sabato 11 ottobre 2008

L’altra America: Pt. II. Volti nascosti e voci di dissenso.

Parte Prima:
L’america che conosciamo.

Mi rendo conto che non posso evitare di farmi delle opinioni su ciò che l’America è nel bene e nel male. Di essa conosciamo soprattutto il mito. Scoprire la realtà al di là del mito non è cosa semplice. Dobbiamo necessariamente seguire una traccia, scegliere un mentore che ci accompagni nel nostro viaggio virtuale, salvo poi a decidere per conto nostro il sentiero da prendere. Ci basiamo su un volume appena uscito di Susanne George, L’America in pugno. Come la destra si è impadronita di sitituzioni, cultura, economia. A parte le nozioni di destra e di sinistra, che per me hanno ormai perso di significato, il libro contiene certamente notizie a me ignote e sulla cui traccia è possibile lavorare. Dividerò la mia ricerca in due post correlati: il precedente volto ad isolare e descrivere gli aspetti a nostro insindacabile giudizio negativi, come l’incredibile mondo religioso degli USA tale da far pensare a qualcosa di barbarico ma dotato al tempo stesso di strumenti di distruzione di massa di cui nessuna potenza della storia ha mai potuto disporre; e questo in cui cercherò di isolare le forze, minoritarie, che a tanta barbarie cercano di opporsi e che costituiscono per noi un motivo di speranza.

Versione 1.1
Status: 14.10.08
Sommario: Parte Seconda: 1. Gli ebrei americani alla vigilia del voto. –

1. Gli ebrei americani alla vigilia del voto. – Saltiamo il “corretto commento” e volgiamo invece la nostra attenzione alla realtà politico-sociologica che emerge dall’articolo di Marco D’Eramo, i cui dati ci riserviamo di analizzare anche in seguito. Ne viene fuori uno spaccato sociologico alquanto interessante, prezioso per uno che non ha mai messo piede in America e può solo leggere. Vivono negli USA 500.000 cittadini israeliani che si aggiungono alla popolazione ebraica che costituisce almeno in parte la Israel lobby. Dall’articolo sembra che vi sia un qualche spostamento elettorale da McCain a Obam. Non credo significhi molto per quanto potrà riguardare la politica estera finora seguita, salvo che non sia la crisi in corso a produrre fattori di mutamento. Si dice che «una schiacciante maggioranza di ebrei americani è liberal e diffidente verso i conservatori cristiani (i quali hanno una lunga storia di antiebraismo, prima di convertirsi di colpo all’antiarabismo sionista…». Potrebbero essere interessanti le fasi di questa “conversione”, chiedendosi se può mai essere il reciproco.

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(segue)

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