Quando, quasi
tre anni orsono, si iniziò a parlare del PNRR scrissi un articolo, dal titolo
uguale, nel quale ricordavo quanto scriveva Manzoni «che nella Milano appestata i
monatti – addetti al trasporto dei malati al lazzaretto e dei cadaveri al
cimitero - brindavano allegramente ripetendo “Viva la moria!”, dato che
l’epidemia garantiva agli stessi un lavoro continuo e remunerativo, e la
connessa possibilità di rubare e di estorcere denaro a malati e parenti». E che quel gran parlare di
novità, di ricostruzione, di generosità europea poteva diventare l’ouverture di una prossima grande
abbuffata. Già Conte, allora Presidente del Consiglio diceva che le spese
relative dovevano essere decise e distribuite.
Che un tale programma fosse il miele per attrarre un nugolo di tax-consommers era chiaro; come lo era che
gli stessi si sarebbero fatti in quattro per «come dicono in Spagna buscar un lugar en el presupuesto, ossia a trovare una nicchia nel
bilancio ed essendo questo all’uopo abbondantemente fornito, hanno una ricerca
facile». Cattiva prospettiva per il
contribuente italiano, cui sarebbe comunque toccata la parte di Brighella “che
fa le spese”.
Ad alleviare i dubbi del
suddetto Brighella fu anche detto che l’inquinamento (la riduzione del quale
era il principale obiettivo del PNRR) aveva aiutato la diffusione del virus. Tesi
poco ripetuta, forse perché spericolata.
Da notizie di stampa emerge
che tra le spese finanziate dal PNRR ci sarebbero piste ciclabili, campi di
padel, strutture per l’assistenza anche ai migranti, ecc. ecc. Tutte cose magari
(si spera), non tanto incidenti sulla spesa complessiva, ma le quali più che ad
una (necessaria, anzi indispensabile) ripresa economica, sembrano rivolte a
finanziare opere ed interventi del tutto marginali, e poco o nulla suscettibili
di aumentare reddito, produttività, competitività degli italiani e dell’Italia.
Cioè di tutte le belle parole con cui hanno condito anche le finalità del PNRR.
Per cui non appare errato
procedere alla revisione enunciata dal governo. Sperando che, essendo fatta da
un governo diverso, non ripeta le “gesta” dei precedenti.
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