giovedì 28 maggio 2009

Freschi di stampa: 3. Gian Pio Mattogno: «L’imperialismo ebraico nelle fonti della tradizione rabbinica», Edizioni all’Insegna del Veltro.

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Esce di Gian Pio Mattogno, fratello di Carlo, un volume dal titolo L’imperialismo ebraico nelle fonti della tradizione rabbinica, Edizioni all’Insegna del Veltro, che ho appena ricevuto ieri pomeriggio in contrassegno al costo di euro 22,50. Ho appena incominciato a leggere il volume di 285 pagine. Va da sè che prima di parlarne ovvero di farne una recensione critica occorre aver letto il libro, ma questa non è una recensione accademica e soprattutto voglio contestare un certo pregiudizio che per giudicare o farsi un’idea di un libro occorre arrivare all’ultima pagina, cosa che certamente farò per il libro di Gian Pio. Ma ci occorrerà del tempo che occorrerà dividere fra numerosi libri che ho iniziato a leggere. Ad esempio, il grosso volume di Richard Fisk, Cronache mediorientali, di circa 1200, di cui ho da poco varcato la soglia delle 300 pagine. E potrei fare un lungo elenco di libri in lettura e soprattutto che meritano di essere eletti in modo sequenziale, cioè pagina dopo pagina.

Ma torniamo a Gian Pio. Mi piace l’inizio con una citazione del rabbino Elio Toaff che attribuiva all’ignoranza dell’ebraismo e della storia del popolo ebraica la principale causa dell’antisemitismo. Mattogno ne ribalta il senso: è certamente dovuta ad ignoranza la principale causa del filoebraismo, un’ignoranza che è alimentata e prodotta principalmente proprio dall’ebraismo, che trama i suoi disegni “imperialistici” nell’ombra e nella segretezza. Qui le riflessioni che possono farsi sono molteplici, ma non ne abbiamo ora il tempo. Dando qui inizio ad una nuova serie di post ci preme dare qui una prima notizia del libro, che certamente non avrà una recensione nella terza pagina del “Corriere della Sera” o in altri quotidiani nazionale, fortemente influenzati proprio dall’ebraismo. Diciamolo pure e se qualcuno grida di nuovo all’antisemitismo basta ricordardagli i seminari che l’ambasciatore israeliano tiene presso la redazione del “Corriere della Sera”, secondo quanto ebbe a rivelare il “Manifesto”, con successivo disappunto del sionista occulto Antonio Polito, che non trovava in ciò nulla di scandaloso. Se andassimo dietro a queste notizie esemplari, qui casuali, ne verrebbe fuori un interessante florilegio tanto da poter consentire con Gianni Vattimo, subito messo sotto tiro, per aver constatato una certa veridicità dei famigerati “Protocolli” per quello che riguardava il controllo della stampa e dei mezzi di comunicazione da parte ebraica. In effetti, ciò è parte del disegno imperialistico ebraico che si snoda fin dall’antichità.

E qui rinviamo alle pagine iniziali di Gian Pio Mattogno che cita ed espone le più antiche fonti al riguardo. Buona lettura! Ci ritorneremo sopra via via che la lettura avanza. Qui vogliamo soltanto aggiungere alcune osservazioni personali, benché per nulla originali. Uso un termine che non si dovrebbe usare ma che però trovo efficace e non facilmente sostituibile: non è per nulla difficile “fregare” il nostro prossimo, magari ignaro e in buona fede, non prevenuto né malizioso. Normalmente, ognuno di noi vede nel suo vicino nient’altro che il suo vicino con le stesse qualità personali che sono proprie ad ognuno di noi. Le cose cambiano se nelle nostre società si formano particolari associazioni il cuo scopo principale è quello di “fregare” gli altri, singolarmente operativi, o di prevalere su di essi anche con mezzi illeciti e fradolenti. Si pensi alla mafia o alle varie massonerie, di cui la più nota è stata la P2, il cui scopo era dondamentalmente di procurare vantaggi ai suoi membri. E’ chiaro che ognuno di noi, singolarmente, è svantaggiato di fronte alla concertazione di molti. Spesso soccombe. Il caso dell’ebraismo, a mio avviso, non è molto diverso. Una prava religione che i romani ben pensarono di estirpare.

È vero che il cristianesimo si sviluppa dall’ebraismo, ma per superarne i gravissimi limiti intrinseci che ne facevano una dichiarazione di guerra verso tutta l’umanità. Sappiamo che la Nova Aetate è un prodotto del B’naï B’rith, di cui mi auguro che il gran pubblico si accorga che è cosa di gran lunga peggiore della P2 che tanta apprensione suscitò. Il “caso Williamson” è una rivelazione per chi sa leggere i segni del tempo. Ma non aspettiamoci che siano i media a spiegarci il caso Williamson, che ha rivelato la fragilità del cattolicesimo: forte con i deboli, cioè gli emarginati che pensano di poter vivere fuori dell’ingessatura di matrimonio e famiglia tradizionali, ma debole con i forti, cioè con l’ebraismo e la Israel Lobby che negli Usa ha scoperchiato la pedofilia dei preti scaricandola tutta sull’istituzione ecclestica, come a dire che se un vigile del fuoco ruba qualcosa durante lo spegnimento di un incendio ne è responsabile l’intero corpo dei vigili. Per Madoff non si accetta che tutto l’ebraismo sia responsabile della colossale truffa, ma lo stesso non puà valere per la chiesa cattolica, che viene resa responsabile per opinioni private del vescovo Williamson, alle quali avrebbe pieno diritto non giù sulla base del diritto canonico, ma dei principali costituzionali fondamentali dello “stato di diritto” uscito fuori dalla rivoluzione francese.

Altra osservazione sul concetto di popolo. Ne contesto l’uso del termine all’ebraismo che è fondamentalmente un’ideologia religiosa che ha bisogno di un popolo “ospite” per poter prosperare. L’odierno Israele è il risultato di un’impresa coloniale e di un equilibrio geopolitico imposto dalle armi americane, dove una “Israel lobby” riesce a determinare una politica estera che torna a danno irreversibile di tutto il “popolo” americano e della sua immagine nella storia e nella coscienza morale di ogni spirito libero. Non approfondisco qui, ma rinvio ad un libro di Shlomo Sand, di cui magari a cura delle stesse Edizioni del Veltro mi auguro di poter recensire in lingua italiana. Io ne ho letto la traduzione francese. Segnalo dunque ai Lettori di “Civium Libertas” il libro di Gian Pio Mattogno, dal quale certo non mi congedo. Ritornerò in altre occasioni sui temi trattati dal libro, la cui lettura proseguo. Ah dimenticavo! Il libro, a mio avviso, deve essere associato ad un’altra opera imponente, che avevo già segnalato e la cui lettura mi tiene tuttora impegnato: I complici di Dio di Gianantonio Valli.

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