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Vedi anche qui, dove appare un incredibile risvolto italiano.
Vers. 1.1 del 22.11.09
“Occhio alle date!”, soleva dire un anziano collega della mia università, ora in pensione. La prima cosa – diceva – che si deve leggere in un libro è la data, l’anno in cui è stato scritto. Si parlava ancora di anni di stampa, per la verità, e non ancora della data di articoli apparsi su giornali e di notizie che vengono o non vengono circuitate nei grandi media. Qui la data è quella del 12 novembre 2009, quando esce un articolo in lingua inglese ora tradotto in italiano, ma relativo ad un evento del 23-25 ottobre scorso, che avrebbe dovuto svoltersi in Monaco di Baviera, in una sala del Comune poi improvvissamente negata a seguito di pressioni esercitate sul sindaco da parte di un’associazione ebraica locale.
La conferenza era sul tema “Israele - Mito e realtà” e avrebbe dovuto tenersi il 24 ottobre: una impressionante prossimità di date con l’attacco a me rivolto il 22 ottobre su “Repubblica”. Si noti bene che in lingua tedesca, ma anche italiana, la parola “mito” è spesso usata come un sinonimo di “leggenda”, termine che io avevo usato circa tre anni fa e su cui la solita “Informazione Corretta” aveva già imbastito un attacco nei miei confronti. Pensavo di aver già allora chiarito a sufficienza il mio pensiero al riguardo. Ma il giornalista Pasqua ha preferito attingere a piene mani nell’archivio della testata di stretta osservanza sionista, chiaramente legata al governo israeliano. È difficile perciò non pensare ad un’orchestrazione di stampa a livello nazionale ed europeo, finalizzata ad interventi legislativi, secondo uno scenario già visto e collaudato altre volte.
Anche sulla stampa tedesca se ne è saputo qualcosa solo a seguito di una lettera aperta dello stesso Ilan Pappe al sindaco Christian Ude, apparsa su Linke Zeitung del 12 novembre. L’incontro era stato patrocinato da un gruppo per il dialogo palestinese-israeliano. Pappe si è quindi dichiarato fortemente preoccupato per la libertà di pensiero in Germania, dove è minimo il rispetto e la garanzia di questo diritto. Purtroppo il suo modello viene proposto per l’Europa intera. È da osservare che i pochi organi di stampa tedeschi che hanno riportata la notizia danno prova essi stessi di non poca viltà dichiarando “controverse” le tesi documentatissime di Pappe, contenute nel suo libro sulla “Pulizia etnica della Palestina”. Curiosamente, il termine “controverso” non lo si ammette per quelle migliaia di persone che in Germania vengono mandate in galera ogni anno per tesi che non si possono neppure discutere! E solo per questo non sono controverse. “Un’offerta che non si può rifiutare” – si diceva nella nota fiction Il Padrino – e per analogia “Una verità di Stato che non può essere discussa”. Ma ove fossero pure “controverse” le sue tesi Ilan Pappe sarebbe stato ben disponibile e lieto di poterne discutere in contradditorio con un rappresentante mandato dall’ambasciata israeliana in Germania. Se ne sono ben guardati dal misurarsi in un dibattito!
È da dire che l’incontro si è comunque tenuto in altra sede. In pratica, si è impedito l’uso di una sede istituzionale, come poteva essere una sala del comune di Monaco. Non è la prima volta che ciò accade e potrei stilare un elenco di casi a mia conoscenza. Per contro, l’uso di una sede istituzionale non è negata per eventi di segno opposto, a sostegno di un’altra contrapposta tesi. Come anche questo nuovo caso monacense dimostra, è indubbio che non solo a livello italiano, ma in ogni paese d’Europa vi è la presenza attiva, solerte e discreta di una Israel lobby, che però non ama essere individuata e riconosciuta come tale. Si grida al “complottismo” e all’«antisemitismo» per il semplice fatto che si individuano i soggetti e le associazioni che negano ad una parte di cittadini l’uso degli spazi pubblici ed istituzionali per manifestazioni non violente, assolutamente legittime e l’esercizio di diritti costituzionali riconosciuti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dalla stessa Carta europea.
È da valutare se il cambiamento di sede della manifestazione monacense, inizialmente prevista in una sala comunale, debba essere considerato un successo o un insuccesso. Se debba poi essere considerata una “vittoria” il fatto che comunque la manifestazione si sia svolta, o invece una “sconfitta” il fatto che non abbia avuto luogo nella sede istituzionale prevista. Non saprei dire. Mi sembra però che le istituzioni municipali abbiano subito una sorta di delegittimazione nella misura in cui si sono rese responsabili di un’evidente discriminazione. Ed al tempo stesso chi ha spinto in tal senso, chi ha esercitato indebite pressioni non abbia migliorato la propria immagine di fronte a quanti possono ragionevolmente dirsi terzi e al di sopra di ogni sospetto di “antisemitismo”, un’accusa ormai fin troppo strumentale e priva di senso, un’arma nuova usata per coprire crimini antichi che non cambiano la loro natura per il semplice fatto di venire mutati di nome e rivestiti di panni fittizi e posticci. Il recente rapporto Goldstone traccia una linea di continuità fra la pulizia etnica del 1948, descritta nel libro di Pappe, e l’operazione «Piombo Fuso del dicembre-gennaio 2009. La potente macchina della propaganda israeliana si è lanciata all’attacco di Goldstone e di Pappe, ma anche di quanti – come il sottoscritto – vi sono in qualche misura collegati.
Che fare? Come reagire? La Verità è la nostra arma principale. La nostra forza è il poterla gridare e di non tradirla accettando la Menzogna. Sui nostri giornali la notizia monacense, non la si trova. Questo tecnica si chiama manipolazione. Devono evitarsi le notizie che possono suscitare dibattito, contradditorio e riflessione. Ma di cosa precisamente si tratta? Non ripubblico con un copia ed incolla la notizia, per la quale rinvio all’apposito link di chi l’ha utilmente tradotta, traendola da un articolo inglese di Sarah Stricker del 12 novembre 2009. Io qui voglio provare a ragionarci sopra. Pochi sanno che Ilan Pappe avrebbe dovuto parlare anche all’Università di Roma La Sapienza nello scorso gennaio di questo corrente anno 2009. Venne negata la sala all’ultimo momento ed il convegno si spostò in una sala d’albergo, con notevoli costi e dimezzando il numero dei convegnisti che si erano iscritti. La data mi pare fosse il 20 di gennaio, a pochi giorni dalla conclusione dell’operazione “Piombo Fuso”. Mai un convegno scientifico fu più tempestivo. Vennero date spiegazioni alle quale nessuno credette ed alla luce di quanto successo a Monaco non è difficile immaginare quali interventi vi siano stati.
Nell’articolo di Sarah Stricker si parla espressamente di una «lettera proveniente dall’Associazione israeliano-tedesca di Monaco» che avrebbe indotto il comune di Monaco ad annullare l’evento. È qui da notare che Associazioni simili esistono in ogni paese, in ogni luogo dove vi siano comunità ebraiche ed esercitano un’indubbia influenza. Ma costoro poi si infuriano e lanciano la solita accusa di “antisemitismo” se poi salta agli occhi di ognuno l’esistenza di una vera e propria «Israel lobby», trasversale e capillare. In America i due politologi Mearheimer e Walt hanno evidenziato e descritto il fenomeno in un ampio volume, tradotto tempestivamente in tutte le lingue. Il fenomeno esiste anche da noi, direi più corposamente e gravemente. Di recente è stato denunciato anche in Gran Bretagna, da un giornalista immediatamente messo sotto tiro. Sarebbe utile per una migliore intelligenza poter disporre anche di una traduzione italiana di questi importanti documenti sulla situazione inglese.
In Germania sembra qualcuno abbia trovato la forza di reagire. Assai opportunamente Ilan Pappe ha scritto al sindaco che gli ha negato l’uso della sala del Comune, dicendo che «negli anni ’30 mio padre, un ebreo tedesco, venne silenziato in modo analogo, e sono rattristrato dallo scoprire la stessa censura nel 2009». È da osservare che il sindaco di Monaco aveva prima concesso l’uso della sala comunale. Poi è intervenuto qualcuno ed il sindaco ha disdetto ciò che prima aveva concesso: chi comanda a Monaco?
È confortante leggere che «i partiti di sinistra tedeschi, i verdi e l’associazione ATTACC» si siano schierati a difesa di Pappe ed abbiano perfino definito «un atto di codardia politica» la condotta del sindaco monacense. In effetti, è così. Regna in tutta Europa un regime di autentico terrore. Era questa l’Europa che sognavamo? Una Germania dove ogni anno 15.000 tedeschi vengono penalmente perseguiti per reati di opinione! E così in Francia, Svizzera, Austria. Così si vorrrebbe pure in Italia e nell’Europa di Lisbona. Basandosi sul numero annuo di 15.000, persone incriminate nella sola Germania, moltiplicato per i 27 stati dell’Unione, non è difficile ricavare un numero di milioni di persone nell’arco di una generazione che saranno ospiti delle nuove galere europee. Questa l’Europa che volevamo? Una beffa atroce! Ho cercato di dirlo e spiegarlo. Spero che ha a cuore le libertà mi ascolti e capisca che si tratta di questo. Non delle «pasquinate leggendarie» di Repubblica, un organo di stampa che non pensa di dover fare informazione, ma ha la sua politica e pensa di poter far cadere i governi in carica. Non è casuale che buona parte dei membri del ceto politico provengano dal giornalismo. Anche Marrazzo veniva dal giornalismo televisivo, se ben ricordo.
Dunque, qualche reazione sembra esservi stata in Germania. A Roma, nel gennaio 2009, al seminario sulla guerra israelo-palestinese, prese per primo la parola Angelo d’Orsi, il quale doveva subito partire per partecipare ad altro convegno nello stesso giorno. In quell’occasione d’Orsi parlò di “tradimento dei chierici”, lamentando il silenzio degli intellettuali su quanto accadeva in Gaza. Ebbe a definire il ruolo della stampa non più semplicemente come strumento della propaganda, ma essa stessa come parte attiva della guerra in corso. Proprio pensando al discorso che d’Orsi tenne a gennaio in Roma mi chiedo se gli intellettuali italiani, i “chierici”, non continuino a “tradire”. Non mi è parso di sentire la loro voce, unita in coro, per i fatti di Roma, Trieste, Torino, Londra, Monaco. Ma forse mi sbaglio e probabilmente la notizia mi è sfuggita, giacchè non leggo i giornali che escono nelle edicole e provo sempre più insofferenza per i programmi televisivi. Se fossi solo in casa, avrei già consegnato alla discarica il mio televisore.
Vedi anche qui, dove appare un incredibile risvolto italiano.
Vers. 1.1 del 22.11.09
“Occhio alle date!”, soleva dire un anziano collega della mia università, ora in pensione. La prima cosa – diceva – che si deve leggere in un libro è la data, l’anno in cui è stato scritto. Si parlava ancora di anni di stampa, per la verità, e non ancora della data di articoli apparsi su giornali e di notizie che vengono o non vengono circuitate nei grandi media. Qui la data è quella del 12 novembre 2009, quando esce un articolo in lingua inglese ora tradotto in italiano, ma relativo ad un evento del 23-25 ottobre scorso, che avrebbe dovuto svoltersi in Monaco di Baviera, in una sala del Comune poi improvvissamente negata a seguito di pressioni esercitate sul sindaco da parte di un’associazione ebraica locale.
La conferenza era sul tema “Israele - Mito e realtà” e avrebbe dovuto tenersi il 24 ottobre: una impressionante prossimità di date con l’attacco a me rivolto il 22 ottobre su “Repubblica”. Si noti bene che in lingua tedesca, ma anche italiana, la parola “mito” è spesso usata come un sinonimo di “leggenda”, termine che io avevo usato circa tre anni fa e su cui la solita “Informazione Corretta” aveva già imbastito un attacco nei miei confronti. Pensavo di aver già allora chiarito a sufficienza il mio pensiero al riguardo. Ma il giornalista Pasqua ha preferito attingere a piene mani nell’archivio della testata di stretta osservanza sionista, chiaramente legata al governo israeliano. È difficile perciò non pensare ad un’orchestrazione di stampa a livello nazionale ed europeo, finalizzata ad interventi legislativi, secondo uno scenario già visto e collaudato altre volte.
Anche sulla stampa tedesca se ne è saputo qualcosa solo a seguito di una lettera aperta dello stesso Ilan Pappe al sindaco Christian Ude, apparsa su Linke Zeitung del 12 novembre. L’incontro era stato patrocinato da un gruppo per il dialogo palestinese-israeliano. Pappe si è quindi dichiarato fortemente preoccupato per la libertà di pensiero in Germania, dove è minimo il rispetto e la garanzia di questo diritto. Purtroppo il suo modello viene proposto per l’Europa intera. È da osservare che i pochi organi di stampa tedeschi che hanno riportata la notizia danno prova essi stessi di non poca viltà dichiarando “controverse” le tesi documentatissime di Pappe, contenute nel suo libro sulla “Pulizia etnica della Palestina”. Curiosamente, il termine “controverso” non lo si ammette per quelle migliaia di persone che in Germania vengono mandate in galera ogni anno per tesi che non si possono neppure discutere! E solo per questo non sono controverse. “Un’offerta che non si può rifiutare” – si diceva nella nota fiction Il Padrino – e per analogia “Una verità di Stato che non può essere discussa”. Ma ove fossero pure “controverse” le sue tesi Ilan Pappe sarebbe stato ben disponibile e lieto di poterne discutere in contradditorio con un rappresentante mandato dall’ambasciata israeliana in Germania. Se ne sono ben guardati dal misurarsi in un dibattito!
È da dire che l’incontro si è comunque tenuto in altra sede. In pratica, si è impedito l’uso di una sede istituzionale, come poteva essere una sala del comune di Monaco. Non è la prima volta che ciò accade e potrei stilare un elenco di casi a mia conoscenza. Per contro, l’uso di una sede istituzionale non è negata per eventi di segno opposto, a sostegno di un’altra contrapposta tesi. Come anche questo nuovo caso monacense dimostra, è indubbio che non solo a livello italiano, ma in ogni paese d’Europa vi è la presenza attiva, solerte e discreta di una Israel lobby, che però non ama essere individuata e riconosciuta come tale. Si grida al “complottismo” e all’«antisemitismo» per il semplice fatto che si individuano i soggetti e le associazioni che negano ad una parte di cittadini l’uso degli spazi pubblici ed istituzionali per manifestazioni non violente, assolutamente legittime e l’esercizio di diritti costituzionali riconosciuti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dalla stessa Carta europea.
È da valutare se il cambiamento di sede della manifestazione monacense, inizialmente prevista in una sala comunale, debba essere considerato un successo o un insuccesso. Se debba poi essere considerata una “vittoria” il fatto che comunque la manifestazione si sia svolta, o invece una “sconfitta” il fatto che non abbia avuto luogo nella sede istituzionale prevista. Non saprei dire. Mi sembra però che le istituzioni municipali abbiano subito una sorta di delegittimazione nella misura in cui si sono rese responsabili di un’evidente discriminazione. Ed al tempo stesso chi ha spinto in tal senso, chi ha esercitato indebite pressioni non abbia migliorato la propria immagine di fronte a quanti possono ragionevolmente dirsi terzi e al di sopra di ogni sospetto di “antisemitismo”, un’accusa ormai fin troppo strumentale e priva di senso, un’arma nuova usata per coprire crimini antichi che non cambiano la loro natura per il semplice fatto di venire mutati di nome e rivestiti di panni fittizi e posticci. Il recente rapporto Goldstone traccia una linea di continuità fra la pulizia etnica del 1948, descritta nel libro di Pappe, e l’operazione «Piombo Fuso del dicembre-gennaio 2009. La potente macchina della propaganda israeliana si è lanciata all’attacco di Goldstone e di Pappe, ma anche di quanti – come il sottoscritto – vi sono in qualche misura collegati.
Che fare? Come reagire? La Verità è la nostra arma principale. La nostra forza è il poterla gridare e di non tradirla accettando la Menzogna. Sui nostri giornali la notizia monacense, non la si trova. Questo tecnica si chiama manipolazione. Devono evitarsi le notizie che possono suscitare dibattito, contradditorio e riflessione. Ma di cosa precisamente si tratta? Non ripubblico con un copia ed incolla la notizia, per la quale rinvio all’apposito link di chi l’ha utilmente tradotta, traendola da un articolo inglese di Sarah Stricker del 12 novembre 2009. Io qui voglio provare a ragionarci sopra. Pochi sanno che Ilan Pappe avrebbe dovuto parlare anche all’Università di Roma La Sapienza nello scorso gennaio di questo corrente anno 2009. Venne negata la sala all’ultimo momento ed il convegno si spostò in una sala d’albergo, con notevoli costi e dimezzando il numero dei convegnisti che si erano iscritti. La data mi pare fosse il 20 di gennaio, a pochi giorni dalla conclusione dell’operazione “Piombo Fuso”. Mai un convegno scientifico fu più tempestivo. Vennero date spiegazioni alle quale nessuno credette ed alla luce di quanto successo a Monaco non è difficile immaginare quali interventi vi siano stati.
Nell’articolo di Sarah Stricker si parla espressamente di una «lettera proveniente dall’Associazione israeliano-tedesca di Monaco» che avrebbe indotto il comune di Monaco ad annullare l’evento. È qui da notare che Associazioni simili esistono in ogni paese, in ogni luogo dove vi siano comunità ebraiche ed esercitano un’indubbia influenza. Ma costoro poi si infuriano e lanciano la solita accusa di “antisemitismo” se poi salta agli occhi di ognuno l’esistenza di una vera e propria «Israel lobby», trasversale e capillare. In America i due politologi Mearheimer e Walt hanno evidenziato e descritto il fenomeno in un ampio volume, tradotto tempestivamente in tutte le lingue. Il fenomeno esiste anche da noi, direi più corposamente e gravemente. Di recente è stato denunciato anche in Gran Bretagna, da un giornalista immediatamente messo sotto tiro. Sarebbe utile per una migliore intelligenza poter disporre anche di una traduzione italiana di questi importanti documenti sulla situazione inglese.
In Germania sembra qualcuno abbia trovato la forza di reagire. Assai opportunamente Ilan Pappe ha scritto al sindaco che gli ha negato l’uso della sala del Comune, dicendo che «negli anni ’30 mio padre, un ebreo tedesco, venne silenziato in modo analogo, e sono rattristrato dallo scoprire la stessa censura nel 2009». È da osservare che il sindaco di Monaco aveva prima concesso l’uso della sala comunale. Poi è intervenuto qualcuno ed il sindaco ha disdetto ciò che prima aveva concesso: chi comanda a Monaco?
È confortante leggere che «i partiti di sinistra tedeschi, i verdi e l’associazione ATTACC» si siano schierati a difesa di Pappe ed abbiano perfino definito «un atto di codardia politica» la condotta del sindaco monacense. In effetti, è così. Regna in tutta Europa un regime di autentico terrore. Era questa l’Europa che sognavamo? Una Germania dove ogni anno 15.000 tedeschi vengono penalmente perseguiti per reati di opinione! E così in Francia, Svizzera, Austria. Così si vorrrebbe pure in Italia e nell’Europa di Lisbona. Basandosi sul numero annuo di 15.000, persone incriminate nella sola Germania, moltiplicato per i 27 stati dell’Unione, non è difficile ricavare un numero di milioni di persone nell’arco di una generazione che saranno ospiti delle nuove galere europee. Questa l’Europa che volevamo? Una beffa atroce! Ho cercato di dirlo e spiegarlo. Spero che ha a cuore le libertà mi ascolti e capisca che si tratta di questo. Non delle «pasquinate leggendarie» di Repubblica, un organo di stampa che non pensa di dover fare informazione, ma ha la sua politica e pensa di poter far cadere i governi in carica. Non è casuale che buona parte dei membri del ceto politico provengano dal giornalismo. Anche Marrazzo veniva dal giornalismo televisivo, se ben ricordo.
Dunque, qualche reazione sembra esservi stata in Germania. A Roma, nel gennaio 2009, al seminario sulla guerra israelo-palestinese, prese per primo la parola Angelo d’Orsi, il quale doveva subito partire per partecipare ad altro convegno nello stesso giorno. In quell’occasione d’Orsi parlò di “tradimento dei chierici”, lamentando il silenzio degli intellettuali su quanto accadeva in Gaza. Ebbe a definire il ruolo della stampa non più semplicemente come strumento della propaganda, ma essa stessa come parte attiva della guerra in corso. Proprio pensando al discorso che d’Orsi tenne a gennaio in Roma mi chiedo se gli intellettuali italiani, i “chierici”, non continuino a “tradire”. Non mi è parso di sentire la loro voce, unita in coro, per i fatti di Roma, Trieste, Torino, Londra, Monaco. Ma forse mi sbaglio e probabilmente la notizia mi è sfuggita, giacchè non leggo i giornali che escono nelle edicole e provo sempre più insofferenza per i programmi televisivi. Se fossi solo in casa, avrei già consegnato alla discarica il mio televisore.
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