UN NUOVO CAPITOLO PER L’OPERA DI PUVIANI
Quando Amilcare
Puviani scrisse “L’illusione finanziaria” era, ovviamente, orientato e attento a
bilanci e spese dei grandi Stati dell’epoca. Nell’elencare le varie forme assunte
dall’illusione ad esempio ritorna quella delle spese militari che all’epoca,
assorbivano buona parte dei bilanci pubblici. Scriveva “Si ha l’illusione
nell’impiego o nel motivo della spesa se s’ignori in genere l’acquisto di
corazzate…; si ha invece illusione nel fine della spesa se s’ignori che la
esistenza del nostro naviglio o di certe sue unità vale o valse in una data
contingenza ad impedire l’attacco delle nostre coste”; quanto alle entrate
sosteneva poi che “Noi possiamo dunque concludere che le specie fondamentali di
illusione sulle entrate pubbliche attenuano il costo contributivo mercé…” e
continuava ricordando i relativi espedienti: nascondimento di ricchezze
prelevate, effetti penosi (sui contribuenti) sia immediati che mediati e così
via.
Un nuovo capitolo
bisogna aggiungere al lavoro di Puviani, dopo l’ultima legge di bilancio, dato
che l’economista non poteva prevedere come, in uno Stato del XXI secolo, si
sarebbe giustificato un aumento delle imposte; e le novità non mancano.
La prima
giustificazione, ed è il presupposto della manovra, è che l’Europa vuole che
non aumenti il debito pubblico. Ossia la colpa (e la responsabilità) non è dei
governanti. Ci siamo abituati a tale argomento ormai da (almeno) un decennio.
Quello che i nostri governanti – quasi tutti – non dicono è che l’indebitamento
può ridursi o contenendo le spese o aumentando le entrate. Che la seconda
strada sia quella perseguita in misura
preferenziale dalla classe dominante è altrettanto chiaro. A chi non volesse
vedere questa realtà, ricordate che qualche decennio orsono l’IVA era al 19%,
ora al 22%; che non c’era l’IMU e, fino al 1992 neppure l’ICI e così via. Per
non parlare delle aliquote IRPEF e del loro (mancato) aggiornamento o delle
rivalutazioni catastali. Per cui più che volontà della Merkel, la preferenza
dei governanti nostrani per la spremitura dei contribuenti è frutto di una libera interpretazione “nazionale” delle
direttive europee.
A parte ciò la
giustificazione prevalente degli aumenti delle imposte, sparse qua e là, è
frutto di due (principali) motivi. Il primo è che i governanti ci vogliono bene
e desiderano fare il nostro bene.
Ad esempio la
tassa sulle merendine e le bibite gassate (se non si sono perse per strada) è
dovuta non dalla propensione degli stessi per i nostri portafogli, ma dalla loro
intenzione di avere cura della nostra linea e salute. Per cui dovremmo
ringraziarli per cotanto affetto.
L’altro che
corrispondono a degli idola diffusi
almeno in parte dell’elettorato.
Non sappiamo la
fine della questione assorbenti. Anche qua la giustificazione data (da un
ministro) era che si poteva evitare lo spreco di carta sostituendoli con quelli
di stoffa, riusabili. Salvaguardando così le foreste (Amazzonica e del pianeta
in genere) usate, anche, per produrre carta.
Così per gli
imballaggi e, in genere, i contenitori di plastica; così nocivi per lo
smaltimento, l’inquinamento diffuso, la salute delle tartarughe marine (e pare
anche dei delfini). Onde Greta sicuramente li approva.
In sostanza la
giustificazione delle imposizioni presenta un carattere eudemonistico
associato, spesso, all’andare al seguito di esigenze di rilievo mediatico.
Come il tutto
riesca ad occultare il fatto che da decenni con questa politica non si è fatto
altro che sfruttare gli italiani (ingessando la società) e che, anche per
questo l’Italia è progressivamente arretrata e sorpassata da nazioni in
crescita, è cosa che non si può prevedere.
Ma, nel concludere
il suo libro, proprio Puviani notava che storicamente, può avvenire che a un
certo punto la disillusione finanziaria dei governanti prevalga sulle tecniche
prestigiatorie dei governanti: così – ricordava -
fu per la rivoluzione francese.
Vedremo.
Teodoro
Klitsche de la Grange
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