giovedì 11 novembre 2010

5.615 truffe finora accertate nell’«Industria dell’Olocausto». A rischio le filiere dell’«Antisemitismo» e della «Memoria».

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Post in costruzione (con parecchi refusi)

Questa mattina, accendendo il computer, ho trovato nella mia posta questa notizia ANSA, che riporto integralmente di seguito, ma che richiede un approfondito commento, perché non svanisca nel mare magnum dell’irrilevanza fra le migliaia di notizie, che ogni giorno mettono a dura prova le nostre connessioni neurali:
(ANSA) -WASHINGTON,10 NOV- Hanno falsificato centinaia di carte e documenti inventando false vittime della Shoah e ottenendo cosi' rimborsi per 42 mln di dlr negli ultimi 16 anni. Questa megatruffa, scoperta dall'Fbi, e' stata opera di 11 impiegati di un fondo di NY specializzato nella difesa degli interessi dei superstiti dell'Olocausto. Questa organizzazione era nata negli anni '50 per dare assistenza finanziaria agli ebrei che dimostravano di essere stati perseguitati dalla barbarie nazista nella 2/a guerra mondiale. (fonte)
La notizia mi tocca anche su un piano personale, giacché è appena passato un anno, da quando il quotidiano “La Repubblica” ed i media che ci si sono abbeverati hanno tentato il colpaccio di coinvolgere un Ricercatore della Sapienza – “la più grande università d’Europa”, che diamine! – negli affari industriali dell’«Olocausto», che secondo i disegni di una ben nota Lobby avrebbe dovuto portare come risultato l’introduzione, anche in Italia, di una legge vigente nella civilissima Germania, dove dal 1994 ad oggi, secondo mie stime in attesa di gradita smentita, hanno prodotto ben 200.000 procedimenti penali per reati di opinione, sia pure differenziati per tipologia di opinione. Naturalmente, sono stato assolto dal CUN (Consiglio Universitario Nazionale) con formula piena, per inesistenza del fatto e del diritto. Ho quindi avviato una causa civile risarcitoria contro “La Repubblica”, ma giornalista e direttore non solo non si presentano in giudizio, ma persistono nella propagazione della notizia falsa, per la quale è al momento in corso anche un procedimento di urgenza ex art. 700 c.p.c. Come andrà a finire sarà un’altra storia da raccontare a parte.

Insomma, non sono neutro e disinteressato nel dare e commentare la notizia. Sono parte in causa in quanto, anche di me, si era voluto fare una “vittima” dell’«Olocausto», ma senza nessun diritto all’indennizzo, di cui si legge nella notizia ANSA, sulla quale adesso ritorneremo, con ampio discorso, seguendo anche e soprattutto il modo in cui detta notizia viene riportata e commentata da quegli stessi organi di stampa, dai “mainstream”, che di detta «Industria dell’Olocausto», denunciata da Norman G. Finkelstein, nel suo notissimo libro con questo titolo, sono stati partner industriali. Vi è stata una sorta propagazione tentacolare di una siffatta industria, alla quale sono da aggiungere un insieme di filiere, come l’«Industria dell’antisemitismo» e l’«Industria della Memoria». E si potrebbe anche aggiungere una «Industria dei Testimoni», con abbondantissima produzione editoriale. Al momento resta ancora da conoscere il numero esatto di quelli che hanno diviso gli utili della megatruffa, ordita dagli 11 impiegati smascherati dall’Fbi, secondo la notizia Ansa, sopra data.

Non credo di dover spiegare oltre la connessione del fatto con tutta una politica che, sentendosi forti e protette, le comunità ebraiche perseguono con certezza di impunità. Proprio l’altro giorno, nel clima della campagna anti Pio XII, un amico sacerdote mi ha raccontato, serenamente e senza nessun astio, di come si è trovato verbalmente aggredito in treno, mentre leggeva il giornale, da un ebreo, che sbraitando ad alta voce, gli gridava insulti, facendolo individualmente responsabile delle presunte “colpe” della Chiesa verso gli ebrei. Il sacerdote non ha presentato denuncia, nella persuasione che sarebbe stato inutile: siamo nelle loro mani. Per quanto riguarda la storiografia dell’«Olocausto» ognuno sa che essa è basata principalmente sulle “testimonianze”, ma quanto queste possano essere attendibili è provato ancora una volta dalla scoperta di questa ultima “megatruffa”.

A ragione di ciò gli storici seri ed onesti, e non quelli reclutati dalla stessa Industria, dovrebbero essere lasciati liberi di poter lavorare e di presentare i risultati delle loro ricerche, la cui fondatezza può venir riconosciuta solo dal libero contradditorio e dibattito scientifico, coperto non solo dagli artt. 21 e 33 della costituzione, ma ancor prima dal fondamentale art. 3, che riconosce eguale dignità a tutti gli uomini «senza distinzione di... opinioni...». Invece, su certe materie “sensibili” la dignità è già compromessa, se appena qualcuno si pone su posizioni controcorrente, fuori dal coro e dal conformismo dilagante. Si potrebbe scrivere un intero libro, raccogliendo le “perle” di illustri e illustrissimi personaggi, che, per altro verso, si ergono a campioni del diritto, della costituzione e della democrazia.

Nella parte che qui segue, in appendice, daremo una rassegna stampa, periodicamente aggiornata, del modo i cui i «Mainstream dell’Olocausto» riporteranno e faranno scomparire una notizia, le cui implicazioni costituiscono un atto di accusa e di condanna dell’«Industria dell’Informazione», che ha reso e rende possibile la megatruffa. Addirittura, si legge, la truffa si serviva di annunci sui giornali, in ricerca di clienti per la megatruffa! Monitorando i testi che seguono, certe verità le si può cogliere nelle virgole, negli aggettivi, nella coloritura, nell’attenuazione ed in tante astuzie della scrittura, già di per sé una forma di falsificazione rispetto alla realtà, che il segno dovrebbe descrivere e raffigurare. La ricerca, che qui avviamo, ci sembra interessante e feconda.


1. Il Giornale. – La posizione politica del “Giornale” è nettamente filoisraeliana e del tutto schiacciata sugli interessi, le volontà e i desideri della Lobby. Una delle sue firme è la signora Nirenstein, speriamo ancora per poco in parlamento, se si andrà a nuove elezioni. Con questa legge elettorale chiunque di noi avrebbe certezza di essere eletto se messo in lista fra i primi numeri di un partito dei due schieramenti. È questo il bipartitismo all’italiana, di gran lunga peggiore del proporzionalismo, che per lo meno rappresentava posizioni presenti nella societ italiana. La signora Nirenstein non si è mai occupata di altro che di interessi israeliani, stando però non alla Knesset, ma nel parlamento italiano. Leggo attentamente i testo di “Redazione”. I rimborsi ottenuti sono per 42 milioni di dollari. Ma quanti i beneficiari? Solo gli undici impiegati di cui leggesi? Andiamo avanti... Si parla infatti di “clienti”, ma non capisce se per un milione ciascuno e dunque 42 clienti, o molti di più per non meno di centinaia e migliaia, se a quota inferiore al milione caudauno! La truffa durava da... sedici anni, cioè dal 1994 almeno, ossia da prima ancora che uscisse il libro di Finkelstein, che ci avvertiva dell’esistenza di un’Industria della “menzogna” e della “truffa”. Ma è vano aspettarsi dalla “Redazione” simili associazioni di idee: è la tecnica della disinformazione, cioè quando non si può tacere la notizia, si può però evitarne le sgradevolo connessioni. In questi casi si adotta la formula: i fatti separati dalle opinioni! «È l’incredibile storia...» Ma perché “incredibile”? E per chi “incredibile”? Per la “Redazione” del «Giornale»! E ci sembra che qui basti l’analisi non della notizia, per la quale basta l’Ansa, ma del modo in cui la «Redazione» del «Giornale» tenta di attutire e neutralizzare il fatto: il redazionale è “disgustoso” e ci asteniamo da ulteriore analisi. I «Commenti», se ve ne saranno, poi sono sempre selezionati in funzione del testo ed i Commentatori degli articoli pilota del Giornale si distinguono nettamente nel popolo degli internauti.

1.1 «Il bello deve ancora saltare fuori». – Il Giornale, organo sionista, torna in seconda battuta sulla notizia. L’articolista adotta il tono indignato, ma non mostra di comprendere la portata della notizia e quale edificio viene a scardinare. Se non può che essere di matematica evidenza la “truffa” di chi pretende di essere un “sopravvissuto” ai “campi di concentramento” tedeschi, essendo nato dopo il 1945, non lo è altrettanto evidente la “possibile” truffa di chi è nato prima di quella data. Quali i criteri di verifica e di accertamento? Una procedura a carico di un soggetto pagatore, la Germania, ed i cui uffici si trovano negli Usa e in Israele? Se si voleva inventare una procedura destinata a produrre una truffa industriale non si poteva fare di meglio. Gli interrogativi, quindi, sorgono numerosi e da molteplici punti di vista. Se poi si vuole e si può in generale parlare di vittime della seconda guerra mondiale, allora non si capisce perché si debbano risarcire gli uni e non gli altri. Per esempio, i tedeschi che furono cacciati dai Sudeti, dove risiedevano da secoli, sono “vittime” pure esse o sono “colpevoli” sol perché erano “tedeschi”? E chi deve risarcire chi? Uno stato che risarcisse propri concittadini per titoli legittimi di sofferenza riconosciuta come ingiusta e di cui ci si fa carico? O uno stato deve risarcire non meglio identificate vittime come una misura di guerra, come una “riparazione” inflitta per debellatio? Ed inoltre quanto di siffatte “testimonianze” hanno contribuito, nella sola Germania, alla incriminazione penale di circa 200.000 cittadini, dal 1994 ad oggi, magari solamente colpevoli di aver messo in dubbio le dichiarazioni e le documentazioni dei truffatori oggi acclarati? E no, cari signori del “Giornale”, non potete cavarvela a buon mercato, con una indignazione di circostanza. E come la mettete con la recente richiesta, da parte ebraica, di introdurre le stesse leggi vigenti in Germania, dove si condannano persone che si limitano – ad esempio – a dire che i truffatori sono dei truffatori, magari dimostrandolo con una apposita documentazione.

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2. La Repubblica. – Come se la cava la “Repubblica”. L’articolo-capriola è affidato da tal. Andrea Tarquini, il quale incomincia subito a parlare di... truffa. Mi sarei aspettato un esperto di “Olocausto” come Marco Pasqua, ma forse è in congedo ovvero usato per le grandi occasioni. Ma quale truffa? Quella «organizzata alle spalle delle vittime dell’Olocausto». La notizia Ansa parla di ben altra truffa e questi insistono nella Vulgata! Quando si dice non voler stare ai fatti e all’argomento! Se si legge il testo del "Giornale”, si faccia attenzione a come si tenti di neutralizzare e attutire l’impatto del vero e proprio “scandalo”, attribuendo ad una denuncia da parte ebraica la scoperta della mega-truffa. Ma suo malgrado il quotidiano di proprietà De Benedetti, ci fa sapere che fra i soggetti responsabili della truffa si trova
«…persino un ex direttore della Jewish Claims Conference, cioè l'organizzazione ebraica internazionale che, in base agli accordi con il governo tedesco e con le associazioni dei sopravvissuti all'Olocausto e dei familiari delle vittime, gestisce e distribuisce i risarcimenti pagati da Berlino».
E dunque non se ne può uscir fuori con la storia delle solite poche mele marce! Come ben ha denunciato Norman G. Finkelstein, qui la truffa è strutturale, legalizzata, ed in pratica quella scoperta è soltanto una violazione del regolamento di un truffa già in sé perfettamente legale.
Ricordo quando il quotidiano “Repubblica” uscì negli anni settanta: fui tra i primi lettori di quel nuovo quotidiano. Quanta acqua è passata da allora. L’immagine di cosa sia oggi questo quotidiano, il secondo in Italia, mi è stata data l’altra sera da suo vicedirettore Giannini – lo vedrò mai in Tribunale? –, mentre tentava di llustrare l’ultimo scoop: delle baldracche riprese mentre salivano su una macchina che avrebbe dovute recarle... alla residenza di Berlusconi. Ma di cosa si preoccupava Giannini? Del fatto che le baldracche superavano con estrema facilità i controlli di sicurezza. Che diamine!| Avrebbero potuto attentare alla vita del presidente del Consiglio! Poi, come se non gli bastasse, l’ineffabile Giannini stabiliva imperscrutabili e solo a lui chiare connessione fra il bunga bunga e i mercati finanziari. Lo scoop era talmente grosso che non riuscivano a crederci neppure i più feroci nemici di Berlusconi come Di Pietro, il quale si faceva promotore di un attacco diametralmente opposto a quello di Giannini: le baldracche avrebbero avuto – se ho ben capito la trama del romanzo – come autisti uomini della scorte, che però troverebbero umiliante e disonorevole un simile servizio. E dunque, in ogni caso, Giannini verrebbe smentito da Di Pietro: il servizio di sicurezza ci sarebbe, ma sarebbe “improprio”. Chiedo scusa, per queste porcherie, che posso ben aver frainteso, ma era necessario accennarne per far capire qual è il livello del giornalismo italiano! Figuriamoci poi ad attenderci nella notizia qui evidenziata un accettabile livello di informazione e interpretazione del fatto in sè. La notizia è poi ripresa una seconda volta da “l’Espresso”, da cui estraggo questo brano:
«…documenti d’identità falsi, date di nascita ritoccate e perfino lettere che raccontavano storie personali di persecuzione inventate di sana pianta» (fonte).
per le evidenti connessioni con la storiografia. Quante di simili “testimonianze” sono alla base dei lavori degli storici olocaustici ufficiali? È curioso come nessuna risposta – che io sappia – siano finora venuta alla contestazione dell’identità del Testimone Principe, che stando a quel che leggo e che mi sembra inoppugnabile sarebbe un vero e proprio Impostore. E non sarebbe la prima volta. Ma tutto tace, o meglio tacciono i mainstream che si ritengono i ministri della Verità: se loro dicono, è vero! Se non dicono o tacciono, significa che la cosa o non è vera o neppure esiste.

2.1 Non c’entra, ma… – La notizia, qui data, dallo stesso articolista di cui sopra, riguarda il caso di un medico ebreo che si è rifiutato di operare un paziente, per aver visto nel suo braccio il tatuaggio raffigurante un’aquila nazista. Pare che vi sia dibattito in Germania intorno e al giuramento di ippocrate e all’omissione di soccorso. Naturalmente, dal tono dell’articolista, molto simile a quello sguaiato di un Claudio Pagliara, non vi è da aspettarsi nessuna riflessione critica, ma suo malgrado fanno riflettere le righe conclusive del suo pezzo:
«…A quel punto il chirurgo non ci ha più visto. Ha chiesto al collega al suo fianco di operare lui, è uscito dalla sala operatoria, è andato direttamente a parlare con la moglie del paziente, che attendeva la fine dell'intervento. "Io non opererò suo marito, signora, non posso, perché sono ebreo, la mia coscienza non me lo permette". L'altro chirurgo ha preso il suo posto, tutto è andato bene. Non si sa se il paziente abbia protestato o sporto denuncia, ma forse potrebbe non convenirgli. Per quanto anche l'omissione di soccorso sia perseguita con severità, nella Repubblica federale qualsiasi esibizione di simboli nazisti è reato penale».
Se ho dato la stima complessiva di 200.000 persone penalmente perseguite per meri reati di opinione, vi è qui un esempio di come si possa giungere a questa cifra stratosferica. Basta un tatuaggio, magari su una natica ed un medico disponibile alla delazione. E non vi è dubbio che nel caso di specie sia stata fatta. Resta da sapere se fra due norme penali confliggenti (giuramento di Ippocrate/omissione di soccorso e simbolo proibito) vi sarà duplice condanna per uno stesso fatto o il tatuaggio diventa una scriminante per l’omissione di soccorso. Per accendere la riflessione basta poco in una mente umana che non abbia rinunciato definitivamente all’esercizio del pensiero, cosa che purtroppo in Germania è sanzionata, dietro richiesta di uno stato estero e di comunità interne che benficiano di tutti i diritti, venendo come in questo caso esentate dagli obblighi cui gli altri sono soggetti. È ancora il caso di notare che questa notizia in poche ore e mentre scriviamo ha raggiunto il numero 25 in GoogleNews, mentre invece la notizia della mega-truffa è ferma da giorni a quota 22 e sembra che nessuno voglia più trattarne. Ciò significa qualcosa?

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3. Il Sole 24 Ore. – È diversa la musica che si legge su “Il Sole 24 Ore”. Si tratta di un quotidiano economico meno portato alle operazioni ideologiche delle testate di cui sopra. L’articolo è più asciutto e va più direttamente al fatto. I Lettori noteranno che mi era sopra, al n. 1, posto il problema di quante persone fossero implicate nel giro: non certo le sedici o diciassette persone, non di scarso rilievo:
«…Mercoledì scorso la procura di New York ha accusato 17 persone proprio di questo. Sei di loro erano dipendenti della Conference On Jewish Material Claims Against Germany, un ente creato dal governo tedesco nel 1951 per compensare gli ebrei sopravvissuti all'Olocausto con sedi a New York, in Germania e in Israele» (fonte),
artefici della truffa industriale, ma anche le necessarie pezze di appoggio, i clienti, che poi avrebbero dovuto dividere a metà. E quanti erano? Il “Sole 24 Ore” dà il numero preciso di 5.615 pratiche fraudolente. Caspita! E mi chiedo quanti di costoro siano state fatte girare per le scuole ad istruire i giovani sull’ “Orrore” unico di tutta la storia umana. La notizia dovrebbe indurre a riflettere Umberto Eco, che alla fabbricazione di “carte false” ha dedicato il suo ultimo romanzo, che in un certo senso può essere considerato un ulteriore falso nella misura in cui tenta ad accreditare una visione unilaterale e di parte della storia a scapito di altre interpretazioni, i cui autori sono rigorosamente consegnati alle patrie galere, perchè possano apprendere e riflettere sulla Verità vera.

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4. Kramer indignato. – Sui media minori la notizia rimbalza. Come sempre succede, si vanno a cercare dichiarazioni di persone che si ritiene abbiano titolo a rilasciare qualche commento. Fra questi tal Kramer, diregente degli ebrei tedeschi. Si noti bene che l’associanismo ebraico ha una tale capillarità di cui non credo esista eguale per nessun altra comunità o gruppi di interessi. Se così non fosse stato, non si sarebbe mai giunti a quella che un altro ebreo – rubricato nella categoria degli «ebrei che odiano se stessi» (sic), forse perché non voglion far parte di detto associanismo, – ha chiamato l’«Industria dell’Olocausto», vera e propria industria, con almeno 5.615 addetti accertati nel caso di cui si parla. Suona quanto mai “ipocrita” l’«indignazione» di cui si parla, se si confronta il numero di circa 200.000 cittadini europei perseguitati nella sola Germania, per la sola colpa – ad esempio – di non essere persuasi delle “dichiarazioni” dei 5.615 sopra citati che venissero eventualmente citate in opere storiografiche ufficiali sul tema «Olocausto». Non conosco nessuna dichiarazione proveniente dalla comunità ebraica tedesca che si “indigni” per il fatto che 200.000 cittadini siano stati perseguiti per meri reati di opinione, che se fossero state indirizzate sui casi di cui è stata scoperta la truffa, avrebbero avuto pienamente ragione. Mi risulta invece che la comunità ebraica di Monaco di Baviera sia stata attiva nell’impedimento opposto all’ebreo Ilan Pappe di poter parlare in una sala del Comune di Monaco. Quando si dice: due pesi due misure, o genericamente “doppiezza”. Si tratta comunque di una tecnica, di un gioco delle parti, per scongiurare ed eludere l’insorgere di ben altri e più radicali interrogativi su una truffa ancora più colossale che concerne la nostra libertà di poter pensare liberamente il nostro passato storico, la vita vissuta dai nostri padri e dai nostri nonni, spesso diffamati senza che a noi sia concesso il diritto di poterne difendere la memoria.

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5. Come se niente fosse! – Aspettavo di vedere come l’agenzia di propaganda sionista in lingua italiana, cioè la decennale «Informazione Corretta» l’avrebbe messa. Non direi che l’imbarazzo sia evidente. Ecco il solito commento, mai firmato:
«La notizia era già uscita su un numero di febbraio del settimanale americano THE JEWISH WEEK. Come scrive Gatti, mancava nell'elenco delle varie truffe quella dei finti sopravvissuti. Per fortuna sono stati scoperti, denunciati e ci auguriamo verranno imprigionati».
Non sappiamo se il Claudio Gatti di Sole 24 Ore sia parente di quello Stefano Gatti, che su una legge firmata da Alessandro Ruben, si è trovato beneficiario di 300.000 (una tantum o all’anno?) per il suo “Osservatorio sull’Antisemitismo”, la cui attività consiste nel fare i ritagli di stampa degli articoli che scrivono i vari Pasqua, Buffa, Pezzana, etc. Sembrerebbe una partita di giro. Pare che anche «Informazione Corretta» abbia avanzato titolo per avere un finanziamento pubblico. Qualcosa deve essere andato storto, forse era parsa troppo sfacciata e scoperta la richiesta, ma non ce lo dicono. E noi sappiamo solo le cose che di dicono: non possiamo avvalerci dei servizi del Mossad. La strategia è dunque quella di fare propria la notizia, dandole perfino la quotazione “Informazione che informa”, cioè un punteggio positivo. Naturalmente, non è da aspettarsi da costoro che traggano essi stessi le conseguenze di una truffa che chiama in causa i fondamentali del loro sistema di propaganda. Cosa mandano a dire a Norman G. Finkelstein, che ci aveva resi edotti sul sistema, ancora prima del «Jewish Week», che a quanto si legge avevano già dato la notizia nel loro numero di febbraio. Ma siamo a novembre! E le notizie sull’indagine pare fossero già note a dicembre del 2009! Sarà interessante cercare di capire come una simile notizia sia stata tenuta in frigorifero per circa un anno. I «Corretti Informatori» sapevano già da febbraio o ne sanno solo adesso in novembre? Finkelstein ha dunque fatto o non fatto «informazione che informa», avendo detto prima e meglio le cose che ora vengono alla luce del sole e non possono più essere nascoste? E sapendo questo perchè i «Corretti Informatori» – su ordine diretto da Tel Aviv? – insistono nell’essere quasi soli nella richiesta di imprigionamento, come in Germania, dei cosiddetti “negazionisti”? E quelli che denunciano la truffa sono pure essi “negazionisti” e riduttori dell’«Olocausto»? Sembrerebbe che la tendenza sia quello di farne una innocente marachella, una cinquina moltiplicata per 5615. E i finti sopravvissuti sono solo 5.615? Ed i “falsi testimoni” quanti sono? Dobbiamo credere indistintamente a tutti? E come facciamo a sapere a chi credere o non credere? E chi deve dirlo? Forse che è stato il citato Kramer a scoprire la truffa? E non se ne sapeva nulla all’interno dell’associanismo ebraico? Il Mossad può non aver saputo mai nulla al riguardo?

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6. Ricostruzione della notizia. – Aiutandoci con il motore di ricerca, cerchiamo di scoprire, incominciando dal web italiano, quando si incomincia a parlare di un fatto la cui gravità – si è visto – viene ridotta nella sua portata. La prima traccia italiana che troviamo è su “Stromfront”, dovuta a un commento del 16 agosto 2010, che offre un link a The Jewish Week, del 5 luglio precedente. Che in ambiente ebraico ci si potesse preoccupare per primi non mi sembra affatto strano, e soprattutto questa solerzia non costituisce di per sé un titolo di merito o di maggiore sensibilità, come si vorrebbe far credere. Si dice che la frode è stata scoperta in dicembre, ma non trovo un link dello stesso TJW al febbraio precedente, dove sarebbe stata già data la notizia. Il governo tedesco pagava indennità e pensioni le cui pratiche venivano istruite e certificate in New York! Per giunta da personale non tedesco. Tutti i presupposti per una truffa colossale, forse voluta, nota e accettata durante almeno sedici anni. Non trovo altro. Ma se la prima notizia italiana è quella che si trova su un... Forum, allora ci sono nuovi motivi di riflessioni su quello che è il giornalismo italiano.

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7. La stampa francese. – Di alcuni dei truffatori si apprende che non erano neppure nati nel 1945, ma percepivano indennità tedesche in quanto “sopravvissuti”, forse intendevano dire “nati dopo”. I dettagli forniti nella documentazione erano assai “realistici”, benché falsi. Sarebbe interessante poterne leggere e pubblicare una selezione. La somma frodate sale qui di mezzo milione di dollari, non più 42 tondi, ma 42,5. Si intende quelli accertati. La scoperta della frode risale al novembre del 2009, quando alcuni impiegati si accorsero di una serie di stranezze, nei cui dettagli noi non ci perderemo. L’ibchiesta dell’FBI si è conclusa lo scorso martedi 9 novembre con l’arresto di 17 persone a New York. Esistevano due fondi di cui uno erogava un versamento unico di 3.600 dollari, l’altro una rendita mensile di 411 dollari: non poco per essere un “regalo” a spese del contribuente tedesco, mai abbastanza tartassato e forse felice di esserlo! Uno dei nomi che si leggono fra gli arrestati è quello di Semen Domnitser, senca la cui approvazione nessun dossier poteva essere trasmesso al governo tedesco. La truffa richiedeva anche una certa cultura storica:
«…De quoi travestir la réalité et coller aux critères de compensations, grâce à une fine connaissance de l’histoire de l’Holocauste»,
per poter rendere verosimili i racconti. Chissà quante nuove testimonianze sulle... camere a gas, da questi dossier. Sarebbe oltremodo interessante conoscere i dettagli. Se leggo bene, il governo tedesco dal 1951 fino ad oggi ha versato 400 milioni di dollari ogni anno. Una cifra pazzesca! Si legge che la sede di New York è stata bloccata come sede di erogazioni, che continuano in Germania e in... Israele!

8. La stampa in lingua inglese. – Piuttosto anodino il commento di The Judish Week, o meglio paiono di circostanza alcuni dichiarazioni, che nascondono una gravità che va ben al di là delle pur numerose truffe e pongono interrogative sui fondamenti giuridici delle stesse indennità, chiaramente legate alle condizioni create dalla guerra. In condizioni giuridiche normale avrebbe dovuto essere lo stesso governo tedesco, su meri principi di diritto interno, stabilire quali cittadini avessero diritto a indennità e risarcimenti, ed essere lui stesso il soggetto erogatore. È contro ogni principio di ragionevolezza che un soggetto diverso debba stabilire l’esistenza e l’entità di un risarcimento che sono tenuto io ad erogare. Sembra piuttosto un’estorsione che si aggiunge alla truffa. Si trova un commento di Gilad Atzmon: There is no businness like Shoah businnes. E vi è da sperare che segua una più ampia riflessione, sempre assai interessanti quando vengono da Atzmon.

9. La stampa tedesca. – A dover riflettere di più dovrebbero essere i tedeschi, dove dispero di trovare qualcosa di interessante da riportare, anche se le notizie sono abbondanti.

10. La stampa spagnola. – Anche qui cercheremo di trovare notizie significative, che non ripetano semplicemente cose che già sappiamo. Si trova anche qui una precisazione ricorrente: nessuna vittima “reale” ha perso ciò che le spettava. Le “truffe”, dunque, erano denaro aggiuntivo che si estorceva all’ente pagatore: la Germania. In fondo... Quale poi fiducia si possa avere su tutta l’operazione, sulla sua fondatezza e sulla sua legittimità è altra questione e puà essere questa una buona occasione per rileggere il libro di Norman G. Finkelstein: «L’Industria dell’Olocausto», dove i casi denunciati sono ben più consistenti di quelli ora finalmente scoperti e accertati. E come poteva essere diversamente se la “vittima” risarcita era nata addirittura dopo il 1945? Una falsificazione così grossolana era possibile solo sulla base di una certezza e garanzia di impunità, che ora pare venuta meno. Ma perché proprio ora? Quel che succede non è detto che succeda sempre a caso. E se non può essere che evidente una falsificazione così grossolana come è possibile contestare quelle più verosimili, ma di cui potrebbe esser lecito dubitare? Il “bello deve ancora venire”, come è stato detto. Non ci resta che attendere. Il nome principale che viene fatto nell’organizzazione della truffa è quello di Semyon Domnitser, ma è chiaro che sarebbe fuorviante limitare ad una sola persona una truffa che coinvolge migliaia di persone: e che i “sopravvissuti” che facevano domanda di indennità erano forse dei minorenni e come tali non imputabili? Si noti e si rifletta:
«Unos 18 millones de dólares han sido sustraídos del fondo que paga compensaciones de 3.600 dólares a judíos que puedan demostrar que fueron forzados por los nazis a abandonar sus hogares y convertirse en refugiados, además de otros 24,5 millones de dólares de otro fondo que facilita pensiones de 411 dólares mensuales a ancianos judíos con mínimos recursos económicos y que fueron obligados a ocultarse, recluidos en un gueto o detenidos en un campo concentración durante al menos 18 meses de la Segunda Guerra Mundial» (fonte).
L’indennità e il risarcimento è riconosciuto alla condizione di “profugo”. Se è così, è da chiedersi se vi sia stato e vi sia eguaglianza di trattamento per altri “profughi”.

11. Forum di discussione. – Offro qui di seguito un elenco dei luoghi dove in varie lingue si svolge una discussione sul tema. L’elenco è del tutto casuale e non entro nel merito: 1) Su “ABC Internacional” un nutrito dibattito in lingua spagnola; i commenti sembrano liberi, interessanti e articolati. Si può votare a favore o contro il commento. 2)

12. Agenzie. – 1) AP, New York, tre giorni fa (10.11.10), in lingua inglese.

(segue)

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