DAGLI AMICI MI GUARDI IDDIO….
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Nessuno, che mi
risulti, ha notato, all’apertura di tali cori, che l’Unione Europea aveva
concesso all’Italia un incremento del rapporto deficit/PIL del di 2,2% per il
corrente anno, a fronte del 2,04% assicurato al governo “nemico” Lega-M5S.
Questo (misero)
0,16% del PIL, pari a poco più di 2,5 miliardi di euro, ci ha dato la misura
dell’amicizia nutrita dall’establishment
europeo nei confronti del nuovo governo. Per fare un paragone è assai meno del
deficit concesso alla Francia e comunque inferiore a quello realizzato dalla
Spagna (2,5%) che non sembrano preoccupare granché i vertici europei. Anche in
passato sono stati tollerati rapporti deficit/PIL superiori al 10% senza ansie
eccessive. Vero è che per l’Italia – a differenza di altri Stati (come
l’Irlanda e il Portogallo) - le dimensioni economiche e il complesso del debito
pubblico rende l’incremento più rischioso.
Ciò stante resta
il fatto che laddove esiste un rapporto d’amicizia
politica o quanto meno un interesse
comune degli Stati i rapporti economici non si misurano col bilancino e la
partita doppia, ma seguono esigenze e criteri di carattere politico. Facciamo
due esempi di questa costante nel
secolo scorso.
Il primo: quando
la Gran Bretagna, già in guerra con il III Reich, si trovò a corto di contante,
Roosvelt ne finanziò l’armamento con la legge “affitti e prestiti” con cui
praticamente concesse un credito amplissimo alla Gran Bretagna (e non solo).
Rischiando grosso, perché questa era esposta all’invasione delle Panzer Divisionen, per cui i creditori
americani correvano il rischio di ritrovarsi il debitore inglese “al gabbio”
tedesco.
Qualche anno dopo,
di fronte ad un’Europa distrutta dalla guerra, il Presidente Truman col piano
Marshall decise di aiutarne la ricostruzione con copiosi aiuti economici. Anche
in tal caso determinante fu l’esigenza politica di bloccare l’espansionismo
sovietico e di consolidare il rapporto con i governi amici dell’Europa
occidentale; comunque il piano si rivelò una mossa azzeccata anche economicamente,
perché consentì di accelerare il recupero delle economie europee con notevoli
benefici anche per quella USA.
Se i Presidenti
USA avessero valutato le situazioni ricordate in base al giornalmastro, forse
l’Inghilterra sarebbe finita sotto un Gauleiter
o qualche paese europeo-occidentale sotto un governo comunista o para-comunista
(di “larghe intese”) con notevole ridimensionamento della potenza USA (e
probabilmente, anche dell’economia). Quindi
era stata una scelta corretta e provvida quella di aiutare gli amici politici, anche correndo un
rischio elevato.
Se questo è vero,
occorre capire perché i governanti europei sono così avari nei confronti dei
loro “alleati” italiani e lesinino loro anche gli zerovirgola.
La prima
spiegazione è che gli eurocrati pensino che l’economia debba prevalere sulla
politica; ma l’ipotesi non è del tutto credibile – anche se in linea col
pensiero prevalente (oggi al tramonto). Questo perché l’ascesa del
popul-sovranisti rischia di mandare a casa gran parte degli attuali governanti
europei (in particolare quelli di centrosinistra, debilitati dalla disaffezione
del loro elettorato); e in politica, l’obiettivo di conservazione del potere è primario
onde non è credibile che, per qualche
zerovirgola si ripeta quanto già successo nel 2018: che l’Italia è stata il
primo paese dell’Europa occidentale ad avere un governo popul-sovranista.
Tenuto conto che
comunque c’è un interesse a dare una mano al governo giallorosso, occorre
cercare i motivi perché, a Bruxelles si limitino alla falange del mignolo.
All’uopo possono formularsi due ipotesi.
La prima è che si
considera il governo giallorosso poco o punto affidabile, per due ragioni
concorrenti. L’una che tutti i governi italiani dal 2008 ad oggi, pur
applicando, spesso con zelo, le direttive europee, non hanno fatto altro che
aumentare l’indice deficit/PIL.
Per cui il PD che
di quei governi (con l’eccezione del Conte 1) e dell’attuale è il sostegno più
qualificante è considerato poco affidabile. Alla fin fine coniuga le direttive
europee con la conservazione degli assetti vintage
e la strategia delle mance (alle banche, alle concessionarie “privatizzate”, ai
tax-consommers) per cui l’aumento del
deficit e della spesa non ha alcun effetto politico gratificante. La crescita dei consensi, anche rispetto alle
politiche 2018, dei partiti sovranisti (LEGA e FDS)
lo comprova. Come parimenti il crollo rovinoso dei 5S, aumentato dopo il varo del
governo Conte-bis. E qua veniamo alla seconda ragione: se il governo attuale,
già minoritario, continua a perdere consensi, l’aiuto è politicamente inutile.
Meglio trattare con chi ha una reale legittimazione democratica, e cioè il
consenso del potere maggioritario, perché quanto meno, ha più autorità nel far valere poi gli accordi
stipulati e mantenerli.
Insomma c’è un
grave sospetto che quello 0,16% in più di deficit sia dovuto alla scarsa considerazione
che “la dove si puote ciò che si vuole” si ha delle declinanti élite italiane.
Altre ragioni si potrebbero enumerare, ma paiono d’impatto minore. La sostanza
è che in Europa si aspettano l’imminente tracollo – se non definitivo, almeno
per un decennio – degli “amici” italiani.
Per cui come
succede in guerra dove gli ascari o gli auxilia
erano i primi ad essere sacrificati, così lo saranno gli “amici” italiani, a
prova di un rapporto ineguale più che di amicizia, di sudditanza. Politicamente
normale per chi la accetta.
Teodoro
Klitsche de la Grange
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