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La Lettera aperta dello storico israeliano Ilan Pappe al sindaco di Monaco credo abbia bisogno di un adeguato commento. L’originale tedesco, da cui traduco, è preso dal sito tedesco Linke Zeitung. Come primo commento, mi limito ad osservare che il «divieto di parola» inflitto all’ebreo Pappe a Monaco non è stato il solo in cui gli hanno negato la «libertà di esprimersi». Nel Gennaio del 2009, infatti, all’Università di Roma, lo scenario non fu molto diverso. Anche se, nel caso specifico, non fu possibile accertare, né quali fossero stati gli effettivi “sponsors” (rimasti “coraggiosamente” nell’ombra…), né i reali motivi del diniego di «libertà di parola» che fu comminato ed imposto a Pappe, nel contesto di una sede universitaria, la «più grande Università d’Europa».
La Lettera aperta dello storico israeliano Ilan Pappe al sindaco di Monaco credo abbia bisogno di un adeguato commento. L’originale tedesco, da cui traduco, è preso dal sito tedesco Linke Zeitung. Come primo commento, mi limito ad osservare che il «divieto di parola» inflitto all’ebreo Pappe a Monaco non è stato il solo in cui gli hanno negato la «libertà di esprimersi». Nel Gennaio del 2009, infatti, all’Università di Roma, lo scenario non fu molto diverso. Anche se, nel caso specifico, non fu possibile accertare, né quali fossero stati gli effettivi “sponsors” (rimasti “coraggiosamente” nell’ombra…), né i reali motivi del diniego di «libertà di parola» che fu comminato ed imposto a Pappe, nel contesto di una sede universitaria, la «più grande Università d’Europa».
A mio avviso, il popolo palestinese è vittima di un vero e proprio genocidio. Un genocidio, se vogliamo, che si distingue da altri, poiché non è istantaneo, né limitato e circoscritto ad un preciso periodo storico, ma si prolunga e continua, nel tempo, ad iniziare, per lo meno, dal 1948: cioè, dalla «pulizia etnica» voluta da Israele a discapito dei Palestinesi e descritta dal medesimo Ilan Pappe. Secondo me, questo «olocausto» (ossia, il sacrificio religioso di una vittima, offerto ad un dio) ha un nome: è la Nakba (la «catastrofe»), è 61 anni di soprusi e di studiate angherie contro un popolo indifeso, è l’operazione «Piombo Fuso» (per non citare che l’ultima!), è la morte quotidiana per fame, malattie e stenti di un milione e mezzo di persone rinchiuse nel lager di Gaza. Senza contare i milioni di Palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme-Est.
Le spiegazioni di ciò che è accaduto ed accade in Palestina vanno ricercate nelle condizioni della nostra cultura politica, dal 1945 ad oggi. Il vero fondatore dello Stato di Israele, fu Stalin. A lui, e non all’ONU, si deve il concetto e la pratica della «spartizione della Palestina». In un certo senso, si può perfino dire che il sionismo è stato, ed è, un prodotto del comunismo. In fondo, l’attuale «Barriera difensiva» israeliana è l’equivalente del «Muro di Berlino», fortunatamente abbattuto nel 1989. Dalla Russia comunista sono venuti i principali massacratori del popolo palestinese. Ed è di origine russa, la composizione «etnica» della maggior parte dell’odierna popolazione israeliana. I dati parlano da soli. E’ sufficiente consultarli.
Queste brevi e schematiche riflessioni sono il mio modesto contributo alle due giornate sul sionismo che sono state indette a Roma per il 28 e 29 Novembre 2009, sotto l’egida del «Forum Palestina». Un «Forum» (sic!) che mi ha addirittura negato la semplice partecipazione, come spettatore! Non, quindi, la facoltà di parlare – nulla avrei avuto da dire di fronte a tanti relatori sicuramente più “esperti” di me, nella materia – ma unicamente quella di potere ascoltare ciò che altri avrebbero detto su questo tema. Sembra incredibile, ma – se riflettiamo – è peggio di quanto è successo in Monaco a Ilan Pappe che venni ad ascoltare, a Gennaio di quest’anno, a Roma, all’interno della medesima sede congressuale. Lungi da me immaginare che un “Forum Palestina” fosse direttamente o indirettamente sinonimo di “Forum Comunista”... Così stando le cose, la sorte del popolo palestinese sembra essere tristemente segnata… Il suo destino, però, è stato deciso qui da noi, in Italia, in Europa. A mio avviso, infatti, solo l’abbattimento di tutti i pregiudizi e di tutti i «muri» ideologici, potrebbe essere una residua speranza di poter recare un reale aiuto ai Palestinesi: molto più di ogni raccolta di medicinali, di attrezzature, di scorte alimentari.
CIVIUM LIBERTAS
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Molto Egregio Signor Sindaco,
sono scosso e offeso per la sua decisione di impedire la mia comparsa, organizzata dal gruppo SALAM/SHALOM, dal 23 al 25 ottobre 2009, nell’Istituto pedagogico della Sezione scolastica e culturale di Monaco, Capoluogo del Land.
Mio padre, in quanto ebreo tedesco, fu messo a tacere in modo simile negli anni trenta ed è triste essere testimone del ritorno di un’eguale censura nell’anno 2009. Come oggi accade a me, anche mio padre e i suoi amici furono visti come ebrei “umanisti” e “orientati alla pace”, la cui voce doveva essere soffocata e repressa.
Io ho una posizione dirigente in una delle più prestigiose università della Gran Bretagna come professore di scienze storiche.
Sono stato invitato [dal Gruppo pacifista di Monaco] non solo come storico professionista, ma anche come attivista della pace. In nessun altro luogo d’Europa, in nessun altro luogo in tutto il mondo, ho fatto esperienza di un simile atteggiamento repressivo ed di una simile prontezza alla repressione di fronte all’intimidazione di poche persone, che pretendono di essere rappresentanti dell’esperienza e della catastrofe ebraica. Se mai si è abusato del ricordo della mia famiglia e di molti altri ebrei, ciò è stato quando non si è permesso a me quale discendente diretto di parlare liberamente in Germania. Più che della mia personale libertà di parola, che a me – come ho detto – è garantita generosamente e ovviamente ovunque in Europa, sono preoccupato – come ogni uomo onesto dovrebbe essere – della situazione della libertà di parola e della democrazia nella Germania attuale.
Sono certo che la città di Monaco si renderà conto che questo provvedimento censorio è stato un grave errore, al quale si può tuttavia porre rimedio, invitandomi nuovamente nell’Istituto.
Con osservanza
Prof. Ilan Pappe
Prof. Ilan Pappe
1 commento:
Sto leggendo il libro di Pappe, lo consiglio spassionatamente a chiunque desideri saperne sulla storia d'Israele e sulla pulizia etnica operata chirurgicamente nei confronti delle popolazioni native della Palestina, tuttora impunita.
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