Pagina principale: Le ragioni del “Perché ci odiano”, leggendo il reportage di Paolo Barnard e altri testi.
Versione 1.2
Sommario: 1. Premessa. – 2. Piero Ostellino e la viltà dell’Europa. – 3. La vasca, la moratoria sull’aborto e Giuliano Ferrara. – 4. L’occidentale Luca Meneghel e la sua escalation.
Versione 1.2
Sommario: 1. Premessa. – 2. Piero Ostellino e la viltà dell’Europa. – 3. La vasca, la moratoria sull’aborto e Giuliano Ferrara. – 4. L’occidentale Luca Meneghel e la sua escalation.
1. Premessa . – Certamente non con gli organici ed i mezzi finanziari di cui dispone Angelo Pezzana, ma armati del nostro ingegno e dell’aiuto che vorranno darci i nostri Lettori, concepiamo qui un piano di monitoraggio della stampa italiana che quotidianamente mistifica l’informazione su Israele, dove è in atto da almeno mezzo secolo un vero e proprio genocidio del popolo palestinese. Come se non bastasse tutta quella formidabile cultura, della quale siamo tributari, che va dalla civiltà mesopotamica ai giorni nostri è dipinta con i colori della barbarie ed è già stata distrutta nelle sue vestigia materiali senza che per lo più la grande stampa ed insigni opinionisti battano ciglio. Questo post deriva da altro principale con titolo: .... E nasce dalla necessità di far crescere un modo ordinato l’analisi ivi avviata. Può darsi che in modo fisiologico da quel post principale si generino altri temi di analisi, per i quali verranno aperti singoli file, sepre poi collegati l’un l’atro secondo la sintassi ipertestuali che la rete consente a differenza delle rigidità del supporto cartaceo. Perché sia chiaro lo sviluppo concettuale riporto qui il brano di cui questo file è figlio:
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2. Piero Ostellino e la viltà dell’Europa. – È giusto che sia lui il primo nome del nostro monitoraggio. È capitato l’altro giorno di sentire una sua intervista a Radio radicale. Addirittura osava dare della “viltà” all’Europa colpevole di non adagiarsi interamente e senza riserve in una copertura della politica genocida di Israele. Sono paradossalmente d’accordo con Ostellino sulla viltà dell’Europa e del nostro governo ma in un senso opposto al suo: vi è grande viltà per non aver voluto e saputo prendere le distanze da Israele, condannando la sistematica violazione di quei diritti umani ormai divenuti una vuota forma retorica se non lo sono sempre stati. Devo aggiungere che io non credo che un Piero Ostellino non abbia l’intelligenza per capire la mistificazione informativa su Israele. E dunque si tratta di qualcosa che coinvolge le sue opzioni politiche e la sua figura morale. Sono cose queste per le quali in una società ci si divide profondamente. E non vi è da stupirsi se appena si osserva come in Medio Oriente dagli invasori (tali sono e restano!) israeliani vengono stroncate vite umane di vittime palestinesi (sono e restano da almeno tre generazioni gli aggrediti e le vittime della violenza altrui) con un’assoluta mancanza di scrupoli. Per adesso da noi la contrapposizione resta su un piano intellettuale. Ma con simili presupposti morali ed ideologici sappiamo cosa potrebbe spettarci se il conflitto mediorentale si estendesse fino a noi nelle sue forme cruente. Prevedendo facili obiezioni, mi avvalgo qui dell’autorevole giudizio di Edward Said – una delle figure intellettuale americane più rispettate – dove egli spiega come a partire dalla metà degli anni settanta la strategia bellica ideologica dello Stato di Israele è stata quella di togliere legittimità politica alla resistenza israeliana tacciandola di terrorismo, quando questa connotazione per il passato ed il presente spetta principalmente ad Israele stesso. Giornalisti come Piero Ostellino, che non è certo il solo, sono responsabili di una simile mistificazione, che è in se stessa una forma di guerra ideologica, non meno funesta della guerra cruenta che ogni giorno si combatte nelle desolate lande orientali.
Le nostre previsioni non si rivelano per nulla infondate. Siamo andati a cercare nell’archivio di Pezzana ed abbiamo trovati registrati una lunga sequenza di articoli di Piero Ostellino. Abbiamo incominciato appena a leggere il primo in elenco e fin dalle prime righe l¡articolo è in sintonia con quanto sopra scritto. Il nostro ineffabile giornalista ricorda ai nostri cosiddetti governanti l’obbligo del multilateranismo, ossia del servaggio a noi inflitto con la sconfitta bellica del 45. Quasi che il potente alleato americano avesse bisogno di noi vincere la sua guerra – certamente non la nostra che per costituzione non potremmo farne mai più – contro popoli martoriati che si vogliono asservire come noi siamo stati asserviti. Si rinnova per bocca di Piero Ostellino quella cupidigia di servilismo con il quale i nostri governanti del primo dopoguerra, gratificati con il potere perpetuo sulle nostre teste, si affrettarono a firmare il trattato di pace, o meglio di resa incondizionata anche per il futuro e le generazioni a venire. Questa è la dignità di cui parla Piero Ostellino, di cui è da chiedersi se il mestiere consista in una «informazione che informa» o nell’esternazione di un suo proprio «pensiero», che meglio farebbe a tenersi tutto per sé. Non credo che valga la pena o sia utile analizzare tutti gli articoli della lunga lista. Forse ne darò una rapida occhiata. Più interessante fare un elenco dei giornali su cui spande tanto lume: in primis il «Corriere della Sera», ma poi anche: il «Foglio”, «Il Giornale», «Libero», «Oggi» ed una sola volta anche «La Repubblica». Terremo d’occhio questa brillante intelligenza. Non sia mai che si possa apprendere qualcosa.
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3. La vasca, la moratoria e Giuliano Ferrara. – Il comico Lelio Luttazzi, subito licenziato dallo stesso canale televisivo dove Giuliano Ferrara tiene la sua rubrica Otto e mezzo, si è servito dell’immagine satirica della vasca da bagno per alludere alla disinvolta carriera politica ed intellettuale di Giuliana Ferrara, i cui fasti non intendo qui ripercorre rischiando inesattezze ed omissioni. Mi basta averne una sommaria rappresentazione. Il personaggio è indubbiamente scaltro e spregiudicato quanto basta per fare fortuna senza finire nei guai. Non voglio diminuirne la statura intellettuale, anche se non provo ammirazione. Anzi vorrei parlarne il meno possibile. Tuttavia non posso farne a meno in questa rubrica. È infatti fra i più amati dai nostri «Corretti Informatori». Giorgio Israel tiene una rubrica fissa ne “Il Foglio” ed è qui che ha potuto pubblicare la tiritera di lettere, con referenze fra cui quella del Pacifico Cinquina, quando Piergiorgio Odifreddi ha tacciato di “parafascismo” i “Corretti Informatori”. Sotto la dizione buona di «Informazione che informa» vengono ripresi da Angelo Pezzana molti articoli che escono sul «Foglio», che è in pratica a tutti gli effetti un organo di propaganda israeliana e sionista: quali e se vi siano accordi dietro le quinte è cosa che non mi è dato e neppure mi occorre sapere. Fatto sta che pubblicando un annuncio, in pratica un Volantino, Ferrara si era fatto promotore di una manifestazione, prevalentemente ebraica, davanti all’ambasciata iraniana in un periodo in cui si riteneva imminente un’aggresione all’Iran sul modello di quella fatta all’Iraq. Anche dopo che i servizi segreti americani hanno rivelato essere inesistente l’atomica iraniana, che avrebbe dovuto fornire il casus belli ripetendo la bugia che servì per sostenere mediataticamente l’invasione dell’Iraq, il “Foglio” di Giuliano Ferrara continua a pubblicare articoli volti a mettere in dubbio l’attendibilità della CIA, di cui lo stesso Ferrara nella sua variegata carriera è stato informatore ovvero “analista”, come mi pare egli dica non negando questo dato del suo curriculum, ormai di pubblico dominio. I Lettori di questo mio blog si stanno pronunciando in netta prevalenza per un’analoga manifestazione davanti all’ambasciata israeliana in segno di solidarieta con Gaza. Ma sembra che la polizia non concederebbe un simile permesso: due pesi due misure, secondo il ritornello ricorrente nel libro di Paolo Barnard, giornalista di ben altro segno.
A Giuliano Ferrara mi viene da pensare come equivalente italiano dei cristiani sionisti, ossia i seguaci di una barbarica degenerazione del cristianesimo secondo cui gli ebrei israeliani dovrebbero finire di sgozzare i palestinesi (evidentemente immaginati come gli antichi Cananei) e di riappropriarsi interamente delle terre bibliche secondo folli e demenziali profetiche che vedrebbero la successiva conversione di tutti gli Ebrei e quindi il ritorno del Cristo. Questa sarebbe la superiore civiltà occidentale che andiamo ad imporre con le armi a chi con piena ragione dice: “no, grazie! tenetevela per voi tanto incivile e barbarica civiltà!” Non vi è dubbio che dopo Ostellino, e forse ancor più di Ostellino, sia il nostro Giuliano Ferara uno di quei soggetti che concorrono alla mistificazione sul ruolo di Israele nella politica mediorientale. Con la trasmissione Otto e mezzo intervistando Fiammetta Nirenstein egli ha fatto da cassa di risonanza ad un vergognoso convegno romano che ha avuto il suo culmine in una relazione di Bernard Lewis che equiparava Islam e nazismo, cosa che se mai ha molta più attendibilità e verosimiglianza se riferita allo stesso Israele, come testimoniano numerose fonti non sospette quali Avraham Burg ed altri che si trovano nell‘appendice documentale del libro di Paolo Barnard. Si tratta però di questione non scientifica, ma di un espediente diffamatorio e propagandistico.
Nelle capriole dentro la sua vasca da bagno ve ne è una buon ultima che mi ha dato da pensare negli ultimi giorni. Dopo il successo radicale della moratoria sulla pena di morte l’ineffabile Giuliano ha pensato di cavalcarlo proponendo la moratorio sull’aborto, facendo una strizzatina agli ambienti clericali italiani che, sventurat, hanno risposto, perdendo in rispetto e credibilità con una simile compagnia. Ho assistito ad un faccia a faccia televisivo fra Pannella e Ferrara. Ad un certo punto Ferrara – excusatio non petita accusatio manifesta – ha protestato la sua buona fede, alla quale nessuno è disposto a credere. Non mi stupirei se alle prossime, pare imminenti elezioni, il nostro Giuliano apparisse in lista insieme con la Binetti. Con lo scrupolo che lo contraddingue il nostro Giuliano si sta preparando i titoli per rientrare in quel luogo osceno che è il nostro Parlamento. È però di questi giorni una notizia che i nostri Corretti Informatori hanno fatto passare nella loro rassegna con un malcelato imbarazzo. Pare che in Israele alla popolazione sì ebraica, ma di pelle nera e colpevole di essere eccessivamente prolifica si è voluta praticare una iniezione anticoncezionale che ne ha pressoché annullato la fertilità e per giunta con gravi conseguenze sulla salute della donna. In breve, i fatti che i nostri «Corretti Informatori che informano» si son ben guardati dall’evidenziare comportano un sequenza di cose che dovrebbero essere orrende secondo la propaganda abituale dei sionista Ferrara, che fa le manifestazioni pro isarele davanti all’ambasciata Israeliana: aborto di stato, razzismo, eugenetica e chissà quante altre ancora ad andare a spulciare in quel luogo di orrori e nefandezze che è lo Stato di Israele.
È da chiedere al buon Ferrara perché mai la sua lotta per la moratoria sull’aborto e l’eugenetica non se la va a fare in Israele? Credo che questa grave incoerenza morale non verrà colta da nessuno di quelli che sullo stesso livello medialtico potrebbero rinfacciargliela. Non i radicali che sono egualmente sfegatati in quanto a sionismo, pretendendo addirittura di far entrare Israele in Europa e nella Nato e così di portare in guerra tutta l’Europa contro tutto ilo mondo islamico che in questo modo finalmente sarebbe redento e potrebbe godere delle mirabilia della nostra democrazia e della sublimità dei nostro valori etici e politici. Mah! Seguiremo comunque in questo paragrafo le principali prodezze del nostro Giuliano in quanto connesse con il “bavaglio” sulle nefandezze di Israele.
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4. L’occidentale Luca Meneghel e la sua escalation. – Non brilla per qualità ed intelligenza informativa questo articolo che appare su l’Occidentale, il foglio telematico di “Magna Carta”, ossia di Quagliarello. Ci si poteva aspettare una diversa informazione e valutazione dello scannamento in atto fra un esercito armato di tutto punto e poveri sciancati cacciati dalle loro terre e dalle loro case, umiliati e vilipesi e per giunta tacciati di terroristi? L’articolo di Luca Meneghel non merita altro analisi e commento che la sua registrazione agli atti per gli storici futuri che vorranno esaminare l’atteggiamento e la posizione dei media italiani nella guerra mediorientale. Questo articolo è rappresentativo dell’informazione che si può attingere dall’«Occidentale», un foglio di combattimento tutto schierato dalla parte degli invasori israeliani e dal quale è vano aspettarsi che si accorgano di un genocidio in atto e della violazione di quei diritti umani con i quali un Gaetano Quagliarello ama spesso sciacquarsi la bocca a benfeficio di chi vuol prestargli credito.
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5. Giulio Meotti ed il terrorismo. Vi è un gruppo di giornalisti – e Giulio Meotti è fra questi – il cui visibile compito è quello di sostenere le ragioni del governo israeliano e la sua politica. Ho incontrato altre volte il suo nome. I suoi articoli sono sempre delle stesso tenore. Il loro scopo sempre lo stesso. La formula del sano giornalismo dovrebbe essere i fatti separate dalle opinioni. Questa formula per Meotti diventa le opinioni suffragati da quei fatti che sembrano suffragarli ovvero il travisamento di ogni fatto oggettivo. Come correttamente ha individuato Edward Said, a partire dagli anni settanta gli organi di propaganda israeliani hanno fatto passare la linea del terrorismo separando la più che legittima resistenza dei popoli arabi. Sarebbe come se noi oggi chiamassino tutti i nostri eroi partigiani – e si dice invece che la nostra repubblica è fondata sulla Resistenza – come nient’altro che dei terroristi e biechi assassini. È quello che fa insieme ad altri Giulio Meotti. I suoi articoli sono da rispedire al mittente: è in questo modo che anche noi possiamo fare una legittima resistenza. Purtroppo le guerre sono un esercizio continuo di una violenza eistenziale, dove l’uno uccide l’altro. È desiderio espresso di tutti gli uomini la ricerca della pace. Nel nostro caso l’impostura mediatica – di cui la prosa di Meotti è un esempio – è il presentare la più efficiente amministrazione israeliana della morte come legittima, mentre invece sarebbe illegittima, cioè terroristica, la meno efficiente resistenza palestinese. L’articolo di Meotti suscita la mia indignazione che è cosa che non voglio nascondere. Tuttavia, cercando di individuare un contenuto in quello che è un pezzo di propaganda, si può leggere fra le righe come sia dato per scontato che la Cisgiorrdania guidata da Abu Mazen non possa essere altro che uno stato fantoccio. Le conseguenze a breve e medio termine di questa condizione priva da garanzia sono prevedibili e sono state previste: i palestinesi devono rimettersi al buon cuore degli israeliani e consegnarsi nelle loro mani. Forse qualcuno dei seguaci di Abu Mazen ha incominciato a capirlo.
Contrassegnato da numero arabo progressivo e da eventuali sottosezioni in lettere ad ogni opinion maker, cioè ad ogni giornalista, verrà assegnata una scheda, dove sarò analizzata l’informazione da lui erogata al pubblico italiano che spesso è appena in grado di leggere la sola lingua italiana e che è quindi escluso dal grande mondo dell'informazione in lingua inglese ed in altre lingue più diffuse dell'italiano, ormai sempre più degradante verso la condizione di un dialetto che si parla in una sola provincia dell’Impero. È curioso come quell’incredibile personaggio – per il quale aspetto ancora dal direttore de “il Giornale” una conferma o una smentita sull’esistenza di una pensione parlamentare per un solo giorno di mandato – che è Angelo Pezzana abbia edificato la sua “corretta” baracca di «Informazione Corretta» ritenendo che la stampa italiana non fosse già abbastanza asservita alla mistificazione israeliana e statunitense per quanto riguarda l’informazione sul Medio Oriente. A Pezzana ed al suo retroterra culturale e spirituale non è sufficiente che lo sia abbastanza: egli pretende, esige che lo sia totalmente. Alla mistificazione è quindi da aggiungere l’arroganza e la perdita di ogni comune senso del pudore. Ci avvarremo paradossalmente dei dati che Lui stesso ha raccolto, ma ribaltandone l’interpretazione. Lo ringrazio per la preziosa raccolta di dati a cui attingeremo largamente, ma devo anche esprimere la più ferma condanna ed il più severo giudizio morale per una prassi su cui si regge la sua ignobile baracca, che non credo – salvo il Pacifici teorico della Cinquina – non goda di vero credito presso la migliore intellettualità ebraica, anche se è vero che qualcuno il lavoro sporco deve pur farlo. Un simile lavoro consiste nel fornire ad una schiera di Lapidatori – fra i quali ho potuto dipingere la figura morale di Michelino il Folle – l’indirizzo di testate giornalistiche o altro, dove vengono scagliati sassi contro l’incauto giornalista che si è permesso di sfidare il potere della Israel lobby italica. È facile immaginare quale sia il normale tenore e contenuto dei messaggi che giungono a destinazione. Di essi peraltro la redazione di «Informazione Corretta» può dichiarasi non responsabile, anche se di fatto si tratta di vera e propria istigazione, che potrebbe avere risvolti penali, ossia aspetti dei quali non intendo avvalermi, ma che invece vengono puntualmente invocati dai «Corretti Informatori», appena ritengano ve ne siano gli estremi. Ricordo qui un solo caso: la gioia maligna con cui avevano esultato per il licenziamento del direttore di un foglio di provincia, colpevole di essere prono alla mistificazione di regime.«In questa sede vorrei per una volta trattare del carico di colpe o di crimini dello Stato d’Israele, e la straordinaria mistificazione che li nasconde a gran parte di noi. Prima di dare sostanza a queste affermazioni con le autorevoli prove documentali e le testimonianze storiche che troverete alla fine di questo capitolo (pag. 254 e seg.), è bene chiarire con quali mezzi la sopraccitata mistificazione è stata imposta alle opinioni pubbliche mondiali, e a quelle occidentali in particolare. Infatti esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese.Paolo Barnard,
Perché ci odiano,
BUR 2006, p. ...Sarebbe qui macchinoso aprire una sottosezione per individuare i singoli soggetti, con nome e cognome, della mistificazione di cui fondatamente parla Paolo Barnard, che è anche lui un giornalistica professionista e conosce quanto basta il suo mondo professionale. Apriamo perciò qui un post derivato, dove con riferimento alla carta stampata italiana ed aiutandoci principalmente con il prezioso archivio di «Informazione Corretta” – la punta avanzata del sionismo italico – redigeremo un censimento, un monitoraggio, di giornalisti ed opinionisti italiani che sono responsabili per l’Italia della sopracitata mistificazione. Come abbiamo già detto, occorre uscire dalla fumosità di un potere ebraico onnipervasivo. Ciò in effetti potrebbe dar luogo all'accusa di pregiudizio, mentre fortunatamente non tutti gli ebrei sposano e fanno proprie le posizioni sioniste e la politica genocida del governo israeliana. Il miglior modo per prevenire simili strumentali accuse è di procedere in una sempre più analitica distinzione di soggetti dell’informazione e loro responsabilità. Portando alla luce del sole ciò che si nasconde ed agisce nell’ombra, si rende il migliore servizio alla democrazia con mezzi che sono e restano politici e che non hanno altro fine che quello eminentemente politico di rendere matura e criticamente informata la nostra democrazia. Il primo nome di questi giornaliste ed opinionisti che mistificano è qui capitato quasi per caso. È il nome autorevole di Piero Ostellino. Ve ne sono una caterva, benché meno noti dell’insigne giornalista la cui sicumera se non sfacciataggine è tale da trarre in inganno l’ignaro cittadino.
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2. Piero Ostellino e la viltà dell’Europa. – È giusto che sia lui il primo nome del nostro monitoraggio. È capitato l’altro giorno di sentire una sua intervista a Radio radicale. Addirittura osava dare della “viltà” all’Europa colpevole di non adagiarsi interamente e senza riserve in una copertura della politica genocida di Israele. Sono paradossalmente d’accordo con Ostellino sulla viltà dell’Europa e del nostro governo ma in un senso opposto al suo: vi è grande viltà per non aver voluto e saputo prendere le distanze da Israele, condannando la sistematica violazione di quei diritti umani ormai divenuti una vuota forma retorica se non lo sono sempre stati. Devo aggiungere che io non credo che un Piero Ostellino non abbia l’intelligenza per capire la mistificazione informativa su Israele. E dunque si tratta di qualcosa che coinvolge le sue opzioni politiche e la sua figura morale. Sono cose queste per le quali in una società ci si divide profondamente. E non vi è da stupirsi se appena si osserva come in Medio Oriente dagli invasori (tali sono e restano!) israeliani vengono stroncate vite umane di vittime palestinesi (sono e restano da almeno tre generazioni gli aggrediti e le vittime della violenza altrui) con un’assoluta mancanza di scrupoli. Per adesso da noi la contrapposizione resta su un piano intellettuale. Ma con simili presupposti morali ed ideologici sappiamo cosa potrebbe spettarci se il conflitto mediorentale si estendesse fino a noi nelle sue forme cruente. Prevedendo facili obiezioni, mi avvalgo qui dell’autorevole giudizio di Edward Said – una delle figure intellettuale americane più rispettate – dove egli spiega come a partire dalla metà degli anni settanta la strategia bellica ideologica dello Stato di Israele è stata quella di togliere legittimità politica alla resistenza israeliana tacciandola di terrorismo, quando questa connotazione per il passato ed il presente spetta principalmente ad Israele stesso. Giornalisti come Piero Ostellino, che non è certo il solo, sono responsabili di una simile mistificazione, che è in se stessa una forma di guerra ideologica, non meno funesta della guerra cruenta che ogni giorno si combatte nelle desolate lande orientali.
Le nostre previsioni non si rivelano per nulla infondate. Siamo andati a cercare nell’archivio di Pezzana ed abbiamo trovati registrati una lunga sequenza di articoli di Piero Ostellino. Abbiamo incominciato appena a leggere il primo in elenco e fin dalle prime righe l¡articolo è in sintonia con quanto sopra scritto. Il nostro ineffabile giornalista ricorda ai nostri cosiddetti governanti l’obbligo del multilateranismo, ossia del servaggio a noi inflitto con la sconfitta bellica del 45. Quasi che il potente alleato americano avesse bisogno di noi vincere la sua guerra – certamente non la nostra che per costituzione non potremmo farne mai più – contro popoli martoriati che si vogliono asservire come noi siamo stati asserviti. Si rinnova per bocca di Piero Ostellino quella cupidigia di servilismo con il quale i nostri governanti del primo dopoguerra, gratificati con il potere perpetuo sulle nostre teste, si affrettarono a firmare il trattato di pace, o meglio di resa incondizionata anche per il futuro e le generazioni a venire. Questa è la dignità di cui parla Piero Ostellino, di cui è da chiedersi se il mestiere consista in una «informazione che informa» o nell’esternazione di un suo proprio «pensiero», che meglio farebbe a tenersi tutto per sé. Non credo che valga la pena o sia utile analizzare tutti gli articoli della lunga lista. Forse ne darò una rapida occhiata. Più interessante fare un elenco dei giornali su cui spande tanto lume: in primis il «Corriere della Sera», ma poi anche: il «Foglio”, «Il Giornale», «Libero», «Oggi» ed una sola volta anche «La Repubblica». Terremo d’occhio questa brillante intelligenza. Non sia mai che si possa apprendere qualcosa.
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3. La vasca, la moratoria e Giuliano Ferrara. – Il comico Lelio Luttazzi, subito licenziato dallo stesso canale televisivo dove Giuliano Ferrara tiene la sua rubrica Otto e mezzo, si è servito dell’immagine satirica della vasca da bagno per alludere alla disinvolta carriera politica ed intellettuale di Giuliana Ferrara, i cui fasti non intendo qui ripercorre rischiando inesattezze ed omissioni. Mi basta averne una sommaria rappresentazione. Il personaggio è indubbiamente scaltro e spregiudicato quanto basta per fare fortuna senza finire nei guai. Non voglio diminuirne la statura intellettuale, anche se non provo ammirazione. Anzi vorrei parlarne il meno possibile. Tuttavia non posso farne a meno in questa rubrica. È infatti fra i più amati dai nostri «Corretti Informatori». Giorgio Israel tiene una rubrica fissa ne “Il Foglio” ed è qui che ha potuto pubblicare la tiritera di lettere, con referenze fra cui quella del Pacifico Cinquina, quando Piergiorgio Odifreddi ha tacciato di “parafascismo” i “Corretti Informatori”. Sotto la dizione buona di «Informazione che informa» vengono ripresi da Angelo Pezzana molti articoli che escono sul «Foglio», che è in pratica a tutti gli effetti un organo di propaganda israeliana e sionista: quali e se vi siano accordi dietro le quinte è cosa che non mi è dato e neppure mi occorre sapere. Fatto sta che pubblicando un annuncio, in pratica un Volantino, Ferrara si era fatto promotore di una manifestazione, prevalentemente ebraica, davanti all’ambasciata iraniana in un periodo in cui si riteneva imminente un’aggresione all’Iran sul modello di quella fatta all’Iraq. Anche dopo che i servizi segreti americani hanno rivelato essere inesistente l’atomica iraniana, che avrebbe dovuto fornire il casus belli ripetendo la bugia che servì per sostenere mediataticamente l’invasione dell’Iraq, il “Foglio” di Giuliano Ferrara continua a pubblicare articoli volti a mettere in dubbio l’attendibilità della CIA, di cui lo stesso Ferrara nella sua variegata carriera è stato informatore ovvero “analista”, come mi pare egli dica non negando questo dato del suo curriculum, ormai di pubblico dominio. I Lettori di questo mio blog si stanno pronunciando in netta prevalenza per un’analoga manifestazione davanti all’ambasciata israeliana in segno di solidarieta con Gaza. Ma sembra che la polizia non concederebbe un simile permesso: due pesi due misure, secondo il ritornello ricorrente nel libro di Paolo Barnard, giornalista di ben altro segno.
A Giuliano Ferrara mi viene da pensare come equivalente italiano dei cristiani sionisti, ossia i seguaci di una barbarica degenerazione del cristianesimo secondo cui gli ebrei israeliani dovrebbero finire di sgozzare i palestinesi (evidentemente immaginati come gli antichi Cananei) e di riappropriarsi interamente delle terre bibliche secondo folli e demenziali profetiche che vedrebbero la successiva conversione di tutti gli Ebrei e quindi il ritorno del Cristo. Questa sarebbe la superiore civiltà occidentale che andiamo ad imporre con le armi a chi con piena ragione dice: “no, grazie! tenetevela per voi tanto incivile e barbarica civiltà!” Non vi è dubbio che dopo Ostellino, e forse ancor più di Ostellino, sia il nostro Giuliano Ferara uno di quei soggetti che concorrono alla mistificazione sul ruolo di Israele nella politica mediorientale. Con la trasmissione Otto e mezzo intervistando Fiammetta Nirenstein egli ha fatto da cassa di risonanza ad un vergognoso convegno romano che ha avuto il suo culmine in una relazione di Bernard Lewis che equiparava Islam e nazismo, cosa che se mai ha molta più attendibilità e verosimiglianza se riferita allo stesso Israele, come testimoniano numerose fonti non sospette quali Avraham Burg ed altri che si trovano nell‘appendice documentale del libro di Paolo Barnard. Si tratta però di questione non scientifica, ma di un espediente diffamatorio e propagandistico.
Nelle capriole dentro la sua vasca da bagno ve ne è una buon ultima che mi ha dato da pensare negli ultimi giorni. Dopo il successo radicale della moratoria sulla pena di morte l’ineffabile Giuliano ha pensato di cavalcarlo proponendo la moratorio sull’aborto, facendo una strizzatina agli ambienti clericali italiani che, sventurat, hanno risposto, perdendo in rispetto e credibilità con una simile compagnia. Ho assistito ad un faccia a faccia televisivo fra Pannella e Ferrara. Ad un certo punto Ferrara – excusatio non petita accusatio manifesta – ha protestato la sua buona fede, alla quale nessuno è disposto a credere. Non mi stupirei se alle prossime, pare imminenti elezioni, il nostro Giuliano apparisse in lista insieme con la Binetti. Con lo scrupolo che lo contraddingue il nostro Giuliano si sta preparando i titoli per rientrare in quel luogo osceno che è il nostro Parlamento. È però di questi giorni una notizia che i nostri Corretti Informatori hanno fatto passare nella loro rassegna con un malcelato imbarazzo. Pare che in Israele alla popolazione sì ebraica, ma di pelle nera e colpevole di essere eccessivamente prolifica si è voluta praticare una iniezione anticoncezionale che ne ha pressoché annullato la fertilità e per giunta con gravi conseguenze sulla salute della donna. In breve, i fatti che i nostri «Corretti Informatori che informano» si son ben guardati dall’evidenziare comportano un sequenza di cose che dovrebbero essere orrende secondo la propaganda abituale dei sionista Ferrara, che fa le manifestazioni pro isarele davanti all’ambasciata Israeliana: aborto di stato, razzismo, eugenetica e chissà quante altre ancora ad andare a spulciare in quel luogo di orrori e nefandezze che è lo Stato di Israele.
È da chiedere al buon Ferrara perché mai la sua lotta per la moratoria sull’aborto e l’eugenetica non se la va a fare in Israele? Credo che questa grave incoerenza morale non verrà colta da nessuno di quelli che sullo stesso livello medialtico potrebbero rinfacciargliela. Non i radicali che sono egualmente sfegatati in quanto a sionismo, pretendendo addirittura di far entrare Israele in Europa e nella Nato e così di portare in guerra tutta l’Europa contro tutto ilo mondo islamico che in questo modo finalmente sarebbe redento e potrebbe godere delle mirabilia della nostra democrazia e della sublimità dei nostro valori etici e politici. Mah! Seguiremo comunque in questo paragrafo le principali prodezze del nostro Giuliano in quanto connesse con il “bavaglio” sulle nefandezze di Israele.
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4. L’occidentale Luca Meneghel e la sua escalation. – Non brilla per qualità ed intelligenza informativa questo articolo che appare su l’Occidentale, il foglio telematico di “Magna Carta”, ossia di Quagliarello. Ci si poteva aspettare una diversa informazione e valutazione dello scannamento in atto fra un esercito armato di tutto punto e poveri sciancati cacciati dalle loro terre e dalle loro case, umiliati e vilipesi e per giunta tacciati di terroristi? L’articolo di Luca Meneghel non merita altro analisi e commento che la sua registrazione agli atti per gli storici futuri che vorranno esaminare l’atteggiamento e la posizione dei media italiani nella guerra mediorientale. Questo articolo è rappresentativo dell’informazione che si può attingere dall’«Occidentale», un foglio di combattimento tutto schierato dalla parte degli invasori israeliani e dal quale è vano aspettarsi che si accorgano di un genocidio in atto e della violazione di quei diritti umani con i quali un Gaetano Quagliarello ama spesso sciacquarsi la bocca a benfeficio di chi vuol prestargli credito.
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5. Giulio Meotti ed il terrorismo. Vi è un gruppo di giornalisti – e Giulio Meotti è fra questi – il cui visibile compito è quello di sostenere le ragioni del governo israeliano e la sua politica. Ho incontrato altre volte il suo nome. I suoi articoli sono sempre delle stesso tenore. Il loro scopo sempre lo stesso. La formula del sano giornalismo dovrebbe essere i fatti separate dalle opinioni. Questa formula per Meotti diventa le opinioni suffragati da quei fatti che sembrano suffragarli ovvero il travisamento di ogni fatto oggettivo. Come correttamente ha individuato Edward Said, a partire dagli anni settanta gli organi di propaganda israeliani hanno fatto passare la linea del terrorismo separando la più che legittima resistenza dei popoli arabi. Sarebbe come se noi oggi chiamassino tutti i nostri eroi partigiani – e si dice invece che la nostra repubblica è fondata sulla Resistenza – come nient’altro che dei terroristi e biechi assassini. È quello che fa insieme ad altri Giulio Meotti. I suoi articoli sono da rispedire al mittente: è in questo modo che anche noi possiamo fare una legittima resistenza. Purtroppo le guerre sono un esercizio continuo di una violenza eistenziale, dove l’uno uccide l’altro. È desiderio espresso di tutti gli uomini la ricerca della pace. Nel nostro caso l’impostura mediatica – di cui la prosa di Meotti è un esempio – è il presentare la più efficiente amministrazione israeliana della morte come legittima, mentre invece sarebbe illegittima, cioè terroristica, la meno efficiente resistenza palestinese. L’articolo di Meotti suscita la mia indignazione che è cosa che non voglio nascondere. Tuttavia, cercando di individuare un contenuto in quello che è un pezzo di propaganda, si può leggere fra le righe come sia dato per scontato che la Cisgiorrdania guidata da Abu Mazen non possa essere altro che uno stato fantoccio. Le conseguenze a breve e medio termine di questa condizione priva da garanzia sono prevedibili e sono state previste: i palestinesi devono rimettersi al buon cuore degli israeliani e consegnarsi nelle loro mani. Forse qualcuno dei seguaci di Abu Mazen ha incominciato a capirlo.
1 commento:
http://www.jewishracism.com/Jewish_Genocide_Enlarged.pdf
Ho letto la òlettera dell'ambasciatore turco a londra...
estremammente interessante!
Dite anche voi la vostra!
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