Questo è un diario delle rivolte che verrà aggiornato regolarmente. Quali rivolte? Semplice: quelle che ormai si stanno contagiando l’un l’altra ed espandendo a macchia d’olio in varie parti del mondo. In ogni nuova pagina forniremo aggiornamenti - anche molto brevi - e racconteremo singoli episodi dalle varie scene di rivolta, in America, Europa, Medio Oriente/Nord Africa, - e con il tempo anche Asia, e speriamo anche Africa. La forma sarà appunto quella del diario quotidiano, con cronache, riflessioni, commenti degli esperti. Non ci dilunghiamo nelle spiegazioni: leggere per capire!
GIORNO 1 - VENERDI’ 14 OTTOBRE
SIAMO NOI IL 99%
Venerdì 14 ottobre, ore 07,00, New York City, Zuccotti Park, vicino a Wall Street
Alle 7 di questa mattina, ora di New York, Press-Tv si è collegata in diretta con il corrispondente di New York, Gary Antony Ramsay. Perché così presto la mattina, mentre dall’inizio della “Occupazione di Wall Street” i collegamenti sono sempre avvenuti durante il tardo pomeriggio?
Il motivo era stato annunciato il giorno prima. Il sindaco di New York - il multimiliardario Michael Bloomberg, uno dei padroni di Wall Street, il distretto finanziario di New York, - aveva annunciato al movimento di protesta “Occupy Wall Street” che venerdì mattina sarebbe intervenuta una squadra di ‘pulitori’ professionali a fare pulizie nella sede permanente delle proteste, in cui gli occupatori hanno anche installato piccole tende permanenti, mentre la maggioranza dorme in sacchi a pelo, ora che non fa ancora molto freddo.
La sede permanente delle proteste - che comunque di giorno si spostano verso le destinazioni prese di mira di volta in volta - è il piazzale chiamato Zuccotti Park, che si trova a pochi passi da Wall Street, nella parte bassa di Manhattan. Zuccotti Park in realtà sarebbe proprietà privata della multinazionale immobiliare Brookfield Office Properties con sedi sia in New York che Toronto, che sembra abbia sporto reclamo presso l’ufficio del sindaco per l’uso del parco come luogo di pernottamento all’aperto. Nonostante la proprietà sia privata, il comune di New York ne ha l’usufrutto e l’autorità di disporne per uso pubblico.
Nel suo messaggio agli occupatori, il sindaco Bloomberg non revocava il permesso di manifestare, ma di usare il luogo pubblico come area di accampamento e pernottamento dei manifestanti.
Nel suo messaggio agli occupatori, il sindaco Bloomberg non revocava il permesso di manifestare, ma di usare il luogo pubblico come area di accampamento e pernottamento dei manifestanti.
Dopo l’annuncio del sindaco, il corrispondente di Press-Tv, Gary Anthony Ramsay, un giornalista afro-americano molto simpatico e professionale, che somiglia nei tratti e nella mimica allo straordinario musicista jazz Wynton Marsalis, ha raccolto in diretta le reazioni dei manifestanti. «Manteniamo quest’area pulita e ordinata come se fosse casa nostra - esclamava una signora ai microfoni di Press-Tv. Questo è un pretesto per farci sgombrare, come se fossimo una massa di giovani sbandati che fanno i capricci. Ma noi siamo un gruppo eterogeneo di persone di ogni età e ceto sociale. Per l’ordine e la pulizia ci siamo dovuti organizzare con mezzi privati perché i cassonetti del Zuccotti Park sono stati messi fuori uso dalle autorità: chiusi e sigillati».
Un signore alto e distinto, di circa 50 anni, commentava: «Molti di noi sono cittadini che si oppongono alle politiche sia interne che estere dei nostri governi. Ogni governo successivo si rivela peggiore del precedente in ogni aspetto. Vogliamo riappropriarci del nostro paese e lo facciamo occupando le nostre città. Molti di noi sono professionisti e lavoratori che si ribellano a politiche che non riflettono la volontà dei cittadini. Personalmente sono un libero professionista di New York. Ogni giorno che passo a protestare da questa sede, rappresenta per me una perdita in termini di entrate. Ma questa è una causa importante e ho pensato che devo fare la mia parte. E ovviamente partecipo come tutti a mantenere l’area pulita e in ordine. E non intendo farmi cacciare con manovre subdole del sindaco della città».
In un collegamento successivo il corrispondente di Press-tv ci mostrava cosa stava succedendo come conseguenza dell’annuncio per l’operazione pulizia prevista per il mattino dopo. Erano arrivati centinaia di cittadini armati di scope e altri mezzi per manutenzione dell’area di occupazione e stavano dando man forte agli occupatori del parco. Una signora di mezza età esclamava sorridente: «abbiamo pulito con tale cura che si potrebbe mangiare per terra. Ora il sindaco non ha più il pretesto per intervenire».
Torniamo dunque alla diretta di questa mattina ore 07,00 dal Zuccotti Park.
Non c’era ancora la piena luce del giorno, e Gary Anthony raccontava al giornalista della sede centrale di Press-tv: «Guardate che folla! All’alba hanno iniziato ad arrivare prima centinaia poi migliaia di cittadini di tutte le età. Ora saranno circa 10.000 e altri stanno arrivando. Hanno formato un cordone di protezione intorno agli occupatori del parco per impedire che la polizia si possa avvicinare».
Infatti le forze dell’ordine erano arrivate con i loro mezzi pesanti, e si stavano tenendo ad una certa distanza.
Un’ora dopo, altro collegamento dal Zuccotti Park. Diceva Gary Anthony: «La polizia ha transennato con doppia fila l’intero parco, lasciando libera una sola via di accesso. Ma chiunque esca - magari per usare i servizi igienici pubblici - non può più tornare all’interno. Gli occupanti sono furiosi, hanno tentato di forzare le transenne per rientrare, ma molti sono stati arrestati».
Alla fine comunque sia i cittadini all’esterno che i manifestanti all’interno del piazzale/parco hanno fatto una tale pressione, che la polizia è stata costretta a smantellare le transenne. «Probabilmente temevano una sommossa di migliaia di persone, che cercano di evitare» commentava il corrispondente di Press-tv.
Ma le violenze ci sono state comunque nel corso della giornata, quando la polizia si è avventata - come ogni giorno - sui manifestanti che invadevano le varie strade del distretto finanziario intorno a Wall Street.
La tensione era salita il giorno prima, giovedì 13 ottobre, quando il movimento “Occupy Wall Street” - OWS - aveva iniziato a prendere di mira i simboli fisici del potere economico. Il corteo dei manifestati aveva tenuto un raduno di protesta proprio di fronte al grattacielo di proprietà e sede della grande multinazionale Banking Corporation, JPMorgan Chase. Gli slogan e i cartelloni dicevano: Jamie Dimon, sappiamo dove sei, verremo a prendere te e tutti gli altri miliardari di Wall Street.
Jamie Dimon è l’amministratore delegato della JP Morgan Chase. Max Kaiser, il guru finanziario dei canali di news internazionali di Press-tv e RT, aveva informato qualche giorno fa che «Jamie Dimon ha dato 4,6 milioni di dollari al Dipartimento della Polizia di New York per rinforzare la presenza della polizia nelle strade e per reprimere le proteste con violenza.»
Il movimento OWS aveva iniziato a occupare il Zuccotti Park il 17 settembre scorso, data dell’inizio dell’occupazione del distretto finanziario.
Allora si trattava di poche centinaia di persone coraggiose che da sole si scagliavano contro i poteri arroganti. I media americani li avevano ignorati, e gli agenti della polizia ne avevano approfittato per scagliarsi sui manifestanti con tutta la brutalità di cui sono capaci. Poi le scene di violenza hanno fatto il giro del mondo e le azioni estreme sono cessate. I manifestanti non si sono scoraggiati, hanno continuato ad occupare l’area di Wall Street e a manifestare girono dopo giorno.
Nonostante le previsioni pessimistiche degli esperti, il movimento è cresciuto giorno dopo giorno, allargandosi alle altre metropoli americane. Ora, un mese dopo l’inizio del movimento di occupazione che contesta “l'avidità corporativa” e la corruzione della classe dirigente, le proteste si sono estese ad almeno 1.650 piccole e grandi città.
Fin dall’inizio gli occupatori di Wall Street hanno adottato lo slogan “Siamo il 99% contro l'1%” - a testimonianza della nota statistica secondo cui un’élite rappresentata dall’1% controlla l'80% delle risorse mondiali, mentre il 99% della popolazione mondiale si deve contendere il restante 20%, con aree di povertà e ingiustizia sociale estrema.
In Washington a partire dal 6 ottobre - anniversario della guerra in Afghanistan - è anche iniziato il movimento di occupazione per chiedere la cessazione di tutte le guerre e lo smantellamento delle migliaia di basi militari americane nel mondo.
In Washington a partire dal 6 ottobre - anniversario della guerra in Afghanistan - è anche iniziato il movimento di occupazione per chiedere la cessazione di tutte le guerre e lo smantellamento delle migliaia di basi militari americane nel mondo.
«Ma negli ultimi giorni tra i manifestanti presenti in Washington, si fanno sempre più forti e insistenti le richieste per la cessazione del potere sionista. Chiedono che venga interrotto il rapporto di complicità con Israele che vedono come stato criminale» commentava questa sera Colin Campbell, il corrispondente di Press-tv da Washington.
Anche una manifestante di New York si esprimeva in questi termini ai microfoni di Susan Modaress, la storica conduttrice delle trasmissioni di Press-tv da New York, che questa sera dava il cambio al collega Gary Anthony Ramsay rimasto con gli occupanti di Wall Street tutta la notte di ieri.
Anche una manifestante di New York si esprimeva in questi termini ai microfoni di Susan Modaress, la storica conduttrice delle trasmissioni di Press-tv da New York, che questa sera dava il cambio al collega Gary Anthony Ramsay rimasto con gli occupanti di Wall Street tutta la notte di ieri.
«Vogliamo che cessino i finanziamenti a Israele - diceva la portavoce degli occupanti di Wall Street. Sono soldi che provengono dalle tasche dei cittadini americani e questo deve finire. Israele è l’oppressore dei Palestinesi, un crimine contro cui ci stiamo battendo da tempo. Israele usa i miliardi che riceve da Washington per impiego militare contro un popolo indifeso. È ora che quel flusso di denaro venga interrotto e re-investito nell’economia americana».
Ma di Washington, e delle vicende di protesta in corso nella capitale politica degli Usa, parleremo in un’altra pagina di questo diario delle proteste.
Sabato 15 ottobre, segnerà l’inizio delle proteste e occupazioni in centinaia di città in decine di paesi occidentali, in Europa, Canada, Australia.
Il 15 ottobre è stato denominato Global Action Day. In particolare gli occhi del movimento di protesta globale sono puntati su Londra, dove è stata annunciata una mega-manifestazione appunto per domani, sabato 15 ottobre.
Continueremo a relazionare su questo e altri eventi di protesta.
1 commento:
altro che manifestazioni pacifiche
solo golpe o rivoluzioni con bagni di sangue possono cambiare realmente le cose e lor signori sanno bene come si crea un regime change...
ieri come oggi dalle bolsceviche
alle colorate. Ah come se la ridono. mi raccomando pulire tutto prima per bene, sennò niente pigiama.
son realista e non pessimista
la colpe è tutta della fica stile
je, cosi ammaliante così persuasiva
no, non sono maturi i tempi almeno da noi.... abbiamo ancora gettoni da spendere.
Kozlo
Posta un commento