, il cui legittimo proprietario sarebbe in realtà il popolo saudita, escluso dall’accesso ai proventi delle risorse del paese.
Per dare un’idea dell’entità di cui parliamo, è sufficiente menzionare che la casa reale attinge ai fondi nazionali per finanziare le semplici spese personali per un ammontare di circa 10 miliardi di dollari l’anno.
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Ma anche il migliaio circa di persone imparentate con la casa reale riceve rendite milionarie e conducono una vita sontuosa, sperperando fortune.
Inoltre, il 5% del budget annuale viene per legge destinato a pagare i salari della casa reale.
Questi sono soltanto alcuni dei dati più significativi rivelati da PressTV, raccolti dal Rapporto della Reuters.
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Egeria
… continua …
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