venerdì 2 settembre 2016

Paolo Becchi - Vittorio Feltri: Corrispondenza sul referendum Renzi-Boschi. - Mia Lettera a Libero.

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Esce oggi 2 settembre 2016 su Libero uno scambio di lettere fra Paolo Becchi e Vittorio Feltri, dopo che in un lungo articolo di Paolo Becchi e Fabio Dragoni sui «50 motivi per lasciare l’euro»., dopo che il quotidiano Libero, ora diretto da Vittorio Feltri appariva tutto proteso in una campagna per l'uscita dell’euro. Ne avevamo pubblicato tutto il testo, su Civium Libertas, dandone poi una un’ulteriore versione su un MU con Forum di discussione: https://www.meetup.com/it-IT/Meetup-regione-Calabria-Roma/events/233703178/, e relativa subversione facebook. Ora la posizione del direttore Feltri, che si schiera per il si sul prossimo referendum Renzi-Boschi sembra a Paolo Becchi in contraddizione con la precedente posizione antieuropeista. Da qui la corrispondenza, in prima pagina, fra i due. Segue una nostra presa di posizione che mandiamo a Libero, ma che rendiamo noto innanzitutto ai nostri sei affezionati lettori.

I.
Lettera di Paolo Becchi al Direttore Vittorio Feltri:
il nuovo Senato ci renderà schiavi della UE.

Caro Direttore,

Ti sorprenderà questa mia lettera. Di solito sei tu che sul giornale mi rispondi. Oggi, invece, sono io che ti scrivo. Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’… per la verità, ho da tempo un “grillo” per la testa che ti riguarda e lo vorrei rendere pubblico. E, per come ti conosco, sono certo che mi risponderai altrettanto pubblicamente.

Hai preso nelle mani un giornale, quello da te fondato, che stava per chiudere. Ti hanno dato del renziano e criticato perché avresti fatto un giornale tutto schierato da quella parte. Stai invece  facendo un’operazione molto diversa. In fondo, Libero sta diventando l’unico giornale di opposizione. Oggi opposizione significa essere contro l’Euro e contro l’Unione europea. E tu stai facendo un giornale apertamente schierato contro entrambe. Non ho dati certi, ma tutto mi fa ritenere che mentre  gli altri giornali  siano in calo di vendite, il tuo sia l’unico in controtendenza. Rese del numero di ferragosto con i “Cinquanta motivi contro l’ euro” non ne hai avute, o sbaglio?   Si, è vero,  “Prima Pagina”, il programma di Radio 3 ti censura, e nessun cittadino può intervenire nel filo diretto e parlare di Libero, ma che importa se intanto hai ripreso a venderlo nelle edicole? Eppure qualcosa non mi torna. Appunto, il “grillo” per la testa: il tuo sì al referendum sulla revisione costituzionale.

Ti vorrei esporre il mio pensiero, perché ritengo che sia molto difficile condurre la battaglia contro l’Euro e contro l’Unione europea, come stai  quotidianamente facendo con il tuo giornale, ed al contempo essere favorevole a questa “riforma”, che è voluta proprio dall’Unione europea e che per la prima volta legittimerà completamente la nostra appartenenza ad essa.

Come ho scritto in altre occasioni, e ribadito con Fabio Dragoni nei “Cinquanta motivi contro l’euro”, noi siamo entrati nella UE più che altro grazie ad alcune sentenze della Corte Costituzionale, perché la nostra Costituzione in quanto tale non consentiva quelle cessioni di sovranità a cui siamo arrivati. Di più, la nostra Costituzione è per molti versi incompatibile con molti Trattati europei. Ed è proprio per questo che Napolitano ha avuto l’ordine di cambiarla. Renzi è stato solo chiamato ad eseguire quell’ordine, come lui stesso ha ammesso in più di una occasione. 
   
La nuova Costituzione – se dovesse essere confermata dal referendum – ci renderà completamente schiavi della UE.  Pensa, tanto per cominciare, all’art. 117, comma 1, il cui linguaggio viene adeguato al nuovo ordine giuridico europeo, in quanto parla direttamente di “ordinamento dell'Unione europea” e non più, genericamente, di “ordinamento comunitario”.

Ma veniamo al sodo. La nuova Costituzione tesse nuove, fitte, relazioni tra lo Stato e l’Unione europea. L’art. 70 - prima di leggerlo è consigliabile  assumere due compresse di Peridon e non è detto che bastino -  riserva alle due Camere l’approvazione della legge «che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea». Insomma, da adesso non ci sarà più scampo, perché  la disposizione è presente addirittura in Costituzione: dovremmo approvare quello che hanno già deciso a Bruxelles, senza possibilità di tornare indietro.

La nuova Costituzione attribuisce al Senato, che non sarà più eletto direttamente, il concorso all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. Sempre il Senato, con le Regioni e le Province autonome, nelle materie di rispettiva competenza, parteciperà alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea e verificherà l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, dovrà cioè controllare che su tutto il territorio nazionale siano effettivamente applicate tutte le normative provenienti dalla UE.  Più che ambire a “formare” gli atti normativi europei è evidente che il Senato sarà soprattutto chiamato ad attuare nel nostro Paese  le politiche dell’Unione  europea.
  
La direzione di marcia è tracciata: dare quel fondamento costituzionale positivo,  che sinora ancora  mancava, alla partecipazione dell’Italia all’Unione europea e al suo ordine economico-finanziario, moneta unica compresa.

La Costituzione che sta arrivando, forse passerà? Io mi sto preparando … a votare no e ho scritto persino un libro per illustrare le ragioni del no. Esce tra pochi giorni da Arianna Editrice, spero che lo leggerai e di convincerti se non con questa lettera almeno col libro. Dai, caro Vittorio, sei ancora in tempo per cambiare idea.
Paolo Becchi

II
La risposta di Vittorio Feltri:
quello di oggi non ce ne libera e ci costa caro.

Caro Professore,

ti confesso che ho faticato a capire il senso del tuo scritto. Di solito sei più chiaro. Forse in questo caso, sarà per la complessità della materia, colgo un po’ di confusione in ciò che esprimi. D’accordo. La riforma del Senato è una porcata pazzesca. L’ho affermato mille volte, Palazzo Madama andava chiuso e amen.  Una Camera basta e avanza per approvare leggi il più delle volte peggiorative dello status quo.

Il Parlamento non combina niente di positivo da parecchi anni. Pensa che un lustro fa Maria Stella Gelmini mi promise di cancellare la galera per i giornalisti, visto che costoro pagano fior di soldi qualora abbiano diffamato qualcuno. La gentile si dette da fare, venne scritta una nuova normativa che pareva dovesse passare subito e che, invece, giace ancora in un cassetto. Dimenticata da Dio - e questo non mi stupisce - e dagli uomini e dalle donne che avrebbero dovuto uniformare il nostro codice a quello dei paesi anglosassoni. Sulle questioni relative ai reati a mezzo stampa rimaniamo a livello del fascismo.



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