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Questo post merita di essere specializzato su un evento in fieri, raccogliendo qui tutte le notizie che riguardano Durban I e Durban II, i fatti che accadono e gli antefatti che li spiegano. È di ieri la notizia che l’on. Nirenstein si è fortemente attivata per mobilitare il parlamento italiano in un nuovo sabotaggio di Durban II. A chi con occhi sgombri e purezza di cuore osservi quanto si è storicamente delineato in Palestina non solo dal 1948 in poi ma fin dai primi insediamenti sionisti è chiaro cosa è successo e cosa stia succedendo. L’equiparazione che ai primi di settembre del 2001, guarda caso pochi giorni prima dell’attentato alle Torri Gemelle, numerosi paesi rappresentanti all’ONU, non è una forma di paranoia di quanti “odiano” Israele. Qui il concetto di “odio”, giustificabile in un trattato sui sentimenti umani di singoli individui, non ha proprio nessun senso. Non può essere assunto come un concetto della geopolitica, della politica e del diritto internazione, delle relazioni fra gli stati. Israele ha condotto e conduce in Palestina una politica genocida che è resa possibile dalle protezioni di cui ha goduto e gode, In previsione di una Durban si è già attivata tutta la rete lobbistica su cui Israele può contare. Come cittadini privati non possiamo certo illuderci di poter contrastare le forze scese in campo, ma come studiosi è questa una formidabile occasione per studiare un evento non più ex post ma ex ante, essendo già abbastanza chiaro il processo posto in essere. Per un verso siamo tristi per la tragedia che coinvolge un popolo martoriato di generazione in generazione, intediamo quello palestinese, da uno strano popolo – tenuto insieme da un una strana religione – che a sua volta lamenta di essere stato perseguitato, ma che ora è divenuto esso stesso persecutore, pretenendendo la nostra complicità. Nella nostra analisi non potremo seguire un ordine cronologico, ma la successione dei singoli paragrafi avverrà nell’ordine casuale con il quale riusciremo ad attingere le notizie, i dati, i documenti, le testimonianze. Le ripetizione e la forma letteraria sarà via via rivista. Stiamo qui sperimentando una forma di scrittura diretta online, che vuole essere un superamento del libro stampato, o almeno qualcosa che ne prescinde e che non vuol essere da meno. I Lettori potranno essere non più fruitori passivi, ma essi stessi coautori fornendo notizie aggiuntive ma anche critiche, che spetterà poi a me saper vagliare, valutare, utilizzare.
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Status: 20.11.08
Sommario: 1. Il delinearsi di una strategia del boicottaggio. –
1. Il delinearsi di una strategia del boicottaggio. – Mi era venuto il sospetto mesi addietro leggendo un attacco del 25 febbario 2008 da parte di Tzipi Livni a Louise Arbour, allora Commissario uscente del sezione ONU deputata ai diritti umani. Il via dato dalla Livni è raccolto nei vari paesi dai membri della Diaspora, ovvero dalla Israel lobby dislocata nei singoli stati. Sarebbe interessante cogliere cronologicamente tutti gli interventi a far data dal 25 di febbraio 2008, ma non è una ricerca facile senza la collaborazione dei Lettori. Qui mi limito ad indicarne alcuni. Di Giorgio Israel, da me detto in tono canzonatorio e non antisemita Giorgino – una volta avevo aggiunto al nome Giorgino anche una deformazione del cognome in l’Israelitico, che suonava bene, ma in un faziosissima trasmissione notturna di radio radicale, ho sentito che dall’interessato veniva ese additata come forma di antisemitismo e mi sono precipato a cancellarla in tutti i luoghi dove compare, lasciando solo Giorgino che lo stesso è disposto ad accettare in quanto solamente “canzonatorio” in una corrispondenza privata subito interrotta – Giorgino dunque in un articolo apparso su “Libero” del 4 luglio 2008, giò suonava la grancassa del boicottaggio, vedi qui e poi qui. Di questo signore che mi fa pensare a Giorgino ricordo però un altro attacco in cui gettava fango su Louise Arbour, chiamandola giorginamente “questa signora” per lasciare intendere che signora non è affatto. Ed è proprio per questi suoi modi tanto furbeschi quanto cialtroni che io lo chiamo “Giorgino” ad imitazione del noto Pierino, che di fa le sue malefatte e poi si rivolge alla maestra per averne protezione.
Agli inizi di settembre 2001, pochi giorni prima dell’11, la Commissione ONU riunita in Durban nel Sud Africa stava per condannare nuovamente e pesantemente Israele equiparando sionismo e razzismo: la pura verità. Fu solo il pronto boicotaggio da parte degli Usa e di Israele che impedì la formalizzazione di un comune convincimento dei rappresentanti degli stati allora riuniti. Il grande timore dagli inizi di quest’anno è che con Durban II previsto per l’aprile del prossimo anno si riapra il fascicolo allora chiuso per boicottaggio: il boicottaggio va bene per Durban, non va bene per la Fiera del Libro con Israele ospite d’onore per il 60° anniversario della sua fondazione, che ha significato per i palestinesi la Nakba, la pulizia etnica, l’apartheid, il genocidio, il blocco navale e terrestre di Gaza, i posti di blocco in Cisgiordania, l’affamamento dei palestinesi di gaza e di Cisgordania, il procedere degli insediamento, la corruzione di Abu Mazen, la truffa dei due stati con uno stato palestinese gruviera, e quanto più se ne hanno tanto più se ne mettano. Tutto questo potrebbe venire a galla in Durban II e destare il mondo dalla sua colpevole omertà nei confronti di Israele, che fa esattamente tutto quello che è vietato nelle solenni e retoriche diciarazioni su diritti umani. Gli ascari di «Informazione Corretta», la cui costituzione e funzione, è sempre stata quella di far passare la più becera propaganda isrealiana, tentando di intimidire chiunque in Italia appena un poco osasse essere critico verso Israele, esce ora allo scoperto in modo ancora più sfacciato:
2. Simona. – Prevediamo una maratona mediatica da oggi al prossimo aprile, data in cui è prevista una Durban II. La prima fu sabotata da Usa e Israele, ma allora emerse comunque un orientamento che conserva tutto il suo valore. Non è il formalismo aggiuntivo di una deliberazione che possa mutare la sostanza delle cose, e cioè che il sionismo è l’ultima occupazione coloniale della storia, un residuo del XIX secolo. Terremo perciò nota di tutti gli elementi del dibattito, o meglio della sorda lotta politico-mediatico-diplomatica che si è già scatenata. Ne avevo avvistato i prodromi in una dichiarazione della stessa Livni di mesi or sono. Adesso esce allo scoperto annunciando che Israele non parteciperà alla Conferenza, dove del resto avrebbe potuto partecipare solo in veste di imputato. Ciò non le impedirà di venire condannata in contumacia. È da vedere quanti altri stati vorranno sabotare la Conferenza e perché intendono farlo, ossia fornendo quali motivazioni.
3. Storia delle equiparazioni fra razzismo e sionismo. – Danielle Sussmann, suo malgrado, fornisce notizie utili sulle equiparazione fra sionismo e razzismo. Il ragionamento che svolge per scagionare Israele da una condanna meritata è alquanto curioso. Poiché fra i giudici vi sono stati che non riconoscono Israele, per gli stessi motivi per i quali è stata condannata, il giudizio non è valido. Ma allora a maggior ragione occorrerebbe ripetere gli stessi argomenti per il Tribunale di Norimberga, sul quale si è poi fondato l’ideologia dell”«Olocausto». (segue)
4. La mozione di madonna Fiammetta. – Riporto qui il testo ripreso dal siti sionista di «Informazione Corretta», di cui mi riservo più in là lo studio e l’analisi.
Trarrò dal testo elementi di informazione che verrano sistemati in appositi paragrafi. Quella storia, benché fallita, è tutta da ricostruire. Natuarlemente, non ritengo che fosse ingiusta e sbagliata l’equiparazione di sionismo e razzismo. Attraverso una ricostruzione di quel fallimento, di quel sabotaggio, e del prossimo che si vuol ripetere sarà possibile trarre una lezione di storia direttamente dai fatti presenti, alcuni di recente trascorsi, altri in preparazione. È inutile aspettarsi lumi dalla televisione di stato o dai discorsi del presidente Napolitano.
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Status: 20.11.08
Sommario: 1. Il delinearsi di una strategia del boicottaggio. –
1. Il delinearsi di una strategia del boicottaggio. – Mi era venuto il sospetto mesi addietro leggendo un attacco del 25 febbario 2008 da parte di Tzipi Livni a Louise Arbour, allora Commissario uscente del sezione ONU deputata ai diritti umani. Il via dato dalla Livni è raccolto nei vari paesi dai membri della Diaspora, ovvero dalla Israel lobby dislocata nei singoli stati. Sarebbe interessante cogliere cronologicamente tutti gli interventi a far data dal 25 di febbraio 2008, ma non è una ricerca facile senza la collaborazione dei Lettori. Qui mi limito ad indicarne alcuni. Di Giorgio Israel, da me detto in tono canzonatorio e non antisemita Giorgino – una volta avevo aggiunto al nome Giorgino anche una deformazione del cognome in l’Israelitico, che suonava bene, ma in un faziosissima trasmissione notturna di radio radicale, ho sentito che dall’interessato veniva ese additata come forma di antisemitismo e mi sono precipato a cancellarla in tutti i luoghi dove compare, lasciando solo Giorgino che lo stesso è disposto ad accettare in quanto solamente “canzonatorio” in una corrispondenza privata subito interrotta – Giorgino dunque in un articolo apparso su “Libero” del 4 luglio 2008, giò suonava la grancassa del boicottaggio, vedi qui e poi qui. Di questo signore che mi fa pensare a Giorgino ricordo però un altro attacco in cui gettava fango su Louise Arbour, chiamandola giorginamente “questa signora” per lasciare intendere che signora non è affatto. Ed è proprio per questi suoi modi tanto furbeschi quanto cialtroni che io lo chiamo “Giorgino” ad imitazione del noto Pierino, che di fa le sue malefatte e poi si rivolge alla maestra per averne protezione.
Agli inizi di settembre 2001, pochi giorni prima dell’11, la Commissione ONU riunita in Durban nel Sud Africa stava per condannare nuovamente e pesantemente Israele equiparando sionismo e razzismo: la pura verità. Fu solo il pronto boicotaggio da parte degli Usa e di Israele che impedì la formalizzazione di un comune convincimento dei rappresentanti degli stati allora riuniti. Il grande timore dagli inizi di quest’anno è che con Durban II previsto per l’aprile del prossimo anno si riapra il fascicolo allora chiuso per boicottaggio: il boicottaggio va bene per Durban, non va bene per la Fiera del Libro con Israele ospite d’onore per il 60° anniversario della sua fondazione, che ha significato per i palestinesi la Nakba, la pulizia etnica, l’apartheid, il genocidio, il blocco navale e terrestre di Gaza, i posti di blocco in Cisgiordania, l’affamamento dei palestinesi di gaza e di Cisgordania, il procedere degli insediamento, la corruzione di Abu Mazen, la truffa dei due stati con uno stato palestinese gruviera, e quanto più se ne hanno tanto più se ne mettano. Tutto questo potrebbe venire a galla in Durban II e destare il mondo dalla sua colpevole omertà nei confronti di Israele, che fa esattamente tutto quello che è vietato nelle solenni e retoriche diciarazioni su diritti umani. Gli ascari di «Informazione Corretta», la cui costituzione e funzione, è sempre stata quella di far passare la più becera propaganda isrealiana, tentando di intimidire chiunque in Italia appena un poco osasse essere critico verso Israele, esce ora allo scoperto in modo ancora più sfacciato:
Informazione Corretta - Corriere della Sera Informazione che informaIn questo monitoraggio abbiamo potuto documentare un’azione lobbistica scaglionata nel tempo ma finalizzata all’evento che si vuole boicottare. La Israel lobby esiste! Nelle Commissioni esteri di Camera e Senato sono stato collocati uomini (e donne) giusti al posto giusto. La loro funzione è di agire per l’ordine che viene da Israele: boicottare l’Onu impedendo all’Italia di partecipare alla Conferenza di Ginevra. Vedremo che cosa farà Franco Frattini. Anche noi di «Civium Libertas» invitiamo i nostri Lettori a scrivere in senso contrario agli stessi indirizzi forniti dai lobbisti israeliani di «Informazione Corretta», ma in aggiunta a tutti i singoli componenti delle Commissioni Esteri di Camera e Senato di cui forniamo di seguito gli indirizzi: Componenti della Commissione Esteri alla Camera: Presidente: Stefani Stefano (Lega Nord Padani); Vicepresidenti: Narducci Franco - sito (Pd), Nirenstein Fiamma - sito (PdL); Segretari: Biancofiore Michela (PdL), Fedi Marco - sito (Pd); Altri membri: Adornato Ferdinando (UDC), Angeli Giuseppe (Pdl), Antonione Roberto (PdL), Barbi Mario (Pd), Casini Pier Ferdinando (UDC), Boniver Margherita - sito (PdL), Colombo Furio (Pd), Corsini Paolo (Pd), Cota Roberto (Lega Nord Padania), D’Alema Massimo (Pd), De Girolamo Nunzia - sito (PdL), Dozzo Giampaolo (Lega), Evangelisti Fabio (IdV), Fassino Piero (Pd), Guzzanti Paolo (PdL), La Malfa Giorgio (Misto), Lunardi pietro (PdL), Malgieri gennaro (PdL), Maran Alessandro (PdL), Mecacci Matteo (Pd), Merlo Ricardo Antonio (Misto), Migliori Riccardo (PdL), Moles Giuseppe (PdL), Napoli Osvaldo (PdL), Nicolucci Massimo (PdL), Orlando Leoluca (IdV), Parisi Arturo Mario Luigi (Pd), Pianetta Enrico (PdL), Picchi Guglielmo (PdL), Pini Gianluca (Lega), Pistelli Lapo (Pd), Porta Fabio (Pd), Repetti Manuela (PdL), Rigoni Andrea (Pd), Ruben Alessandro (PdL), Tempestini Francesco (Pd), Tremaglia Mirko), Veltroni Walter (Pd), Vernetti Gianni (Pd), Zacchera Marco (PdL). Componenti della Commissione Esteri al Senato: Presidente: Dini Lamberto, PdL; Vicepresidenti: Cabras Antonello (Pd), Divina Sergio (LND); Segretari: Amoruso Francesca Maria (PdL), Micheloni Claudio (PD); Andreotti Giulio (UDC-SVP-Aut), Bettamio Giampaolo (PdL), Bricolo Federico (LNP), Caligiuri Battista (PdL), Compagna Luigi (PdL), Di Girolamo Nicola (PdL), Follini Marco (PD), Livi Bacci Massimo (PD), Marcenaro Pietro (PD), Marinaro Francesca Maria (PD), Marini Franco (PD), Nessa Pasquale (PdL), Palmizio Elio Massimo (PdL), Pedica Stefano (IdV), Pera Massimo (PdL), perduca Marco (PD), Pisanu Beppe (PdL), Rutelli Francesco (Pd), Scalfaro oscar Luigi (Misto), Tofani Oreste (PdL), Tonini Giorgio (Pd).
20.11.2008 L'Italia non partecipi alla Conferenza di Ginevra, la Durban 2 che metterà Israele sul banco degli imputati
invitiamo i nostri lettori a scrivere al presidente del Consiglio Berlusconi e al ministro degli Esteri Frattini
Testata:Informazione Corretta - Corriere della Sera
Autore: la redazione
Titolo: «Lo Stato ebraico boicotta il vertice Onu sul razzismo»
Dal CORRIERE della SERA del 20 novembre 2008, riportiamo la breve
"Lo Stato ebraico boicotta il vertice Onu sul razzismo":
GERUSALEMME — Israele non parteciperà alla conferenza Onu sul razzismo a Ginevra in aprile, temendo che si trasformi in un forum anti-israeliano come accadde nel 2001 a Durban. Lo ha annunciato ieri il ministro degli Esteri Tzipi Livni. «I documenti preparatori indicano come la conferenza si stia trasformando in un tribunale anti-israeliano», ha detto, invitando la comunità internazionale a boicottare l'incontro perché «cerca di legittimare l'odio e l'estremismo». Il Canada non parteciperà. Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda e Francia potrebbero fare altrettanto.
Invitiamo i lettori di INFORMAZIONE CORRETTA a scrivere al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e al ministro degli Esteri Franco Frattini chiedendo che anche l'Italia rifiuti di partecipare alla Conferenza di Ginevra, che come la precedente Conferenza di Durban sarà una tribuna mondiale della peggiore propaganda antisemita e razzista.
Ecco gli indirizzi a cui scrivere:
berlusconi_s@camera.it
frattini_f@camera.it
I link alle pagine con i moduli per inviare i messaggi:
http://www.camera.it/altresezionism/1568/1567/email.asp?recipient=berlusconi_s@camera.it
http://www.camera.it/altresezionism/1568/1567/email.asp?recipient=frattini_f@camera.it
Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90
lettere@corriere.it
2. Simona. – Prevediamo una maratona mediatica da oggi al prossimo aprile, data in cui è prevista una Durban II. La prima fu sabotata da Usa e Israele, ma allora emerse comunque un orientamento che conserva tutto il suo valore. Non è il formalismo aggiuntivo di una deliberazione che possa mutare la sostanza delle cose, e cioè che il sionismo è l’ultima occupazione coloniale della storia, un residuo del XIX secolo. Terremo perciò nota di tutti gli elementi del dibattito, o meglio della sorda lotta politico-mediatico-diplomatica che si è già scatenata. Ne avevo avvistato i prodromi in una dichiarazione della stessa Livni di mesi or sono. Adesso esce allo scoperto annunciando che Israele non parteciperà alla Conferenza, dove del resto avrebbe potuto partecipare solo in veste di imputato. Ciò non le impedirà di venire condannata in contumacia. È da vedere quanti altri stati vorranno sabotare la Conferenza e perché intendono farlo, ossia fornendo quali motivazioni.
3. Storia delle equiparazioni fra razzismo e sionismo. – Danielle Sussmann, suo malgrado, fornisce notizie utili sulle equiparazione fra sionismo e razzismo. Il ragionamento che svolge per scagionare Israele da una condanna meritata è alquanto curioso. Poiché fra i giudici vi sono stati che non riconoscono Israele, per gli stessi motivi per i quali è stata condannata, il giudizio non è valido. Ma allora a maggior ragione occorrerebbe ripetere gli stessi argomenti per il Tribunale di Norimberga, sul quale si è poi fondato l’ideologia dell”«Olocausto». (segue)
4. La mozione di madonna Fiammetta. – Riporto qui il testo ripreso dal siti sionista di «Informazione Corretta», di cui mi riservo più in là lo studio e l’analisi.
Mozione presentata dall’On. Nirenstein il 29 ottobre
discussa e votata in Aula all’unanimità il 4 dicembre
sulle iniziative in vista della preparazione della Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza, che si svolgerà a Ginevra nel mese di aprile 2009
(Segue intervento in Aula. Per vedere il video della discussione clicca qui)
La Camera,
premesso che:
la «Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza», svoltasi a Durban nel 2001 su iniziativa dell'Onu, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo si trasformò
[giustamente. I firmatari sembrano essersi dimenticati che dovrebbero essere parlamentari della repubblica italiana, non di Israele. I firmatari meritano di essere sempre tenuti in debita memoria per ciò che hanno fatto e per ciò che faranno: l’albero si conosce dai frutti. Cosa è un “atto di indirizzo”? Lo abbiamo studiato nei Manuali, di diritto costituzionale, ma andremo adesso a studiarlo nel caso concreto.]in un processo politico contro lo Stato di Israele, chiamato, dal banco degli imputati, a rispondere ad accusatori che erano (e sono) per la gran parte regimi responsabili di politiche costituzionalmente fondate sul rifiuto del pluralismo culturale, sull'intolleranza religiosa e sulla persecuzione di ogni forma di dissenso e di «differenza» personale o civile;
in quell'occasione, la Conferenza Onu - incentrata, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, surrettiziamente, sul «caso Israele» fece dunque del razzismo il pretesto per rilanciare una campagna di linciaggio morale, politico e religioso del popolo ebraico e dello Stato d'Israele;
il clima della Conferenza di Durban venne quindi compromesso dall'atteggiamento discriminatorio di alcuni Stati e capi di governo (da Mugabe a Fidel Castro) e della maggior parte delle organizzazioni non governative (ONG) presenti: per questa ragione, gli Stati Uniti e Israele abbandonarono la Conferenza, nel corso della quale si verificarono numerosi episodi di natura antisemita, come la distribuzione ai partecipanti dei Protocolli dei Savi di Sion e l'esclusione di membri di ONG ebraiche da alcune sessioni del Forum delle ONG, che si svolgeva in concomitanza al vertice;
fino all'ultimo dei nove giorni della Conferenza, alcuni paesi tentarono di reiterare il precedente della Risoluzione 3379 approvata dall'Assemblea Generale ONU nel 1975 (e peraltro revocata, dallo stesso consesso, il 16 dicembre 1991) e di inserire nella Dichiarazione finale del vertice la formula «sionismo uguale a razzismo»; il tentativo venne infine scongiurato anche grazie alle pressioni dell'Unione Europea;
la prossima Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, nota come «Durban II» o «Durban Review Conference», è programmata per l'aprile 2009, a Ginevra; il Comitato preparatorio è presieduto dalla Libia ed è composto da stati come Iran e Cuba. Osservando la preparazione, si evince che è alto il rischio che anche la prossima Conferenza contro il razzismo si trasformi in una conferenza razzista contro Israele;
verso la metà di ottobre, il Comitato preparatorio ha raccolto tutti i contributi nazionali in un documento di lavoro in vista della predisposizione del Documento finale della prossima Conferenza di Ginevra; nel testo si allude in modo tanto implicito quanto scoperto a Israele come a un'entità «straniera occupante la cui legge si basa sulla discriminazione razziale [...] che costituisce una grave violazione dei diritti umani e del diritto umanitario, un nuovo modello di apartheid, un crimine contro l'umanità, una forma di genocidio e una seria minaccia alla pace e alla stabilità internazionale»; su questa base si «reitera la preoccupazione [dell'ONU] per la grave condizione del popolo palestinese soggetto all'occupazione straniera»; il fatto che i palestinesi siano l'unico popolo menzionato come oggetto di discriminazione prospetta una evidente continuità con la linea perseguita nella Conferenza di Durban;
se la discussione su razzismo e discriminazione continuerà a poggiare su premesse di questo genere, la «Durban Review Conference» diventerà di nuovo un accanito forum anti-israeliano. Quanto al tema del razzismo, è oltremodo errato il pregiudizio tipico del vertice del 2001, che ritroviamo nei documenti preparativi attuali, secondo i quali il razzismo, l'intolleranza e la schiavitù sono responsabilità esclusiva dell'Occidente. La storiografia qualificata corrente ha confermato che tali fenomeni hanno una ben più vasta e globale diffusione. Un'analisi sbagliata renderebbe impossibile contrastare le politiche di oppressione etnica, culturale e religiosa che negli ultimi decenni hanno insanguinato vaste aree del mondo, tra le quali oggi emerge, con sempre più allarmante chiarezza, la persecuzione violenta dei cristiani in molti paesi islamici e in larga parte del continente asiatico;
numerosi Paesi si sono già dimostrati consapevoli del rischio di replicare nel 2009 a Ginevra quanto avvenne nel 2001 a Durban: nello scorso gennaio il Canada, valutandone il processo preparatorio, ha annunciato tramite il proprio Ministro degli esteri e il Segretario di Stato per il multiculturalismo e l'identità canadese, che non parteciperà alla Conferenza di Ginevra; Israele ha dichiarato a sua volta che non parteciperà sotto la minaccia che la Conferenza si trasformi in una tribuna di propaganda antisemita. Il Congresso Americano ha adottato la Risoluzione 1361 (23 settembre) che impegna il Governo a «guidare un grande sforzo diplomatico [...] per sconfiggere la campagna di alcuni membri dell'Organizzazione della Conferenza Islamica per distogliere la Review Conference dai problemi reali [...], attaccando invece Israele, promuovendo l'antisemitismo e sovvertendo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo». Il Presidente francese Sarkozy ha annunciato il ritiro dal percorso preparatorio se esso non abbandonerà la deriva anti-israeliana;
impegna il Governo:
a verificare con attenzione, assieme ai partners europei, gli esiti e gli orientamenti che emergono dal processo di preparazione della prossima «Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza»;
a intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma ispirata all'intolleranza e alla discriminazione etnica, culturale e religiosa;
ad agire perché i documenti preparatori contengano solo l'intento di combattere il razzismo e la discriminazione a qualsiasi latitudine e per qualsiasi motivo essa sì rappresenti e perché decada lo scopo non recondito della delegittimazione dello Stato d'Israele;
ad esercitare la massima vigilanza e ad agire concretamente affinché la Conferenza sia effettivamente volta a promuovere la lotta contro il razzismo e contro le discriminazioni di ogni genere, piuttosto che un pretestuoso palcoscenico per l'incitamento all'odio nei confronti di alcuni popoli, stati o minoranze etniche e religiose.
(1-00055)
«Nirenstein, Bocchino, Boniver, Guzzanti, Pianetta, Picchi, Ruben, Pistelli, Repetti, Corsini, Colombo, Mecacci, Malgieri, Mazzoni, Maran, La Malfa».
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Intervento in Aula (consegnato agli atti e riassunto al momento delle dichiarazioni di voto):
Signor Presidente, Colleghi,
rischia di ripetersi oggi, a sette anni di distanza, un evento che ha portato grande disonore alla comunità internazionale rappresentata dall’ONU, e la mozione che ci accingiamo a discutere è intesa a salvare il senso del grande valore che appunto l’ONU, nato sulle ceneri della seconda guerra mondiale, dovrebbe dare alla lotta contro il razzismo. Invece durante la conferenza di Durban dell’agosto 2001 contro il razzismo, alla vigilia dell’11 settembre 2001, in Sud Africa si prefigurava ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi giorni, ovvero l’attacco terroristico più letale e significativo che il mondo avesse mai visto, quello che purtroppo doveva aprire una nuova era.
A Durban le ONG invitate a fiancheggiare la conferenza dell’ONU contro il razzismo, marciavano in cortei che portavano il ritratto di Bin Laden, che maledivano l’America e ne bruciavano le bandiere, che proclamavano Israele stato di apartheid, i cui partecipanti inseguivano gli ebrei che osassero apparire con la kippà. Nelle varie sessioni della conferenza, Mugabe, Fidel Castro, Arafat, arringavano i delegati con accenti di disprezzo verso l’Occidente e di puro odio verso Israele. Dalle riunioni delle ONG, gli ebrei venivano cacciati a forza, documenti antisemiti dai toni inenarrabili inneggiavano alla guerra terrorista. Io li conservo, inondarono la conferenza e la stampa. Si distribuiva ai partecipanti i Protocolli dei Savi di Sion. Il fenomeno della schiavitù, da cui certo nessuna civilizzazione può dirsi aliena, veniva addossato alla sola società occidentale, con conseguenti deliri ideologici che faceva specie veder trattati da una tribuna internazionale così prestigiosa.
Io ho visto tutto questo di persona, e mi ricordo quando, sconsolate, Margherita Boniver, allora Sottosegretario agli Esteri con delega per i Diritti Umani ed io ci incontravamo nei corridoi del palazzo che ospitava la conferenza dell’ONU. Le pressioni dell’Unione Europea e i furiosi interventi del Canada, di Israele e degli USA impedirono che nel documento finale si inserisse la dichiarazione “sionismo uguale razzismo”, che solo dieci anni prima era stata cancellata dall’ONU per rimediare allo scempio del 1975.
Oggi siamo qui a cercare di impedire che quello scempio si ripeta identico nel prossimo mese di aprile a Ginevra, dove la seconda puntata di quella conferenza viene preparata esattamente con le stesse modalità di quello scandalo internazionale. Oltre all’Australia, alla Danimarca, al Canada, adesso i portavoce del presidente eletto americano Barack Obama hanno assicurato che gli USA non prenderanno parte a quella conferenza se si configurerà nei termini attuali; anche Hillary Clinton promise in campagna elettorale che gli USA saranno in testa alla campagna di boicottaggio della conferenza. Israele ha già dichiarato che stavolta non cadrà nella trappola. Infatti questa conferenza che dovrebbe essere contro il razzismo e “verificare i progressi” fatti dal 2001, sta preparando, sulla base del lavoro di un Bureau preparatorio presieduto dalla Libia e composto da stati come Iran e Cuba, violatori sistematici dei diritti umani, il documento che costituirà la base dei lavori della conferenza di Ginevra. L'ultima bozza di tale documento, pubblicata di recente, si riferisce a Israele come a un’entità "straniera occupante la cui legge si basa sulla discriminazione razziale […] che costituisce un nuovo modello di apartheid, un crimine contro l’umanità una forma di genocidio e una seria minaccia alla pace e alla stabilità internazionale”. I palestinesi sono l'unico popolo menzionato come oggetto di discriminazione e viene invocato il diritto al ritorno. I documenti, piuttosto di occuparsi della cultura dell’odio e del suo carattere discriminante nei confronti di svariate minoranze etniche e religiose, si riferiscono invece esclusivamente ai problemi derivanti dall’identificazione dell’islamismo col terrore e dei pregiudizi da cui la società occidentale sarebbe inondata su questo tema. Non sono citati i continui attacchi religiosi ai cristiani nei Paesi mussulmani, ma solo “il monitoraggio e la sorveglianza dei luoghi di culto dei centri di cultura e di insegnamento dell’Islam” e quando si ricorda quasi incidentalmente l’antisemitismo e la cristianofobia, si invita invece a fare “particolare attenzione” all’islamofobia. La conferenza contro il razzismo viene di nuovo dunque impostata su un terreno prefabbricato, pieno di bias e di cultura dell’odio. I nostri partner europei, Francia, Inghilterra, Olanda e Danimarca, dopo la pubblicazione dell’ultima bozza del documento preparatorio, stanno fissando delle linee rosse che se non tenute in considerazione porteranno all'abbandono del processo di Durban. L’Italia, dal suo onorato ruolo nell’ONU e nel Consiglio per i Diritti Umani nel 2010, ha i mezzi per monitorare nelle sedi competenti il processo preparatorio della prossima conferenza.
Sono sessanta anni in questi giorni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Oggi, l'accoglimento della mozione in esame rappresenterebbe un omaggio a questo documento fondante della nostra società democratica e una semplice ma ben motivata difesa dell’onore della comunità internazionale, dell’onore che l’ONU abbandona soggiacendo alla forza delle nazioni e delle forze totalitarie e nemiche dei diritti umani, troppo spesso dimentico di se stesso, anche di fronte a un pericolo che è quello ben chiaro e ben presente del diffondersi della cultura dell’odio e quindi della guerra di religione, che porta al terrorismo internazionale e al disprezzo della democrazia.
Trarrò dal testo elementi di informazione che verrano sistemati in appositi paragrafi. Quella storia, benché fallita, è tutta da ricostruire. Natuarlemente, non ritengo che fosse ingiusta e sbagliata l’equiparazione di sionismo e razzismo. Attraverso una ricostruzione di quel fallimento, di quel sabotaggio, e del prossimo che si vuol ripetere sarà possibile trarre una lezione di storia direttamente dai fatti presenti, alcuni di recente trascorsi, altri in preparazione. È inutile aspettarsi lumi dalla televisione di stato o dai discorsi del presidente Napolitano.
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