mercoledì 5 maggio 2010

Atti parlamentari: Indagine Nirensten sull’antisemitismo. – Resoconti stenografici e critica dei lavori parlamentari da parte della società civile.

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Pubblichiamo qui di seguito, per i nostri tipi e con il nostro editing, i resoconti stenografici del «Comitato di indagine sull’antisemitismo» che si liberamente scaricare dal sito della Camera dei deputati. Ne facciamo qui uno studio analitico al quale può partecipare ogni Lettore, inviando commenti pertinenti che devono avere i requisiti di pubblicabilità. Eventuali notizie riservate possono essere inviate all’indirizzo della rivista. Le nostre critiche alle risultanze delle Indagini vengono sviluppate su uno o più post. Scopo di questa nostra edizione è non una semplice documentazione, che può essere attinta direttamente dai citati siti della Camera, ma uno studio critico di lavori che già a prima vista denotano una incredibile superficialità e atterriscono per il disprezzo che dimostrano per pacifici cittadini, i quali avrebbero la sola grave, gravissima colpa di voler pensare liberamente con la propria testa. In quanto “Comitato europeo per la difesa della libertà di pensiero” – minacciata da ripetuti tentativi per introdurre anche in Italia una legislazione liberticida – andiamo ripetendo che la “libertà di pensiero” dei cittadini, di tutti i cittadino ad incominciare dall’Ultimo di essi, una libertà di pensiero perciò ben distinta dalla libertà della carta stampata di regime, con la quale viene spesso confusa, è il vero, solido fondamento di ogni autentica democrazia. Dove non si può criticare il proprio governo, quando si ritiene di doverlo fare, perchè ha demeritato la fiducia del popolo, non vi è più libertà, ma solo tirannia mescolata alla menzogna quotidiana ed alla corruzione del linguaggio.

CIVIUM LIBERTAS


* * *

CAMERA DEI DEPUTATI
XVI Legislatura
Fonte

Commissioni Riunite
I: Affari costituzionali, della presidenza del consiglio ed interni (1)
III: Affari esteri e comunitari

RESOCONTO STENOGRAFICO

1.
Indagine conoscitiva

SEDUTA DI MERCOLEDÍ 27 GENNAIO 2010
Presidenza del Presidente Fiamma Nirenstein



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FIAMMA NlRENSTEIN

La seduta comincia alle 8,30.

1.

Sulla pubblicità dei lavori.
Indice.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l’attivazione di impianti a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

2.

Sulla audizione del Ministro degli affari esteri,
Franco Frattini.
Indice.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’antisemitismo, l’audizione del Ministro degli affari esteri, Franco Frattini. Onorevoli colleghi, con l’odierna audizione del Ministro Frattini ha inizio un lavoro molto particolare, con il quale la Camera dei deputati dimostra il suo interesse prioritario
[Ogni passante di piazza Montecitorio è in grado di assicurare che le “priorità” dei cittadini sono ben altre. È invece una priorità dell’on. Nirenstein e altri parlamentari corrispondere agli interessi politici dello Stato di Israele e dei suoi problemi di immagine pubblica, specialmente dopo il rapporto del giudice sudafricano Richard Goldstone, peraltro qualificantesi egli stesso come “ebreo” e “sionista”. Un antisemita anche lui? No, per lui è stato escogitata la formula propagandistica dell’«ebreo che odia se stesso». In ultimo, vi si aggungono sempre più numerosi, in America e in Europa, i critici ed oppositori “ebrei” di Elie Wiesel, che in Montecitorio ha appena tenuto banco e scuola!]
nei confronti del tema dell’antisemitismo e ciò avviene nella Giornata della Memoria della Shoah. Ha inizio, oggi, l’indagine conoscitiva sull’antisemitismo deliberata dalle Commissioni affari costituzionali e affari esteri.
[Questo abbinamento delle due commissioni fa riflettere. Un politico di lungo corso e di grande esperienza come l’on. Andreotti ha coniato il motto secondo cui a sospettare si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Per adesso, teniamo per noi i nostri sospetti che peraltro trovano piena conferma nel tenore del discorsi. Qualcuno dei partecipanti ai lavori ha perfino parlato di «politica per conto terzi» (v. n. ...).]
Saluto e ringrazio per la loro presenza i presidenti Donato Bruno e Stefano Stefani che hanno sostenuto autorevolmente la deliberazione di questa indagine. Nel ringraziare, altresì, per la sua consueta disponibilità il Ministro Frattini, desidero brevemente dire qualcosa di personale. lo sono una figlia dell’Olocausto. La mia famiglia, sia per parte materna sia per parte paterna, è stata in gran parte sterminata nell’Olocausto, nell’Europa dell’Est e a Firenze. Essendo nata dopo la Seconda guerra mondiale, io sono cresciuta nella certezza che mai più si sarebbe presentata una situazione, né ideologica né di rapporti di forza, tale da creare nuovamente nei confronti degli ebrei una situazione di tensione, di pregiudizio e persino, in certi casi, di odio. Così non è stato. Nel corso della mia vicenda umana e professionale, ho visto, invece, crescere l’antisemitismo nel nostro Paese e in Europa in misura tale per cui proprio ieri l’Agenzia ebraica, da Gerusalemme, ha fatto sapere che nei primi tre mesi del 2009 ci sono stati più episodi di antisemitismo di quanti ve ne siano stati in tutto l’anno precedente. Si tratta di episodi pesantissimi, che in gran parte riguardano l’esistenza stessa dello Stato di Israele, inteso come ebreo collettivo, e riguardano anche la negazione della Shoah. La negazione della Shoah e insieme l’aggressione allo Stato ebraico vanno assai spesso a braccetto con gli episodi di vandalismo, di aggressione personale, di ferimento e persino di uccisione di ebrei nel mondo occidentale. Questo mi turba molto, come credo turbi tutti noi. Con la nostra Commissione di indagine vogliamo andare alla radice di tali questioni, capire il perché si verificano certi episodi e vedere, a livello nazionale e internazionale, quanto influisce la continua predicazione di odio che proviene da alcuni Paesi sovrani e che di continuo auspica la distruzione dello Stato di Israele. Mi fermo qui per motivi evidenti e perché tutti desideriamo ascoltare, nella nostra prima audizione, il Ministro Frattini.Prima, però, prego i presidenti Bruno e Stefani di rivolgere un indirizzo di saluto.

3.

Saluto dell’on. Donato Bruno
Indice.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Saluto il Ministro Frattini, il presidente Stefani, la collega Nirenstein, presidente del Comitato di indagine sull'antisemitismo, e tutti i presenti.

Sono particolarmente lieto che la prima seduta del Comitato di indagine si svolga oggi, nel Giorno della Memoria. Lo svolgimento di questa indagine conoscitiva fa onore alla Camera dei deputati, perché è il segno della volontà del Parlamento di approfondire un tema, quello dell’antisemitismo, che rimane, purtroppo, di inquietante attualità.
[Di inquietante, purtroppo, vi è solo la volontà attuale di fare un uso strumentale di un evento di oltre 65 anni fa del quale assai pochi cittadini italiani possono dire di avere un ricordo diretto. Di esso dobbiamo accettare per legge ciò che altri ne dicono. Nella sola Germania stimiamo – in assensa di dati pubblici e ufficiali – che circa 200.000 persone siano state penalmente perseguite per mere opinioni su un passato storico che sola la libera ricerca storica, archivistica e documentale può restituirci in termini scientificamente plausibili.]

Aver costituito un Comitato di indagine
con lo scopo di indagare a fondo i caratteri
nuovi di tale fenomeno e il grado di
consapevolezza dell'opinione pubblica, dei
mezzi di informazione e del sistema educativo,
rappresenta una sfida e un impegno.
Ma rappresenta, in qualche modo,
anche l'adempimento di un « dovere di
memoria ».
Il dovere della memoria è innanzitutto
un impegno nel presente, come disposizione
a leggere la realtà e ad affrontare i
problemi attuali portando sempre con sé
la consapevolezza dell'abisso in cui l'Europa
è precipitata con la Shoah.
Quando oggi discutiamo di xenofobia,
di razzismo, di discriminazione basata
sulla razza, sul sesso, sulla lingua, sulla
religione, sulle opinioni politiche, sulle
condizioni personali e sociali, quando affrontiamo
nel nostro lavoro parlamentare
e politico la questione dei mezzi più efficaci
per sradicare ma soprattutto per
prevenire questi fenomeni, abbiamo bisogno
di avere sempre davanti a noi con
limpidezza i fatti della storia, perché la
memoria del passato ci dà profondità di
analisi, dà respiro e spessore alle nostre
idee, nutre di responsabilità il nostro
modo di parlare e di agire.
Il dovere della memoria è anche un
impegno verso il futuro, perché chiama in
causa la volontà e la capacità di infondere
costantemente nelle nuove generazioni -
attraverso la famiglia, la scuola, l'università
- anticorpi adeguati per manteneresana la società, per fare in modo che non
si riproducano le condizioni che hanno
reso possibile quell'abisso.
Ma nell'adempiere al dovere di memoria
noi dobbiamo volgerci anche verso il
passato, verso ciascuna delle persone assassinate
nei campi di sterminio.
Nella lettera di un deportato, oramai
certo della propria sorte, è scritto « io
muoio, ma vivrò ». In questa frase c'è il
coraggio, la forza, ma soprattutto la fiducia
di chi, davanti alla propria morte, non
si sente « finito » e non dispera sul domani.
Il nostro pensiero va oggi a queste persone,
ad una fiducia che non può essere
tradita dall'oblio e dall'indifferenza. Una
fiducia che deve essere onorata in modo
autentico, vigile, consapevole.
Con questo spirito rivolgo al Comitato
di indagine i miei auguri di buon lavoro.PRESIDENTE. Saluto anche i miei colleghi
che compongono insieme a me l'ufficio
di presidenza di questo Comitato, gli
onorevoli Volpi e Ferrari.

4.
Saluto dell’On. Stefano StefaniSTEFANO STEF ANI, Presidente della
III Commissione. Credo che il modo migliore
per iniziare q uesto indirizzo di
saluto sia formulare i migliori auguri di
buon lavoro al Comitato d'indagine sull'antisemitismo,
che oggi avvia la sua attività
per iniziativa congiunta delle Commissioni
affari costituzionali e affari
esteri.
Mi unisco, a nome della Commissione
affari esteri, al plauso per la scelta simbolica
di tenere la prima audizione dell'indagine
conoscitiva in coincidenza con il
Giorno della Memoria della Shoah, nello
storico anniversario della liberazione di
Auschwitz.
Sono certo che il Ministro degli affari
esteri, Franco Frattini, che ha preso più
volte coraggiose posizioni nella lotta all'antisemitismo,
rinnoverà il fermo impegno
del Governo sul tema e saprà dare
importanti indicazioni di lavoro al Comitato.
La lezione che viene sottolineata dalla
ricorrenza odierna è che il dovere della
memoria impone una vigilanza ferrea perché
l'umanità non conosca più le aberranti
forme cui può condurre l'odio razziale.Sottolineo, infine, come l'istituzione del
Comitato d'indagine, la cui presidenza è
stata affidata, giustamente, alla collega
Nirenstein - che l'ha voluto fortemente, e
le ragioni si possono intuire dalla sua
introduzione - rientri nella più ampia
cornice della Coalizione interparlamentare
contro l'antisemitismo.
In questo spirito, con la nostra riunione
sentiamo di partecipare sul piano europeo
alle celebrazioni che stanno avendo luogo
al Bundestag, con il discorso del Presidente
dello Stato d'Israele, Shimon Peres,
e ci prepariamo ad ascoltare nell' A ula di
Montecitorio il Premio Nobel per la pace
Elie Wiesel.
5. Antecedenti interparlamentariPRESIDENTE. Grazie, presidente. La
Coalizione interparlamentare contro l'antisemitismo,
che lei ha ricordato, è stata
creata - insieme a decine di Parlamenti,
era presente anche il Ministro Frattini, in
quell'occasione, a Londra - nell'ambito di
una impressionante manifestazione che ha
appunto ispirato il nostro lavoro nel Parlamento
italiano.
Con grande piacere do, quindi, la parola
al Ministero degli affari esteri, Franco
Frattini, per la prima audizione del nostro
Comitato, nel Giorno della Memoria.
6. Intervento di Franco FrattiniFRANCO FRATTINI, Ministro degli affari
esteri. Cari colleghi, ringrazio i presidenti
per questa occasione che mi offrono
di esprimermi all'inizio dell'indagine conoscitiva
e ringrazio Fiamma Nirenstein
per averla fortemente voluta e promossa.
Certamente non è la prima volta che mi
occupo di antisemitismo e che ripeto,
come già in molte sedi internazionali,
quello di cui sono profondamente convinto.
Ogni manifestazione antisemita è un
delitto gravissimo nei confronti dei diritti
fondamentali delle persone.
Noi abbiamo molto spesso parlato del
valore fondante della Carta europea dei
diritti fondamentali, dell'Europa culla del
diritto e dei diritti. Ieri mi sono trovato,
nell'assemblea parlamentare del Consiglio
d'Europa, a parlare ancora una volta nell'assemblea
plenaria, dinanzi ai colleghi
membri dei Parlamenti degli oltre quaranta
Paesi del Consiglio d'Europa. Ebbenebene,
tra i temi che non ho potuto dimenticare,
parlando di violazione dei diritti
fondamentali, c'è proprio quello dell'antisemitismo.
Lo dico perché già da
Vice presidente della Commissione europea
promossi, in sede di Agenzia europea per
i diritti fondamentali, un'indagine importante
per conoscere dati ed elementi come
quelli che l'onorevole Nirenstein richiamava
all'inizio del suo intervento. Questi
elementi ci hanno sempre più confermato
nella preoccupazione.
Oggi abbiamo elementi e dati, che io
considero attendibili, che riguardano anche
il nostro Paese. Noi abbiamo sempre
pensato che l'antisemitismo tocchi sì Paesi
europei, ma fortunatamente non il nostro.
Ecco, nello studio pubblicato lo scorso
anno proprio dal Centro di Documentazione
Ebraica Contemporanea (CDEC) a
Milano, mi ha colpito un dato: quando si
afferma che sostanzialmente il 56 per
cento degli italiani non nutrono sentimenti
antisemiti, si afferma contemporaneamente
che il 44 per cento degli italiani
hanno mostrato e mostrano, nella serie di
quesiti posti, atteggiamenti in qualche
modo ostili agli ebrei. Sono forme di
ostilità che raggiungono, nel 12 per cento
dei casi, veri e propri sentimenti antisemiti.
Credo che questi dati siano estremamente
preoccupanti. Non dobbiamo guardare
all'88 per cento che non manifesta,
ma al 12 per cento degli italiani che
manifesta sentimenti antisemiti. Questo è
un risultato indicativo, evidentemente, ma
dimostra che un nuovo antisemitismo si
fonda su radici più sottili e più pericolose
dell'antisemitismo classico, quello fondato
sui libri che hanno inneggiato all'odio
contro gli ebrei. Questo nuovo antisemitismo
strisciante si fonda sulla assuefazione,
sulla noncuranza, sul voltare la faccia
dall'altra parte, sul dire « tanto lo sappiamo
tutti che gli ebrei controllano la
politica, i mezzi di informazione, la finanza
» . Queste frasi nascondono il nuovo
antisemitismo e sono frasi, purtroppo, che
sono condivise da una percentuale anche
dei nostri concittadini.
Per queste ragioni, credo che la base di
tutto sia una ancora più approfonditaconoscenza e comprensione di questo fenomeno.
Dobbiamo capire con che cosa
abbiamo a che fare; dobbiamo sostanzialmente
lavorare per meglio conoscere la
tragedia e per evitare che la tragedia possa
essere mai pensata, non attuata - credo
che questo non sarà mai, nella storia del
mondo - in nessuna parte del mondo.
Questi pensieri sono stati recentemente
ripetuti in una solenne occasione - da
cristiano lo voglio ricordare - proprio dal
Santo Padre, nella recente visita alla sinagoga
di Roma. La conoscenza e la
presenza di una memoria di questa tragedia
è la prima delle condizioni affinché
tutto questo non si ripeta mai più.
Credo, quindi, che si debba individuare
- come è stato fatto in passato, in grandi
occasioni internazionali - in questa sorta
di assuefazione civile il nuovo antisemitismo.
Questo è il momento pericoloso sul
quale dobbiamo meditare, riflettere e, soprattutto,
vigilare. Dobbiamo vigilare perché
abbiamo oggi ancora forme di antigiudaismo
e di antisemitismo dirette. Ci
sono coloro che scrivono libri per incitare
all'antisemitismo, per parlare della tragedia
dell'Olocausto in termini riduttivi, ma
vi sono anche azioni dirette di movimenti
e frange che l'estremismo di stampo neonazista
in Paesi europei - ma anche del
nord America - continua a portare nelle
piazze. Penso a manifestazioni che inneggiano
alla purezza razziale. Si tratta di
forme dirette di antisemitismo che abbiamo,
purtroppo, ritrovato anche in alcune
piazze di città europee, in alcune
manifestazioni fortunatamente minoritarie,
ma straordinariamente pericolose per
il loro effetto attrattivo.
Parliamo di persone che comunicano
attraverso la rete Internet; persone che si
ritrovano, si riuniscono, usano simboli del
nazismo. A mio avviso, come già dissi in
veste di Vicepresidente della Commissione
europea, questa attenzione ai simboli esibiti
e ostentati in pubblico deve essere
un'azione più forte e coordinata che tutta
l'Europa deve portare avanti.
Non si tratta di censurare, né di colpire
una manifestazione del libero pensiero.
Chi esibisce uniformi e simboli del nazismo
e li sventola come meccanismoattrattivo
verso i più giovani costituisce, a
mio avviso, una minaccia diretta per la
nostra società.
Vi sono, poi, forme indirette e altrettanto
pericolose di antisemitismo. Le
prime sono quelle che passano per il
revisionismo storico.
Ritengo personalmente di una grande
pericolosità alcune ricostruzioni apparentemente
ammantate di serietà scientifica,
che mettono in discussione la veridicità
dell'Olocausto o intendono ridimensionarne
l'impatto - che è stato forse il più
tragico sull'intera storia dell'umanità - e il
trasmettere espressioni che diventano poi
di uso comune per la tolleranza e per la
noncuranza dei più. Tali espressioni, purtroppo,
nascondono una profonda, radicata
percezione di antipatia per gli ebrei.
Queste sono forme ancora più subdole e
ancora più pericolose.
Vi sono, poi, altre forme, che rientrano
in queste categorie, di antisemitismo che
indirettamente penetra nelle società e, ancor
peggio, nel dibattito sulla politica internazionale.
Molte volte ho detto che è legittimo
criticare il Governo di Israele e tutti i
Governi democratici debbono accettare
critiche politiche; ma quando la critica
non è equilibrata, quando diventa incitamento
a considerare lo Stato di Israele
come uno « Stato razzista » (uso parole
virgolettate pronunciate pubblicamente da
Capi di Stato come il Presidente dell'Iran)
o quando in conferenze internazionali -
penso alla Conferenza di Durban - si è
parlato espressamente dello Stato di
Israele come un pericolo alla sicurezza del
Medio Oriente, in quanto Stato razzista
radicato del Medio Oriente, certamente
questo dà una copertura retorica che serve
a dissimulare il pregiudizio antisemita.
L'equilibrio delle critiche è legittimo; lo
squilibrio delle critiche che dissimula l'antisemitismo
non è legittimo, perché porta
alle manifestazioni di piazza che tutti
abbiamo visto, nelle quali le bandiere di
Israele sono bruciate, calpestate, offese
come simbolo di incitamento a un odio
antiebraico che certamente è razzista e
antisemita.casione della quale l'Italia senza esitazioni
ha rifiutato di partecipare a uno
scenario che avrebbe portato a quello a
cui ha effettivamente portato: divisioni,
contrasti, adozione di un testo sinceramente
inaccettabile.
Abbiamo anche assistito, in quella e
altre occasioni, a dichiarazioni negazioniste
pubbliche ed esplicite. Ho già ricordato
quelle del Presidente dell'Iran, ma ho letto
con costernazione sulla stampa di ieri le
dichiarazioni negazioniste, pubblicamente
espresse, di un alto prelato polacco. Sono
certo che nei confronti di questo vescovo
vi sarà, come in passato vi è stata, da parte
della Santa Sede, un'azione molto ferma.
Da cristiano e da cattolico debbo dire che
ascoltare frasi negazioniste da un esponente
della Chiesa cattolica è qualcosa che
mi turba personalmente in modo profondo.
Faccio ancora qualche richiamo al recente
passato. Quello che ho detto sulla
confusione tra le critiche legittime alla
politica israeliana in Medio Oriente e le
dichiarazioni intolleranti antisemite non è
stato soltanto da me e da altri espresso
formalmente o informalmente nel Parlamento
italiano e in altri Parlamenti, ma è
stato raccolto alcuni anni fa nella prima
dichiarazione di Berlino, quando la conferenza
dell'OSCE sull'antisemitismo disse
con grande chiarezza che gli sviluppi internazionali
e le questioni politiche, incluse
quelle in Israele o in Medio Oriente,
mai giustificano dichiarazioni di stampo
antisemita.
Questa è una dichiarazione a cui noi
guardiamo con attenzione perché, a seguito
del mandato che avevo lasciato nel
2008 all'Agenzia europea per i diritti fondamentali
(che funzionalmente dipendeva
da me, fino a quel momento), è stato
pubblicato nel 2009 il rapporto sugli otto
anni 2001-2008 e sullo stato dell'antisemitismo
in Europa. Ebbene, in ogni momento
nel quale le tensioni in Medio
Oriente si accentuano, aumentano gli atti
antisemiti in Europa. Questa affermazione
chiara dell' Agenzia europea ci riporta alla
dichiarazione di Berlino, ossia al collegamento
tra coloro che colgono il momentodi una tensione internazionale sul Medio
Oriente per incitare all'odio antiebreo. Il
collegamento, purtroppo, c'era e c'è.
Per fare seriamente una riflessione occorrono
anzitutto testimonianze visibili e
tangibili sull'impegno dei Governi. Il Governo
del Presidente Berlusconi ha deciso
alcune iniziative, tra cui, in particolare,
quella di un forte sostegno politico in
Europa alle ragioni del rafforzamento
delle relazioni tra Israele e l'Europa: l'upgrading
di cui molto si è parlato, su cui
altri Paesi europei erano, purtroppo, reticenti
e riluttanti e che, invece, è stato
accolto, sulla forte pressione anzitutto italiana
(lo dobbiamo riconoscere, ma lo
riconoscono i nostri amici israeliani). Certamente
oggi quelle relazioni vanno verso
il consolidamento
Abbiamo anche voluto, con azioni simboliche,
mostrare come l'Italia, con i Paesi
che considera stretti amici e partner anzitutto
in Europa, può dare il segno di una
volontà di conoscenza e di condanna per
l'eternità. Non vi sfuggirà che la visita
compiuta dal mio collega Ministro degli
esteri tedesco e da me alla risiera di San
Sabba, l'anno scorso, è stata una prima
assoluta di questo genere. Con il collega
Steinmeier, in occasione del vertice intergovernativo
Italia-Germania che tenemmo
lo scorso anno a Trieste, ci siamo recati
dove era il forno crematorio.
Credo che questo episodio debba rappresentare
l'auspicio che Italia e Germania,
Paesi così strettamente amici, possano
trovare nuove occasioni visibili. Posso anticipare
che, riprendendo un lavoro che
purtroppo si è interrotto con la mia uscita
dalla Commissione europea, ho intenzione
di promuovere azioni della Commissione
stessa per contribuire, finanziandoli, a
viaggi di studio di giovani studenti europei
ai Memoriali che si trovano in Europa
sulla tragedia dell'Olocausto, a cominciare
dal Memoriale di Berlino.
Credo che la Commissione europea, che
finanzia plurime iniziative di studio, di
ricerca, di esame, di viaggi eccetera, non
possa non avere un programma mirato a
promuovere viaggi di studio per gli studenti
dei Paesi europei su questi temi.
L'Italia vuole essere il primo Paese apromuovere, con la Germania, un programma
dedicato alla memoria degli studenti:
coloro che hanno un'età tale per cui
hanno letto questi episodi sui libri di
storia è bene che vedano con i loro occhi,
e non soltanto leggano sui libri, che cosa
è stata la tragedia della Shoah.
Faccio un'ultima considerazione, riprendendo
il tema dell'assuefazione civile.
La parola chiave, in questo caso, è respingere
il relativismo su questo tema. Se ci
lasciamo prendere dall'idea che attraverso
il dialogo, attraverso il confronto, si possa
rinunciare a valori che sono pezzi indissolubili
della nostra identità, compiamo
l'errore di relativizzare questi valori e
questi princìpi. La lotta all'antisemitismo è
un valore assoluto.
Noi vogliamo il dialogo tra israeliani e
palestinesi, vogliamo la pace in Medio
Oriente, vogliamo la riconciliazione tra
Israele e il mondo arabo, ma non può
essere certamente messa in discussione,
come capitolo del dialogo più generale,
un'indulgenza, una relativizzazione, una
assuefazione, una sorta di tolleranza indiretta
verso l'antisemitismo. Sono due
questioni completamente diverse, dunque
non facciamo l'errore di inserire, come
tema di negoziato, qualcosa che non è
negoziabile.
Ho detto molte volte che la sicurezza
di Israele è una delle questioni su cui
non si può negoziare. Il diritto all'esistenza
e il diritto alla sicurezza dello
Stato di Israele in Medio Oriente non è
e non può essere materia di negoziato.
Ugualmente, non può essere materia di
discussione il fatto che la Shoah sia stata
la tragedia più grande di tutta la storia
dell'umanità e che, evidentemente, nessuna
indulgenza a frasi correnti, ad
espressioni, a parole di uso comune può
essere giustificata, neanche per scherzo.
Ricordo qualche infelicissima storia di
personaggi importanti, non italiani, che
affermarono di aver pronunciato solo per
scherzo alcune frasi sugli ebrei. Su queste
cose non si può scherzare mai. Vi
ringrazio.
7. Intervento dell’on. Paolo CorsiniPRESIDENTE. Ringrazio il Ministro
Frattini, che ci ha dato uno spunto di
partenza importante, sia conoscitivo sia
teorico, per avviare il nostro lavoro.
Invito i colleghi a porre eventuali queSItI
o a svolgere osservazioni, tenendo
conto del limitato tempo a disposizione.
PAOLO CORSINI. Innanzitutto intendo
manifestare compiacimento per il fatto
che questa prima audizione avvenga in
una data assolutamente emblematica e
simbolica. Peraltro, sconcerta il dover leggere,
sulle prime pagine dei giornali di
questa mattina, che in Italia vengono distribuite
bustine di zucchero con battute
antisemite. È un dato veramente sconcertante.
Peraltro, voglio manifestare apprezzamento
per l'introduzione del Ministro
Frattini, nella quale trovo spunti, suggestioni
e motivi di approfondimento decisamente
condivisibili. Mi voglio limitare -
temo, forse, anche sulla base di una sorta
di deformazione professionale - soltanto a
tre osservazioni, che vogliono costituire un
contributo nell'ambito di una ricerca che
penso dovrà approdare a un testo conclusivo
largamente, anzi unanimemente, condiviso.
In primo luogo, credo che sarebbe utile
per i lavori del nostro Comitato approfondire
una linea di riflessione che il
Ministro Frattini ha soltanto parzialmente
anticipato, ma non dubito che condividerà
quanto sto per dire. Sarebbe opportuno
procedere a una distinzione categoriale tra
antigiudaismo, antisemitismo e razzismo -
la distinzione tra antigiudaismo e antisemitismo
reputo sia assolutamente fondamentale
- per avvalorare la gravità delle
due dimensioni. Peraltro, credo si possa
onestamente riconoscere che tutti gli antisemiti
sono razzisti, ma non tutti i razzisti
sono antisemiti. Questo è certamente
un problema.
Condivido, inoltre, l'impostazione del
Ministro Frattini quando ingloba nell'ambito
di categorie negative tanto il negazionismo,
cioè la linea che da Faurisson
arriva a Irving e ai loro epigoni, quanto il
revisionismo storiografico, nella sua accezione
specifica (non c'è dubbio che qualsiasi lettura storica è sempre revisionista e
Croce ci ha insegnato che la storia è
sempre storia contemporanea).
Infine, condivido la sottolinea tura sul
relativismo e sul fatto che esistono princìpi
e valori assoluti che non sono negozia bili.
In secondo luogo, certamente è valida
una prospettiva internazionale anche sotto
il profilo delle possibili e auspicabili iniziative
del Parlamento italiano, ma esiste
una specificità del caso italiano nell'ambito
dell'antisemitismo. Credo che di questo
dovremmo essere consapevoli, spingendoci
- pur non essendo un istituto di
ricerca storica, ma un Comitato parlamentare
- a cogliere la prospettiva storica
dell'antisemitismo italiano, che è riconducibile
ad alcune matrici ben riconoscibili.
Alcuni settori della Chiesa cattolica -
voglio essere molto cauto con questa affermazione,
perché parto dagli stessi presupposti
valoriali del Ministro Frattini
quanto alla mia fede cristiana e alla mia
adesione a questo impianto culturale -
tanto nella tradizione ottocentesca e novecentesca
quanto, purtroppo, anche attualmente,
costituiscono un problema.
Cito, poi, il fascismo, la tradizione neopagana
e alcuni settori della cultura radicale.
Questo indica che esiste una specificità
del caso italiano quanto allo sviluppo
di atteggiamenti, stili di vita, costumi,
orientamenti antisemiti.
Infine, credo che dobbiamo porci il
problema del « che fare » rispetto al contrasto
all'antisemitismo. A mio avviso, non
dobbiamo produrre semplicemente una
relazione di tipo accademico e questo non
significa far venir meno il rigore della
ricerca. Noi siamo un soggetto parlamentare
che può svolgere una funzione fondamentale
di orientamento dell'opinione
pubblica.
Penso a un'indagine che definisca una
mappa, le radici del pregiudizio antisemita,
la sua diffusione, i suoi agenti, il
fenomeno del tutto inedito della presenza
in rete dell'antisemitismo, che è una dimensione
del tutto moderna e contemporanea,
ma estremamente grave e preoccupante.
L'indagine, inoltre, dovrà definire quali
sono le iniziative che possiamopromuovere
sul piano della produzione legislativa
e politica; dovrà verificare se è possibile
ipotizzare la redazione di un manifesto del
Parlamento italiano sul tema dell'antisemitismo
che abbia una funzione di orientamento
pedagogico e di civilizzazione culturale
nel nostro Paese.
Infine - mi ha fatto molto piacere che
il ministro abbia toccato questo tema - è
possibile che il Parlamento italiano produca
una legge che finanzi e sostenga le
pregevoli iniziative che gli enti locali promuovono
nel nostro Paese quanto ai viaggi
della memoria e alla perpetuazione della
memoria dell'Olocausto? Parlo dell'Olocausto
non semplicemente come sacrificio,
ma come grande dramma, quello di un
genocidio unico. L'Olocausto, infatti, non è
l'unico genocidio nella storia dell'umanità,
ma certamente è il genocidio unico.
8. Intermezzo del Presidente Nirenstein.PRESIDENTE. Prima di dare la parola
all'onorevole Pia netta, vorrei fare un'osservazione,
senza la quale mi sembra che
tutto ciò che è stato così eminentemente
esposto manchi di un piccolo elemento,
che è invece importante: è la prima volta,
dopo la Seconda guerra mondiale, che il
popolo ebraico è nuovamente di fronte a
una minaccia fattuale e armata di sterminio.
Mi riferisco alla minaccia da parte di
Ahmadinejad, Presidente iraniano, cui peraltro
il ministro ha accennato descrivendone
tutte le aberrazioni. Questo punto
non deve essere dimenticato nel momento
in cui Ahmadinejad, affermando che
Israele è un « albero ammarcito » che
aspetta solo di essere distrutto (e lo ripete
più volte), prepara la bomba atomica e
fornisce ai suoi amici, ossia Hezbollah e
Hamas, armi in grado di produrre un
nuovo sterminio degli ebrei.
Vedremo se è possibile - su questo
sono al lavoro molti avvocati nel mondo -
produrre, in base alla Convenzione contro
il genocidio, un'accusa che abbia una base
legale solida.
9. Intervento dell’on. Enrico PianettaENRICO PIANETTA. Anche io voglio
ringraziare il Ministro Franco Frattini.
Direi che, con la sua audizione, questo
Comitato è partito molto bene, con ungrande inquadramento in merito a un
tema veramente importante.
Ricordo che Elie Wiesel, che ascolteremo
tra pOCO, disse in un'occasione: « Se
Auschwitz non ha guarito il mondo dall'antisemitismo,
che cosa potrà mai guarirlo?
» . Una frase davvero tremenda.
Questo Comitato dovrà contribuire a
compiere questo percorso. Non c'è dubbio
che il quadro politico generale alimenta la
tensione. Quando c'è la negazione della
Shoah, quando c'è la negazione dello Stato
di Israele, quando ci sono manifestazioni
come Durban II, come giustamente il Ministro
ha ricordato, quando ci sono parole
farneticanti di Capi di Stato, indubbiamente
si crea la cultura perché ci possano
essere menti che percepiscono e portano
avanti queste idee.
C'è anche un altro aspetto, altrettanto
importante, che ci deve preoccupare nella
stessa misura: l'antisemitismo quotidiano,
l'antisemitismo delle battute, l'antisemitismo
che indubbiamente riceve alimentazione
dal quadro generale.
Noi dovremo svolgere un'indagine precisa
per cercare di individuare gli aspetti
generali, ma anche le misure da adottare.
Giustamente Paolo Corsini ha detto che
dobbiamo occuparci del « che fare ».
Credo che, come ha concluso il Ministro,
la questione pedagogica, la cultura,
!'informazione siano aspetti fondamentali.
Forse, riprendendo le parole di Elie Wiesel,
Auschwitz non è riuscito a guarire il
mondo dall'antisemitismo perché non è
conosciuto adeguatamente, a livello delle
scuole, tra i giovani. A mio avviso, il nostro
Comitato dovrà forzare molto su questo
aspetto.
Giustamente il Ministro, quando sottolinea
la questione pedagogica, intende affermare
la necessità di creare questa cultura,
questa informazione. Il 12 per cento
(o il 44 per cento) di italiani che esprimono
sentimenti antisemiti deve essere
combattuto attraverso l'informazione sui
grandi misfatti e su ciò che anche lapolitica, ancora oggi, con la negazione
della Shoah e con la negazione di Israele,
alimenta continuamente.
9. Replica del Ministro Frattini e chiusura della Seduta.PRESIDENTE. Do la parola al Ministro
Frattini per la replica.
FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari
esteri. Credo che sia l'onorevole CorSIni
sia l'onorevole Pia netta abbiano
espresso parole molto chiare.
Penso che, nel prossimo sviluppo di
questa Commissione d'indagine, si possa
lavorare davvero - e il Governo è a
disposizione - per procedere sul « che
fare ».
Quali iniziative possono avere, ad
esempio, un miglior coinvolgimento degli
enti locali? Vi sono iniziative non coordinate
che dovrebbero condurre a un
piano pedagogico nazionale sulla memoria
e sulla consapevolezza del dramma della
Shoah, unico nella storia del mondo. Su
questo, ad esempio, oggi potremmo assumere
tutti l'impegno di lavorare concretamente,
ognuno per la propria parte, per
arrivar e a una programmazione di iniziative
concrete.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro
Frattini dell'audizione e anche dell'offerta
di aiuto, che sarà certamente sfruttata.
Autorizzo la pubblicazione in allegato
al resoconto stenografico della seduta
odierna del testo integrale dell'intervento
del deputato Raffaele Volpi, che non è
stato possibile pronunciare per l'imminente
inizio delle votazioni in Assemblea
(vedi allegato).
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9,15.
10. Allegato dell’intervento integrale dell’on. VolpiTESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO
DEL DEPUTATO RAFFAELE VOLPI
ALLEGATO
RAFFAELE VOLPI. Voglio ringraziare il Ministro Frattini per aver
voluto intervenire ai lavori di apertura del nostro Comitato e di averlo
fatto in una giornata particolarmente significativa.
Gli anticipo già una richiesta di forte collaborazione tra il suo
Ministero e il Comitato d'indagine sull'Antisemitismo della Camera
perché ritengo che oggi come oggi il tema che andiamo ad affrontare
non si può, purtroppo, trattare senza una approfondita ricostruzione
di una pericolosa e sempre presente rete antisemita che coinvolge in
modo significativo molti Paesi.
Devo dire che io stesso mi sono domandato quale potesse essere
il percorso da fare per il nostro Comitato e se già alcune risposte me
le ero date l'intervento del Signor Ministro mi ha confermato, con dati
e valutazioni, che ci aspetta il compito di legare memoria con
attualità.
La memoria come elemento di coscienza che deve sempre di più
diventare collettiva e attualità perché purtroppo dovremo confrontarci
con realtà esistenti che non possono essere considerate marginali.
Ritengo Signori Presidenti, Signor Ministro che ci spetti un compito
che non potrà e non dovrà essere catalogato unicamente fra le azioni
di « attenzione culturale ». Sarebbe un errore, sarebbe una azione
importante ma cieca.
Dovremo lavorare su un'attualità che rivela l'inquietante presenza
dell'antisemitismo oggi qui nel nostro paese, dovremo avere il coraggio
di non coprire con il velo dell'ipocrisia realtà che a volte si
intravedono, anche vicine, ma che spesso sono derubricate come solo
nostalgiche o come deviazioni di alcune subculture giovanili.
Ci sono ancora i « cattivi maestri ». Quelli che ricostruiscono le
teorie dell'odio sfruttando, in Italia come in molti altri Paesi, i
momenti di crisi economica e di valori per ravvivano le facili vulgate
che mai si sono sopite. Quelli che trovano nelle marginalità sociali i
luoghi per dare motivazioni richiamabili alle più bieche teorie e
suggeriscono oscene soluzioni.
La nostra missione non può e non deve essere solo teorica perché
i tempi mutati della tecnologia danno ad antisemiti, revisionisti e
negazionisti gli strumenti del nuovo millennio. La « rete » prima di
tutto. Luogo virtuale dove le cose peggiori diventano realtà. Vecchi e
nuovi simbolismi diventano prima mercato di oggetti e poi veicolatori
di idee sconvolgentemente malsane.
In una rete mondiale che sembra, rispetto all'antisemitismo,
superare le singole origini storiche ed ideologiche per unirsi in un
unico crogiolo di odio.
Questo impegno di conoscenza dovrà trasformarsi per noi, anche
con la sua collaborazione Signor Ministro, in un'azione di denuncia.Il Nostro Paese ha una storia di sofferta e conquistata democrazia
e deve essere tra i primi a dimostrare al suo interno ed alla comunità
internazionale che dice fermamente no all'antisemitismo denunciando
con ferma consapevolezza chi in Italia ed in altri Paesi ancora ne fa
propaganda e credo.


NOTE

(1) Composta da: Bruno Donato (PdL), Santelli Jole (PdL), Zaccaria Roberto (Pd), Lo Moro Doris (Pd), Sbai Souad (PdL), Amici Sesa (Pd), Bernini Bovicelli Anna Maria (PdL), Bertolini Isabella (PdL), Bianconi Maurizio (PdL), Bocchino Italo (PdL), Bordo Michele (Pd), Bressa Gianclaudio (Pd), Calabria Annagrazia (PdL), Calderisi Giuseppe (PdL), Cicchitto Fabrizio (PdL), Cristaldi nicolò (PdL), Dal Lago Manuela (LNP), D’Antona Olga (Pd), De Girolamo Nunzia (PdL), Donadi Massimo (IdV), Dussin Luciano (LNP), Favia David (IdV), Ferrari Pierangelo (Pd), Fontanelli Paolo (Pd), Giachetti Roberto (Pd), Giovannelli Oriano (Pd), La Loggia Enrico (PdL), Laffranco Pietro (PdL), Lanzillotta Linda (Misto), Lorenzin Beatrice (PdL), Mannino Calogero (UdC), Mantini Pierluigi (UdC), Minniti Marco (

(segue)

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