giovedì 27 dicembre 2007

Gaza: assedio criminale e genocida

Dal sito “Gaza Vivrà” otteniamo notizie aggiornate alle ore 17.3o del 26 dicembre 2007, che si aggiungono alle precedenti drammatiche notizie di questi giorni. La delegazione italiana che avrebbe dovuto verificare con i propri occhi la condizione umanitaria di un intero popolo segregato in un vero e proprio Lager non ha avuto permesso di accesso. Quotidianamente assistiamo ad un’azione propagandistica israeliana e sionista volta a propinarci una verità assai diversa da quella che si può riscontare di persona. Tutta la retorica sui diritti umani e la democratizzazione forzata dei paesi islamici si rivela per ciò che è: un modo di continuare la guerra con altri mezzi, con i mezzi propagandistici (carta stampata, media, convegnistica, etc.) della guerra ideologica nel tentativo di rendere i popoli europei conniventi ad una guerra di aggressione in atto da parecchi decenni: in Europa nessun esercito islamico scorre in lungo e largo per le nostre città ed il nostro territorio, cosa che viceversa accade in Medio Oriente, dove con in bocca la parola pace si svolge davanti ai nostri occhi una guerra feroce che ha superato gli orrori della seconda guerra mondiale e dove Bush si arroga quel diritto ad una “guerra preventiva” per la quale si era preteso di poter condannare Hitler come criminale.

Nel frattempo ricevo sulla mia posta privata la notizia di seguito riportata su una conferenza stampa che la Delegazione terrà domani in Roma. Conto di andarci ed eventualmente di riferirne, anche se non sono un giornalista professionista.
Antonio Caracciolo

Come in un campo di concentramento
A GAZA NON SI ENTRA!
riguardo gli incontri svolti dalla delegazine con le formazioni della Resisten
Comunichiamo che domani, 28 dicembre, alle ore 12:30

la delegazione di ritorno da Gaza
svolgerà una conferenza stampa a Roma


Presso - Hotel Madison, Via Marsala, 60 - 00185, Roma



* * *


SIAMO GRATI ALLA DELEGAZIONE ITALIANA

Dichiarazione diffusa ai mezzi di comunicazione dal Primo Ministro palestinese Haniye riguardo al mancato ingresso della delegazione italiana nella striscia di Gaza.

GAZA 26 DICEMBRE, ORE 17,30

"I Palestinesi nei Territori stanno soffrendo dell'assedio imposto loro ormai da anni, specialmente nella striscia di Gaza, dove un milione e mezzo di persone vive subendo le sanzioni e nell'isolamento causato dalla chiusura dei valichi.

Questa settimana le autorita' di occupazione hanno impedito ad una delegazione italiana di entrare nella striscia di Gaza con lo scopo di esprimere la propria solidarieta' con la popolazione assediata e di constatare quale sia l'attuale situazione in Gaza. Era previsto anche che la delegazione giudicasse della situazione sanitaria a Gaza, che e' sull'orlo del collasso a causa della mancanza di materiale sanitario. Della delegazione facevano parte personaggi noti, accademici e attivisti dei diritti umani della societa' italiana, come il senatore Fernando Rossi e Leonardo Mazzei, del comitato Gaza Vivra'. Pur non avendo ottenuto il permesso, la delegazione era determinata ad entrare nella striscia di Gaza, e i suoi membri hanno espresso la loro protesta per il rifiuto israeliano svolgendo due sit-in, uno nel Consolato italiano di Gerusalemme e l'altro vicino la Chiesa della Nativita' a Betlemme. Il ministero degli Esteri italiano aveva svolto il coordinamento necessario a permettere l'ingresso della delegazione, che avrebbe dovuto incontrare il primo ministro Ismael Haniya e il portavoce aggiunto Dr. Ahmad Bahar.

Pertanto, consideriamo il rifiuto isrealiano di permettere l'ingresso di questa delegazione come un loro tentativo di nascondere all'opinione pubblica europea i fatti terribili causati dalle sanzioni illegali e i crimini e gli omicidi compiuti quotidianamente da Israele. Inoltre, l'aver impedito il loro ingresso indica chiaramente che gli Israeliani non vogliono permettere alcun tipo di solidarieta verso il popolo di Gaza.

Siamo molto grati alla delegazione italiana per i tentativi che ha fatto di renderci visita, e invitiamo tutte le ONG internazionali ad inviare delegazioni per vedere come i Palestinesi stiano soffrendo per un'occupazione illegale, e a convincere i propri governi a fare pressione sugli occupanti affinche' mettano fine ai loro comportamenti vergognosi e criminali che non fanno differenza tra bambini, donne, anziani. Ribadiamo al nostro popolo che continueremo a lavorare per rompere l'assedio, continueremo ad essere fedeli ai nostri principi nazionali, denunceremo al mondo le atrocita' e i crimini commessi da Israele contro il nostro popolo e ci adopereremo presso la comunita' internazionale per ottenere il riconoscimento dei nostri diritti".

CONDANNIAMO IL DIVIETO ISRAELIANO

Ahmad Bahar e il Gruppo Parlamentare di HAMAS sulla vicenda della delegazione italiana.

GAZA 26 DICEMBRE, ORE 17,00

"Il dott. Ahmad Bahar, presidente con delega del Consiglio Legislativo Palestinese, ha lodato l'iniziativa della delegazione italiana in visita in Palestina, che sta compiendo degli sforzi per sciogliere lìassedio imposto sul popolo palestinese. Bahar ha definito la delegazione italiana come la "coscienza umana viva" che vuole combattere contro lìingiustizia e le aggressioni praticate dallìoccupazione israeliana nel terribile silenzio internazionale.

Bahar ha denunciato la sofferenza in cui si sta dibattendo la Striscia di Gaza colpita da una crisi umanitaria a causa dell'embargo e dell'assedio, che hanno distrutto l'economia.

L'assedio israeliano sta coinvolgendo la delegazione di solidarieta' con il popolo palestinese, perche' vuole impedire che venga fuori la verita' su quanto sta succedendo a Gaza.

Bahar ha invitato i cittadini liberi del mondo e i parlamenti arabi ed islamici a seguire l'esempio della delegazione italiana che vuole fare conoscere le violazioni israeliane contro il popolo palestinese e accelerare la fine dell'assedio.

Le autorita' di occupazione israeliane, oggi, hanno impedito per la seconda volta l'ingresso della delegazione italiana attravderso il valico di Beit Hanoun, a nord della Striscia di Gaza, La delegazione comprende diverse personalita' politiche, sociali, parlamentari, giornalisti, accademici e rappresentanti della societa' civile.

Il gruppo di Hamas apprezza il gesto della delegazione italiana. Da parte sua, il gruppo parlamentare del "Cambiamento e della Riforma" ha apprezzato la visita della delegazione italiana nei territori occupati palestinesi e gli sforzi per poter incontrare i parlamentari sequestrati nelle prigioni israeliane.

Durante un collegamento telefonico, il gruppo parlamentare ha ringraziato molto la delegazione italiana per il tentativo di entrare nella Striscia di Gaza e conoscere da vicino gli effetti disastrosi causati dall'assedio. La delegazione italiana ha espresso la speranza di riuscire a entrare a Gaza e ha sottolineato di esser portatrice del messaggio umanitario di molti italiani, svizzeri e di altre parti del mondo, simpatizzanti e sostenitori della Questione palestinese.

Da parte sua, il governo Haniyah condanna il divieto israeliano di fare entrare la delegazione italiana nella Striscia e lo considera un tentativo per nascondere i propri crimini nell'area.

Il dott. Mohammad Awad, direttore dell'ufficio del Consiglio dei ministeri nel governo Haniyah, ha condannato il divieto israeliano di far entrare nella Striscia la delegazione italiana guidata dal senatore della Repubblica italiana Fernando Rossi.
Durante la conferenza stampa svoltasi a Gaza questo pomeriggio, Awad e l'ex ministro per gli affari dei profughi, dott. Atef Odwan, hanno espresso il rammarico per il comportamento delle forze israeliane, e, nello stesso tempo, hanno ringraziato le personalita' italiane che sono arrivate a Gaza senza riuscire a entrare. Awad ha sottolineato che la delegazione italiana intendeva effettuare diverse visite di solidarieta' con gli abitanti della Striscia, che "vivono sotto l'ingiusto assedio che viola tutte le leggi internazionali" e ha aggiunto che il governo era in contatto continuo con la delegazione e che aveva preparato un programma per il giro nella Striscia - tra cui l'incontro con il primo ministro Ismail Haniyah. Awad ha chiesto di esercitare pressioni sul governo israeliano per fermare le aggressioni contro il popolo palestinese e rompere l’assedio imposto sulla Striscia".


Appendice I

Riporto qui una testimonianza diretta, diversa dal comunicato ufficiale, che ho trovato nel sito Geopolitica, dove però a nostro avviso soffre di scarsa visibilità. Lo riporto tale e quale senza ulteriore editing e conservando i riferimenti originali:

http://geopolitics.splinder.com/

Mercoledì, 26 Dicembre 2007
Delegazione italiana in Palestina: nuovo rifiuto di entrare a Gaza. Arancio: Israele Stato feroce.
Mercoledì 26 dicembre. Ore 12. In diretta da Gaza.

Dal nostro inviato Elvio Arancio.

Questa mattina siamo tornati al valico di Erez, per tentare di entrare. Nei giorni scorsi era emersa la possibilità che a tre di noi fosse concesso l'ingresso nella Striscia, dove il governo Hamas e varie associazioni ci stanno aspettando.

Il Consolato italiano ha fatto molte pressioni sul governo israeliano, anche questa mattina, attraverso numerose telefonate, ma è stato tutto vano. Inutile. Un vero smacco per il nostro governo, "amico di Israele" permettere che cittadini italiani, tra cui un senatore della Repubblica, siano respinti e trattati in questo modo.

Nella Striscia di Gaza non si entra. Dimostrazione a Erez.

Dopo aver appreso che anche oggi non saremmo potuti entrare nella Striscia, abbiamo tirato fuori cartelloni con su scritto, in varie lingue, "Stop all'Embargo", "Gaza vivrà", ecc., e telecamere e apparecchi fotografici. I soldati iniziato a innervosirsi, e hanno tentato di confiscarci tutto.

Abbiamo passato diverse ore fermi, sotto il sole caldissimo, al valico di Erez, sia in attesa di entrare sia, poi, per protestare.

Ora ci stiamo dirigendo verso Haifa, dove incontreremo il Partito Comunista.

Incontri interessanti con Hamas e Fronte Popolare

Ieri, abbiamo passato la giornata, dal mattino alla sera tardi, con membri e rappresentanti di Hamas e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, molto accoglienti e interessanti. Erano molto felici di vederci e noi di incontrare loro.

Tra gli esponenti di Hamas c'era il sindaco di El-Bireh, da poco scarcerato, e due altre personalità che nei giorni scorsi hanno incontrato Abu Mazen (il presidente dell'Anp, Mahmoud Abbas, ndr) per rinnovargli l’invito a riformare un governo di unità, ma lui ha rifiutato. Si può immaginare, dai soldi e dalla ricchezza (sembra una città turistica) che circolano a Ramallah (donazioni che giungono dagli Usa e da diversi Paesi europei), la ragione del rifiuto e dell'ostinazione di Abbas a non voler collaborare con Hamas (e a portare avanti persecuzioni, arresti, ecc., ndr).

Gli esponenti di Hamas hanno fatto notare al capo dell'Anp che "è più importante pensare al popolo palestinese che alle poltrone", ma Abu Mazen non sente ragioni (troppi soldi sono in gioco, e troppe richieste dall'"estero").

Durante il nostro incontro, Hamas ha ribadito di essere disposto a riconoscere Israele se questo, a sua volta, riconoscerà il diritto dei profughi palestinesi a far ritorno in patria, se si ritirerà entro i confini del '67, se nascerà uno Stato palestinese. Ma Israele è uno stato crudele, feroce.

Israele, Stato feroce

Da lontano, dall'Italia, dall'estero, non è facile rendersene conto. La propaganda mediatica e politica in Occidente è tutta a favore di Israele. La situazione reale in Palestina non trapela. Le ingiustizie, la ferocia a cui i palestinesi sono sottoposti da parte israeliana non emergono.

Noi abbiamo cercato di consigliare loro di "comunicare al meglio" le loro questioni. Per esempio, quando parlano di "riconoscimento di Israele se...", dovrebbero evidenziare che, "se Israele è disposto ad accogliere e rispettare le risoluzioni Onu", loro sono disponibili a riconoscerlo. Insomma, ribaltare l'ordine della comunicazione.

Abbiamo suggerito loro anche di dire: "Noi non riconosciamo QUESTO Israele": cioè uno Stato razzista, feroce, che nega tutti i diritti dei palestinesi", aprendo le porte al riconoscimento di uno Stato che accetti le risoluzioni Onu e la legalità internazionale.

Ma non è facile comunicare al meglio quando si vive in una situazione devastante: la rabbia per le continue ingiustizie e atrocità subite prende il sopravvento e le persone non sono più in grado di usare la comunicazione a loro favore.

Seguiranno aggiornamenti
postato da: saverio23 alle ore 14:47 | Permalink | commenti
categoria:palestina, mediterraneo, vicino oriente, entità sionista


Appendice II

Ho trovato in questa pagina notizie che per connessione tematica riporto qui di seguito.
Dai nostri inviati in Palestina,

I giornalisti di varie testate, tra cui al-Jazeera, hanno chiesto alla delegazione italiana i motivi della missione a Gaza e quali sono le iniziative avviate dal governo italiano contro l'arresto, da parte di Israele, del 45% dei parlamentari e ministri del governo Hamas democraticamente eletto.

Il senatore Fernando Rossi, che guida la delegazione ufficiale, ha risposto di aver presentato un'interpellanza, a cui il governo italiano ha risposto che "si sta prodigando per risolvere la situazione".

I giornalisti hanno fatto presente al gruppo di italiani che la "scusa" israeliana per tenere sotto assedio la Striscia di Gaza, e il milione e mezzo di suoi abitanti, è il "lancio di razzi Qassam" contro le cittadine israeliane oltre il confine, ma, hanno sottolineato, anche se in Cisgiordania ciò non accade, il governo di Tel Aviv ha chiuso i Territori e i suoi abitanti in tante enclavi separate dal Muro dell'Apartheid. Quale è la posizione italiana a questo riguardo? Accetta la chiusura dei Territori anche se la giustificazione non valida?

L'on.Rossi ha risposto che l'Italia condivide la posizione dell'Unione Europea e, su questa linea, offre aiuti alla Cisgiordania.

Elvio Arancio ha fatto notare che Ramallah è stata rimessa a nuovo dopo le devastazioni operate dagll'esercito israeliano: "Ci sono cantieri dovunque: si vede che arrivano soldi all'Anp di Abu Mazen. I ragazzini sono vestiti e pettinati all'ultima moda, hanno l'ultimo modello di cellulare, i negozi sono aperti e vendono di tutto. Per strada ci sono cartelli tedeschi e americani che annunciano "piani di sviluppo" per la popolazione. Sembra che la comunità internazionale stia tentando di salvarsi la faccia, rendendo una vita di prigionia (il Muro crea tanti banthustan) più sopportabile. Hanno creato una micro-economica, ma la "libertà" della gente, infatti, qui si ferma al primo checkpoint, alla prima barriera del Muro".

I giornalisti palestinesi hanno spiegato che, evidentemente, "l'Europa e gli Usa, attraverso l'invio di capitali, vogliono convincere la popolazione della Cisgiordania che a stare dalla "parte giusta", il governo di Fayyad-Abbas, conviene. Ma la gente non è stupida: ha capito benissimo che il presidente Abbas si è piegato al volere israelo-americano. La popolazione ha bisogno di uno Stato indipendente".

Rossi ha aggiunto: "La situazione della Striscia è quella che ci aspettavamo, una prigione a cielo aperto, ma sono rimasto sorpreso di vedere il contrasto con la prosperità di Ramallah".

Nella giornata di oggi, la delegazione si recherà al Consolato italiano per protestare contro il mancato ingresso nella Striscia di Gaza, dove si era recata ieri, da parte delle autorità militari israeliane. "Il governo italiano aveva chiesto a quello israeliano di lasciarci entrare. E' una bella umiliazione per l'Italia questo divieto di ingresso".

Questa mattina, il gruppo italiano ha incontrato alcuni membri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - FPLP - e Abla Saadat, la moglie di Ahmed Saadat, il leader incarcerato dagli israeliani.

Questa sera organizzerà invece un sit-in di protesta contro l'assedio di Gaza davanti alla Basilica della Natività, a Betlemme.

Domani tenterà di nuovo di attraversare il valico di Erez e di entrare nella Striscia.

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