giovedì 12 novembre 2009

Il linciaggio continua: Ernst Nolte aggredito a Trieste. - Il “mostro” risponde…

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Vers. 1.5 del 15.11.09

Avviso i miei abituali lettori che ormai la prima pagina di questo blog è destinata a tempo indeterminato al “caso” che mi riguarda in prima persona. Le serie aperte (elenco dei checkpoints, degli insediamenti, dei villaggi palestinesi distrutti, ecc., verranno continuate in blogs affini che sono ben in evidenza nella colonna di destra). Ho affidato al mio legale i rapporti con “Repubblica” e non intendo più scrivere o telefonare a quella redazione. Il danno che potevano fare lo hanno già fatto ed anche ove si decidessero a pubblicare la mia replica, redatta dal mio legale, sarebbe ormai cosa tardiva. In un certo senso, come ho già detto, si tratta di una rivelazione personalizzata di cosa è la stampa e la televisione italiana. Lo sapevo già sul piano teorico, lo so adesso per esperienza diretta, avendo toccato con mano. Anche se sono apparsi manifesti istiganti al mio omicidio, di cui è stata fatta debita denuncia, sono fortunatamente ancora vivo ed ancora capace e determinato a pensare liberamente senza lasciarmi intimidire.

Non mi piace fare del vittimismo. È per questo che mi soffermo su un caso analogo al mio che è successo pochi giorni fa a Trieste, dove a Ernst Nolte, che era stato invitato dal Comune a parlare sul ventennale della caduta del Muro, è stata fatta una contestazione ignobile da un cinquantina di individui, la cui fisionomia culturale e politica – non anagrafica! – meriterebbe di essere compresa e illustrata. Per la verità, dalle agenzie non è chiaro se tutto il pubblico presente consistesse in una cinquantina di persone e sole alcune di queste avrebbero lanciato una bottiglia in direzione di Ernst Nolte o se il numero stesso dei “contestatori” fosse di cinquanta persone. Poco qui ed ora importa.

Su quanto ho letto in vari link faccio alcune osservazioni, naturalmente con beneficio d’inventario rispetto alla veridicità di quanto riportato. In un sito web Nolte avrebbe detto che è ormai tempo di consegnare al suo destino il termine “antisemitismo”. Concordo pienamente ed ho cercato di affermare lo stesso concetto nelle interviste fraudolente che mi sono state estorte. Questa parola è ormai diventata una sorta di arma terroristica con la quale si pretende di tacitare ogni lecita critica o riflessione su una gamma assai vasta di questioni. L’accusa di “antisemitismo” appare nei contesti più disparati e costringe l’avversario a porsi sulla difensiva: “No, io no, proprio no! Non sono antisemita e sono pure stato in questo o quel posto. Ho perfino dei parenti...”. E simili umilianti difese che non dovrebbero essere, dovendo piuttosto rispondere penalmente chi lancia accuse gratuite. Ma sembra invece che costoro godano della più completa impunità e protezione.

Altra espressione che ha richiamato la mia attenzione sono state le «velenose ambiguità» che caratterizzebbero la vasta produzione di Ernst Nolte, dalla quale egualmente vengono estrapolate frasi staccate ricomposte poi in modo «stupido» e diffamatorio. Siamo di nuovo alle solite. Ormai siamo fuori dall’ambito storico vero e proprio. Si è creata una sorta di “religio” verso la quale si chiedono cieche, assolute ed incondizionate professioni di fede, pena il “rogo” o la “gogna”. Mentre viene tolto il crocefisso dalle scuole si impone invece una nuova forma di religione alla quale nessuno si può sottrarre e della quale tutti si rendono complici.

Altro dato che ha attratto la mia attenzione è stato il riferimento ad una conferenza romana di Nolte, della cui eco avevo avuto notizia ma alla quale non avevo partecipato. Era presente l’ambasciatore israeliano che intervenne pesantemente su alcune affermazioni di Nolte. Per associazione di idee la mente salta ora ad una tesi dello storico Tony Judt, il quale se ben ricordo nega allo Stato di Israele la sua presunta “democraticità”. Egli parla invece di «etnocrazia» dove a farne le spese sarebbero i Palestinesi. Io mi chiedo provocatoriamente se la condizione di oltre 57 milioni di Italiani non sia in fondo direttamente o indirettamente simile a quella dei Palestinesi.

In questo blog (interessante in Beppe Grillo: «Cosa è un blog?» Non è la carta stampata! Spero i giudici lo capiscano), dico in questo blog avevo inteso condurre un’indagine analoga a quella di Mearshemer e Walt per l’Italia e l’Europa. Direi che da noi la situazione sia tre volte più pesante e grave: a) per la pressione che su di noi da sempre esercitano gli USA; b) per la pressione che su di noi esercita lo stato di Israele; c) per la presenza di una lobby interna e per la totale o quasi identificazione delle comunità ebraiche italiane con la politica e lo stato di Israele. A me sembra che da noi le cose stiano assai peggio che negli USA di Mearsheimer e Walt. Quanto succede in questi giorni, a me, a Nolte, a Pallavidini ed a chissà quanti altri, è solo un piccolo esempio, assurto alla “gogna” mediatica, arma privilegiata del regime.

Ripeto alla noia che insieme con Nolte mi colloco nella posizione non dello storico “negazionista”, ovvero “revisionista”, che mai sono stato ed il cui mestiere non intendo intraprendere, ma in quella di un cittadino e filosofo del diritto che rivendica libertà di pensiero e di ricerca, in regime di rispetto, e non di mera tolleranza, di quanti intendono intraprendere ricerche in qualsiasi ambito storico o filosofico, anche contestando e rimettendo in discusssione “verità acquisite”. Sarà poi il sereno e civile dibattito fra competenti a stabilire la fondatezza o meno delle contestazioni. Non possono essere i faziosi ignoranti a stabilire cosa gli altri possano o non possano pensare oppure debbano o non debbano pensare. La civiltà ed il progresso sono andati avanti con la libertà, non con la repressione e l’oppressione.

Links:

1. Elenco di links che si occupano dell’evento: a) Cameratescamente; b) AGI; c) Il Piccolo; d)

2. Le “velenose ambiguità”. – Da notare la colpevolizzazione di tutto il popolo tedesco, ma senza che nessuno possa poi indagare liberamente su come stessero le cose. Si ricordi il caso della conduttrice televisiva tedesca subito licenziata per aver detto che durante il nazismo vi era stata una buona politica a protezione delle ragazze madri, se ben ricordo il caso. Chiedo scusa se ripeto sempre “se...”, ma non dispongo di una memoria alla Pico della Mirandola.

3. La stupida bottiglia. – La stupidità, la malafede, l’ignoranza sono avversari potentissimi.

4. Libertà, libertà! – Pare di capire che nella sala non vi fossero solo i “contestatori” di Nolte, ma anche altri che Nolte volevano avere loro la libertà di ascoltarlo, lasciando a Nolte la libertà di parlare. I regimi di Germania, Francia, Austria, Svizzera e Italia si vanno attestando su un nuovo capisaldo: non far parlare l’altro. Ma per giungere a ciò occorre calpestare la costituzione italiana vigente.Vi sono già deputati disponibili allo scopo. Nella costituzione tedesca esiste un apposito articolo, in contrasto – a mio avviso – con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

5. Chi altro? – Trovo piuttosto curioso l’articolo di cui al link. Se ben si capisce, si è trattato di invitare uno storico tedesco per parlare sulla caduta del muro di Berlino. Una conferenza, non un convegno. La conferenza è tenuta solitamente da una persona che si invita allo scopo. In un convegno ci si può anche confrontare su tesi contrapposte. Parlare di “contradditorio” ad una conferenza mi sembra improprio. Se al pubblico viene concessa la parola, si ha il massimo contradditorio possibile. Purtroppo, a Trieste hanno parlato solo le bottiglie e l’ottusa intolleranza. Infine, è da notare che di solito voci come quella di Nolte non vengono per niente sentite e la musica che abitualmente si ascolta è di altro genere. Quindi, veramente pare curiosa l’idea che accanto alla conferenza di Nolte avrebbe dovuto esservi una controconferenza, magari simultanea, in una sala accanto.

6. Il video della vergogna. – Sarebbe una ricchezza se quei giovani che gridano parole come “fascismo”, “nazismo”, etc,, avessero per lo meno una comprensione concettuale dei termini che usano. Per comprendere questi concetti vi sono persone che vi dedicano tutta la loro esistenza professionale. Gli avvinazzati dell’ideologia non hanno bisogno di conoscere, di studiare, di comprendere, di interrogarsi, di verificare i luoghi comuni e le banalità di cui si nutrono e con le quali campano. Per carità di patria! Si può non essere d’accordo con questa o quella tesi. Ma innanzitutto bisogna conoscerla, comprenderla e consentire a chi l’ha elaborata con una vita di studio, o almeno con anni di ricerche, di poterla esporre. L’intolleranza invece non vuole sentire, perché la Verità già la possiede in tasca, con poca fatica. L’ha acquisita nel sonno. Mah! Un dato che mi sorprende è che quando si parla di “fascismo” o di “nazismo” si tratta di un periodo storico di cui ormai la maggior parte delle persone non ha ricordo ed esperienza diretta. Se ne ha soltanto una conoscenza ideologizzata, di fronte alla quale si dovrebbe piegare e arrendere qualsiasi ricerca storica. È una barbarie incredibile.

7. Un mio ricordo personale del Muro. – Non è storia, ma uno schizzo di vita vissuta. Era nel 1979 e mi trovavo con una comitiva in vacanza a Dresda. Eravamo ospiti della FDJ, cioè la federazione giovanile comunista, essendo noi un gruppo di vacanza organizzato dall’ETLI, un’associazione sindacale. Insomma, avevamo un buon trattamento per ragione di “classe” ed “ideologiche”. Passarono tre settimane e quando alla fine fummo accompagnati dalla nostra guida tedesca, una biondina, fino al Muro che noi potevano passare e lei noi, se non dopo aver compiuto i 60 anni, vidi questa giovane, con la quale non avevo particolarmente solidarizzato in tre settimane, scoppiare in un pianto dirotto come neppure i bambini fanno più. La cosa mi sorprese e mi informai poi per lettera di cosa fosse successo. Non era la sola ad aver pianto. L’angoscia era tutta nello stare divisi da un muro, che una parte di umanità non poteva attraversare. Ricordo quel muro. Certamente non lo rimpiango. Ma di muri purtroppo ve ne sono ancora tanti altri, anche più solidi di quello abbattuto nel 1989. Non ho ancora capito contro chi e contro cosa protestassero i lanciatori triestini di bottiglie.

8. Un tentativo di spiegazione. – Nel link trovo piuttosto schematiche e poco interessanti le spiegazioni che comunque vanno a giustificare un vero e proprio atto di squadrismo, come la contestazione a Nolte, le cui tesi dovrebbero far riflettere quanti ancora al comunismo pensano di potersi richiamare. In fondo, inverano il peggior “fascismo” quanti pensano di poter opporre la mera violenza a quella che resta un’interpretazione della storia del XX secolo tra le più interessanti e stimolanti che si conoscano. Quanti non si dimostrano in grado di confrontarsi con le idee sul piano stesse delle idee, ma invece reagiscono reprimendo e criminalizzando il pensiero altrui, non si sono per nulla allontanati da quel “nazismo” o “fascismo” che nella seconda metà del Novecento è diventato paradossalmente il collante ideologico dei regimi sorti dalla disfatta bellica e dalla divisione dell’Europa, di cui il Muro era il simbolo più evidente. Del fascismo se ne è fatta una caricatura e la si è impersonata, dicendo di volersi contrappore ad un fascismo che non esisteva più. È l’ideologia dell’antifascismo.

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